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Italian World Heritage

Studi di letteratura e cultura italiana / Studien zur italienischen Literatur und Kultur (1300-1650)

by Christoph Mayer (Volume editor) Susanne Gramatzki (Volume editor) Mariateresa Girardi (Volume editor) Grazia Dolores Folliero-Metz (Volume editor)
©2019 Edited Collection 358 Pages

Summary

L’Italia comunale e rinascimentale ha ricoperto un ruolo precursore nella formazione dell’Europa moderna, per quanto riguarda il costituirsi sia delle strutture e istituzioni europee che delle singole culture nazionali. Ancora oggi è vitale il valore fondativo delle esperienze culturali elaborate nel ‘Rinascimento lungo’ della storia d’Italia, in specie nell’ambito letterario e artistico, specifico della stessa identità e civiltà italiana.
Italienisch- und deutschsprachige Wissenschaftlerinnen und Wissenschaftler gehen in diesem Band gemeinsam der Frage nach, welche kulturellen Ideen Italien in Mittelalter und Renaissance als wegweisend für Europa hervorgebracht hat und in welcher Weise die vielfältigen literarischen und künstlerischen Projekte aus der Ideenfabrik Italien heute noch aktuell sind.

Table Of Contents

  • Cover
  • Titel
  • Copyright
  • Herausgeberangaben
  • Über das Buch
  • Zitierfähigkeit des eBooks
  • Introduzione / Einführung: Italian World Heritage?
  • 1: Vitalità delle ‘Tre corone’ – Dante, Petrarca, Boccaccio
  • Dante? Oggi?
  • I misteri di Dante – Dante im post-avantgardistischen Roman
  • Das Erbe Petrarcas: Petrarkismus im deutschen Schlager
  • I volti dell’amore nella poesia di Michelangelo
  • Giovanni Boccaccio: la sfortuna del romanzo, la fortuna della novella
  • Decameron X, 10: protagonisti, genere letterario e ‘senefiance’ della novella di Griselda
  • 2: Teatro ed epica: ricezioni e interpretazioni – Rezeptionsgeschichte(n)
  • L ’Inavertito di Nicolò Barbieri: la Commedia dell’Arte come modello europeo
  • “Shop of poison for all nations”: The literary representation of Italy in selected English Renaissance dramas
  • Angélica y Medoro di Luis de Góngora. Un capitolo della fortuna di Ariosto in Spagna
  • La Gerusalemme liberata tra narrazione e linguaggio dell’interiorità
  • Episodi della fortuna europea di Torquato Tasso
  • 3: Il dialogo fra le Arti: Pittura, Letteratura e Musica – Dialoge der Künste
  • Il libro (e il ritratto) del cortegiano. Castiglione, Raffaello e il sogno del Rinascimento italiano
  • Il Proemio della terza parte delle Vite di Giorgio Vasari: la maniera moderna e la grazia
  • Ästhetisierung der Macht. Zur visualisierenden Rezeption von Machiavellis Il Principe, insbesondere in Comic und Graphic Novel
  • La riscoperta del Rinascimento nell’arte contemporanea romana
  • Una timida presenza: appunti per una ricognizione della musica dantesca*Il testo è stato lasciato nella forma discorsiva della comunicazione orale, così come è stato presentato in occasione dei Colloqui.
  • 4: Storie di libri fra Italia e Germania – Italienische Manuskripte in Dresden
  • Italianità ‘sommersa’ e riemersa a Dresda
  • Index Nominum

Herausgeberangaben

Il volume raccoglie gli Atti dei Colloqui 2013 di Villa Vigoni intitolati Italian World Heritage. Studiosi italiani e tedeschi hanno messo al centro dell'attenzione il valore fondativo e ancora oggi vitale della creatività letteraria e artistica dell'Italia nell'età comunale e rinascimentale, che ha giocato un ruolo di primo piano nella formazione dell'Europa moderna.

Die Beiträge des Bandes Italian World Heritage beschäftigen sich mit den literarischen und künstlerischen Leistungen, die in Italien in der „langen Renaissance“ vom Mittelalter bis zum Barock hervorgebracht wurden. Im Zentrum steht dabei die Fragestellung, wie das kulturelle Erbe Italiens die europäische Kulturgeschichte bis heute beeinflusst.

Über das Buch

Grazia Dolores Folliero-Metz, Privatdozentin für Italianistik (Allgemeine Literaturwissenschaft), lehrt an der Universität Siegen Italienische und Französische Literatur sowie Komparatistik.

Maria Teresa Girardi ist Professorin für Italienische Literatur an der Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Susanne Gramatzki ist Romanistin mit den Schwerpunkten Französische und Italienische Literaturwissenschaft.

Christoph Oliver Mayer unterrichtet Italienische und Französische Kultur- und Literaturwissenschaft sowie Fachdidaktik.

Zitierfähigkeit des eBooks

Diese Ausgabe des eBooks ist zitierfähig. Dazu wurden der Beginn und das Ende einer Seite gekennzeichnet. Sollte eine neue Seite genau in einem Wort beginnen, erfolgt diese Kennzeichnung auch exakt an dieser Stelle, so dass ein Wort durch diese Darstellung getrennt sein kann.

 

 

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Introduzione / Einführung: Italian World Heritage?

Italian World Heritage?

“Poca favilla gran fiamma seconda”

(Dante, Commedia, Par. I 34)

Italia “fabbrica delle idee”

Il volume che finalmente vede la luce raccoglie i contributi che hanno animato le tre giornate dei Colloqui di Villa Vigoni Italian World Heritage – Italia fabbrica delle idee (18–22 novembre 2013), il cui svolgimento è stato possibile grazie all’accoglienza favorevole riservata al progetto da parte della stessa Villa Vigoni. Centro italo-tedesco per l’eccellenza europea, in particolare nella persona del Segretario generale, Prof.ssa Immacolata Amodeo, e al finanziamento ottenuto dalla Deutsche Forschungsgemeinschaft (DFG).

Il progetto ha avuto origine dalla presa d’atto della fase problematica, di progressiva riduzione della presenza e degli spazi, attraversata dall’italianistica nelle università tedesche, e fors’anche in generale europee, e dall’intento di rispondere alle sollecitazioni poste da tale situazione di crisi. Da qui l’idea di un’iniziativa non tanto volta all’analisi e al dibattito circa le varie, possibili cause del problema, ma, piuttosto, che andasse al cuore della questione e delle sue implicazioni culturali, rimettendo a tema di una riflessione comune il ruolo centrale e fondativo della tradizione culturale, letteraria e artistica italiana nell’età che va da Dante a tutto il Cinquecento e oltre, fino almeno alla metà del secolo successivo. Un’iniziativa, cioè, che contribuisse a promuovere un ritorno di consapevolezza del ruolo precursore giocato dall’Italia dell’età comunale e rinascimentale nella formazione dell’Europa moderna, nonché dell’importanza del ‘modello Italia’, giusta la definizione di Fernand Braudel, per il costituirsi tanto delle strutture e istituzioni europee che delle singole culture nazionali. È infatti in quest’epoca del Rinascimento lungo – nella quale più di una nazione europea riconosce le sue origini – che l’Italia è ancora osservata come esemplare; ed è in quest’epoca, d’altra parte, che la letteratura italiana si muove in una dimensione europea.

Il fatto che sulla copertina del volume sia raffigurata una fabbrica è tutt’altro che casuale: il dipinto, opera di Giovanni Migliara, rappresenta un’antica fabbrica italiana, la Filanda Mylius, a Boffalora sopra Ticino, nell’anno 1828, dunque al tempo della tardiva industrializzazione italiana, qui presa a simbolo di ←7 | 8→quell’epoca della letteratura e cultura italiana in cui il primato della penisola era oramai tramontato.1 Mentre tedeschi, francesi, inglesi e in seguito anche americani viaggiano alla volta dell’Italia per ammirarne il patrimonio artistico, la coscienza della ricchezza della cultura italiana contemporanea comincia a sgretolarsi, o a diventare piuttosto cultura del ricordo, di tipo museale. La poliedricità originaria della ‘fabbrica italiana delle idee’ non confinabile alla sola epoca dell’Impero Romano, né agli inizi della scrittura letteraria in volgare, ci viene confermata dalle metamorfosi con cui, durante un lungo processo di trasferimento e trasformazione culturale, l’arte e la letteratura europea si allineano all’altezza dei modelli italiani creando, tramite innesti, variazioni ed eventualmente anche opposizioni, nuove stagioni di alta cultura.

L ’immagine della ‘fabbrica delle idee’ richiama quei nomi di poeti, letterati e artisti che hanno dato la loro impronta al Medioevo e al Rinascimento: Dante, Petrarca, Boccaccio, Machiavelli, Ariosto e Tasso tra i primi; Leonardo, Michelangelo, Raffaello e Monteverdi tra i secondi. Non solo questo: il fatto che la fabbrica nell’illustrazione di copertina sia da collocare in un contesto italo-tedesco, stabilisce un significativo legame con la cooperazione realizzata in questo volume fra studiosi italiani e d’oltralpe, italianisti, anglisti, storici dell’arte e artisti, musicologi.

Enrico (Heinrich) Mylius, banchiere ed imprenditore nato a Francoforte sul Meno nel 1769 era anche un grande collezionista e commerciante di opere d’arte del suo tempo; a partire dal 1813 aveva aperto in Lombardia, a Boffalora sopra Ticino, la fabbrica qui raffigurata.2 La sua giovane nuora, e vedova dell’unico figlio di Enrico Mylius, aveva sposato in seconde nozze Ignazio Vigoni, e la splendida villa Mylius, passata in eredità ai discendenti e diventata Villa Vigoni-Mylius, è oggi sede del Centro italo-tedesco. Il dipinto di Giovanni Migliara è esposto nella sala da pranzo della villa, a riprova della suaccennata analogia tra gli inizi della produzione industriale (in questo caso della seta), e la produzione culturale.

Peter Burke ha tentato, tramite il concetto di bricolage, di descrivere l’appropriazione, fatta fuori Italia, del Rinascimento, anche se forse pensava piuttosto ad un grande emporio, in cui ogni artista o artigiano di valore trova lo strumentario necessario per portare a compimento il proprio lavoro creativo.3 Che gli artefici non indugino sempre a pensare dove abbiano trovato gli spunti per le proprie ←8 | 9→opere è un fatto normale, ma per gli esperti osservatori non è difficile riconoscere il luogo di provenienza della novella produttività.

Ciò che innanzitutto ha mosso gli ideatori del progetto “Italian World Heritage – Italia fabbrica delle idee” è stata dunque l’esigenza di adoperarsi contro il rischio, che oggi appare più che mai di grave portata e di cui l’esito è già per tanti aspetti visibile, dello smarrimento di autocoscienza circa il fondamento e la matrice culturale della stessa identità europea; rischio cui certamente può contribuire l’eclissi degli studi italiani nelle istituzioni educative e accademiche europee, ma anche una certa marginalizzazione della letteratura italiana, o della civiltà e cultura italiana, nei corsi di laurea italiani di Lingue straniere, di Relazioni internazionali, di Mediazione culturale e simili.

È convinzione di chi scrive che l’acquisto di una più matura consapevolezza circa la perdurante vitalità della tradizione letteraria e artistica dell’Italia comunale e rinascimentale, nonchè della valenza fondativa di essa anche per quanto riguarda modi e forme delle espressioni letterarie, artistiche e in generale comunicative e sociali dell’oggi, garantisca la possibilità di una lettura e di una comprensione non estemporanea del presente e di noi stessi.

Le tre giornate in cui si sono articolati i Colloqui, incentrate su vari aspetti della tradizione culturale nell’età qui considerata e fondate su interventi e discussioni attorno agli ordini di problemi messi in rilievo dai diversi relatori, si sono rivelate positive e assai proficue per una serie di buone ragioni. Per la varietà metodologica, innanzitutto, che ha consentito di far incontrare contributi proiettati sull’orizzonte letterario e circoscritti a singoli autori o a singoli momenti storico-culturali ad altri in cui si è misurata la lunga durata della fortuna di un autore o di un’opera, con indicazioni spesso di notevole originalità relative a recuperi, rilanci, forme di presenza. L ’intenzione è stata non di seguire un generico principio di ‘attualizzazione’, ma di misurare la continuità e la fecondità dei fenomeni culturali, con attenzione specifica e peculiare all’universo letterario. Ci si è mossi dunque su piani differenziati: dall’identificazione storico-culturale all’attenzione filologica, secondo un sistema che ha affidato alla dinamica del dibattito l’allargamento delle informazioni e l’approfondimento dei temi.

Questa l’articolazione delle quattro sezioni: fermata prima l’attenzione sui grandi classici della letteratura italiana trecentesca, Dante, Petrarca e Boccaccio, sono poi esaminate successive esperienze, luogo di impulsi e confronti culturali, quali furono l’epica e il teatro – che hanno avuto echi europei prevalentemente positivi, con l’eccezione dello stereotipo negativo dell’Italia sulle scene teatrali inglesi –; la terza sezione focalizza ulteriori momenti di significativa interdisciplinarietà fra le arti (letteratura – arti figurative – musica) mentre la quarta chiude esemplarmente la raccolta con una breve storia delle acquisizioni di manoscritti ←9 | 10→italiani della Sächsische Landes-, Staats- und Universitätsbibliothek Dresden. Questi manoscritti, ora oggetto di un complesso recupero filologico, ci mostrano sia l’ampio spettro della cultura italiana verso la quale si mostrava interesse fuori Italia, sia la presenza delle opere, di autori e temi fondativi al centro del presente volume. La disseminazione europea di manoscritti italiani coincide dunque con la diffusione della cultura italiana all’estero, e il recupero di manoscritti dimenticati è segnale dell’importante recupero culturale al momento in atto.

Inaugura la prima sezione dedicata a Vitalità delle ‘Tre corone’ l’intervento provocatorio di Luca Carlo Rossi, Dante? Oggi? che muove dalla domanda, pronunciata con voluto scetticismo, sul senso del poema dantesco per noi uomini di oggi. L ’ampia e ben argomentata pars destruens del contributo conduce verso la finale apertura in positivo che non toglie tuttavia il valore problematico dell’interrogativo di partenza. Il quale riguarda sì il senso dell’opera dantesca nella realtà contemporanea, ma, inevitabilmente, il senso della letteratura stessa. Per questo il contributo di apertura di Rossi assume in realtà anche valore realmente introduttivo dell’intera silloge. In perfetta continuità, la successiva relazione di Franz Penzenstadler, I misteri di Dante – Dante im post-avantgardistischen Roman suggerisce stimolanti considerazioni critiche sul modo in cui il romanzo postmoderno contemporaneo si è appropriato del poeta della Commedia.

Il ruolo fondativo, nella cultura europea, degli altri due classici trecenteschi, Petrarca e Boccaccio, è ripensato attraverso interventi anche molto diversi quanto alla prospettiva e all’impostazione metodologica: a Christoph Oliver Mayer, Das Erbe Petrarcas: Petrarkismus im deutschen Schlager, interessa ricercare le tracce di Petrarca e del suo dire d’amore nell’odierna cultura popolare, puntando l’obiettivo, in particolare sul genere della musica cosiddetta leggera e della canzone in Italia e in Germania; è invece rivolto all’eredità cinquecentesca del Petrarca lo sguardo di Maria Chiara Tarsi, I volti dell’amore nella poesia di Michelangelo, che mostra come le potenzialità del linguaggio amoroso petrarchesco siano state sviluppate da Michelangelo poeta in una direzione moderna di poesia conoscitiva che non risolve le contraddizioni interiori, ma le porta drammaticamente alla luce.

Con la relazione su Giovanni Boccaccio: la sfortuna del romanzo, la fortuna della novella, Luigi Surdich fa il punto sul ruolo giocato dal Boccaccio del Decameron, dell’Elegia di madonna Fiammetta e del Filocolo, con la ‘collaborazione’ di Petrarca, nella fondazione e nel destino dei generi narrativi del romanzo in prosa e della novella nella tradizione letteraria italiana, sullo sfondo di quella europea e in specie spagnola. Di Boccaccio, ancora, Grazia Folliero Metz, in Decameron X, 10: protagonisti, genere letterario e ‘senefiance’ della novella di Griselda, mette sotto osservazione l’enigmatica novella conclusiva della centuria, dalla larga diffusione ←10 | 11→europea grazie anche alla traduzione latina di Petrarca, analizzandone, alla luce di implicazioni filosofiche, i due coniugi che ne sono i protagonisti, la dinamica ‘di genere’, nonché l’anticipazione di tematiche sviluppate nei secoli a venire in letteratura e filosofia.

Dedicata a Teatro ed epica: ricezioni e interpretazioni, la seconda sezione del volume accoglie due contributi ‘teatrali’, il primo sul fortunato genere tutto italiano della commedia dell᾿arte, forse quello di maggior irradiazione europea. Ne illustra tale funzione esemplare, attraverso l’opera e la vicenda del piemontese Nicolò Barbieri, Giusi Baldissone, L ’Inavertito di Nicolò Barbieri: la Commedia dell’Arte come modello europeo mostrando ritratti e situazioni di complessa umanità, che partendo da Barbieri, passando per Quinault e Molière, ritorneranno in Italia con Goldoni. A fronte della straordinaria ricezione della commedia dell’arte in Europa, Carolina Bauer, ‘Shop of poison for all nations’: The literary representation of Italy in selected English Renaissance dramas, offre un controcanto: il costituirsi a scopo ideologico di una specifica Leyenda negra italiana nella cultura teatrale inglese di epoca elisabettiana e post elisabettiana. Secondo tale ben diversificata immagine negativa dell’Italia, in ogni città della penisola vigevano un pericolo ed un male diversi: a Roma il papismo, a Firenze il machiavellismo, a Venezia l’erotismo più sfrenato, a Napoli e a Milano il malgoverno spagnolo. Mentre in Shakespeare l’odio-amore degli inglesi per l’Italia si manifesta nell’opposizione fra Venezia, sede di ogni male, e Belmont, sede di ogni gentilezza e raffinatezza (The merchant of Venice), il capolavoro websteriano The white devil presenta un alto ecclesiastico dalle perfide capacità manipolatrici, e, ne The whore of Babylon, Thomas Dekker identifica tout-court il papato con la grande prostituta babilonese.

Incentrati sui percorsi della narrativa italiana espressi nei capolavori dell’Orlando Furioso e della Gerusalemme liberata sono i due interventi di Maria Cristina Cabani, ‘Angélica y Medoro’ di Luis de Góngora. Un capitolo della fortuna di Ariosto in Spagna, e di Maria Teresa Girardi, La ‘Gerusalemme liberata’ tra narrazione e linguaggio dell’interiorità. La prima porta all’attenzione la riscrittura gongoriana, con un finissimo gioco d’intarsi e di mutamenti, nel genere del romance, dell’episodio ariostesco di Angelica e Medoro, mostrando come Góngora interpreti gli amori dei due protagonisti quale esempio del trionfo di Eros in pieno accordo con la natura e inoltre come esso sia occasione per una sperimentazione di ingegno retorico verbale ormai barocco. La seconda legge alcuni episodi della Gerusalemme liberata nei quali si manifesta la grande modernità del linguaggio e della narrazione psicologica di Tasso, all’origine sia del melodramma che del romanzo moderno basato sull’assunzione, da parte del narratore, del punto di vista del personaggio. Ancora di argomento tassiano, la relazione di Ottavio ←11 | 12→Ghidini, Episodi della fortuna europea di Torquato Tasso mostra le ragioni e i modi della grande fortuna europea, nei diversi generi espressivi e in particolare nell’Otto e nel Novecento, della figura e dell’opera di Tasso e, d’altra parte, del modo controverso in cui l’opera del poeta rinascimentale è stata accolta e giudicata da Alessandro Manzoni.

Già variamente toccati in diversi contributi, i rapporti intrattenuti dalla letteratura con gli altri linguaggi sono al centro della terza sessione, Il dialogo e il confronto fra le Arti: Pittura, Letteratura e Musica, nella quale si incontrano, in felice alternanza, interventi di carattere storico-filologico volti a illuminare la nozione stessa di Rinascimento e altri che si incaricano di riconoscere modi e forme con i quali la contemporaneità, nelle diverse espressioni, è entrata in relazione con il lascito rinascimentale. Sono del primo tipo i contributi di Uberto Motta, Il libro (e il ritratto) del cortegiano. Castiglione, Raffaello e il sogno del Rinascimento italiano, e di Alessandro Rovetta, Il Proemio della terza parte delle Vite di Giorgio Vasari: la maniera moderna e la grazia. Muovendo dal raffaellesco Ritratto di Castiglione, Motta traccia un affascinante, ampio percorso che definisce l’idea di Rinascimento come sintesi di virtus, forma, decus, trinomio alla base del sistema estetico e morale del classicismo. Analogo, anche per ampiezza di respiro, è il percorso lungo il quale Rovetta conduce il lettore a riconoscere la definizione vasariana del concetto di ‛maniera moderna’, iniziata da Leonardo e culminata in Michelangelo e della quale la nozione rinascimentale di ῾grazia᾽ è elemento portante.

Muovono invece da esperienze novecentesche, per altro tra loro lontanissime, le relazioni di Susanne Gramatzki, Ästhetisierung der Macht. Zur visualisierenden Rezeption von Machiavellis Il Principe, insbesondere in Comic und Graphic Novel, e di Gianluca Tedaldi di Tavasca, La riscoperta del Rinascimento nell’arte contemporanea romana. Da una prospettiva vicina a quella assunta dal connazionale Mayer, Susanne Gramatzki sceglie il linguaggio contemporaneo del fumetto, nello specifico una serie di fumetti d’autore dedicati a Machiavelli, per osservare il modo in cui viene restituita la figura storica dell’autore del Principe, tendenzialmente resa sotto una luce più ‘umana’ e positiva rispetto a quella della sua immagine vulgata.

Partito dalla considerazione di possibili parallelismi fra letteratura ed arte, per poi rivolgersi interamente all’arte figurativa, l’intervento di Gianluca Tedaldi accompagna i lettori lungo una vera e propria galleria in cui sono esposte le esperienze della Scuola Romana di pittura degli anni Trenta e Quaranta, nate come possibile alternativa alla scuola parigina dell’avanguardia internazionale, dal ripensamento del lascito classico e rinascimentale.

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Ad una rifocalizzazione poliprospettica della cultura fondativa italiana e ad una sezione dedicata al dialogo fra le arti non poteva mancare un’attenzione peculiare per il mondo della musica. In sintonia di intenti, dunque, con l’intervento di Tedaldi sulla cultura figurativa contemporanea, e a chiusura dei contributi aperti da Luca Carlo Rossi in dialogo con Dante, si situa l’aperçu di Enrico Girardi, Una timida presenza: appunti per una ricognizione della musica dantesca. Il ricco panorama disegnato dal musicologo offre una ricognizione su quanto, quando e come il mondo della musica si sia rivolto a Dante, sin dalle esperienze del madrigalismo rinascimentale fino a tutto il Novecento e oltre: ne risulta la descrizione di una vicenda ‘carsica’, la cui sostanziale marginalità ed episodicità induce a riflettere, come fa uno dei grandi della musica del Novecento, Luigi Dallapicola, sul complesso, problematico rapporto tra parola poetica e ispirazione musicale.

Un posto a sé, per metodo e ambito di lavoro, merita infine il saggio conclusivo della miscellanea. L ’ultima sezione del volume, Storie di libri fra Italia e Germania, è infatti interamente occupata dal contributo, cui già si è fatto cenno, Italianità ‘sommersa’ e riemersa a Dresda presentato dall’equipe di ricerca formata da Maria Lieber, Josephine Klingebeil, Chiara Maria Pedron e Fabio Marri, impegnati nel progetto di catalogazione e digitalizzazione dei manoscritti italiani nella Sächsische Landes-, Staats- und Universitätsbibliothek Dresden (Erschließung und Digitalisierung von Handschriften in italienischer Sprache der SLUB): un progetto di grande rilievo per lo studio sulle fonti primarie della diffusione della cultura italiana in Germania, per la cui prosecuzione sono auspicabili il più possibile scambi e collaborazioni con studiosi e studenti italiani.

Abbiamo intitolato queste brevi pagine introduttive aggiungendo un punto di domanda, nello stesso tempo modesto e provocatorio, al titolo del progetto realizzato nei Colloqui di Villa Vigoni. Esprime, tale punto interrogativo, la consapevolezza di non poter certo avere esaurito un tema culturale tanto complesso – “forse altri canterà con miglior plettro” (Orlando Furioso, XXX 16) –, ma anche auspicio che la concomitanza tra l’uscita della miscellanea e l’anno europeo del nostro retaggio culturale (2018: European Year of Cultural Heritage – EYCH) contribuisca a rinnovare la coscienza del valore fondativo del nostro patrimonio culturale, letterario e artistico. La silloge si chiude così con uno sguardo proiettato in avanti, come segnale di fiducia nel fatto che gli intenti e le speranze che hanno dato vita al progetto “Italian World Heritage – Italia fabbrica delle idee” non si esauriscono con la conclusione dei Colloqui e di questo volume di Atti.

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Italien als „Ideenfabrik“

Dass sich auf unserem Titelbild eine Fabrik befindet, ist alles andere als ein Zufall, stellt das abgebildete Gemälde doch eine der ersten Darstellungen dieser Art dar: eine frühe italienische Fabrik – die in Boffalora befindliche Filanda Mylius im Jahr 1828 –, die mit dem Zeitalter der (in Italien spät einsetzenden) Industrialisierung zugleich diejenige Epoche der italienischen Literatur- und Kulturgeschichte symbolisiert, die im Allgemeinen mit dem Niedergang der italienischen Vorherrschaft – Fernand Braudel spricht schon für das 17. Jahrhundert davon, dass Italiens Zeit abgelaufen ist – verbunden ist.4 Während Deutsche, Franzosen und Engländer, später auch Amerikaner, weiterhin nach Italien reisen, um die dort versammelten Kulturschätze zu bewundern, beginnt parallel dazu allmählich das Bewusstsein von der Reichhaltigkeit der zeitgenössischen italienischen Kultur zu bröckeln oder zur bloßen musealen Erinnerungskultur zu werden. Wie vielseitig jedoch die italienische Ideenfabrik nicht nur zu Zeiten des Römischen Reichs, sondern von Anbeginn auch ihrer volkssprachlichen Produktion war, zeigen eben nicht nur die direkten Ergebnisse in Gestalt der dort verfassten Weltliteratur, der bildkünstlerischen Meisterwerke und der musikalischen Inventionen. Ihre Wirkmächtigkeit drückt sich gerade auch aus in ihren Weiterverarbeitungen, den Anverwandlungen und Rezeptionen im Laufe eines langen Prozesses von Kulturtransfer, in dem sich die europäische Kunst und Literatur an den italienischen Vorbildern ausrichtet und gleichsam aus dem italienischen Rohstoff durch Imitation, Variation und Transformation ein neues, eigenes Modell webt.

Mag der Begriff des Weltkulturerbes mittlerweile, in einer Zeit, in der internationale Organisationen dabei eher an die Pizza als an Dante denken und in der die Ausrichtung am Kanon längst kritisch hinterfragt wird, eher redundant klingen, so bringt dennoch das Konzept der Ideenfabrik die Frage nach der Relevanz derjenigen kulturellen Exportschlager aufs Tableau, die insbesondere Mittelalter und Renaissance geprägt haben: Dante, Petrarca, Boccaccio, Machiavelli, Tasso und Ariost, aber genauso Leonardo, Michelangelo, Raffael oder Monteverdi. Angesichts einer immer weniger universitär vertretenen Italianistik in Deutschland, aber auch eingedenk der fest verankerten akademischen Pflege des Traditionsguts in Italien, gilt es sich hinsichtlich des klassischen Kunst- und Literaturkanons zu positionieren und das Weltkulturebene zu pflegen, in der Bestandsaufnahme aber auch kritisch zu sein und im Dialog Lösungswege zu finden. Dass die Fabrik auf dem Titelbild zudem in einem deutsch-italienischen ←14 | 15→Kontext steht, symbolisiert einen möglichen Bezugspunkt der hier realisierten binationalen Zusammenarbeit, die Italianisten diesseits und jenseits der Alpen, Anglisten und Historiker, Künstler und Kunsthistoriker, Musiker und Musikwissenschaftler an einen Tisch gebracht hat.

Der in Frankfurt am Main geborene umtriebige Unternehmer und Bankier Enrico (Heinrich) Mylius war einer der bedeutendsten Sammler und Kunsthändler und unterhielt wohl ab 1813 seine Fabrik im lombardischen Boffalora Sopra Ticino.5 Seine Schwiegertochter heiratete in zweiter Ehe Ignazio Vigoni, dessen Villa schließlich in den Händen des gemeinsamen Sohns Ignazio zur Villa Vigoni-Mylius wurde und heute das Andenken an die Fabrik bewahrt, als ein Zeichen eines deutsch-italienischen Kulturtransfers und heutiger Sitz des Centro italo-tedesco: Eben der Ort, an dem sich die in diesem Band versammelten Forscherinnen und Forscher im Jahr 2013 dank der Förderung durch die Deutsche Forschungsgemeinschaft (DFG) über das italienische Welterbe ausgetauscht haben.

Dass eine Reproduktion des Bildes von Giovanni Migliara justament im Speisesaal der Villa Vigoni am Comer See, dem Ort deutsch-italienischer interdisziplinärer Konferenzen, hängt, beweist auch die Sinnfälligkeit der Analogie zwischen den Anfängen industrieller Fertigung, im vorliegenden Beispiel der Seidenproduktion, und dem Kulturschaffen. Wo Peter Burke versucht hat, mit dem Begriff der bricolage die Aneignung der Renaissance außerhalb Italiens zu beschreiben, greift er auch auf die Idee einer Fabrik zurück, wenn auch eher im Sinne eines Baumarktes, in dem Heimwerkerinnen und Heimwerker das Instrumentarium zu ihrer kreativen Arbeit erwerben.6 Mögen sie auch irgendwann vergessen, wo sie das Werkzeug dafür gekauft und die Anregungen gesehen haben, so werden doch andere, nämlich die aufmerksamen Beobachterinnen und Beobachter, Interpretinnen und Interpreten, unschwer erkennen, woher der Ursprung der jeweiligen schöpferischen Produktion stammt.

Die Beiträge des vorliegenden Bandes (die in der italienischen Fassung dieser Einleitung jeweils einzeln vorgestellt werden), setzen sich zum Ziel, die europaweite Ausstrahlung der italienischen Ideenfabrik exemplarisch nachzuzeichnen und die fortdauernde Aktualität (und Aktualisierbarkeit) ihrer ,Produkte‘ aufzuzeigen. Der Bogen spannt sich dabei von den „tre corone fiorentine“ Dante, Petrarca und Boccaccio (Sektion 1) über den ebenfalls mit kanonischen Figuren besetzten Bereich der Epik und des Theaters (Sektion 2) und den kreativen Spannungsraum intermedialer ästhetischer Beziehungen (Sektion 3) bis zu den längst noch nicht vollständig gehobenen und wissenschaftlich erschlossenen ,Schätzen‘, die in den Staats- und Universitätsbibliotheken schlummern (Sektion 4).

Details

Pages
358
Year
2019
ISBN (PDF)
9783631781494
ISBN (ePUB)
9783631781500
ISBN (MOBI)
9783631781517
ISBN (Hardcover)
9783631678763
DOI
10.3726/b15268
Language
English
Publication date
2019 (February)
Keywords
Italienische Renaissance Italienisches Mittelalter Italienische Kulturgeschichte Rezeptionsgeschichte Kunstgeschichte Tre corone
Published
Berlin, Bern, Bruxelles, New York, Oxford, Warszawa, Wien. 2019. 358 p., 14 col. ill., 10 b/w ill.

Biographical notes

Christoph Mayer (Volume editor) Susanne Gramatzki (Volume editor) Mariateresa Girardi (Volume editor) Grazia Dolores Folliero-Metz (Volume editor)

Grazia Dolores Folliero-Metz ist Privatdozentin für Italienische und Französische Literaturwissenschaft sowie für Komparatistik an der Universität Siegen Maria Teresa Girardi ist Professorin für Italienische Literatur an der Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano Susanne Gramatzki ist romanistische Literaturwissenschaftlerin Christoph Oliver Mayer unterrichtet Italienische und Französische Kultur- und Literaturwissenschaft sowie Fachdidaktik

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