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Dux Salutis – Prudenzio, «Cathemerinon» 9–10 – Gli Inni della Redenzione

Introduzione, testo, traduzione e commento

by Francesco Lardelli (Author)
©2015 Thesis 348 Pages
Series: Sapheneia, Volume 17

Summary

Tra le 6 coppie tematiche di inni in cui può essere suddiviso il Cathemerinon di Prudenzio, quella formata dagli inni 9 (Hymnus omnis horae) e 10 (Hymnus circa exequias defuncti) è stata spesso considerata la più debole, alla quale si arrivava quasi «per esclusione» dopo aver definito le altre cinque. Questo studio, che affianca ad una introduzione generale sulla vita e le opere di Prudenzio un ampio e dettagliato commento ai due singoli inni corredato di una nuova traduzione, cerca di scandagliare le fonti sia letterarie che teologiche che costituiscono la base su cui il poeta costruisce la propria opera. Così facendo, ci si propone di fornire una nuova chiave d’interpretazione che permetta una più profonda comprensione dei due testi, mettendone in luce l’unità di fondo e chiarendone il ruolo di inni pasquali all’interno del Cathemerinon.

Table Of Contents

  • Copertina
  • Titolo
  • Copyright
  • Sull’autore
  • Sul libro
  • Questa edizione in formato eBook può essere citata
  • Sommario
  • Premessa
  • Introduzione
  • 1. Prudenzio uomo, politico e poeta: ipotesi biografiche
  • 1.1 Le origini
  • 1.2 La formazione e le passioni della giovinezza
  • 1.3 Prudenzio avvocato e politico: la corte imperiale di Milano, l’influenza ambrosiana
  • 1.4 Il tempo del ripensamento: l’inizio dell’attività poetica e il viaggio a Roma
  • 1.5 Un nuovo progetto ascetico e poetico: Prudenzio come S. Paolino di Nola?
  • 1.6 La recezione
  • 1.7 Prudenzio poeta: uno sguardo sulle opere
  • 2. Gli inni
  • 2.1 Inni pre-cristiani pagani
  • 2.2 Innologia cristiana latina
  • 2.2.1 S. Ilario di Poitiers
  • 2.2.2 S. Ambrogio di Milano
  • 2.3 Il Cathemerinon
  • 2.4 Cathemerinon 9 e 10: gli Inni della Redenzione
  • 3. Questo commento
  • 3.1 Scopo e obiettivi
  • 3.2 Ulteriori note metodologiche
  • 3.2.1 Edizioni critiche e abbreviazioni
  • 3.2.2 Il testo biblico
  • 3.2.3 Abbreviazioni dei libri biblici
  • 3.2.4 Abbreviazioni dei manoscritti
  • Testo e traduzione degli inni
  • Cathemerinon 9 – Hymnus omnis horae
  • Testo
  • Traduzione
  • Cathemerinon 10 – Hymnus circa exequias defuncti
  • Testo
  • Traduzione
  • Cathemerinon 9 – Hymnus omnis horae
  • Introduzione
  • 1. Struttura e contenuto
  • 2. Fonti e modelli
  • 2.1 La vita di Cristo
  • 2.1.1 I Vangeli
  • 2.1.2 Gli Evangeliorum Libri Quattuor di Giovenco
  • 2.2 La discesa agli inferi
  • 2.2.1 Una dottrina tradizionale della Chiesa
  • 2.2.2 Le convergenze con la mitologia pagana
  • 2.3 La poesia biblica: i salmi
  • 2.4 Poeti cristiani
  • 2.4.1 S. Ilario di Poitiers
  • 2.4.2 S. Paolino di Nola
  • 2.5 Altri stili e generi
  • 2.5.1 Lucrezio e la creazione del mondo
  • Commento
  • Cathemerinon 10 – Hymnus circa exequias defuncti
  • Introduzione
  • 1. Struttura e contenuto
  • 2. Fonti e modelli
  • 2.1 Riflessioni cristiane sulla morte
  • 2.1.1 S. Ambrogio: la buona morte e il decesso del fratello Satiro
  • 2.1.2 Paul. Nol carm. 31: in morte del piccolo Celso
  • 2.1.3 Lattanzio
  • 2.1.4 Origene?
  • 2.2 In dialogo con i classici
  • 2.2.1 Il coro di Sen. Tro. 371–408
  • 2.2.2 Il rapporto anima-corpo secondo Verg. Aen. 6,730–751
  • Commento
  • Bibliografia
  • Index nominum et rerum
  • Index locorum S. Scripturae
  • Index locorum

← 8 | 9 → Premessa

Aurelio Clemente Prudenzio, oggi considerato uno dei più grandi poeti della Tarda Antichità (se non il più grande in assoluto), è stato spesso definito “l’Orazio cristiano” o “il Virgilio cristiano”: e di fatto nella sua poesia si ritrovano chiari gli echi della poesia classica latina. Ma il volerlo rinchiudere in questa immagine, cercando di leggerlo con gli occhi della classicità o limitarsi a cogliere l’aspetto puramente letterario delle sue opere, sarebbe fargli un torto, e non permetterebbe di coglierne a fondo tutta la grandezza, ma ne darebbe un quadro forzatamente parziale e che non riuscirebbe a render conto pienamente del contenuto della sua opera. Anche se la grande letteratura classica e quella tardoantica sono ben presenti sullo sfondo e vanno considerate, esse non bastano per capire e interpretare Prudenzio, ma è necessario cercare di entrare nella sua mentalità, ricostruire il cammino della sua vita, scoprire quali incontri e quali testi hanno contribuito alla formazione del suo pensiero. Parte integrante di questo pensiero si rivela essere la teologia cristiana della seconda metà del IV secolo, che spesso per i filologi risulta di non facile accesso, e che, tuttavia, occorre cercare di conoscere ed esplorare al meglio, identificando le fonti alle quali Prudenzio stesso si è abbeverato e dalle quali ha tratto le proprie conoscenze. Solo tenendo debitamente conto di tutte le componenti della sua cultura e del suo pensiero, infatti, si possono evitare interpretazioni maldestre come quelle che, forse, hanno portato un anonimo rifacitore a “correggere” già molti secoli fa passi che potevano sembrare eretici, ma che in realtà erano pienamente cristiani.

È su questa strada, dunque, che mi sono incamminato nel mio avvicinamento agli inni 9–10 del Cathemerinon, riportando la convinzione di averne tratto molti elementi nuovi, che permettono di appianare molte difficoltà di interpretazione e di scoprire l’unità intrinseca di due inni che sono stati spesso considerati una strana coppia, che sembrava sballare le delicate simmetrie su cui è costruito il Cathemerinon. La speranza è quella di aver dato un contributo valido allo studio e alla comprensione dell’opera di Prudenzio, e di aver dato delle indicazioni che possano ← 9 | 10 → aiutare altri ad andare sempre più a fondo nell’analisi, nell’esplorazione di una poesia ricca e profonda, pronta a donare i propri tesori a chi li sappia scorgere.

In questo percorso sono stato accompagnato da molte persone, alle quali è giusto che io dedichi qui un ringraziamento. Grazie, in primo luogo, alla Professoressa Margarethe Billerbeck, che mi ha coinvolto come assistente nel suo progetto su Stefano di Bisanzio finanziato dal FNS permettendomi di dedicare parte del mio tempo alla realizzazione della mia tesi di dottorato, del quale si è assunta il ruolo di direttrice. Oltre ai suoi preziosi consigli e alle sue indicazioni, ho potuto apprezzare la sua humanitas di capo ufficio sempre attento alle esigenze dei collaboratori e pronto a creare un clima sereno: gli anni passati a lavorare per la sua cattedra resteranno un ricordo indelebile e un’esperienza fondamentale. Con lei un ringraziamento va ai colleghi d’ufficio, la cui simpatia e disponibilità ha reso davvero piacevoli le giornate passate dietro la scrivania e contribuito alla mia serenità personale, senza la quale difficilmente avrei potuto trovare la motivazione e la determinazione necessarie per portare avanti questa impresa; grazie dunque, in ordine rigorosamente alfabetico (per nome), ad Anne-Angélique Andenmatten, Arlette Neumann-Hartmann, Céline Leuenberger, Fanny Mülhauser, Giuseppe Lentini, Ingo Schaaf, Sara Cestari. Sul piano scientifico un ringraziamento va poi al Prof. Thomas Schmidt e al PD Dr. David Amherdt, che, con i loro interventi durante le mie conferenze pubbliche, mi hanno dato spunti importanti sui dati da sviluppare in particolare nelle introduzioni. Un grazie al Prof. Edoardo Fumagalli, che mi ha aiutato a trovare la traduzione e le note al Cathemerinon di Michele Pellegrino, che credevo irreperibili, al Prof. Helmut Seng, che, dopo aver assistito ad una mia conferenza, mi ha omaggiato di un suo interessante articolo sulla struttura del Cathemerinon, e al Prof. Jean-Marie Auwers che mi ha fornito qualche indispensabile indicazione sul testo del libro biblico di Tobia. Un grazie, infine, ai miei ex coinquilini Didier Clerc, Matteo Ferrari e Rocco Tettamanti, che mi hanno dato una mano con le riletture: i loro consigli e apprezzamenti sono stati preziosi e incoraggianti.

Un doveroso e sentito ringraziamento spetta poi a chi, con il proprio contributo, ha consentito la pubblicazione di questo lavoro: per quanto riguarda gli aspetti editoriali, grazie dunque a Benjamin Fröhlich e ← 10 | 11 → Friederike Meisner, collaboratori della casa editrice Peter Lang, che hanno seguito il processo di produzione del mio progetto con competenza, professionalità e pazienza; per quanto riguarda l’aspetto economico, invece, un ringraziamento caloroso va al Fondo Nazionale Svizzero di ricerca e al Fonds für Altertumswissenschaft di Zurigo, che hanno gentilmente accettato di coprire gran parte dei costi di produzione.

Ma, naturalmente, occorre ringraziare anche coloro che, al di fuori dell’ambito strettamente scientifico, mi hanno accompagnato in questo percorso senza mai farmi mancare il loro sostegno (morale e anche materiale), contribuendo a loro volta in modo notevole alla serenità cui ho già accennato e alla mia crescita personale. Un grazie grande e ben meritato va ai miei genitori Franco e Fausta, ai miei fratelli Pietro, Giacomo, Marta e Giovanni e, con loro, a tutta la famiglia, ai parenti e agli amici vicini e lontani (che non nomino nel dettaglio solo per non rischiare di dimenticare qualcuno, ma che si riconosceranno in queste righe), nonché – last but not least – a Giulia Elsa, che non nasconde il suo scetticismo di fronte alle pagine di ringraziamenti, ma che, considerando quale sia stato il suo impatto sulla mia vita in questi anni, sarebbe del tutto insensato non nominare con affetto e gratitudine! ← 11 | 12 →

← 12 | 13 → Introduzione

1. Prudenzio uomo, politico e poeta: ipotesi biografiche

Aurelius Prudentius Clemens si inserisce nella storia della poesia cristiana latina come uno degli autori più importanti e significativi, benché poco citato dagli autori suoi contemporanei, al punto che l’unica fonte attraverso la quale possiamo ricostruire la sua biografia è costituita dalla sua opera stessa, grazie alle allusioni in essa contenute, soprattutto nel Contra Symmachum, nel Peristephanon e nella Praefatio in 45 versi che apre l’intero corpus. Diversi studiosi hanno cercato, a partire dagli elementi a disposizione, di ricostruire gli elementi essenziali della vita del poeta, con risultati più o meno convincenti: ultimo in ordine di tempo ad affrontare l’impresa è stato Altay Coşkun, il quale ha portato nuovi interessanti spunti, proponendo alcune modifiche ai dati comunemente considerati come acquisiti.1 Sulle sue osservazioni e su quelle dei suoi predecessori baseremo dunque questo breve accenno di biografia, con un occhio di riguardo per gli avvenimenti più importanti in relazione agli inni che ci apprestiamo a commentare.

1.1 Le origini

Cominciamo dalle origini di Prudenzio, che nella Praefatio si dice, salvo errori (sempre possibili perché, come nota Gnilka, il conto degli anni con il sistema di datazione secondo il nome dei consoli era operazione tutt’altro che pratica2), cinquantaseienne,3 nato sotto l’ormai lontano ← 13 | 14 → “consolato di Salia”:4 per la precisione si trattò del consolato di Flavio Salia (unico console a portare quel nome) e di Flavio Filippo, che ebbe luogo nel 348.5 La datazione della Praefatio in base a questo dato oscilla tra il 404 e il 405; per Coşkun il 348 andrebbe considerato il primo anno del conto, ed il cinquantasettesimo risulterebbe quindi essere il 404.6

Luogo di nascita del poeta è certamente la Spagna Tarragonese: nel Peristephanon, infatti, i martiri spagnoli occupano una posizione di rilievo;7 tre città della regione vengono inoltre accompagnate dall’aggettivo nostra: Calagurris (oggi Calahorra)8, Caesaraugusta (oggi Saragozza)9 e Tarraco (oggi Tarragona)10. Risulta convincente l’analisi compiuta dal Lana, secondo cui Prudenzio al momento di comporre i propri testi risiedeva probabilmente a Calagurris;11 è plausibile che lì fosse nato e tornato, forse sui possedimenti familiari, ← 14 | 15 → al termine della propria carriera politica (della quale parleremo nei prossimi paragrafi).

1.2 La formazione e le passioni della giovinezza

Nella citata Praefatio il poeta, immaginando di tirare un bilancio della sua vita per capire cos’avesse fatto di utile in tutto questo tempo, rievocava la sua giovinezza, l’istruzione ricevuta presso un grammatico fin dall’infanzia, le cui tracce sono ben visibili nell’influenza esercitata da autori classici come Virgilio, Ovidio, Orazio e Seneca sulla sua produzione poetica, e la formazione retorica che lo aveva portato ad assumere la posizione di avvocato.12 Coşkun si è spinto più avanti nel ragionamento, prendendo in considerazione la durata tipica degli studi dell’epoca: su questa base è possibile immaginare che l’educazione scolastica del Nostro fosse cominciata al più tardi con il quinto anno di età, per concludersi intorno al ventesimo (cioè, più o meno, nel 368).13

Prudenzio rimprovera alla propria giovinezza anche un periodo di passioni – in particolare egli parla di lasciva protervitas e luxus petulans,14 cioè un’arroganza insolente e una dissipazione sfacciata (che, sempre con Coşkun, fanno pensare, insieme agli studi letterari da lui compiuti, che Prudenzio fosse nato da una famiglia benestante o perlomeno appartenente alla classe media;15 certamente si trattava, in ogni caso, di una famiglia cristiana, dal momento che in nessun passo della sua opera il poeta fa riferimento ad una propria conversione dal paganesimo; anche il nome di Clemens potrebbe essere indicativo, secondo Palmer, di un’origine cristiana16) – del quale, ricordandolo, si vergogna; il disprezzo che mostra verso il proprio passato e la sua formazione retorica che lo aveva portato anche a difendere le menzogne ← 15 | 16 → ricorda quanto S. Agostino, contemporaneo del nostro poeta, scriveva pochissimi anni prima nelle sue Confessioni,17 ed è quindi possibile che egli stesso le abbia conosciute e prese a modello.18

1.3 Prudenzio avvocato e politico: la corte imperiale di Milano, l’influenza ambrosiana

In seguito Prudenzio accenna alla propria carriera di avvocato, che lo avrebbe portato talvolta a rischiare disavventure per il desiderio di vincere la causa.19 La portata di questa tappa del percorso di Prudenzio è stata spesso sottovalutata: è stato Coşkun a notare che, per giungere al posto di avvocato, era necessario dapprima passare attraverso un percorso pluriennale, al termine del quale si poteva accedere alla funzione principale, prestandovi servizio per vent’anni, per essere poi onorevolmente congedati con l’attribuzione di privilegi.20 L’attività di Prudenzio come avvocato potrebbe dunque essersi conclusa tra l’inizio e la prima metà degli anni ’90, ciò che modificherebbe radicalmente quelle che erano fin qui considerate le coordinate certe del suo soggiorno alla corte imperiale milanese; ma andiamo con ordine, poiché, prima di giungere a questo punto, Prudenzio afferma di esser stato chiamato ad amministrare la giustizia in due città importanti.21 Data la terminologia imprecisa da lui adottata non è semplice definire con precisione di quale carica si trattasse, e men che meno in che luogo l’avesse ricoperta: il Lana aveva ipotizzato che si trattasse dell’ufficio di corrector nella provincia della Savia, poiché Prudenzio in perist. 7 aveva cantato il martire ← 16 | 17 → Quirino, Vescovo di Siscia;22 ma la proposta non risulta convincente, poiché le spoglie di questi furono traslate a Roma, e lì Prudenzio poté conoscerne il culto, mentre, come già notava Palmer, è impossibile dedurre dal verbo reximus che il poeta ricoprisse precisamente il ruolo di corrector, dal momento che, all’epoca, consulares e praesides esercitavano lo stesso potere dei correctores.23 La scelta dei martiri ricordati nel Peristephanon, piuttosto, e insieme ad essa il fatto che i governatori di Italia e Africa venissero scelti prevalentemente tra i senatori e le persone che avevano buoni contatti con essi e che, per contro, quelli delle province della Gallia e della Spagna fossero reclutati frequentemente tra gli avvocati, inducono il solito Coşkun a ritenere plausibile che Prudenzio abbia governato Tarragona e un’altra città della penisola iberica, un ruolo ricoperto in entrambi i casi per un anno, probabilmente a partire dal 395, sotto l’imperatore Onorio:24 e proprio qui sta la differenza tra la cronologia di Coşkun, basata, del resto, su dati piuttosto ragionevoli, e quella “tradizionale” della vita di Prudenzio, secondo cui il Nostro avrebbe fatto carriera sotto un altro spagnolo, l’imperatore Teodosio, che oltretutto era praticamente suo coetaneo, essendo nato nel 347. L’ipotesi di Coşkun suona convincente anche in considerazione del fatto che Teodosio fu responsabile per la parte orientale dell’Impero, e regnò in Occidente per brevi periodi di tempo: egli si trovò a Milano dapprima nel 388, dopo aver sconfitto l’usurpatore Massimo Magno, visitò Roma nel 389 e tornò a Milano l’anno successivo, scontrandosi con il Vescovo Ambrogio; nel 391 egli rientrò a Costantinopoli, lasciando che a regnare sull’Occidente fosse Valentiniano II, che sarebbe stato ritrovato impiccato nel 392, forse ucciso su istigazione di Arbogaste, generale di origine franca che aveva combattuto contro Massimo e collaborava con l’imperatore, e che nominò Augusto d’Occidente il retore Flavio Eugenio, ciò che non piacque a Teodosio, il quale elevò alla carica il figlio Onorio, uscendo poi vincitore dalla guerra che ne seguì e morendo nel 395. Ecco dunque che proprio sotto Onorio, secondo questa cronologia, il Nostro si sarebbe ritrovato governatore, e alla sua corte egli sarebbe ← 17 | 18 → stato chiamato, come raccontano i vv. 19–21 della Praefatio;25 questa sarebbe stata, in sé, una retribuzione, probabilmente di breve durata (da uno a tre anni), per servizi già resi, e non ruolo ricoperto per una ventina d’anni, come fino ad oggi si è spesso pensato.

Il ruolo ricoperto da Prudenzio alla corte imperiale era probabilmente uno dei tre già ipotizzati dal Lana: il Nostro sarebbe stato funzionario di uno dei tre “scrinia (memoriae, epistularum, libellorum), uffici della cancelleria imperiale sempre ad immediato contatto con l’Imperatore, in quanto dovevano tradurne per iscritto e in bella forma le volontà”;26 lo stesso Lana (seguito anche da Gnilka27) si spinge ad ipotizzare che egli fosse forse più precisamente addetto allo scrinium libellorum, che aveva “il compito di stendere per iscritto le sentenze giudiziarie dell’Imperatore”, in virtù della sua formazione, della sua attività di avvocato e del ruolo di amministratore della giustizia di cui si è parlato in precedenza, anche se Coşkun non ritiene vincolanti queste motivazioni, dal momento che anche i magistri memoriae ed epistolarum si sarebbero occupati di questioni giuridiche.28 Arrivare ad una soluzione definitiva rimane impossibile.

Ma ciò che per noi rimane realmente importante, al di là ogni speculazione, è il fatto che Prudenzio si sia trovato a Milano sul finire del secolo: la cronologia tradizionale lo poneva alla corte imperiale proprio sotto l’episcopato di S. Ambrogio (che morì nel 397); la versione di Coşkun, secondo cui egli sarebbe stato a Milano per un periodo oscillante tra l’uno e i tre anni e non oltre il 400,29 rende meno agevole – pur non escludendola del tutto – la possibilità di un suo incontro reale con il santo Vescovo di Milano, la cui eredità però rimaneva certamente ben viva e sentita anche negli anni immediatamente successivi alla sua morte. È certo, ad ogni buon conto, che da S. Ambrogio e dalla sua opera il Nostro sia rimasto profondamente colpito: il Vescovo milanese, difatti, era stato il primo (dopo i tentativi di Ilario di Poitiers e Mario Vittorino) a cimentarsi con successo con la produzione di inni cristiani ← 18 | 19 → latini, destinati a permettere a tutti i fedeli, anche quelli più semplici e sprovvisti di una solida base culturale, di apprendere e memorizzare con maggior facilità la dottrina ortodossa in chiave anti-ariana (si veda in proposito il paragrafo 2.2.2 di questa Introduzione generale). L’impressione ricavatane dal nostro poeta dovette certamente essere forte, come mostra il fatto che in diversi suoi inni egli si sia servito proprio di quelle strofe di 4 dimetri giambici acatalettici che costituiscono il metro fisso degli inni ambrosiani, pur infrangendo la lunghezza precisa, limitata a 8 strofe, di questi ultimi. Chiare tracce dell’influenza di opere ambrosiane, poi, si ritrovano in diversi passi dell’opera di Prudenzio, e, per quanto riguarda l’ambito della nostra ricerca, particolarmente in cath. 10, certamente influenzato dal De bono mortis e, in misura minore, dal De excessu fratris Satyri, come vedremo nell’Introduzione (paragrafo 2.1.1) – e poi nel commento – dell’inno in questione.

1.4 Il tempo del ripensamento: l’inizio dell’attività poetica e il viaggio a Roma

Prudenzio racconta poi di aver cominciato, giunto a questo punto della sua vita, a vedersi invecchiato e a chiedersi cosa sarebbe stato di lui dopo la sua morte, formulando il desiderio di dedicarsi da quel momento in poi unicamente a Dio e di celebrarlo con i suoi canti, non ritenendo di essersi guadagnato altri meriti davanti a lui.30 Segue, nella traccia della Praefatio, un elenco di argomenti che il poeta intendeva trattare e che sembrano ricalcare le opere del corpus prudenziano, in ragione del quale, come ricorda il Lana, si è spesso ritenuto che questa Praefatio fosse stata composta solo dopo tutti gli altri poemi.31 Il fatto ← 19 | 20 → che la Praefatio non sia stata realmente composta all’inizio dell’attività poetica di Prudenzio non implica che il racconto del suo distacco dalla carriera passata e della determinazione a dedicarsi, da quel momento in poi, interamente a Dio, debbano essere puramente finzioni letterarie: la formulazione adottata dal poeta è vaga, e lascia intendere che non necessariamente il momento in cui egli cominciò a sentirsi vecchio e a ripensare il suo rapporto con Dio e con le cose del mondo sia da ritenere contemporaneo alla stesura di questo testo;32 ci sembra probabile che proprio l’incontro – avvenuto negli ultimi anni della carriera politica del Nostro – con Milano e con la ricca eredità ambrosiana, se non con S. Ambrogio stesso, possa aver fatto da molla per spingere Prudenzio ad incamminarsi su questa strada.

Così egli potrebbe aver cominciato la propria attività poetica tra il 398 e il 400, periodo in cui, terminato il suo ufficio a Milano, sarebbe tornato nella sua Spagna; ad una conclusione simile, oltre al Lana33 e a Charlet,34 giunge pure il Fux,35 che segnala gli stessi anni come terminus post quem per perist. 2, 5, 7, 11, 13, 14.

Stando così le cose pare dunque certo che Prudenzio avesse già realizzato, al momento di comporre la Praefatio, almeno una parte del programma in essa delineato; se il riferimento ad alcune opere sembra esplicito,36 meno chiaro sembra essere il riferimento ai poemi didattici ed epici;37 per questa ragione il Lana conclude che di essi, a questo momento, Prudenzio avesse solo in mente il progetto;38 ma Moreschini e Norelli fanno notare, al riguardo, che l’Apotheosis e l’Hamartigenia sono le due opere meno poetiche della sua produzione e le meno corrette dal punto di vista metrico, ragion per cui sembra difficile ritenere che ← 20 | 21 → esse rientrassero nel novero delle composizioni più mature;39 del resto anche i riferimenti più precisi alle altre opere non obbligano a pensare che esse fossero già state completate, ma segnalano che a quel momento esse esistevano già almeno in parte o erano progettate. Per questo siamo portati a mantenerci più cauti rispetto, per esempio, al Charlet, per il quale la menzione del Cathemerinon nella Praefatio prova che esso sia anteriore al 404–405;40 certo una gran parte lo è, ma non possiamo essere certi che esso fosse già completo nella forma in cui lo conosciamo oggi. Nessuna allusione, per contro, viene fatta ai Tituli Historiarum e all’Epilogus, per cui si ritiene che essi siano quasi certamente posteriori.

Dopo Milano, un altro grande punto di svolta, che avrebbe forse dato a Prudenzio l’impulso ad organizzare la sua produzione poetica, in parte già esistente ma non ancora completa, in un corpus ordinato, aperto dalla Praefatio e chiuso da un Epilogus, sarebbe costituito da un viaggio a Roma, a cui il poeta fa cenno in alcune occasioni,41 che il Lana42 ipotizza essere stato compiuto dopo la composizione di perist. 2 e 14 nei quali l’immagine di Roma evocata dal poeta non sembra il risultato di un’esperienza diretta,43 e prima dei già citati inni di perist. 9, 11 e 12. Almeno una parte del Contra Symmachum, poi, viene a sua volta fatta risalire al periodo del soggiorno romano,44 quella relativa al trionfo sui Goti nella battaglia di Pollenzo del 402, raccontato da Claudiano nel Bellum Geticum che del relativo passo del Contra Symmachum (2,697–759) è molto probabilmente la fonte: Prudenzio adotta toni trionfali e non sembra cosciente del fatto che i Goti costituiscano ancora un serio pericolo, che richiederà una nuova battaglia a Verona tra il 402 e il 403, della quale egli, essendo di ritorno in Spagna, non ← 21 | 22 → avrà tempestivamente notizia. Probabilmente, dunque, il Nostro sarà arrivato a Roma prima del giugno 401, assistendo, il 29 giugno, alla festa dei Santi Pietro e Paolo come narrato in perist. 12, per ripartire alla volta della sua patria nella primavera del 402.

A Roma la vita cristiana di Prudenzio conobbe verosimilmente un’altra iniezione di fervore ed entusiasmo dopo quella ricavata a Milano, come dimostra il suo tentativo di diffondere anche in Spagna il culto di martiri romani come Ippolito, cui è dedicato perist. 11, indirizzato al Vescovo spagnolo Valeriano proprio per questa ragione; nello stesso inno il poeta descrive la grande quantità di tombe, sepolcri, epitaffi dedicati a martiri noti ed ignoti (perist. 11,1–16), ciò che doveva averlo particolarmente colpito, conferendo nuovi e decisivi impulsi alla sua attività poetica.45

Details

Pages
348
Year
2015
ISBN (PDF)
9783035107739
ISBN (ePUB)
9783035195675
ISBN (MOBI)
9783035195668
ISBN (Hardcover)
9783034315340
DOI
10.3726/978-3-0351-0773-9
Language
Italian
Publication date
2014 (November)
Keywords
Innologia cristiana Fonte letterario Fonte teologico
Published
Bern, Berlin, Bruxelles, Frankfurt am Main, New York, Oxford, Wien, 2014. 348 p.

Biographical notes

Francesco Lardelli (Author)

Francesco Lardelli (1985) ha studiato filologia classica e letteratura italiana presso l’Università di Friburgo (Svizzera), e ha lavorato per la cattedra di Klassische Philologie della stessa Università come assistente di ricerca dal 2009 al 2012, dedicandosi contemporaneamente alla stesura della propria tesi di dottorato. Dal mese di settembre 2013 è insegnante liceale di latino e greco.

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