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Alessandro Manzoni nei paesi anglosassoni

by Alice Crosta (Author)
©2014 Thesis 250 Pages

Summary

Secondo la maggior parte dei critici, la fortuna di Manzoni in Gran Bretagna e negli Stati Uniti è stata molto limitata. Ma questo volume, che tratta della ricezione manzoniana nei paesi anglosassoni nell’Ottocento, cerca di ridimensionare l’interpretazione tradizionale della ‘sfortuna’, presentando numerosi documenti dai quali si evince che le opere di Manzoni erano lette e spesso anche apprezzate. Nell’Inghilterra romantica e vittoriana, le testimonianze più evidenti della fortuna di Manzoni comprendono due recensioni di Mary Shelley, e alcune fictions (di autori come Bulwer Lytton ed Elizabeth Gaskell) che alludono ai Promessi sposi. Negli Stati Uniti, spiccano i riferimenti a Manzoni in alcune conferenze di Emerson e negli articoli di Margaret Fuller. Inoltre non va dimenticato il ruolo degli esuli politici del Risorgimento, che attraverso l’insegnamento dell’italiano e la pubblicazione di recensioni contribuirono (anche se in modo contraddittorio e ambivalente) alla fortuna internazionale di Manzoni. Spesso infatti nei paesi anglosassoni le sue opere venivano lette e discusse attraverso una mediazione italiana, francese o tedesca, un complesso scambio di edizioni e di recensioni.

Table Of Contents

  • Copertina
  • Titolo
  • Copyright
  • Sull’autore
  • Sul libro
  • Questa edizione in formato eBook può essere citata
  • Sommario
  • Introduzione
  • Prima Parte. La Fortuna In Gran Bretagna
  • 1. Le recensioni 1820-1890
  • 2. Il primo traduttore: Charles Swan
  • 3. Traduzioni dei Promessi sposi e della Morale cattolica
  • 4. Traduzioni del Cinque Maggio e antologie di traduzioni
  • 5. Antologie italiane
  • 6. Libri sull’Italia
  • 7. Età romantica: Stendhal
  • 8. Età romantica: Foscolo
  • 9. Età romantica: Scott
  • 10. Età romantica: Bulwer Lytton
  • 11. Mary Shelley
  • 12. Esuli del Risorgimento: Mazzini
  • 13. Esuli del Risorgimento: Gallenga
  • 14. Esuli del Risorgimento: i fratelli Ruffini
  • Giovanni e Agostino Ruffini lettori dei Promessi sposi
  • Lorenzo Benoni
  • Doctor Antonio
  • Lavinia
  • Who Breaks-Pays di Henrietta Jenkin
  • 15. Età vittoriana: Dickens e altri autori
  • 16. Età vittoriana: George Eliot
  • 17. Età vittoriana: Elizabeth Gaskell
  • 18. Età vittoriana: Gilbert
  • 19. Movimento di Oxford: Newman
  • Un romanzo antitrattariano
  • 20. Movimento di Oxford: Charlotte Yonge
  • 21. Colloqui con Manzoni
  • Hayward
  • Gladstone
  • Gli anglicani di Oxford
  • Rogers
  • Hope
  • Allies
  • Wynne
  • Seconda Parte. La Fortuna Negli Stati Uniti
  • 1. Le recensioni 1830-1890
  • 2. Traduzioni del Cinque Maggio e antologie di traduzioni
  • 3. Antologie italiane
  • 4. Libri sull’Italia
  • 5. La questione Manzoni Poe
  • 6. Giudizi critici: Emerson
  • 7. Giudizi critici: Longfellow e Sumner
  • 8. Giudizi critici: Margaret Fuller
  • 9. Giudizi critici: Howells
  • 10. I promessi sposi come lettura dei personaggi
  • 11. Colloqui con Manzoni
  • Bancroft
  • Ticknor
  • Catharine Sedgwick
  • Margaret Fuller
  • Conclusioni
  • Appendici
  • Opere in volume
  • Edizioni delle opere di Manzoni
  • Edizioni italiane delle opere di Manzoni, pubblicate in Gran Bretagna e negli Stati Uniti nell’Ottocento
  • Traduzioni e principali ristampe
  • Antologie italiane
  • Antologie di traduzioni
  • Travel books e libri sull’Italia
  • Lettere, diari, biografie
  • Saggi critici ‘storici’
  • Opere letterarie
  • Recensioni e articoli
  • Bibliografia
  • Studi sulla fortuna anglosassone di Manzoni
  • Studi su altri argomenti
  • Siti web
  • Banche dati
  • Bibliografia
  • Banche dati full-text
  • Indici
  • Biografie
  • Indice dei nomi

Introduzione

La fortuna di Manzoni in Gran Bretagna e negli Stati Uniti è un argomento in genere trascurato. Negli studi sui rapporti angloitaliani nel Romanticismo e in età vittoriana, sul viaggio in Italia e sulla fortuna della letteratura italiana in Inghilterra e negli Stati Uniti, raramente vi sono riferimenti a Manzoni. Inoltre, dal punto di vista della critica manzoniana, gli studi sulla ricezione dell’autore nell’area anglosassone fino a poco tempo fa non superavano la dimensione dell’articolo. Il primo volume monografico è quello di Intonti e Mallardi1, che si concentra sulle sei traduzioni in lingua inglese dei Promessi sposi pubblicate nell’Ottocento.

In questo volume ci si propone invece di approfondire la fortuna anglosassone di Manzoni dal punto di vista storico e letterario. Ci si concentra sull’Ottocento, il secolo in cui l’autore italiano ha esercitato un maggiore influsso culturale: infatti, personaggi importanti del mondo intellettuale inglese e americano citano le sue opere, e le numerose recensioni, traduzioni, antologie e libri sull’Italia che fanno riferimento a Manzoni dimostrano che questo autore era noto al pubblico colto. La ricerca è stata resa possibile anche dalla digitalizzazione di materiali bibliografici difficilmente reperibili: numerosi volumi e periodici conservati nelle biblioteche inglesi e americane sono ora leggibili on-line, o nelle banche dati della British Library.

Alcuni critici hanno analizzato le traduzioni inglesi e americane dei Promessi sposi e le principali recensioni delle opere manzoniane: Neri e Pallotta (traduzioni e recensioni inglesi e americane), Phillips (recensioni inglesi), Garofalo (traduzioni e recensioni americane) e Low (recensioni americane)2. Dionisotti ha proposto un’interpretazione complessiva: un ← 7 | 8 → legame tra la fortuna inglese di Manzoni e il contesto religioso, con particolare riferimento al movimento di Oxford3.

Altri studi riguardano i giudizi o le testimonianze su Manzoni da parte di autori come Newman (Raimondi, Sylva), Dickens (Vescovi) e George Eliot (Szirotny)4. Sono state discusse le testimonianze di viaggiatori inglesi e americani che hanno visitato lo scrittore italiano: il letterato Abraham Hayward (Wanke), Gladstone (Reynolds, Dionisotti), cinque anglicani legati al movimento di Oxford (De Luca, Lindon), il critico americano Ticknor (Severino), le scrittrici americane Catharine Sedgwick e Margaret Fuller (Prezzolini)5. ← 8 | 9 →

Secondo la maggior parte degli studiosi, la fortuna di Manzoni in Gran Bretagna e negli Stati Uniti è stata molto limitata. Autori importanti del tempo, compresi quelli che si interessavano alla letteratura italiana o visitavano l’Italia, non hanno lasciato testimonianze di una conoscenza delle opere manzoniane. Inoltre, spesso le recensioni sono ambivalenti o riduttive, le informazioni su vita e opere sono inesatte, e alcune riviste importanti non si occupano di Manzoni. Secondo i critici, i principali ostacoli alla fortuna anglosassone di Manzoni erano il suo cattolicesimo e i difetti delle traduzioni dei Promessi sposi, ridotte o comunque segnate da vistosi errori.

Ma un approfondimento della questione permette di ridimensionare il peso di questi fattori e l’interpretazione della ‘sfortuna’. In questo volume saranno discussi numerosi documenti, in gran parte ‘originali’ (non segnalati negli studi precedenti), da cui si evince che le opere di Manzoni, in particolare il romanzo, erano note e spesso anche apprezzate.

Le recensioni, individuate nei database dei periodici e dei quotidiani della British Library, sono molto numerose. In Inghilterra, Il Conte di Carmagnola fu recensito nel 1820-21, l’Adelchi nel 1826-27, la Ventisettana nel 1827-28. Altre recensioni accompagnarono le traduzioni dei Promessi sposi del 1834 e del 1844 e ’45; un gruppo di articoli uscì nel 1873, dopo la morte di Manzoni. Negli Stati Uniti, le recensioni si concentrarono negli anni 1833-35, a ridosso delle due traduzioni americane dei Promessi sposi; altri articoli importanti apparvero negli anni 1838-41.

Alcune recensioni, sia britanniche sia americane, furono pubblicate a distanza di anni o di decenni dalla prima edizione delle opere manzoniane e facevano riferimento a ristampe successive. Se ne ricava l’idea di una ricezione relativamente lenta e discontinua, che però aveva una lunga durata, proprio come quella di un autore ormai classico.

Le opere manzoniane più note nel mondo anglosassone erano I promessi sposi e Il Cinque Maggio. Si contano sei traduzioni del romanzo, quattro inglesi (uscite nel 1828, ‘34, ‘44 e ‘45) e due americane (entrambe del 1834)6. L’opera era apprezzata per il messaggio morale e per ← 9 | 10 → i valori cristiani, rappresentati da fra Cristoforo e dal cardinal Federigo. Ai critici interessavano anche le parti drammatiche e potenzialmente gotiche, come la storia della monaca, il pentimento dell’innominato e la peste, e le scene comiche legate a don Abbondio7. Si osserva inoltre la tendenza ad attualizzare I promessi sposi, a leggerli come una rappresentazione della situazione reale della società e della Chiesa dell’Italia dell’Ottocento.

Il Cinque Maggio, la cui fama era legata al tema napoleonico, era poco noto fino agli anni ’40, ma da quel momento il numero delle traduzioni aumentò. Non ci furono invece, a differenza che in Germania e in Francia, traduzioni integrali delle tragedie; ma alcuni brani rappresentativi, in genere i cori e i finali, venivano tradotti nelle recensioni. Un altro veicolo di diffusione delle liriche manzoniane pare che fosse la recitazione da parte di attori italiani.

Parte della fortuna inglese e americana di Manzoni è dovuta agli esuli del Risorgimento8, i cui principali mezzi di sussistenza nella nuova patria erano l’insegnamento dell’italiano e il giornalismo (la pubblicazione di articoli che trattavano di cultura e questioni italiane). L’insegnamento dell’italiano era molto richiesto nella prima metà dell’Ottocento: era una ‘moda’ culturale ereditata dal Romanticismo.

Subito dopo l’uscita della Ventisettana, Manzoni fu adottato come autore scolastico: I promessi sposi, testo classico dell’italiano moderno, erano consigliati anche ai principianti per l’apprendimento della lingua. Inoltre brani del romanzo, liriche ed estratti delle tragedie erano inseriti nelle antologie di letteratura italiana. I curatori di queste antologie sono personaggi noti dell’emigrazione politica: in Inghilterra, Antonio Panizzi, Carlo Beolchi (esuli dopo i moti del 1821), Giacomo Lacaita, Carlo ← 10 | 11 → Arrivabene (dopo il 1848); negli Stati Uniti, Felice Foresti, reduce dello Spielberg, e Luigi Monti, esule dal 1850.

Se quindi Manzoni aveva un’importanza indiscussa come autore scolastico, il giudizio critico di questi intellettuali liberali e laici era controverso e ambivalente. Già Foscolo, emigrato in Inghilterra dopo la Restaurazione, era rimasto estraneo al dibattito tra classicisti e romantici, e aveva espresso un giudizio negativo sul Conte di Carmagnola in due lettere del 1826 e in una recensione incompiuta.

Mazzini, a Londra dal 1837, nell’articolo Italian Literature since 1830 critica gli autori della ‘scuola manzoniana’, e quindi indirettamente I promessi sposi, in quanto inviterebbero alla rassegnazione, a subire le prevaricazioni senza reagire.

Per lo stesso motivo, il mazziniano Antonio Gallenga, che tratta di Manzoni in vari articoli degli anni ’30 e ’40, esprime riserve sulle tragedie e sul romanzo, che inoltre a suo giudizio propone un’immagine troppo idealizzata del cattolicesimo e del ruolo della Chiesa. Le critiche sono anche di tipo linguistico, poiché Gallenga non condivide la scelta manzoniana a favore di una lingua più moderna e comunicativa9.

Ma anche tra i patrioti non mancano i giudizi favorevoli. Un altro mazziniano, Giovanni Ruffini, difende I promessi sposi per i valori morali e per il messaggio di conforto e speranza, e li richiama nei suoi romanzi risorgimentali in inglese, scritti a Parigi: Lorenzo Benoni (1853), Doctor Antonio (1855) e Lavinia (1860). Nei primi due, l’opera di Manzoni è una lettura dei protagonisti e sembra fornire spunti per personaggi e scene. In Lavinia, I promessi sposi sono argomento di una discussione tra il protagonista e un aspirante scrittore francese. Il protagonista difende Manzoni per i suoi alti ideali morali e artistici; al contrario, il suo amico preferisce una letteratura di consumo, che scandalizza i lettori rappresentando passioni immorali e vicende violente.

L’interpretazione romantico risorgimentale, con il suo giudizio ambivalente su Manzoni, si diffuse fra i letterati inglesi e americani, alcuni dei quali erano direttamente in contatto con gli esuli. Ne furono influenzate Mary Shelley, che trattò di Manzoni in due interventi sulla letteratura italiana contemporanea, nel 1838 e nel 1844, e la giornalista america ← 11 | 12 → na Margaret Fuller, che incontrò Manzoni a Milano nel 1847. Ma il punto di vista dei critici anglosassoni è in genere più favorevole. Per esempio, molti considerano Manzoni un patriota, che nel coro del Carmagnola e nel primo coro dell’Adelchi denuncia le disgrazie del suo paese10.

Fin dal primo traduttore inglese, il giovane pastore anglicano Charles Swan, I promessi sposi erano apprezzati nel mondo anglosassone per il messaggio cristiano. Nella prefazione, Swan dichiara di non aver mai letto «a novel in which Religion looks so beautiful». Critica però il voto di Lucia, che gli sembra irragionevole, e il suo scioglimento per autorità della Chiesa.

In modo analogo, il traduttore anonimo del 1844 nella prefazione raccomanda l’opera per le sue «masterly pictures of religious truth and beauty», ma si dissocia dal cattolicesimo: non consiglia ai lettori di seguire «every practice or doctrine implied in Manzoni’s work».

Ma in genere la differenza confessionale non era un ostacolo alla fortuna di Manzoni. Negli Stati Uniti, il filosofo Emerson è particolarmente colpito dalla scena in cui fra Cristoforo chiede perdono al fratello dell’uomo che ha ucciso: trascrive l’intero brano, in una propria traduzione, in due conferenze, Holiness (1838) e Natural Religion (1861). La stessa scena commuove Charles Sumner, futuro politico americano, quando legge la Ventisettana in Italia nel 1839.

In Inghilterra, Newman ricorda fra Cristoforo in una lettera del 1839, in un momento in cui è a disagio nella Chiesa anglicana: il personaggio manzoniano rappresenta per lui un ideale di sacerdote cattolico11. Newman era uno dei leaders del movimento di Oxford, che proponeva la ripresa, da parte della Chiesa anglicana, della tradizione comune con quella romana12. Il romanzo di Manzoni era diffuso in questo ambiente: ← 12 | 13 → oltre a Newman, lo leggevano John Keble, un altro promotore del movimento, e la scrittrice Charlotte Yonge, autrice di romanzi nel genere del Bildungsroman e del realismo domestico.

Nell’opera principale della Yonge, The Heir of Redclyffe (1853), i personaggi leggono e discutono I promessi sposi13: Manzoni è considerato superiore ad autori inglesi importanti come Dickens e Byron. Le conversioni di fra Cristoforo e dell’innominato diventano un modello per il protagonista Guy Morville, che è potenzialmente un eroe byroniano, violento e vendicativo. Ma riesce a superare l’odio per il nemico (il cugino Philip), lo perdona e perfino si sacrifica per lui, poiché muore dopo averlo assistito in una grave malattia (l’episodio si svolge in Italia).

Un altro personaggio ‘fortunato’ è il cardinal Federigo, che, come fra Cristoforo, rappresenta un ideale di eroe cristiano. Il personaggio entusiasma Macaulay, Margaret Fuller, Emerson (che però sembra confonderlo con san Carlo). Numerose recensioni commentano il colloquio del cardinale con l’innominato, spesso citato in traduzione, o quello con don Abbondio.

Details

Pages
250
Year
2014
ISBN (PDF)
9783035106831
ISBN (ePUB)
9783035196535
ISBN (MOBI)
9783035196528
ISBN (Softcover)
9783034314992
DOI
10.3726/978-3-0351-0683-1
Language
Italian
Publication date
2014 (February)
Keywords
Ricezione manzoniana Ottocento Sfortuna Risorgimento
Published
Bern, Berlin, Bruxelles, Frankfurt am Main, New York, Oxford, Wien, 2014. 250 p.

Biographical notes

Alice Crosta (Author)

Alice Crosta (Milano, 1981) ha conseguito la laurea in Lettere moderne e il dottorato in Storia e letteratura dell’età moderna e contemporanea all’Università Cattolica. Le sue ricerche hanno come oggetto Manzoni nella sua collocazione europea e internazionale, specialmente in relazione con la cultura inglese e americana.

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