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Claudius Claudianus. L’epitalamio per Palladio e Celerina

Commento a «carm. min.» 25

by Chiara Pfisterer (Author)
©2017 Thesis 230 Pages

Summary

Il commento per «c.m.» 25 nasce dal desiderio di studiare l’epitalamio meno noto di Claudiano e di attribuirgli un ruolo nel «corpus Claudianeum». L’interpretazione del carme alla luce della tradizione letteraria precedente è alla base di questo studio che, servendosi del metodo intertestuale, rivela un risultato inaspettato per quanto riguarda la combinazione di nuovi elementi e l’accentuazione del carattere panegirico. L’apparato mitologico suscita interesse e simpatia nelle figure di una Venere pronuba, oziosa e sensuale e un Imeneo poeta bucolico. Claudiano, che in c.10 era vincolato da ragioni politiche, può soddisfare qui le sue esigenze poetiche e affrontare, in occasione delle nozze di Palladio e Celerina, il tema del matrimonio da un punto di vista diverso da quello tradizionale.

Table Of Contents

  • Copertina
  • Titolo
  • Copyright
  • Sull’autore/sul curatore
  • Sul libro
  • Questa edizione in formato eBook può essere citata
  • Indice
  • I. Introduzione
  • 1.1 Premessa
  • 1.2 Struttura del commento
  • 1.3 Metodo di ricerca per la realizzazione del commento
  • 1.4 Claudio Claudiano e il suo tempo: Biografia e opere
  • 1.5 Lo sviluppo del genere epitalamico da Stazio a Claudiano
  • 1.6 Gli epithalamia di Claudiano: carmen maius 10
  • 1.7 Elementi epitalamici nelle opere di Claudiano: De Raptu Proserpinae, fesc. e carm. 10
  • 1.8 La rappresentazione del matrimonio nelle opere di Claudiano: De Raptu Proserpinae, carm. 10 e carm. min. 25
  • II. L’epitalamio per Palladio e Celerina
  • 2.1 Stato attuale della ricerca
  • 2.2 Composizione e contenuto dell’opera
  • 2.3 Osservazioni di prosodia e metrica
  • 2.4 Il problema della datazione
  • 2.5 I destinatari Palladio e Celerina: la rappresentazione delle loro famiglie nelle laudes sponsorum.
  • 2.6 Il pubblico di Claudiano
  • III. Traduzione dell’opera
  • IV. Commento
  • 4.1 Praefatio (vv.1–8)
  • 4.2 L’epitalamio: La prima apparizione di Venere (vv.1–25)
  • 4.3 L’inizio degli eventi: Imeneo e il suo ruolo rispetto a Venere (vv.26–55)
  • 4.4 Le laudes sponsorum: un panegirico familiare in una cornice mitologico-narrativa (vv.56–93)
  • 4.5 L’interazione tra Venere e Imeneo (vv.94–99).
  • 4.6 La toilette di Venere e il viaggio verso Milano (vv.99–115)
  • 4.7 I preparativi per le nozze (vv.116–123)
  • 4.8 L’adlocutio sponsalis (vv.124–145)
  • V. Conclusione e riassunto dei risultati
  • VI. Abbreviazioni
  • VII. Indicazioni bibliografiche
  • 7.1. Edizioni critiche consultate e commenti
  • 7.1.1 Claudiano: Edizioni dell’opera omnia contenente i carmina minora
  • 7.1.2 Claudiano: Edizioni di singole opere
  • 7.1.3 Altri autori
  • 7.2. Bibliografia critica
  • VIII. Index locorum
  • Reihenübersicht

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I. Introduzione

1.1 Premessa

Claudiano ha composto due epitalami: il primo, carm. 10, in onore delle nozze imperiali di Onorio e Maria, il secondo, carm. min. 25, per il matrimonio di Palladio e Celerina, una coppia dell’alta aristocrazia milanese. Sebbene entrambi riprendano e sviluppino il carme nuziale di Stazio (silv. 1,2), presentano tuttavia una struttura e un’intenzione compositiva differenti. Nell’analisi del primo epitalamio la critica ha individuato quali fossero gli interessi politici di Claudiano e ha cercato di identificare i personaggi storici menzionati nella sua opera. Soprattutto il nome di Stilicone si è guadagnato una notevole attenzione da parte di studiosi e commentatori che hanno riconosciuto in lui l’uomo più importante dell’Impero.1

Fin dai suoi albori la critica moderna si era interessata prevalentemente degli aspetti storici e politici dei componimenti claudianei tentando di individuare nel testo ogni indizio che potesse ampliare le scarse notizie del periodo tardoantico. Per questo motivo le opere dell’autore più apprezzate e più studiate erano quelle di contenuto storico-politico, che illustravano gli eventi tra il 395 e il 404 d.C. e contribuivano così alla ricostruzione storica della fine del IV e l’inizio del V secolo d.C.2

I diversi tentativi di riconoscere nei carmi claudianei una fonte storica utile si scontrarono, tuttavia, con la tendenza dell’autore a concentrarsi soprattutto sull’Impero Romano d’Occidente e a rappresentare gli eventi in maniera tale da mettere in buona luce il suo maggiore protagonista: Flavio Stilicone. Su questa linea si è inserito il lavoro di Alan Cameron che rappresenta uno stadio importante negli studi delle opere claudianee. Questi cercò di portare alla luce una serie di metodi e strategie utilizzate dal poeta per reinterpretare gli avvenimenti ← 9 | 10 → storici a favore del suo mecenate.3 La tesi di Cameron, secondo cui Claudiano avrebbe stravolto la realtà storica per fini propagandistici, è stata superata in diverse ricerche successive, tra cui quella di Christian Gnilka.4 Siegmar Döpp, condividendo la posizione del suo predecessore Gnilka, ha raggiunto risultati simili che contrastavano nuovamente con la visione unilaterale di Cameron. Sebbene Döpp non voglia negare un certo obbligo del poeta nei confronti del generale, ha riconosciuto tuttavia nelle opere claudianee temi non direttamente influenzati da Stilicone e dalla sua politica.5

L’epitalamio per Palladio e Celerina, di cui si conosce un’analisi approfondita risalente addirittura al 1700, manca di un commento ad versum più recente.6 Nonostante Sabine Horstmann abbia realizzato un lavoro di ricerca ambizioso che tratta il genere epitalamico dal suo nascere fino al periodo tardoantico, gli epitalami claudianei non sono analizzati in modo esaustivo, proprio a causa dell’ampiezza della materia trattata.7 Anche il lavoro della Ricci, che si concentra principalmente sulla traduzione dei carmina minora, rinuncia ad un’analisi completa, accompagnando i versi con note di commento piuttosto limitate.8

La scelta dell’epitalamio per Palladio e Celerina (carm. min. 25) come tema di dissertazione, nasce appunto dal desiderio di offrire un esame critico-letterario del testo e di suscitare non solo un interesse maggiore, ma soprattutto un giudizio positivo nei suoi confronti da parte della critica. Catherine Ware menziona carm. min. 25 nell’introduzione al suo libro “Claudian and the Roman Epic Tradition”, ← 10 | 11 → definendo l’epitalamio e altri carmina minora “lighter works” in contrapposizione ai panegirici composti per la famiglia imperiale e al poema mitologico De Raptu Proserpinae.9 Con la definizione di “lavori più leggeri” Ware classifica, infatti, le composizioni dei carmina minora a un livello qualitativo inferiore rispetto alle altre opere claudianee, trascurandone così il risultato poetico e l’impegno stilistico.10

Un aspetto molto importante delle opere di Claudiano è la veste mitologica che, se da una parte impreziosisce la poesia, dall’altra sprona il lettore alla ricerca del suo significato. La questione dell’apparato mitologico risulta interessante soprattutto in questo carme, poiché rispetto a carm. 10, di carattere prettamente dinastico, permette all’autore di sviluppare anche il proprio pensiero riguardo al matrimonio e al ruolo della donna come moglie. Sebbene il carm. min. 25 celebri nozze svoltesi in modo ufficiale nel luogo pubblico della corte, tuttavia Claudiano non ha in quest’opera l’obbligo primario di comporre un panegirico imperiale.

La veste mitologica di carm. min. 25 sembra, infatti, non solo rispecchiare un ambiente ben distinto al quale l’autore apparteneva e a cui voleva alludere in modo sottile, ma soprattutto rivelare un preciso discorso letterario che affermasse l’attività poetica del suo autore e ne definisse i suoi elementi costitutivi.11 Natalie Breitenstein, per esempio, vi ha riconosciuto il luogo dove il poeta riflette sulla sua produzione artistica, un mezzo letterario per esprimere la propria coscienza critica e consapevolezza di poeta.12

Il lavoro a cui mi accingo è, quindi, il tentativo di dare un’interpretazione convincente di questo epitalamio attraverso un’attenta analisi letteraria che possa offrire un commento degli aspetti più significativi del carme, senza rinunciare, pur nella dedizione al dettaglio, a una visione complessiva del componimento. L’interpretazione dell’opera si concentra in particolare sull’apparato mitologico che accompagna la narrazione, sul tentativo di giustificarne la funzione e sulle molteplici immagini letterarie che riecheggiano nel testo poetico.

Mi propongo, quindi, di presentare l’epitalamio per Palladio e Celerina, introducendolo e commentandolo alla luce della letteratura tardo latina che, pur ← 11 | 12 → mantenendo le sue radici nella tradizione classica, se ne allontana soprattutto per lo stile poetico e il gusto letterario del suo pubblico.13

Nella prima parte, dopo una breve introduzione sul genere epitalamico, in particolare nel periodo da Stazio a Claudiano, vengono ripercorse sinteticamente la vita e le opere dell’autore, con un’attenzione particolare per il suo epitalamio imperiale (carm. 10). Poiché il carme per Onorio e Maria rappresenta uno dei termini di paragone più importanti, sono necessari un riassunto del suo contenuto e un’analisi formale che ne illustri gli aspetti più significativi.

Per motivi di distinzione ricorro al termine di “epitalamio dinastico” per carm. 10 e a quello di “epitalamio aristocratico” per carm. min. 25, sebbene Celerina e Palladio appartengano all’aristocrazia di corte e siano, quindi, in qualche modo legati alla cerchia imperiale e, nel caso di Celerina, anche a Stilicone in persona.14 Questa terminologia è il tentativo di distinguere i due carmi sia per il loro contenuto sia per le intenzioni dell’autore, che si propone di trattare la materia epitalamica da due posizioni diverse. Mentre in carm. 10 è al centro la coppia di giovani imperatori e ancor più la figura di Stilicone, il regnante di fatto, in carm. min. 25 il tema politico è molto meno presente, poiché ad essere celebrati sono due rappresentanti dell’élite romana a cui Claudiano stesso apparteneva.

Il secondo capitolo è interamente dedicato all’epitalamio per Palladio e Celerina.

Lo studio di carm. min. 25 offre, innanzitutto, un quadro generale del contenuto e della tecnica di composizione, per affrontare poi brevemente il problema della datazione e dei destinatari. Verranno in seguito rilevati quegli autori le ← 12 | 13 → cui influenze sono più rintracciabili nella realizzazione del carme e quali delle loro opere possano essere considerate, secondo la terminologia di Genette, degli “ipotesti”.15 Nel corso del commento ad verbum rivelano la loro importanza, oltre a Stazio, anche i poeti elegiaci ed epigrammatici della classicità latina, come Catullo, Ovidio e Marziale e, non da ultimo, anche il Virgilio dell’epica e delle Bucoliche. Il poeta si serve degli strumenti che la tradizione gli mette a disposizione e, nell’elaborazione di temi e motivi, perviene a risultati diversi, frutto di una reinterpretazione originale. Insieme ai cosiddetti “ipotesti” di autori precedenti, anche le opere di Claudiano stesso, cosiddetti “intertesti”, si ritrovano, in parte, in carm. min. 25, sia per quanto riguarda lo stile di composizione, sia nella scelta di immagini e temi. Oltre a carm. 10 sono da tenere in considerazione anche altri testi di Claudiano che, pur non appartenendo al genere epitalamico, sembrano comunque riecheggiare in alcuni versi di carm. min. 25.

La ricezione delle opere di Claudiano, invece, non svolge un ruolo importante all’interno di questo lavoro di commento, che si propone, appunto, come interpretazione dell’epitalamio per Palladio e Celerina alla luce della tradizione letteraria precedente. Le opere di autori successivi sono menzionate solamente in singoli casi, dove il confronto diretto con carm. min. 25 si manifesta in modo palese.

Sebbene il carme nuziale per Palladio e Celerina appartenga, per definizione, al genere epitalamico, il contenuto dell’opera e le modalità formali di svolgimento coinvolgono altre forme letterarie che rappresentano il mezzo di espressione del genere panegirico.

La formazione e l’evoluzione poetica dell’autore, attivo tra la fine del IV e l’inizio del V sec., vale a dire in un contesto storico e religioso estremamente complesso, evidenziano la singolarità dell’opera claudianea. Greco d’origine ma profondo conoscitore della letteratura romana, padroneggiava la lingua latina al punto da guadagnarsi, in poco tempo, il ruolo di poeta ufficiale a corte. ← 13 | 14 →

L’aspetto della formazione dotta del poeta, della sua conoscenza profonda e non antologica del repertorio classico, va inoltre collegato a ciò che sappiamo sul suo pubblico. A questo tema è dedicato il capitolo 2.6 di questo elaborato.

1.2 Struttura del commento

Il lavoro di commento si basa sull’edizione critica di John Barrie Hall, sebbene in alcuni casi ho tenuto presente anche il testo di Theodor Birt come termine di confronto.16 Ogni parte è preceduta da un’introduzione tematica di approfondimento al commento ad verbum della sezione corrispondente. Oltre al riassunto del contenuto, sono presentati brevemente aspetti e problemi interpretativi che saranno poi approfonditi nel commento. Il fine di queste sezioni preparatorie è di non far perdere al lettore quello sguardo d’insieme senza il quale potrebbe rimanere disorientato nella descrizione approfondita delle singole parti.

La scelta dei versi presi in considerazione non si basa su una necessità di completezza filologica, come nel caso del commento di Helen Kaufmann a Rom. 10 di Draconzio,17 quanto piuttosto sul principio dell’intertestualità e intratestualità.18

Sebbene l’epitalamio non contenga un numero infinito di versi – sono infatti 146 – non è commentata ogni singola parola, ma sono illustrati nel dettaglio solo quei passi fondamentali per il confronto con l’opera epico-epitalamica di Stazio e con l’altro carme nuziale di Claudiano (carm. 10). Mentre Stazio è il punto di partenza nella struttura di un tipo di epitalamio epico-panegirico che raggiunge nel periodo tardoantico una propria forma indipendente, il carme nuziale per Onorio (carm. 10) rappresenta il termine diretto di confronto, rispetto al quale carm. min. 25 mostra la propria “originalità”. Carm. 10 rappresenta, quindi, la conditio sine qua non per comprendere l’interpretazione di carm. min. 25 secondo il metodo da me proposto.

Insieme a queste due opere sono presi come termini di paragone anche altri testi appartenenti a generi letterari diversi, come quello elegiaco e, in parte, quello bucolico. Sebbene il richiamo a quest’ultimo genere possa risultare insolito, si vedrà come un attento studio delle suggestioni pastorali in carm. min. 25 possa rivelarsi una chiave interpretativa interessante non solo riguardo al carme nuziale, ma in generale alla tecnica poetica di Claudiano. ← 14 | 15 →

Details

Pages
230
Year
2017
ISBN (PDF)
9783631739396
ISBN (ePUB)
9783631739402
ISBN (MOBI)
9783631739419
ISBN (Hardcover)
9783631738443
DOI
10.3726/b12727
Language
Italian
Publication date
2018 (October)
Keywords
Intertestualità Epitalamio Epico-mitologico Genere Panegirico
Published
Frankfurt am Main, Bern, Bruxelles, New York, Oxford, Warszawa, Wien, 230 S.

Biographical notes

Chiara Pfisterer (Author)

Chiara Pfisterer Bissolotti ha conseguito la laurea in Lettere Classiche all’Università Cattolica di Milano e in Lingua e Letteratura Latina del Periodo Classico e Medievale insieme al Greco Antico all’UniversitaÌ Albert Ludwigs di Friburgo. Ha concluso il dottorato in Latino all’Università di Basilea nel 2014. Dal 2009 lavora a Zurigo come insegnante di Latino.

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