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La lessicografia bilingue italiano-polacca e polacco-italiana dal 1856 al 1946

by Luca Palmarini (Author)
©2018 Monographs 320 Pages

Summary

Il libro traccia la storia della lessicografia italiano-polacco-italiano nel periodo compreso tra il 1856 (pubblicazione del primo dizionario) fino al 1946. Sono analizzati dizionari di tre personaggi chiave del periodo considerato: Erazm Rykaczewski, Ignacy Pląskowski e Fortunato Giannini. Grazie a fonti e documenti d'archivio sono state ricostruite le loro biografie e sono stati analizzati i loro legami con l'Italia e con lo studio dell'italiano. Nella seconda parte del libro vengono studiate in dettaglio la macro- e la microstruttura dei dizionari per scoprire le loro funzioni e capire il loro ruolo nei contatti linguistici e culturali italiano-polacchi.

Table Of Contents

  • Copertina
  • Titolo
  • Copyright
  • Sull’autore
  • Sul libro
  • Questa edizione in formato eBook può essere citata
  • Sommario
  • Introduzione
  • Parte Prima. Analisi storico-culturale
  • Capitolo I. Gli antenati dei dizionari bilingui italiano-polacco: i glossari multilingui
  • 1.1 I primi glossari multilingui con la presenza dell’italiano e del polacco
  • 1.2 Il primo Calepino con l’italiano e il polacco
  • 1.3 I successivi glossari multilingui
  • 1.4 Conclusioni
  • Capitolo II. Erazm Rykaczewski: la storia di un erudito dimenticato, tra traduzioni, dizionari e grammatiche
  • 2.1 Erazm, una figura dimenticata
  • 2.2 I primi anni
  • 2.3 Il Kenilworth di Walter Scott
  • 2.4 L’insurrezione di novembre
  • 2.5 Parigi e la Scozia
  • 2.6 Le traduzioni di Lelewel
  • 2.7 Il dizionario inglese-polacco e polacco-inglese
  • 2.8 La grammatica della lingua inglese
  • 2.9 La breve esperienza italiana
  • 2.10 Il dizionario italiano-polacco, polacco-italiano
  • 2.11 La grammatica della lingua italiana
  • 2.12 L’incontro con il giovane Skórzewski
  • 2.13 La grammatica della lingua polacca
  • 2.14 Il dizionario della lingua polacca
  • 2.15 La storia della geografia e delle scoperte geografiche
  • 2.16 Le opere storiche e di archivio
  • 2.17 Le traduzioni di Cicerone
  • 2.18 Le lettere e gli accenni ai dizionari
  • 2.19 Gli ultimi anni
  • Capitolo III: Ignacy Pląskowski, autore del secondo dizionario bilingue italiano-polacco, polacco-italiano e l’opera incompiuta di Hipolit Witowski
  • 3.1 Ignacy Pląskowski
  • 3.2 Hipolit Witowski e il dizionario non realizzato
  • Capitolo IV. Fortunato Giannini: la storia di un italiano “fortunato” a Cracovia
  • 4.1 I primi anni
  • 4.2 La partenza per la Polonia
  • 4.3 Le prime lezioni
  • 4.4 Praktyczna metoda języka włoskiego
  • 4.5 Klucz i słownik do praktycznej metody języka włoskiego
  • 4.6 Walery Brach e Robert Anson
  • 4.7 Słownik włosko-polski polsko-włoski
  • 4.8 Le odi
  • 4.9 L’inizio della guerra e la partenza
  • 4.10 Il soggiorno a Napoli e Il polacco in Italia
  • 4.11 Lezioni d’italiano
  • 4.12 Il ritorno in Polonia
  • 4.13 Le conferenze
  • 4.14 Come si impara l’italiano
  • 4.15 La creazione della Società Dante Alighieri e la collaborazione con “Głos Narodu”
  • 4.16 Dalla Polonia all’Austria
  • Capitolo V. I Rimanenti dizionari fino al 1946
  • 5.1 Gli anni della Seconda guerra mondiale. I polacchi in Italia
  • 5.1.1 Aleksander Gilson
  • 5.1.2 Oktawiec Jan
  • 5.1.3 Jerzy Doliner
  • 5.1.4 Il dizionario trilingue polacco-inglese-polacco
  • 5.1.5 Altre realizzazioni
  • 5.2 I dizionari o “dizionarietti” compresi nelle grammatiche prima del 1939
  • 5.3 I dizionari bilingui polacco-italiano, italiano-polacco non realizzati
  • 5.3.1 Wanda Wyhowska De Andreis e il dizionario non realizzato
  • 5.3.2 Wojciech Meisels e il dizionario bilingue distrutto
  • Parte Seconda. Analisi lessicografica
  • Capitolo VI. Corpus e contesto teorico dell’analisi
  • 6.1 Corpus dei dizionari
  • 6.2 La definizione di dizionario e di dizionario bilingue
  • 6.3 Lo sviluppo dei dizionari bilingui
  • 6.4 Struttura fisica dei dizionari
  • 6.5 Bipartitismo e bi/monodirezionalità dei dizionari
  • 6.6 La monodirezionalità e la bidirezionalità dei dizionari
  • 6.7 Obiettivi principali dei dizionari analizzati
  • 6.8 La fortuna editoriale dei tre dizionari
  • 6.9 Le categorie normative dei dizionari del corpus
  • 6.10 La lessicultura
  • Capitolo VII. Macrostruttura
  • 7.1 Paratesto: peritesto, epitesto
  • 7.2 Il titolo
  • 7.3 I frontespizi
  • 7.4 Le dediche
  • 7.5 Le prefazioni
  • 7.6 Le abbreviazioni
  • 7.6.1 Le abbreviazioni grammaticali
  • 7.6.2 Altre abbreviazioni presenti in Rykaczewski
  • 7.6.3 Le abbreviazioni dei nomi degli autori e dei titoli citati
  • 7.7 Antroponimi e toponimi in Pląskowski
  • 7.8 Le tavole delle coniugazioni dei verbi nel dizionario di Pląskowski
  • 7.9 Le fonti dei dizionari
  • 7.9.1 Il Vocabolario degli Accademici della Crusca
  • 7.9.2 L’Universale
  • 7.9.3 Il Dizionario universale critico ed enciclopedico della lingua italiana di Villanuova
  • 7.9.4 Il dizionario di Buttura
  • 7.9.5 L’influsso della Crusca
  • 7.9.6 Słownik języka polskiego di Samuel Bogusław Linde
  • 7.9.7 Ropelewski
  • 7.9.8 Mrongovius
  • 7.9.9 Il caso di Pląskowski e Giannini
  • 7.8 La lemmatizzazione
  • 7.9 La lemmatizzazione dei tre dizionari del corpus
  • 7.10 Il calcolo dei lemmi dei dizionari e le loro categorie grammaticali
  • 7.11 Struttura grafica delle voci
  • Capitolo VIII. Microstruttura
  • 8.1 Analisi dei lemmi
  • 8.2 Analisi della microstruttura italiano-polacco
  • 8.2.1 I sostantivi
  • 8.2.1.1 Cane
  • 8.2.1.2 Casa
  • 8.2.1.3 Bambino, donna, uomo e i loro alterati
  • 8.2.1.4 Nomi di utilizzo meno comune
  • 8.2.1.4.1 Quartiere
  • 8.2.1.4.2 Guazzo
  • 8.2.1.5 I nomi irregolari
  • 8.2.1.6 Trattamento dei sostantivi volgari
  • 8.2.1.7 Nomi propri
  • 8.2.1.7.1 Nomi propri di persona
  • 8.2.1.7.2 Nomi propri di persona nella rubrica di Pląskowski
  • 8.2.1.7.3 Nomi di persona o di luogo diventati nomi comuni
  • 8.2.1.7.4 Nomi geografici e nomi geografici diventati nomi comuni
  • 8.2.1.7.5 I nomi propri di indicazione geografica
  • 8.2.1.7.6 I toponimi nel dizionario di Pląskowski
  • 8.2.1.8 La conferma della fonte in Pląskowski
  • 8.2.1.9 La modernità in Giannini
  • 8.2.1.10 Prime conclusioni dell’analisi microstrutturale dei sostantivi
  • 8.2.2 Il verbo
  • 8.2.2.1 Analisi di alcuni verbi nei tre dizionari del corpus
  • 8.2.2.2 Fare
  • 8.2.2.3 Prendere
  • 8.2.2.4 Dire
  • 8.2.2.5 I verbi modali
  • 8.2.2.6 Verbi di utilizzo meno comune
  • 8.2.2.7 Verbi riflessivi
  • 8.2.2.8 Il passato remoto in Giannini
  • 8.2.2.9 Il participio passato irregolare
  • 8.2.2.10 Le preposizioni governate dai verbi
  • 8.2.3 Le espressioni idiomatiche e la marca fig.
  • 8.2.4 I numerali
  • 8.2.5 Gli articoli determinativi e i pronomi personali omonimi
  • 8.2.6 Le preposizioni
  • 8.2.6.1 La preposizione DI
  • 8.2.6.2 La preposizione A
  • 8.2.6.3 La preposizione DA
  • 8.2.6.4 La preposizione TRA/FRA
  • 8.2.7 Gli avverbi
  • 8.2.8 Prime conclusioni sull’analisi della microstruttura italiano-polacco
  • 8.3 Microstruttura polacco-italiano
  • 8.3.1 Sostantivi
  • 8.3.1.1 Broda
  • 8.3.1.2 Pokój, i diminutivi e gli esempi di omonimi
  • 8.3.1.3 Krew
  • 8.3.1.4 Toponimi e aggettivi geografici
  • 8.3.2 I verbi
  • 8.3.2.1 Wziąć /brać
  • 8.3.2.2 Wracać/wrócić
  • 8.3.2.3 Pisać/napisać
  • 8.3.3 Alcuni verbi di uso meno comune
  • 8.3.4 Avverbi
  • 8.3.5 Preposizioni
  • 8.3.5.1 La preposizione DO
  • 8.3.5.2 La preposizione OD
  • 8.3.5.3 La preposizione DLA
  • 8.3.6 I numerali
  • 8.4 Osservazioni conclusive sull’analisi polacco-italiano
  • Conclusioni generali
  • Riferimenti bibliografici
  • Indice delle tabelle
  • Indice delle fotografie
  • Volumi pubblicati nella collana

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Introduzione

L’ambito lessicografico bilingue italiano-polacco, polacco-italiano resta fino a oggi ancora poco esplorato. I riferimenti e gli studi a riguardo sono sporadici, si tratta più che altro di accenni storici e lessicografici. La mancanza di studi più organici è stata il motivo principale che mi ha spinto ad addentrarmi in questo ambito, alla ricerca di tematiche e fonti non ancora analizzate. Lo scopo dell’opera è proprio quello di presentare e di analizzare la lessicografia bilingue (italiana-polacca e polacco-italiana) in un arco temporale abbastanza ampio che abbraccia quasi un secolo. La data iniziale è il 1856, in cui viene pubblicato il primo dizionario bilingue e quella di chiusura il 1946, anno che pone fine a una certa epoca per quanto riguarda i contatti italo-polacchi.

Considerati gli studi lessicografici dei dizionari bilingui già intrapresi in Italia (dizionari francesi, inglesi, tedeschi e spagnoli) e in Polonia (dizionari francesi, inglesi e tedeschi), ci si accorge della mancanza di un tassello importante di quel complesso mosaico della lessicografia bilingue, che consiste nello studio dei dizionari italiano-polacchi e polacco-italiani. Nell’intraprendere questo compito si procede sulla scia delle ricerche di Carla Marello, Valeria Della Valle, Marcello Aprile e Tullio De Mauro per la parte italiana, di Piotr Żmigrodzki, Tadeusz Piotrowski, Mirosław Bańko per la parte polacca, cercando di unire le due tradizioni di ricerca lessicografica anche attraverso il pensiero lessiculturale francese espresso da Robert Gallison e Jean Pruvost.

Il dizionario, tuttavia, non può essere considerato soltanto un prodotto linguistico; si tratta, infatti, anche di un prodotto culturale, poiché riflette in maniera indiretta il mondo con cui il lessicografo si misurava. In quanto prodotto culturale, esso può essere studiato nella dimensione storica come espressione dei contatti tra le culture dei due paesi. In Polonia la tradizione degli studi italianistici è generalmente ben radicata; quello che si osserva con piacere è che essa, tra l’altro, vanta una forte tradizione proprio negli studi degli intensi contatti linguistico-culturali tra i due paesi. I due centri di ricerca più importanti riguardo a tali rapporti si riscontrano recentemente soprattutto nell’Università Jagellonica di Cracovia, grazie agli studi condotti da Stanisław Widłak, e nell’Università di Varsavia con i contributi di Elżbieta Jamrozik e Krzysztof Żaboklicki.

La mancanza di un’opera che tratti la storia, lo sviluppo e l’analisi della prima lessicografia bilingue italiano-polacca, polacco-italiana mi ha convinto a intraprendere il cammino verso la ricostruzione di un percorso temporale ← 15 | 16 → della lessicografia che si propone come un contributo alla storia dei rapporti linguistici e culturali.

Tali motivazioni di base vengono chiaramente rinvigorite dal mio interesse personale, in quanto da una parte ho portato a termine gli studi polonistici in Italia e dall’altra sono insegnante di lingua italiana in Polonia, con una formazione storico-culturale. I dizionari, anche obsoleti, restano un preziosissimo e indispensabile strumento di lavoro che aiuta l’utente ad addentrarsi nella lingua, sia essa nativa o acquisita.

L’opera qui presentata possiede due anime, una storica e l’altra lessicografica, cui corrisponde la divisione del percorso in due parti. La prima anima, quella storica, oltre a esporre lo sviluppo della lessicografia bilingue dalla nascita, il 1856, fino all’anno di svolta, il 1946, introduce il lettore nel contesto storico-culturale in cui l’opera lessicografica si trova inserita e apre altri percorsi degni di interesse, come il recupero dall’oblìo di importanti figure dell’insegnamento quali Fortunato Giannini e di letterati come il polacco Erazm Rykaczewski. Inoltre, il contesto storico permette già a priori di comprendere alcune delle scelte effettuate dagli autori nei loro dizionari riguardanti p.es. la struttura o il lemmario. Questa prima parte comprende cinque capitoli in ordine cronologico; nel primo vengono presentati i dizionari multilingui, antenati dei dizionari bilingui, nei tre successivi le singole biografie e le opere degli autori dei tre dizionari del corpus analizzato.

Il fine è quello di ricostruire l’ambiente culturale in cui ci si trovava allora e il contesto che favoriva la produzione dei singoli dizionari. Tale tipo di presentazione che, oltre ad analizzare il dizionario stesso, porta ad affrontare argomenti storico-culturali, si inserisce nella tradizione degli studi detti di lessicultura, concetto proposto da Robert Galisson1 e da me qui interpretato. La storia della lessicografia bilingue italiano-polacca, polacco-italiana fino all’anno 1946 viene completata con le pubblicazioni del II Corpo d’Armata Polacco in Italia durante la Seconda guerra mondiale (quinto capitolo), dove si osserva come dietro la linea del fronte esistesse una vera e propria produzione editoriale e culturale. I dizionari sono qui un elemento fondamentale, diventano un contributo allo studio della lingua italiana da parte dei polacchi, ma soprattutto sono un supporto per la comunicazione con la popolazione locale in quei momenti tragici. ← 16 | 17 →

Per dovere di completezza, nel percorso storico presentato vengono anche presentate grammatiche o manuali di lingua italiana che al loro interno contengono dei dizionari. Inoltre, vengono anche citati tre dizionari la cui elaborazione non viene portata a termine e su cui si potranno indirizzare future ricerche.

Successivamente si passa alla seconda parte dell’opera ovvero l’analisi lessicografica vera e propria (anima lessicografica). Viene innanzitutto presentato un quadro teorico dell’analisi dei dizionari bilingui, per poi addentrarsi nella struttura fisica e generale delle tre opere lessicografiche. All’inizio viene esposta la macrostruttura dei dizionari, intesa nell’accezione molto ampia. L’analisi macrostrutturale verte su un confronto fra i tre dizionari del corpus, per quanto riguarda le loro parti strutturali, la disposizione del lemmario e i destinatari. Vengono inoltre presentate le fonti cui hanno attinto gli autori (fonti dichiarate da autori oppure ricostruite dalla ricerca). Successivamente si passa alla microstruttura, ovvero alla disposizione delle informazioni all’interno delle voci del dizionario. Il capitolo in questione è a sua volta diviso in due parti: la prima è dedicata all’analisi microstrutturale della parte italiano-polacco, mentre la seconda propone la microstruttura della parte polacco-italiano. È un capitolo assai dettagliato, in quanto l’analisi microstrutturale non si limita ai sostantivi o ai verbi, ma coinvolge anche altre categorie cui è dedicato un ampio spazio. Allo stesso tempo si continua a tenere in considerazione l’aspetto lessiculturale, vero asse portante dell’opera. Chiudono il percorso le conclusioni, in cui riassumo le scoperte più importanti della mia ricerca e ricordo le caratteristiche salienti della lessicografia bilingue del periodo esaminato.

Spero che il lavoro svolto e i risultati ottenuti possano essere uno strumento di consultazione sia per i polonisti che per gli italianisti e che, al tempo stesso, siano di stimolo a ulteriori ricerche.

Vorrei porgere i miei più sentiti ringraziamenti al professor Roman Sosnowski che ha creduto in me e nel mio progetto, così come vorrei ringraziare la professoressa Elżbieta Jamrozik e il professor Artur Gałkowski per i preziosi suggerimenti ricevuti al fine di una migliore stesura dell’opera. Ringrazio anche tutti gli amici che mi hanno dato il loro appoggio morale, fattore che nella vita è sempre prezioso. ← 17 | 18 →


1 Robert Galisson, Où il est question de lexiculture, de Cheval de Troie et d’Impressionnisme, “Études de Linguistique Appliquée” 97, 1995, pp. 5–14.

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Parte Prima. Analisi storico-culturale

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Capitolo I. Gli antenati dei dizionari bilingui italiano-polacco: i glossari multilingui

Il presente capitolo si propone di presentare brevemente la cronologia dei glossari multilingui in cui sono presenti sia la lingua italiana che quella polacca, al fine di informare il lettore del percorso storico avvenuto nella storia lessicografica tra le due lingue in questione, prima della nascita dei dizionari bilingui.

1.1  I primi glossari multilingui con la presenza dell’italiano e del polacco

La relativamente giovane storia della lessicografia bilingue viene anticipata da un lungo periodo in cui erano assai diffusi i dizionari chiamati glossari multilingui o plurilingui, i quali, chiaramente incentivati dall’invenzione della stampa, ebbero un grande successo nei secoli XVI e XVII. In alcuni casi i dizionari bilingui esistevano già e affiancavano quelli multilingui allora molto più popolari; in particolare “il XVI secolo va ricordato come il secolo di passaggio da opere lessicografiche che non erano molto di più di liste di parole difficili mescolate a lessici di particolari autori, a veri e propri dizionari bilingui con migliaia di lemmi, annotazioni etimologiche più accurate, glosse con più traducenti e indicazioni dei contesti in cui usarli”2. Nel XVII secolo il vertiginoso incremento dei commerci tra i paesi europei ha come conseguenza l’aumento della produzione e della diffusione dei dizionari bilingui. Grazie all’opera dei missionari compaiono anche i dizionari bilingui con lingue extraeuropee3; al fine commerciale si aggiungeva dunque quello della diffusione religiosa. I glossari multilingui restavano comunque i più popolari. Alcuni di questi lavori non svolgevano soltanto la pura funzione di dizionario, ma si proponevano anche come una sorta di guida e di manuale di conversazione4.

Il successivo declino dei glossari multilingui è facilmente spiegabile nella crescente richiesta di maggiori informazioni da parte degli utenti per quanto riguarda i singoli lemmi, dal punto di vista semantico, sintattico, etimologico ← 21 | 22 → e morfologico. Il XVIII secolo vide un lento arretramento del fenomeno dei glossari multilingui, ma si continuava a notare una mancanza generale di dizionari bilingui, la quale troverà pieno sviluppo soltanto nel XIX secolo.

Passando alla presenza delle lingue polacca e italiana in questa tipologia di dizionari, Piotr Grzegorczyk, nel suo Index Lexicorum Poloniae5, annota ben nove glossari multilingui pubblicati tra il XVI e il XVII secolo. Sosnowski6 ci informa anche dell’esistenza di un ulteriore glossario trilingue latino-italiano-polacco, riguardante il lessico architettonico. Il primo glossario multilingue contenente sia la lingua polacca che quella italiana venne pubblicato a Cracovia nel 1532; in Polonia esso era comunemente chiamato Słowarz. L’autore è incerto, si presuppone sia Joannes Cervus, di cui però non si hanno molte notizie, mentre si sa per certo che l’opera venne pubblicata nella famosa stamperia di Florian Ungler7, personaggio conosciuto non solo in quanto grande stampatore, ma anche come “strenuo difensore” della lingua polacca8. Il titolo completo è Dictionarius seu nomenclatura quattuor linguarum Wokabularz nowy czterech języków łacińskiego, włoskiego, polskiego, niemieckiego wszem tej sławney koronie i innym narodom bardzo użyteczny9. Nel 1566 ne venne stampata una seconda edizione10 con le quattro lingue allora più utilizzate in Polonia: polacco, latino, italiano e tedesco. Questa ristampa avvenne ad opera dell’editore Szarffenberg, mentre nel 1574 ne venne pubblicata una versione dallo stesso titolo, ma con la lingua francese al posto di quella italiana11. Włodzimierz Gruszczyński e Zygmunt ← 22 | 23 → Saloni12 affermano che gli studi di Elżbieta Kędelska su tale glossario13 ci danno la conferma che esso venne realizzato su modello di un precedente dizionario tetralinguistico pubblicato a Roma nel 1512, in cui al posto della lingua polacca era presente la lingua francese14. Nella nascita della lessicografia italiano-polacca risulta indubbia l’influenza esercitata dall’allora regina di Polonia, l’italiana Bona Sforza, che con la sua corte di artisti e letterati fatti venire dall’Italia diede un notevole impulso allo sviluppo dei contatti italo-polacchi sui quali molto è stato scritto15.

1.2  Il primo Calepino con l’italiano e il polacco

Una decina anni più tardi, più precisamente nell’anno 1585, a Lione16 venne pubblicata una delle molte versioni del famoso Calepino, dal suo autore Ambrogio Calepio17, la prima che contenesse sia la lingua italiana che quella ← 23 | 24 → polacca. Calepino all’inizio realizzò un dizionario di latino con elementi di greco, dato alle stampe in numerose versioni e modifiche, a partire dal 1502. Negli anni a venire l’autore e i suoi successivi collaboratori aggiunsero sempre più lingue; si arrivò così alle undici messe a confronto nella versione del 1590. L’edizione più citata è proprio quella pubblicata in quell’anno a Basilea, dove, tra le altre, troviamo entrambe le lingue in questione. Secondo le note bibliografiche del 1684 la parte polacca venne curata da un certo Pietro Mączyński. Si pensa che in realtà si trattasse di Jan Mączyński18 e ciò trova una sua conferma in Stankiewicz e Estreicher19, i quali confermano che il titolo delle edizioni del 1574 e del 1571 indicava già la presenza della lingua polacca, in realtà poi non inserita.

Nell’edizione del 1502 il dizionario era monolingue in latino e conteneva molte citazioni. La versione pubblicata nel 1509 era invece in quattro lingue: ebraico, greco, latino e italiano. Negli anni a venire Calepino continuò il suo lavoro ma, anche a causa della sopraggiunta cecità, non riuscì a portarlo a termine. L’opera fu dunque completata dai suoi confratelli. I risultati si videro appieno quando ne venne stampata la ventiquattresima edizione, considerata quella definitiva. L’opera è conosciuta in tutta Europa come Calepino, in onore del suo inventore, e la sua ampia notorietà fu dovuta anche al fatto che, successivamente, questo dizionario avrebbe assunto un carattere poliglotta, con versioni in numerose lingue moderne. Nella lingua italiana la parola ‘calepino’ è anche divenuta termine antonomastico per vocabolario20. ← 24 | 25 →

Fotografia 1: Il frontespizio del Dictionarium Decem Linguarum (edizione del 1594) in cui è presente anche la lingua polacca. Fotografia dalla versione digitalizzata disponibile su Books.google: https://books.google.pl/books?id=cj6BrH68xQgC&printsec=frontcover&dq=calepinus+google+books+decem+linguarum&hl=pl&sa=X&ved=0ahUKEwjP0KCAt9raAhURCuwKHbO7BaUQ6AEIMDAB#v=onepage&q=calepinus%20google%20books%20decem%20linguarum&f=false (consultato il 16.10. 2017).

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1.3  I successivi glossari multilingui

Nel 1603, a Francoforte, venne pubblicato il Thesaurus Poliglottus dictionarium multilingue21, di cui esiste anche una seconda edizione datata 161322 e il cui autore è il linguista e storico tedesco Hieronimus Megiser. Per la prima volta venne pubblicato un dizionario dove, al pari del latino del tedesco e dell’italiano, compariva anche la lingua slovena23. Il polacco invece, verrà introdotto soltanto a partire dalla seconda edizione. Due anni più tardi, nel 1605, a Praga venne dato alle stampe il Dictionarium septem diversarum linguarum24, opera di Petrus Loderecker, padre benedettino. Si tratta di un glossario di circa 200 pagine in cui la lingua principale è il latino.

Nel 161625 ad Augusta fece la sua comparsa un dizionario dal titolo Teütsche Sprach und Weissheit. Thesaurus linguae and sapientiae Germanicae26, la cui lingua principale è il tedesco e sulla quale si concentra l’interesse degli studiosi, ma in esso sono presenti anche l’italiano e il polacco. Werner Hüllen27, oltre a definirlo un dizionario monumentale, lo presenta così:

At the beginning of the century, Georg Henisch published a THESAURUS LINGUAE AT SAPIENTIAE GERMANICAE entitled TEÜTSCHE SPRACH VND WEIHEIT (1616) in whose Latin preface he praised the German language because of its age, its purity, its geographical extension, its brevity and its profusion. According to current theological ideas, brevity, i.e. monosyllabic root words, was supposed to be exemplary because it was said to mirror the ideal pre-Babylonian state of the human language. ← 26 | 27 → Hebrew was commonly thought to be the oldest language, because of the great number of monosyllabic root words. This provides a general reason why Henisch and the authors of later dictionaries listed root words together with the possibilities of word-formation.

Nel 1646 venne pubblicato a Varsavia un successivo glossario plurilingue contenente sia il polacco che l’italiano. L’autore non è confermato, ma è probabile che si tratti di Piotr Elert28. L’opera è intitolata Dictionarium (Hexaglossum) cum multis colloquis pro diversitate status hominum quotidie occorentibus. Dykcjonarz sześci ięzykow teraz nowo polskim ięzykiem objaśnionym29. Questo dizionario, successivamente incluso in altre opere, oltre a proporre il latino, l’italiano, il francese e il tedesco è il primo a mettere a confronto il polacco con lo spagnolo30.

Il glossario trilingue contenente lemmi tecnici citato da Sosnowski è incluso nel trattato architettonico del teologo gesuita, professore e architetto, Bartłomiej Wąsowski31, pubblicato nel 1678 con il titolo di Callitectonicorum seu de pulchro architecturae sacrae et civilis compendio collectorum32. In esso è presente un capitolo dal titolo De nomenclatura architectonica33 dove, in cinque pagine (pp. 6–11), vengono presentati i termini architettonici racchiusi in un grafico dall’ordine latino-italiano-polacco.

Nel 1691 a Košice venne dato alle stampe un glossario multilingue dal titolo Gazophylacium Decem linguarum Europaearum apertum… Germanacae, Polonicae, Bohemicae, Belgicae, Anglicae, Latinae, Gallicae, Hispanicae, Italicae et Hungaricae. Sull’anno di pubblicazione e sull’autore, Christoforus Warmer, concordano in molti34. ← 27 | 28 →

Successivamente abbiamo notizia di un glossario in sei lingue, contenuto in un resoconto di viaggio, dal titolo Il burattino veridico, sulla cui pubblicazione sono proposte diverse date. Podhajecka propone l’anno 169135, Sosnowski il 169936, ma la data della prima edizione sembra invece essere l’anno 168237. L’opera possiede un’introduzione in latino, ma la lingua di narrazione è l’italiano. Il testo, “il quale tratta la materia di viaggiare”38, descrive, tramite alcuni resoconti di viaggio, il vecchio continente e gli stati della penisola italiana. Al centro dell’opera viene presentato un capitolo39 dal titolo Notizia d’alcune parole più necessarie per chi viaggia, in varie lingue d’Europa, in cui è presente il citato glossario in sei lingue. L’italiano viene proposto come prima lingua, affiancato dal francese e dallo spagnolo, sistemati in tre distinte colonne; segue poi una pagina con i corrispondenti lemmi in tedesco, polacco e turco, anch’essi distinti in tre colonne. L’autore motiva la scelta di tale ordine con il fatto che per gli italiani queste ultime tre lingue sono simili tra loro, possedendo esse suoni gutturali40. La terminologia presente nel glossario riguarda voci dell’ambito doganale, locandiero, del cibo e delle osterie e va da pagina 254 a pagina 273. ← 28 | 29 →

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Fotografie 2 e 3: Due frammenti del glossario de il Burattino veridico, rispettivamente a pag. 263 e a pag. 267. Il primo frammento presenta i nomi di alcune bevande, il secondo i numeri cardinali, necessari in osteria per le ordinazioni e il conto. La disposizione delle lingue, dopo italiano, francese, spagnolo, è: “tedesco, pollacco, turchesco”. Fotografie dalla versione digitalizzata disponibile su Books.google: https://books.google.pl/books?id=7xtPaHFslQoC&printsec=frontcover&hl=pl&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false (consultato il 20.10.2015).

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L’opera ebbe un immediato successo che si protrasse negli ultimi diciassette anni del Seicento, periodo in cui se ne ebbero sette edizioni, una anche in lingua tedesca41. ← 30 | 31 →

L’unica opera del Settecento con un glossario in cui sono presenti sia la lingua italiana che quella polacca è Il viaggiatore moderno ossia la vera guida per chi viaggia42. L’opera, edita nel 1771 a Roma, e successivamente a Venezia, è scritta in lingua italiana e ripropone il fortunato modello della precedente, ovvero quello di guida turistica con un glossario al suo interno. È infatti presente un capitolo dal titolo Notizia di alcune parole più necessarie per chi viaggia43; si tratta anche qui di un glossario di sei lingue, messe a confronto tra loro. In una prima pagina vengono proposti i lemmi in italiano, francese e spagnolo, nella seguente in tedesco, polacco e turco, per poi ripetere l’ordine in ogni paragrafo tematico. Anche qui il polacco viene inserito insieme al turco e al tedesco per “la forza dell’aspirazione e delle lettere gutturali”44. Se si sottopongono i due glossari a un’analisi contrastiva, si nota subito come il secondo sia in realtà una versione leggermente aggiornata del primo.

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Fotografie 4 e 5: Glossario da Il viaggiatore moderno, alle pagine 125 e 127. Fotografie dalla versione digitalizzata disponibile su Books.google: https://books.google.pl/books?id=u_MkIhEqogC&printsec=frontcover&hl=pl&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false (consutato il 20.10.2015).

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La funzione di tali dizionari non si limita solo a una raccolta di lemmi e rispettivi traducenti, ma si estende anche a quelle di guida e di manuale di conversazione. In fondo, coloro che viaggiavano non erano più soltanto i mercanti: iniziava infatti a svilupparsi la figura del viaggiatore-visitatore, antesignano del turista, privilegio però ancora riservato alle classi più abbienti.

Details

Pages
320
Year
2018
ISBN (PDF)
9783631760437
ISBN (ePUB)
9783631760444
ISBN (MOBI)
9783631760451
ISBN (Hardcover)
9783631748794
DOI
10.3726/b14323
Language
Italian
Publication date
2018 (October)
Keywords
dizionari bilingui dizionari italiano-polacco dizionari polacco-italiano lingua italiana lingua polacca studi lessicografici

Biographical notes

Luca Palmarini (Author)

Luca Palmarini è docente presso l’Università Jagellonica di Cracovia, dove insegna lingua italiana, traduzione dal polacco e storia dell’Italia contemporanea. Le sue pubblicazioni scientifiche vertono in ambito linguistico e storico e riguardano soprattutto i rapporti culturali tra Italia e Polonia.

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Title: La lessicografia bilingue italiano-polacca e polacco-italiana dal 1856 al 1946
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