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Lingua e testualità dei diari on-line italiani

by Maciej Durkiewicz (Author)
©2019 Monographs 364 Pages

Summary

Il volume presenta uno studio linguistico-testuale di un corpus di post di blog diaristici. L’analisi proposta si colloca all’intersezione di due indirizzi di riflessione, quello testuale e quello più prettamente linguistico. Nell’ambito del primo il diario on-line viene studiato nelle sue peculiarità testuali e comunicative come genere di discorso all’interno di tre insiemi: generi autobiografici, generi della CMC e testi poco vincolanti. Nell’ambito del secondo viene esaminata la presenza nel corpus di una serie di tratti morfo-sintattici con l’obiettivo di poter qualificare i diari on-line in termini di distanza/vicinanza rispetto alla norma dell’italiano standard. Segue l’analisi di una serie di tratti sintattici tipici del parlato volta a scoprire in che misura i testi del corpus esaminato risultino orientati verso l’oralità.

Table Of Contents

  • Cover
  • Titelseite
  • Impressum
  • About the autor
  • About the book
  • Sommario
  • Capitolo 1. Considerazioni introduttive
  • 1.1. Studiare i diari on-line
  • 1.2. Un primo sguardo ai contesti teorici della ricerca
  • 1.2.1. La CMC e i nuovi generi di discorso
  • 1.2.2. Ambito varietista: la lingua dei diari on-line e la variazione diamesica
  • 1.2.3. Il concetto di norma linguistica e discorsiva
  • 1.3. Formulazione degli scopi della ricerca
  • 1.4. Articolazione dello studio
  • Capitolo 2. Il diario on-line come genere di discorso
  • 2.1. Il concetto di testo
  • 2.1.1. Testo: verso un’entità multimediale
  • 2.1.2. Testo, discorso, testema
  • 2.1.3. Testo e intertestualità
  • 2.1.4. Testo: verso un’entità prototipica
  • 2.1.5. Testo: verso una definizione
  • 2.2. Sfide poste dalla testualità digitale
  • 2.2.1. L’ipertesto
  • 2.2.2. Il supporto digitale
  • 2.2.2.1. Il concetto di interfaccia e la configurazione paratestuale
  • 2.2.3. Conclusioni
  • 2.3. La problematica dei generi di discorso
  • 2.3.1. Due periodi nello studio dei generi
  • 2.3.2. Concetto di genere
  • 2.3.2.1. Status ontologico
  • 2.3.2.2. Competenza discorsiva
  • 2.3.2.3. Il riferimento a Bachtin
  • 2.3.2.4. Categorizzazione e il concetto di genere
  • 2.3.3. Il diario on-line come genere
  • 2.3.3.1. Criteri pertinenti per l’individuazione del genere ‘diario on-line’
  • 2.3.3.2. Il ‘diario on-line’ o il ‘blog’? Verso una definizione
  • 2.3.3.3. I genere testuali e il web
  • 2.3.3.3.1. I generi sul web: continuità e novità
  • 2.3.3.3.2. Il concetto di genere web e la ‘funzionalità’
  • 2.3.3.3.3. Il web e la continuità dei generi
  • 2.3.3.4. Il diario on-line e il discorso della CMC
  • 2.3.3.5. Il diario on-line e il discorso autobiografico
  • 2.3.3.6. Il diario on-line e la proposta classificatoria basata sul criterio del vincolo interpretativo
  • Capitolo 3. La lingua nella CMC alla luce della ridefinizione del rapporto parlato / scritto
  • 3.1. Premesse
  • 3.2. Spazio varietetico e natura della variabilità diamesica
  • 3.2.1. Il diasistema
  • 3.2.2. La lingua scritta nel diasistema
  • 3.2.3. La situazione italiana: un repertorio dinamico
  • 3.2.4. La variabilità diamesica
  • 3.2.5. La proposta di Koch e Oesterreicher
  • 3.2.5.1. La variazione diamesica tra universale e contingente
  • 3.2.5.2. La proposta di Koch e Oesterreicher: vantaggi, riserve, aspetti opinabili
  • 3.2.5.3. Proposte italiane di distinzione fra medium e concezione alternativi a quella di Koch e Oesterreicher
  • 3.2.5.4. Rapporto fra medium e concezione
  • 3.2.6. Collocazione della CMC all’interno dei modelli proposti
  • 3.2.7. Sinossi
  • 3.3. La lingua nella CMC alla luce delle differenze fra scritto e parlato
  • 3.3.1. Aspetti relativi alla materialità del medium: l’opposizione fonico-acustico vs grafico-visivo
  • 3.3.1.1. Questioni semiotiche generali
  • 3.3.1.2. Caratteristiche semiotiche del mezzo grafico-visivo in opposizione al mezzo fonico-acustico
  • 3.3.1.2.1. La spazialità
  • 3.3.1.2.2. Elementi grafici discreti
  • 3.3.1.2.3. Il supporto
  • 3.3.1.2.4. Elementi paralinguistici ed extra-linguistici
  • 3.3.2. Aspetti culturali e funzionali: l’opposizione oralità vs scrittura
  • 3.3.2.1. Differenze funzionali. Nuove funzioni della scrittura nella dimensione digitale
  • 3.3.2.2. Scrittura e oralità. Literacy
  • 3.3.2.3. Scrittura nel mondo digitale: ‘scrittura secondaria’? ‘oralità terziaria’? electracy?
  • 3.3.3. Uno sguardo linguistico alle differenze fra parlato, scritto e scritto trasmesso
  • 3.3.3.1. Il quid del parlato
  • 3.3.3.2. Vincoli dati dalla “gestione del mezzo” e i loro corrispettivi linguistici
  • 3.3.3.3. Il parlato ha una grammatica diversa da quella dello scritto?
  • 3.3.3.4. Uno sguardo linguistico allo scritto trasmesso
  • 3.3.3.4.1. Gestione del medium digitale
  • 3.3.3.4.2. Videoscrittura
  • 3.3.3.4.3. Scrittura unidirezionale per il web (web writing)
  • 3.3.3.4.4. Scrittura interattiva
  • Capitolo 4. Il corpus e la metodologia
  • 4.1. L’allestimento del corpus
  • 4.1.1. Selezione del materiale
  • 4.1.2. Le dimensioni del corpus
  • 4.2. Caratterizzazione socio-culturale degli scriventi: chi sono i blogger?
  • 4.3. Uno sguardo quantitativo sul corpus
  • 4.3.1. La lunghezza dei post
  • 4.3.2. Evidenze statistiche sul corpus in prospettiva diamesica
  • 4.3.2.1. Type / token ratio
  • 4.3.2.2. Distribuzione percentuale delle principali categorie grammaticali
  • 4.3.2.3. Densità lessicale
  • 4.3.2.4. Nomi e verbi
  • 4.4. Conclusioni
  • Capitolo 5. Testualità: aspetti paratestuali, testuali e grafici
  • 5.1. Aspetti paratestuali
  • 5.1.1. L’apparato paratestuale della pagina web
  • 5.1.2. L’apparato paratestuale del post
  • 5.2. La forma esteriore del testo: segmentazione grafica del testo
  • 5.3. Correttezza ortografica e interpuntiva. Fenomeni innovativi
  • 5.4. Topoi, attacco e chiusura. Ricorrenze compositive e tematiche nei post
  • 5.4.1. Come incominciano i post
  • 5.4.2. Come finiscono i post
  • 5.4.3. Tema globale del testo e struttura tematico-rematica dell’enunciato
  • 5.4.3.1. Tema globale del testo
  • 5.4.3.2. Tema, rema, progressione tematica
  • 5.4.3.2.1. Commento
  • 5.5. Segnali discorsivi, connettivi e glosse metatestuali nel corpus
  • 5.5.1. Precisazioni terminologiche
  • 5.5.2. Dati e commento
  • 5.5.2.1. Segnali discorsivi
  • 5.5.2.2. Connettivi
  • 5.5.2.3. Glosse
  • 5.6. Forme della ripetizione
  • Capitolo 6. La lingua nei post di blog. Aspetti morfosintattici: tratti neostandard e substandard
  • 6.1. Pronomi
  • 6.2. Tempi e modi verbali
  • 6.3. Preposizioni e particelle avverbiali
  • 6.4. Posizione dei clitici
  • 6.5. Fenomeni di tematizzazione
  • 6.6. ‘Che polivalente’
  • 6.7. Frase relativa
  • 6.8. Concordanze a senso
  • 6.9. Altre costruzioni
  • 6.10. Conclusioni
  • Capitolo 7: La lingua nei post di blog: sintassi del periodo
  • 7.1. Individuazione di periodi tipografici e frasi sintattiche. Fenomeni di frammentazione e giustapposizione assoluta
  • 7.2. Frasi verbali e frasi/enunciati nominali
  • 7.3. Il computo e la lunghezza delle frasi e delle clausole
  • 7.3.1. Frasi pluriclausali vs frasi monoclausali
  • 7.3.2. Principali vs subordinate
  • 7.3.3. Subordinazione esplicita e implicita
  • 7.4. Subordinazione: grado e tipologia delle subordinate
  • 7.5. Costrutti problematici
  • Capitolo 8. Considerazioni conclusive
  • 8.1. I risultati
  • 8.2. Ulteriori prospettive di ricerca
  • Bibliografia
  • Corpus
  • Riferimenti bibliografici

←10 | 11→

CAPITOLO 1.Considerazioni introduttive

1.1.Studiare i diari on-line

Anche se la notorietà mediatica del fenomeno del blogging può far apparire il tema dei blog come fin troppo trattato e sviscerato, è nostra impressione che alla visibilità mediatica del fenomeno non abbia corrisposto un’altrettanto vasta produzione di ricerca. E ciò, se può essere messo in dubbio per quanto riguarda altre discipline1, vale di sicuro per la linguistica. Citiamo a questo proposito le osservazioni di Pistolesi (2003: 431), che nei primi anni Duemila cercava di fornire una possibile ragione dell’apparente disinteresse dei linguisti verso le diverse tipologie di comunicazione in rete:

Se dovessi fare il punto degli studi sulla Comunicazione Mediata dal Computer (CMC) in Italia, direi senza dubbio che essa è monopolio di altre discipline, come la sociologia, la semiologia, la psicologia sociale e le scienze cognitive. L’interesse verso questa forma di comunicazione si è concentrato finora sugli aspetti sociali e psicologici della rappresentazione del sé nella comunità virtuale e sull’interazione uomo-macchina. Mentre la mole di testi prodotta in questi ambiti di ricerca aumenta di giorno in giorno, i linguisti si avvicinano alla CMC con una lentezza che attribuirei principalmente a due fattori: per raggiungere l’oggetto di studio, la lingua, bisogna superare una serie di ostacoli, insieme tecnologici e culturali, considerevoli; la dispersione e la sovrabbondanza della bibliografia sono poi scoraggianti.

A distanza di 15 anni le parole di Pistolesi non sono più attuali per la Comunicazione Mediata dal Computer (d’ora in poi spesso CMC) in generale2, il che non toglie che mantengono la loro validità in riferimento ai blog, in particolare nella loro decli←11 | 12→nazione diaristica. Lo scarseggiare di ricerche prettamente linguistiche dedicate al genere testuale in questione sarebbe da ricondurre a nostro avviso da un lato alle note difficoltà cui va incontro chiunque si accingesse ad affrontare i fenomeni della comunicazione in Internet dovute a fattori come la velocità e l’imprevedibilità di sviluppo di Internet. Si pensi che ancora nell’anno 2002 molti pronosticavano che lo sviluppo del fenomeno sarebbe stato caratterizzato da una scrematura “fisiologica” delle diverse tipologie di blog che avrebbe “eliminato la fuffa e premiato i weblog più utili, quelli di servizio, consolidandoli su livelli di alta professionalità” (Reboli 2003: 26). Nel 2007 Di Fraia, in risposta a tale prognostico, sottolineava che “le cose non sono andate esattamente in questo modo”, dal momento che “a fronte di uno sviluppo accelerato e significativo dei blog giornalistici e di quelli tematici, quella che gli osservatori più critici definiscono «fuffa» non si è affatto ridotta nel tempo” e costituiva all’epoca la parte più consistente del fenomeno. Come si sa, quello stato di cose era destinato a cambiare notevolmente con l’arrivo di Facebook in Italia nel 2008 e il conseguente ridimensionamento della blogosfera. È da quella cesura in poi che il genere ‘diario on-line’ diventa una fetta del blogging decisamente meno importante di quanto non fosse prima dell’avvento dei cosiddetti social network, Facebook in primis. Questi ultimi, fruibili agilmente anche attraverso il cellulare e perciò più adatti all’utente orientato non a creare veri e propri post, bensì a stare in contatto con gli altri, sono i principali responsabili del deflusso di quei blogger senza vocazione a scrivere – a quanto pare maggioritari – che una volta aprivano il blog solo perché andava di moda. Non deve stupire, quindi, che avendo perso l’alone di novità e ceduto terreno ai social network, il blog nella sua declinazione diaristica non è di certo al centro dell’interesse dei linguisti.

Al menzionato sopra fattore tempo corrisponde infine una moltiplicazione di forme di comunicazione che ciascuna tecnologia permette di realizzare. “Ad esempio, l’e-mail non va vista come un medium unico e generale, perché gli usi che se ne fanno in diversi contesti sociali, culturali, economici, più o meno strutturati e codificati (al lavoro, fra innamorati, fra persone lontane o vicine, ecc.), sono ognuna una forma di comunicazione specifica, in cui si producono testi che hanno caratteristiche e seguono regole anche molto diverse” (Cosenza 2004: 11). Lo stesso vale anche per il blog che essendo un’etichetta molto generica e vaga abbraccia produzioni linguistiche molto diverse fra di loro: blog diaristici, giornalistici, aziendali, ecc.3.

La CMC dunque, al pari dei suoi singoli settori (ad es. blogosfera), appare una costellazione di fenomeni estremamente ricca e variegata4 che molto spesso risulta difficile da inquadrare entro i limiti di una sola disciplina, il che si ripercuote anche sul carattere di produzione scientifica e interpretativa che si presenta – per lo più ←12 | 13→sotto forma di brevi articoli e saggi. Se da un lato il fatto di doversi confrontare con quello che Cicalese (2007: 50) descrive come “un modo potenzialmente infinito, un’infinitezza che ospita un panorama frammentato, inquieto e in continuo divenire, che costringe per la sua instabilità a ridiscutere ogni confine stabilizzato o normativo”, risulta estremamente stimolante facendo nascere nuove discipline, quali la web usability, la Net Semiology, la Information Architecture), dall’altro lato può costituire un importante fattore scoraggiante.

Fra le possibili cause del ridotto numero di precedenti bibliografici sulla lingua dei blog nell’ambito della linguistica italiana vi è infine il fatto che molti dei fenomeni che caratterizzano la veste linguistica dei diari on-line coincidono in parte con quelli già studiati in riferimento alle altre forme della CMC, come ad esempio l’uso innovativo della punteggiatura e la compenetrazione dei codici scritto e orale. Ciò non significa però che gli stessi fatti linguistici non debbano essere studiati anche in un corpus di diari on-line, specialmente che alcune delle caratteristiche extralinguistiche dei blog li rendono molto diversi dalle e-mail, chat e sms con le conseguenti ricadute sulla veste linguistica, ponendo interessanti interrogativi anche agli studiosi di lingua.

Il presente studio vuole pertanto affiancarsi ai pochi precedenti bibliografici5 come ulteriore tassello mancante utile nella ricostruzione dell’identikit linguistico di quella fetta della blogosfera italiana che non a torto va considerata “grado zero” del blogging, ovvero la fetta dei diari on-line (o blog diaristici) con l’esclusione di blog tematici, specialistici o dei vip. Se rimaniamo, quindi, nel settore della “fuffa”, documentazione del quotidiano di gente comune, ci è sembrato legittimo allestire il corpus (cfr. § 4.1.) attingendo al più grande bacino di blog diaristici in italiano, piattaforma Splinder, proprio al momento della sua massima fioriture e al tempo stesso alla viglia del suo declino.

In sede di premesse va inoltre precisato che si tratta di un contributo allo stesso tempo di ampio respiro e modesto. Se da un lato il presente studio vuole essere sistematico, dall’altro presenta tutta una serie di rinunce, sia volute che obbligate. Le esclusioni fatte riguardano innanzitutto l’oggetto di studio: si è voluto escludere dall’ambito delle analisi i fatti lessicali, sia per le dimensioni del corpus (cfr. § 4.1.) che per il fatto che, a differenza di quelli sintattici e testuali, sono proprio i più suscettibili di invecchiamento. Per quanto riguarda il materiale analizzato ci si è limitati alla parte autoriale dei blog selezionati, post con i relativi apparati paratestuali, con l’esclusione dei commenti, e ciò per il fatto che durante la raccolta del corpus era emersa a chiare lettere una sostanziale scarsità dei feedback dei lettori. Vi è infine il già menzionato fattore tempo in virtù del quale l’ecologia della comunicazione digitale appare notevolmente trasformata rispetto al 2008, l’anno al quale risalgono i blog campionati e inclusi nel corpus, cosa che ha portato a rinunce e omissione nelle parti dedicate alle forme e ai generi della CMC. Di conseguenza la panoramica offerta in § 3.3.3.4.4. si ←13 | 14→arresta a quelle che nell’epoca della fioritura dei blog diaristici erano da considerarsi “forme della CMC primarie” (per prendere a prestito la dicitura usata da Folena 1985: 5 in riferimento alle scritture personali per il loro ruolo nello sviluppo della scrittura tout court). Ne conseguono infine omissioni bibliografiche, in special modo in riferimento alle più recenti delle forme della comunicazione digitale.

1.2.Un primo sguardo ai contesti teorici della ricerca

Al lettore attento non sarà sfuggito che nella selezione della versione finale del titolo del presente lavoro fra le possibili alternative abbiamo optato per il termine ‘diario on-line’. La nostra scelta non è di certo casuale ed è dettata dal suo vantaggio di mettere subito in evidenza due ambiti di riflessione all’intersezione dei quali va collocata la problematica che cerchiamo di affrontare su queste pagine. La prima componente ‘diario’ rimanda al diario on-line, ovvero al diario cartaceo tradizionale, antenato del blog diaristico, e più in generale al discorso autobiografico, mentre la seconda ‘on-line’ chiama in causa il discorso della cosiddetta CMC (Comunicazione Mediata dal Computer). Si tratta di due porzioni ritagliate all’interno del continuum verbale in base a due criteri diversi: la prima, ovvero il discorso autobiografico, che abbraccia testi accomunati da un simile contratto di comunicazione, in base a quello che, secondo l’ormai classica formulazione di Lejeune, chiameremo “patto autobiografico”6; la seconda, ovvero l’universo delle produzioni in rete, in base al medium, quale Internet. Alla luce di quanto detto sopra risultano di prima importanza per la presente ricerca i seguenti ambiti di riflessione:

quello relativo alla differenziazione dell’universo dei prodotti verbali in generi e tipi testuali;

quello relativo alla variazione linguistica in generale, in rapporto al medium in particolare.

Entrambi i filoni, il primo testuale e il secondo più prettamente linguistico, risultano complementari, giacché il genere testuale può essere considerato elemento fondamentale nell’individuazione delle caratteristiche di registro di un testo o di un corpus di testi (Halliday 1978).

1.2.1.La CMC e i nuovi generi di discorso

L’avvento di Internet ha portato allo sviluppo di nuovi supporti e di nuovi dispositivi tecnologici di comunicazione legittimando l’interrogativo sul loro eventuale comportare la nascita di nuove forme di comunicazione alle quali corrisponderebbero nuovi generi di discorso. Alla questione è sottinteso il problema della proliferazione ←14 | 15→di etichette (quali forum di discussione, chat, e-mail, blog) messe in circolazione da Internet, lo status delle quali, data la loro caratteristica di riferirsi al tempo stesso sia a dispositivi tecnologici di comunicazione, sia a prodotti linguistici, è opaco e andrebbe indagato meglio. Il problema, anche se poco indagato nell’ambito della linguistica italiana7, è ben presente agli studiosi di semiotica. Si pensi a Giovanna Cosenza che afferra il problema ricorrendo ai termini di medium e di forma di comunicazione:

Per quanto riguarda Internet non sono media, dal punto di vista semiotico, le reti di calcolatori (tecnologie hardware) né i protocolli Tcp/Ip che regolano la trasmissione di dati sulle reti (tecnologie software), il che può sembrare ovvio, ma non lo sono neanche i vari applicativi software che permettono la comunicazione interpersonale su Internet (e-mail, chat, forum, ecc.), né tanto meno il web come tale.

Quest’ultimo punto è meno ovvio, evidentemente, come mostrano le numerose discussioni che trattano queste tecnologie come se ognuna fosse una forma comunicativa: si parla, ad esempio, della comunicazione via mail o chat e del web, come se la mail, la chat e il web fossero ciascuno una cosa sola dal punto di vista comunicativo, mentre queste tecnologie permettono ognuna una varietà di usi e pratiche sociali che andrebbero indagate separatamente” (Cosenza 2004: 10–11).

Le osservazioni proposte valgono ovviamente anche in riferimento ai blog, i quali, come già detto sopra, si presentano in più di una declinazione, al che si aggiungono siti di mass media che incorporano caratteristiche dei blog.

1.2.2.Ambito varietista8: la lingua dei diari on-line e la variazione diamesica

Fin dai primi lavori sulla comunicazione mediata dal computer – fra i quali spicca quello di Baron (1984), studio ritenuto unanimemente l’antesignano delle succes←15 | 16→sive ricerche linguistiche sulle diverse forme della CMC nel quale veniva messa in evidenza l’esigenza di un confronto fra scritto, parlato e CMC – il posto centrale nella stragrande maggioranza dei casi, compreso il presente studio, è riservato alla collocazione della lingua usata nelle produzioni linguistiche veicolate dai nuovi mezzi di comunicazione rispetto alla dicotomia lingua scritta-lingua parlata (cfr. Collot/Belmore 1996; Fiorentino 2004). Tale esigenza appare più che legittima se consideriamo l’esempio seguente:

(1) (swamottola.splinder.com) (es. fuori dal corpus)
Sono tornata. E sono pure raffreddata, mannaggia. Tornare all’università oggi è stato un trauma…sfido io, dopo due settimane…! Milano è caruccia diciamo, fiore all’occhiello i negozi gh ☺ Al duomo mi ha pure fermato una tipa proponendomi un colloquio x non so cosa, peccato che sto un attimino lontana. M’ero sistemata eh ☺.
Roma è bellissima, come sempre, nulla da dire. E naturalmente mi sembra superfluo dire che mi sono divertita da matti. Non ho tanta voglia di scrivere stasera, mi sa che si vede. Commento del giorno, prima o poi capirò perchè m’innamoro un giorno si e uno no. Oggi in uni ho visto un tipo carinissimo, mai visto prima…pooooositivo. Poi c’è il mio collega che non è male, e poi… be, poi l’amore mio storico. Aaah poooovera me! A Milano poi non si sa quanti figoni. Uuuuuhh che meraviglioso mondo di bei figlioli :) Mannaggia a me…e quando mi sistemo (ahahahahah)!

Il brano in esame, tratto da un diario on-line, anche se realizzato nel codice grafico-visivo, sorprende per una veste linguistica caratterizzata dalla presenza di tratti comunemente ritenuti rappresentativi del parlato, quali ad esempio la prevalenza di un lessico verbale su quello nominale, le interiezioni, una sintassi che procede per nuclei informativi giustapposti a scapito di forme di subordinazione più complesse9.

Il nostro studio trae spunto dalla reazione che si ha mettendo a confronto i testi che frequentiamo nel mondo delle pubblicazioni cartacei con post come quello in (1) e potrebbe chiedersi: “Ma questi blogger scrivono come parlano?”. Tale domanda, per quanto possa sembrare grossolana e banale – riformulata in termini più consoni ←16 | 17→alle esigenze di uno studio che vuole inserirsi nell’antico10 e controverso11 dibattito sul rapporto tra oralità e scrittura – trova corrispondenza nelle varie etichette che sono state coniate dagli studiosi di lingua e comunicazione in riferimento alla commistione di parlato e scritto caratteristica dei nuovi media, ad es.: “written speech” (termine proposto da Maynor 1994 per la lingua dell’IRC), “creolo scritto/orale” (Baron 1998), “discorso scritto interattivo” e “visibile parlare” (Pistolesi 1997)12, “parlar spedito” (Pistolesi 2003), “italiano parlato digitato” (termine usato da Gastaldi 2002 per la lingua delle chat), “testo chiacchierato” (termine di Allora 2000 usato in riferimento alle chat), “scrittura conversazionale” (termine proposto da Fiorentino 2002 a proposito dell’e-mail).

La questione posta in evidenza dalle scelte terminologiche dei vari autori, ovvero la penetrazione di tratti dell’oralità nei testi realizzati nel codice grafico-visivo, non è di poco conto e richiede pertanto una riflessione su tutta una serie di interrogativi sulla natura semiotico-funzionale dei diversi canali con le relative ricadute sulle modalità di comunicazione, nonché, infine, sulla veste linguistica dei testi circolanti nei rispettivi canali.

1.2.3.Il concetto di norma linguistica e discorsiva

I due filoni di riflessione trovano un punto di convergenza nel concetto di norma, indispensabile punto di riferimento per tutte le ricerche che, come la presente, di fronte a un testo o un corpus di testi, si pongono finalità descrittive. Risultati di tali ricerche sono infatti riconducibili in ultima analisi a un commento sul loro più o meno accentuato distacco da una norma. Sta poi allo studioso precisare di quale norma si tratta.

Per norma linguistica tradizionalmente si intende un “insieme delle regole grammaticali, sintattiche e semantiche, per le quali una lingua si definisce come una realtà omogenea” (Barberi Squarotti et al. 2004: 278) e “accettata da una comunità di parlanti e scriventi (o per lo meno dalla stragrande maggioranza) in un determinato periodo e contesto storico-culturale” (Giovanardi 2010: 17). Il concetto di norma così definito si profila come formale, ovvero legato alla forma materiale della lingua intesa come sistema (è infatti possibile individuare sottoinsiemi di regole in ←17 | 18→corrispondenza, al che si aggiungono le periferie del ‘sistema lingua’: ortografia e ortoepia) e prescrittivo. Quest’ultima caratteristica è strettamente legata al carattere sociale della norma linguistica che “si identifica (…) con l’autorità espressa dalle grammatiche e dai vocabolari” (Marazzini 2004: 541). In altri termini essa è frutto dell’operazione di standardizzazione che in base a criteri extralinguistici, autorità ed esteticità in primis, connota “positivamente solo una della varietà sociali e negativamente tutte le altre, marcate all’origine solo da fattori oggettivi e non di valore” (Catricalà 2004: 60).

Con il progressivo abbandono del punto di vista prescrittivo come quello da privilegiare, nel corso del XX sec. (cfr. Hjelmslev, Martinet, Coseriu) nelle scienze del linguaggio è maturata un’idea di norma diversa dalla definizione tradizionale. Sulla scia di Coseriu è possibile parlare di norma non più in termini di un insieme esplicito di forme da applicare negli usi che vogliano qualificarsi come standard, bensì in termini di “sistema di realizzazioni normali” delle possibilità esistenti in astratto nel sistema lingua, dove “normale” non equivale a normativo, bensì comune. Si tratta quindi di una norma implicita che “seguiamo necessariamente se vogliamo essere membri di una comunità linguistica” (Coseriu 1971: 76). La norma così concepita, anche se viene identificata “per astrazioni successive”, si colloca ad un livello decisamente più concreto venendo a coincidere quasi con la norma statistica. Quest’ultima, elaborata nell’ambito della linguistica quantitativa, “si definisce come tendenza di una distribuzione, indicata di solito dalla moda (il caso più frequente), dalla mediana (il caso più equidistante dagli estremi) e dalla media (il caso che si avrebbe se tutti i casi fossero resi uguali)” (Catricalà 2004: 58).

Accanto alla norma a monte della quale sta il sistema lingua vi è infine una pluralità di norme discorsive legate al differenziarsi dell’universo delle produzioni verbali in diversi generi testuali. Questi ultimi – essendo dispositivi di comunicazione apparsi in precise condizioni sociostoriche13 – sono anche “norme” di fruizione per i lettori e di produzione per i parlanti/scriventi. Se ci poniamo quindi in una prospettiva procedurale della comunicazione e della elaborazione del linguaggio ogni genere testuale impone una serie di filtri legati ai diversi fattori extralinguistici pertinenti per il funzionamento dei generi nelle concrete condizioni socio-storiche (partecipanti all’evento comunicativo, canale, scopi da raggiungere, ecc.). Tali filtri vincolano più o meno rigidamente il parlante o scrivente nella produzione del proprio messaggio nel duplice senso: lo guidano sia nella scelta di forme e di loro combinazioni, potenzialmente infinite, offerte dal sistema lingua sia nelle scelte di soluzioni che si collocano a livello della testualità. In virtù delle scelte del primo tipo la sua produzione linguistica risulterà qualificabile come concepita in una varietà più o meno in linea o con la norma prescrittiva o con la norma statistica di una delle varietà del diasistema, mentre le scelte del secondo tipo incideranno sulla veste del ←18 | 19→testo prodotto, che lo qualificherà come esemplare più o meno tipico della testualità prevista dal genere testuale in questione.

1.3.Formulazione degli scopi della ricerca

Tirando le somme di quanto detto finora va ribadito che si tratta di un contributo volutamente parziale che di fronte alla ricchezza delle tematiche connesse al fenomeno dei blog ritaglia un campo di studio dai confini stretti e, nella misura del possibile, ben precisi, ovvero dai confini delimitati dalle due piste di lavoro proposte da Fiorentino (2004: 83), secondo la quale i due principali compiti per chi si approccia allo studio delle diverse forme di comunicazione elettronica sono “da un lato l’analisi e la classificazione delle nuove tipologie testuali (e-mail, conversazioni in chat rooms, blogs, joint-compositions, home pages, ecc.), e dall’altro l’analisi della variabilità linguistica all’interno delle diverse tipologie testuali”. Ci proponiamo, in altri termini, di inquadrare il fenomeno dei diari on-line entro due prospettive:

quella testuale – che fa da sfondo a quella più propriamente linguistica – all’interno della quale si intende indagare il diario on-line in termini di un nuovo genere di discorso, ovvero studiare le sue peculiarità testuali e comunicative che lo contraddistinguono all’interno di tre insiemi: famiglia dei generi autobiografici, famiglia dei generi della comunicazione mediata dal computer e categoria dei testi poco vincolanti. Ci si propone inoltre di esaminare alcuni aspetti della testualità dei post del corpus (i punti più esposti del testo, ovvero l’incipit e la chiusura, progressione tematica, segnali discorsivi e connettivi testuali) per scoprire se si possa parlare di preferenze nella testualizzazione del messaggio che risultino più comuni delle altre e perciò si possano qualificare come implicite norme discorsive del genere in questione.

quella più propriamente linguistica – a cui il nostro studio riserva una posizione centrale – volta a studiare le peculiarità linguistiche dei post del corpus. Si tratta in particolare di esaminare la presenza nel corpus di una serie di tratti morfo-sintattici al fine di poter qualificare la veste linguistica dei diari on-line in termini di distanza/vicinanza rispetto alla norma dell’italiano standard e neo-standard. Ci si propone inoltre di compiere l’analisi di una serie di tratti sintattici che con accordo più o meno ampio dei linguisti di varie scuole sono considerati tipici del parlato. Attraverso tale analisi si cercherà di rispondere all’interrogativo in che misura la tesi secondo cui la veste linguistica dei testi presenti in rete sarebbe orientata verso l’oralità sia vera in riferimento ai diari on-line. La verifica risulterà possibile mettendo a confronto i dati ottenuti in seguito alle analisi proposte con i dati ricavabile da altri studi dedicati alla tematica delle differenze fra scritto e orale.

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1.4.Articolazione dello studio

Come si può evincere dalle considerazioni fin qui proposte il presente studio si articola in due parti, teorica e analitica. La prima si suddivide a sua volta in due capitoli, dedicati rispettivamente ai due grandi ambiti di riflessione individuati sopra, quello testuale (relativo alla differenziazione dell’universo verbale in generi di discorso) e diamesico. La parte analitica si apre con un capitolo che fornisce dati sul corpus corredati da note metodologiche. Seguono tre capitoli, dedicati rispettivamente alla testualità dei diari on-line, alla presenza nei post del corpus dei tratti morfo-sintattici del neo-standard e all’analisi dei post del corpus a livello macro-sintattico.

Details

Pages
364
Year
2019
ISBN (PDF)
9783631785874
ISBN (ePUB)
9783631785881
ISBN (MOBI)
9783631785898
ISBN (Hardcover)
9783631776827
DOI
10.3726/b15441
Language
Italian
Publication date
2020 (July)
Keywords
CMC blog diamesia diatecnia scritto trasmesso testualità digitale
Published
Berlin, Bern, Bruxelles, New York, Oxford, Warszawa, Wien, 2020. 364 p., 55 ill. b/n, 31 tab.

Biographical notes

Maciej Durkiewicz (Author)

Maciej Durkiewicz ha conseguito il Dottorato di ricerca in Linguistica italiana presso l’Università di Varsavia, dove attualmente insegna. I suoi principali interessi vertono sulla linguistica delle varietà dell’italiano contemporaneo (in special modo CMC) con particolare attenzione ai livelli alti dell’organizzazione del discorso, sintassi e testualità.

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Title: Lingua e testualità dei diari on-line italiani
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