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La lingua italiana dal Risorgimento a oggi- Das Italienische nach 1861

Unità nazionale e storia linguistica- Nationale Einigung und italienische Sprachgeschichte

by Elmar Schafroth (Volume editor) Maria Selig (Volume editor)
©2015 Conference proceedings 253 Pages
Series: Studia Romanica et Linguistica, Volume 42

Summary

La ricorrenza del centocinquantesimo anno dalla fondazione dello Stato italiano offre spunto per andare alla ricerca dei processi storico-linguistici che si compirono o furono avviati con l’Unità d’Italia. Oggetto del volume sono le unità d’Italia, ossia le molteplici identità che contraddistinguono la società e la lingua italiane. Gli articoli ci mostrano che numerose identità linguistiche e culturali rispettano i confini nazionali codificati – o hanno addirittura contribuito a crearli – mentre altre li superano oppure si sviluppano in contesti regionali limitati. Questa dinamica complessa è presente tuttora, a distanza di 150 anni dall’unificazione politica.
Der 150. Jahrestag der Gründung des italienischen Staates ist ein Anlass, den sprachgeschichtlichen Prozessen nachzuspüren, die durch die politische Einigung Italiens vollendet oder angestoßen wurden. Le unità d’Italia, die vielfältigen Identitäten, die die italienische Gesellschaft und die italienische Sprache prägen, sind der Gegenstand dieses Bandes. Die Beiträge zeigen, dass zahlreiche sprachliche und kulturelle Identitäten die nationalen Grenzziehungen respektieren, ja mit geschaffen haben, andere aber über diese Grenzen hinausgehen oder sich in begrenzteren regionalen Bezügen entwickeln. Diese vielfältige Dynamik ist auch 150 Jahre nach der politischen Einigung immer noch lebendig.

Table Of Contents

  • Cover
  • Titel
  • Copyright
  • Autorenangaben
  • Über das Buch
  • Zitierfähigkeit des eBooks
  • Inhaltsverzeichnis – Indice
  • Introduzione: Elmar Schafroth e Maria Selig
  • Bibliografia
  • Einleitung: Elmar Schafroth e Maria Selig
  • Bibliographie
  • L’Italia linguistica repubblicana in cammino verso lo standard: Tullio De Mauro
  • 1 Mutamenti economici e demografici della società italiana
  • 2 Incidenza linguistica dell’espansione della scolarità
  • 3 Dalla dialettofonia dominante all’uso dominante dell’italiano
  • 4 Sopravvivenza e italianizzazione dei dialetti
  • 5 Lento processo di riduzione delle variazioni ammesse dall’uso comune standard
  • 6 Persistenti incertezze nell’uso della lingua comune
  • Bibliografia
  • Nationalstaat und Nationalsprache am Beispiel Italiens. Ein landeskundliches Faktorenmodell: Michael Metzeltin
  • 1 Die Kenntnis fremder Länder
  • 2 Staatsentwicklung
  • 3 Ein nationalstaatlicher Metadiskurs
  • 4 Bewusstwerdung
  • 5 Territorialisierung
  • 6 Historisierung
  • 7 Standardisierung, Offizialisierung und Historisierung einer Nationalsprache
  • 8 Textkanonisierung
  • 9 Institutionalisierung
  • 10 Medialisierung
  • 11 Globalisierung
  • 12 Nationalbewusstsein und Nationalismus
  • Bibliografie
  • Internetquellen (Zugriff am 12.10.2013):
  • Normazione e purismo: storia di un matrimonio di convenienza: Sarah Dessì Schmid, Jochen Hafner
  • 1 Introduzione
  • 2 Normazione/normalizzazione: modelli teorici
  • 3 L’italiano pre- e postunitario tra purismo e antipurismo
  • 3.1 Modelli di lingua, figure e istituzioni
  • 3.2 Le opere normative: i dizionari
  • 3.3 L’educazione linguistica
  • 4 Osservazioni conclusive
  • Bibliografia
  • Fedeltà linguistica nel programma manzoniano: teoria e prassi: Francesca Santulli
  • 1 Fedeltà linguistica
  • 2 Manzoni: teoria
  • 3 Manzoni: prassi
  • 4 Conclusioni
  • Bibliografia
  • Che cosa è cambiato nella lessicografia italiana con l’unità d’Italia: Claudio Marazzini
  • Bibliografia
  • Un Museo per la scuola dell’Italia unita: Alessandro Sanzo
  • 1 Premessa
  • 2 Alcuni cenni storici sul Museo d’Istruzione e sul suo contesto politico-culturale
  • 3 L’opera pedagogico-scolastica del Museo d’Istruzione
  • 3.1 Il gabinetto di lettura e la biblioteca circolante
  • 4 L’attività di consulenza scientifica, l’opera di divulgazione, l’aggiornamento degli insegnanti
  • 5 Il Museo pedagogico di Antonio Labriola, tra continuità e innovazione
  • Bibliografia
  • Dizionari e Enciclopedie nel Ventennio Fascista: Susanne Kolb
  • 1 Situazione linguistica in Italia agli esordi del fascismo
  • 1.1 Analfabetismo e dialettofonia
  • 1.2 Obiettivo: Organizzazione del consenso attraverso l’imposizione di una norma linguistica
  • 1.3 La lingua nella costruzione della nazione
  • 1.4 Modello di lingua fascista
  • 2 Opere lessicografiche
  • 2.1 Istituto Giovanni Treccani, poi Istituto dell’Enciclopedia Italiana
  • 2.2 Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti = EI
  • 2.3 Reale Accademia d’Italia
  • 2.4 Vocabolario della lingua italiana della Reale Accademia d’Italia
  • 2.5 Il dizionario della lingua italiana di Enrico Mestica
  • 2.6 Il Vocabolario della lingua italiana di Francesco Cerruti e Luigi A. Rostagno
  • 2.7 Dizionario moderno delle parole che non si trovano negli altri dizionari di Alfredo Panzini
  • Bibliografia
  • Dizionari ed enciclopedie
  • Sitografia
  • Autarchia linguistica: contestualizzazione di un termine in «rispondenza alle necessità del tempo»: Gabriele Beck-Busse
  • Bibliografia
  • Das Toskanische im Wandel – eine mikrodiachrone Studie: Simona Fabellini
  • 1 Einleitung
  • 2 Sprachliche Situation in der Toskana
  • 3 Ziele der Studie
  • 4 Datenerhebung
  • 5 Phänomene
  • 5.1 Verlusttendenz
  • 6 Phänomene im Übergang
  • 7 Stabile Phänomene
  • 8 Zusammenfassung
  • 9 Ausblick
  • 10 Bibliographie
  • Zur Differentiellen Objektmarkierung (DOM) im Sardischen: Susanna Gaidolfi
  • 1 Universelle Bedingungen
  • 1.1 Belebtheit und Definitheit
  • 1.2 AcI-Konstruktionen
  • 1.3 Pragmatik
  • 2 DOM im Sardischen
  • 2.1 Vorliegende Grammatiken
  • 2.2 Vorkommen im Corpus
  • 2.2.1 Belebtheit und Definitheit
  • 2.3 AcI
  • 2.4 Topikalisierung
  • Bibliographie
  • Bildergeschichten
  • Il processo di italianizzazione in un contesto migratorio: i primi 50 anni di italianità a Wolfsburg: Mariella Costa
  • 1 Il processo di italianizzazione all’interno dell’Italia
  • 1.1 Fattori decisivi
  • 1.2 Dinamiche linguistiche
  • 1.3 Il modello delle onde linguistiche
  • 2 Il Processo di italianizzazione all’estero
  • 2.1 Wolfsburg: 50 anni di italianità all’estero
  • 2.2 Dinamiche linguistiche
  • 2.3 L’italiano unito
  • 2.4 Biografia linguistica delle tre generazioni
  • 3 Conclusioni
  • Bibliografia
  • Gli slogan pubblicitari e la loro diffusione nei forum del web: Nicola Brocca, Davide Garassino
  • 1 Introduzione
  • 2 Metodo
  • 3 C’era una volta una marmotta… Aspetti pragmaticodiscorsivi della pubblicità Milka (e altri slogan)
  • 4 Formazione di un epiteto: il caso del cavallo goloso
  • 5 Eufemismi: fare plin plin
  • 6 «O così o… Pomì»: slogan che si sostituiscono a modi di dire
  • 7 Conclusione
  • Fonti degli esempi (ultimo controllo: 28/09/2012)
  • Bibliografia
  • Plurilinguismo e letteratura: una prospettiva di Analisi del Discorso: Donella Antelmi
  • 1 Analisi del Discorso e letteratura
  • 2 Letteratura migrante
  • 3 Italiano «migrante»
  • 4 Lessico e glosse
  • 5 Plurilinguismo ricostruito e plurilinguismo inconscio
  • 6 Consapevolezza metalinguistica
  • 7 Conclusioni: per una analisi discorsiva della letteratura (migrante)
  • Bibliografia
  • Appendice: racconti e romanzi
  • Abstracts

Introduzione

Elmar Schafroth e Maria Selig

Il 150esimo anniversario dell’Unità politica d’Italia non è, ovviamente, una data che possa rivestire un qualche significato per la ricerca linguistica. Anche il lieu de mémoire, commemorato e confermato dall’anniversario, la proclamazione del regno d’Italia il 17 marzo 1861, dopotutto è irrilevante. Gli sviluppi linguistici non scaturiscono da eventi politici. Essi si espletano in un’altra dimensione temporale, nella longue durée delle strutture sociali e dei loro cambiamenti, molto più lenti e a lungo termine. Il 150esimo anniversario è stato scelto quale punto di partenza tematico della sezione linguistica all’Italianistentag 2012, tenutosi ad Amburgo, come spunto, in un certo senso, per mettere in luce i processi sociali, culturali e linguistici che prepararono, accompagnarono o, al contrario, ostacolarono l’unità politica. Non è un caso che l’espressione L’Italia delle Italie venga usata spesso e regolarmente per caratterizzare la società italiana. Nell’anticipare il Convegno parlavamo delle unità d’Italia con l’intento di illustrare, in questa maniera, che non tutte le unità sociali, culturali o linguistiche coincidono con i confini della struttura politica dell’Italia. Il nostro obiettivo, tuttavia, era anche quello di specificare che esistono ed esistevano senz’altro identità culturali e linguistiche, e che è inutile concentrarsi solamente sulle frammentazioni.

I contributi racchiusi in questo volume studiano il fenomeno dell’identità linguistica e culturale italiana da diversi punti di vista. Gli articoli tematizzano i graduali cambiamenti linguistici che andavano e vanno tutt’oggi di pari passo con i cambiamenti politici e sociali del paese. Al centro delle loro riflessioni sono la diffusione e il consolidamento (nonché i fattori e i metodi inerenti) della lingua nazionale, lo sviluppo della varietà stan ← 7 | 8 → dard e della lessicografia che la raffigura, i dibattiti sulla standardizzazione linguistica condotti in diversi periodi della storia italiana e lo sviluppo dei dialetti, delle varietà e delle lingue minoritarie.

Nel primo contributo, Tullio de Mauro ripercorre la strada compiuta dall’Italia a partire dall’unificazione politica e specialmente dalla fondazione della Repubblica («L’Italia linguistica repubblicana in cammino verso lo standard», p. 25), mettendo in evidenza soprattutto la sinergia di tutti i fattori, i più importanti dei quali sono considerati la riorganizzazione politica, i cambiamenti economici e geodemografici, nonché la crescente scolarizzazione. Sebbene l’Italia sia attualmente tra i paesi con un alto grado d’istruzione, il 95% della popolazione parli l’italiano (e solo il 6% esclusivamente il dialetto) e la lingua nazionale abbia raggiunto una struttura diatopica, diafasica e diamesica sempre più uniforme, per l’autore il traguardo di uno standard panitaliano è ancora lontano a causa della crescente dealfabetizzazione (che concerne anche gli adulti colti), dovuta a sua volta alla decrescente pratica di lettura e scrittura. I due contributi seguenti si avvicinano al fenomeno dell’unità linguistica da un’altra prospettiva, poiché incentrati sui dibattiti che hanno avviato, accompagnato e commentato in modo riepilogativo tale processo. Michael Metzeltin suggerisce un modello procedurale basato sui fattori, o meglio sulle fasi che si presentano costantemente nel processo di nation building («Nationalstaat und Nationalsprache am Beispiel Italiens. Ein landeskundliches Faktorenmodell», p. 39). Metzeltin ribadisce che, a differenza dello sviluppo di uno Stato, la costituzione di una nazione deve necessariamente essere accompagnata da un dibattito che istituisca e tuteli la nazione quale obiettivo, ovvero quale quadro di riferimento dell’operato di una società, un dibattito che può essere articolato in otto ambiti o singole fasi, la cui importanza è avvalorata da Metzeltin con numerosi riferimenti ad esempi storici: presa di coscienza, territorializzazione, storicizzazione, standardizzazione e storicizzazione di una lingua nazionale, canonizzazione testuale, istituzionalizzazione, mediatizzazione e globalizzazione. La fase decisiva del processo, cioè l’istituzionalizzazione degli organi politici ed amministrativi indispensabili in uno Stato nazionale, può essere ritenuta l’obiettivo del nation building. La necessità di richiamare l’attenzione sull’identità nazionale in modo simbolico e discorsivo persiste tuttavia anche dopo tale momento di svolta e richiede, secondo Metzeltin, «una forma razionale di coscienza nazionale» in grado di unire a livello collettivo motivazioni e finalità individuali, ad esempio tramite l’istituzione di memorie comuni.

Anche il contributo di Sarah Dessì Schmid e Jochen Hafner analizza i discorsi progettuali, interpretativi e valutativi che preparano e accompagnano l’unificazione politica e linguistica dell’Italia («Normazione e purismo: ← 8 | 9 → storia di un matrimonio di convenienza», p. 59). Dessì Schmid e Hafner si occupano del modo in cui purismo linguistico e processo di standardizzazione interagiscono l’uno con l’altro. Le loro riflessioni partono da un modello diffuso nella pianificazione linguistica e nella sociolinguistica storica che distingue fra due diverse dimensioni dello sviluppo di una lingua standard: l’ambito della «normazione», cioè delle discussioni metalinguistiche sulla scelta e sulla codificazione della norma, e l’ambito della «normalizzazione», cioè le elevate complessità ancorate all’uso negli svariati contesti comunicativi, la norma linguistica. È proprio la fondamentale indipendenza di entrambi gli ambiti a rendere così complesso il rapporto tra discorso sul purismo e sforzi di standardizzazione: un sostenitore della purezza della lingua letteraria italiana, che proprio per tale motivo viene considerato un purista, può, senza difficoltà, argomentare con ragionamenti antipuristici quando si affronta il tema della tolleranza nei confronti delle forme di espressione dialettali. Dal punto di vista dell’osservatore, va altresì considerata purista la lotta dell’insegnamento scolastico della lingua contro i dialetti; dalla prospettiva di coloro che la promuovono in nome della nuova lingua unitaria nazionale essa è da inquadrare invece come antipuristica, poiché tesa a contrastare la norma linguistica letteraria tradizionale e a realizzare nuove forme di comunicazione sovralocali. Vale quindi la pena di riflettere più approfonditamente sul rapporto tra il discorso sulla normazione linguistica e i reali processi di standardizzazione, e di sviluppare modelli che forniscano correlazioni più precise fra il dibattito sulla lingua e la prassi linguistica.

I contributi successivi si concentrano, anch’essi da un punto di vista storico, sui singoli protagonisti e sui movimenti specifici all’interno del discorso sulla normazione linguistica. Francesca Santulli analizza in che misura il concetto sociolinguistico della «fedeltà linguistica» possa fornire una chiave interpretativa del programma manzoniano di unificazione linguistica dell’Italia («Fedeltà linguistica nel programma manzoniano: teoria e prassi», p. 81). Santulli si avvale di tale concetto per evidenziare che il solidarizzare dei parlanti con le «loro» forme linguistiche non si manifesta necessariamente nella semplice conservazione del consueto. Il concetto di «fedeltà» potrebbe rivelarsi proficuo proprio per interpretare i progetti di politica linguistica promossi dal Manzoni. Emerge, infatti, chiaramente come l’idea manzoniana dell’unificazione linguistica dell’Italia sia allo stesso tempo un’esortazione a non orientare più la lingua standard comune esclusivamente verso la comunicazione letteraria. Pertanto, il punto di riferimento della sua «fedeltà linguistica» alla fine non è una forma linguistica già esistente, come ad esempio il fiorentino. Manzoni sceglie in ← 9 | 10 → vece un’utopia, l’utopia di un nuovo «uso» sovraregionale atto a sollecitare la costituzione di uno Stato moderno e a unire tutti i cittadini in un’unica comunità di discorso nazionale.

Anche la panoramica offerta da Claudio Marazzini sulla prassi lessicografica in auge immediatamente prima e dopo l’Unità («Che cosa è cambiato nella lessicografia italiana con l’unità d’Italia», p. 99) dà importanza al concetto manzoniano di lingua, che mirava a fare dell’«uso vivo» l’unico punto di riferimento degli sforzi volti a normare la lingua. Questa idea fu determinante nella compilazione del Novo vocabolario della lingua italiana (1870–1897) di Emilio Broglio e Giovan Battista Giorgini, che causò un allontanamento radicale dalla tradizione lessicografica di allora, poiché fu negato qualsiasi riferimento ai livelli più antichi della lingua, mentre il lessico fu strutturato in maniera esclusivamente sincronica. Marazzini dimostra che la rottura manzoniana con la tradizione della Crusca rimase tuttavia un fenomeno isolato. Le grandi e più efficaci iniziative lessicografiche dell’Ottocento trovarono, infatti, dei compromessi: conservarono i modelli tradizionali, interpretando le nuove procedure e i nuovi obiettivi non come concorrenti, ma come arricchimenti. Il Dizionario della lingua italiana, che Niccolò Tommaseo concepì a partire dalla metà dell’Ottocento, ad esempio, non adottava più l’inventario dei lemmi della Crusca, si orientava decisamente al «parlato» e inseriva numerose frasi di esempio formulate ad hoc dai lessicografi; tuttavia, rimanevano numerose le citazioni di autori classici, che contribuivano così a mantenere vivo il ricordo della tradizione letteraria. Il Dizionario di Tommaseo, del resto, come anche il Novo vocabolario, sono un esempio del fatto che gli attori storici riconobbero già allora il ruolo importante svolto dai dizionari nel processo di unificazione linguistica. L’editore del Dizionario, Luigi Pompa, ne considerò la pubblicazione un chiaro atto patriottico e scelse quale motto introduttivo del volume un aforisma tratto da Dell’uso e dei pregi della lingua italiana di Galeani Napione del 1791, in cui viene evidenziato il ruolo centrale della lingua nel processo di unificazione politica dell’Italia.

Alessandro Sanzo esamina a fondo la funzione dell’insegnamento scolastico nel processo di unificazione politica, culturale e linguistica dell’Italia («Un Museo per la scuola dell’Italia unita», p. 113). Il punto di partenza delle sue riflessioni è il ruolo del filosofo marxista Antonio Labriola (1843– 1904), alquanto negletto dalla comunità scientifica, che, grazie al suo impegno per il Museo d’Istruzione e di Educazione di Roma (fondato nel 1874, dal 1877 al 1891 sotto la direzione di Labriola), ha messo in pratica come nessun’altro il credo del Risorgimento «Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani». Spinto dalla convinzione che la scuola dovesse essere ugual ← 10 | 11 → mente accessibile a tutte le classi sociali, Labriola trasformò il museo sempre più in un istituto scientifico-pedagogico (p. es. tramite l’installazione di un gabinetto di lettura e l’acquisto di parecchio materiale didattico), nel quale le scienze sociali e naturali venivano incoraggiate tanto quanto le lezioni di storia, al cui sviluppo e miglioramento qualitativo lo stesso Labriola contribuì in modo considerevole. Di grande rilievo fu anche il suo impulso alla formazione e all’aggiornamento degli insegnanti, nonché all’organizzazione di discussioni e conferenze pedagogiche.

Il contributo di Susanne Kolb verte ancora sulla prassi lessicografica, più precisamente sulla prassi lessicografica nel ventennio fascista («Dizionari e Enciclopedie nel Ventennio fascista», p.129). L’autrice ci offre uno sguardo in diversi ambiti, sia materiali sia istituzionali, del lavoro lessicografico: la cosiddetta Enciclopedia Treccani e il Vocabolario della lingua italiana della Reale Accademia d’Italia sono due esempi di progetti di prestigio avviati dal regime fascista a cui presero parte studiosi e linguisti autorevoli. Il Dizionario della lingua italiana di Enrico Mestica, il Vocabolario della lingua italiana di Francesco Cerruti e Luigi A. Rostagno nonché il Dizionario moderno delle parole che non si trovano negli altri dizionari di Alfredo Panzini sono stati invece creati nell’ambito della lessicografia commerciale e documentano il modo in cui il «mercato» reagì alla politica linguistica fascista. Di conseguenza, anche le strategie lessicografiche sono diverse. Il Vocabolario della Reale Accademia segue i metodi sviluppati dalla lessicografia scientifica (e si avvale, senza esitazione, del materiale già elaborato nell’ambito di altri progetti scientifici); una chiara influenza della politica linguistica fascista la si percepisce tuttavia nella caratterizzazione tipografica dei forestierismi. Mestica, invece, non esita nella prefazione a segnalare chiaramente la sua «devozione fascista». Integrando costantemente le voci con citazioni di Mussolini, come del resto faceva anche Panzini, sottolinea come la retorica fascista esprima, a suo parere, un nuovo inizio. A differenza della Reale Accademia, che riesce a rispettare senza restrizioni i principi antidialettali dettati dalla politica linguistica fascista, Mestica, tradendo in un certo senso le sue convinzioni politico-linguistiche, adotta inoltre dei dialettismi, più precisamente quelli del suo dialetto d’origine. Si potrebbe insinuare un’inavvertenza del lessicografo; ma la cosa più interessante è che il paradosso, insito nella stigmatizzazione della dialettalità (altrui) e nel contestuale riconoscimento incondizionato della propria varietà linguistica locale, passi inosservato.

Anche Gabriele Beck-Busse si dedica al ventennio fascista. L’autrice esamina il modo in cui il concetto di autarchia è entrato nelle discussioni fasciste sulla lingua («Autarchia linguistica: contestualizzazione di un termine in ‹rispondenza alle necessità del tempo›», p. 155). Il termine proviene dal ← 11 | 12 → dibattito politico-economico. Mussolini lo introdusse nel 1935, allorché le Nazioni Unite deliberarono le sanzioni economiche contro l’Italia a causa della Guerra d’Etiopia. All’inizio Mussolini parla in realtà di «autonomia» quale finalità politico-economica, e riconosce espressamente diversi gradi di indipendenza e autosostentamento; dal 1937 in poi, però, l’obiettivo della sua politica diventa l’«autarchia», che Mussolini definisce quale «autonomia completa» o «autonomia cento per cento». Bruno Migliorini adotta immediatamente il termine «autarchia», parola più potente e indubbiamente più promettente a livello emotivo, introducendola nella discussione puristica sui forestierismi. In quanto linguista Migliorini conosce senz’altro le differenze tra la longue durée delle formazioni di tradizione linguistica e i percorsi brevi caratteristici dei processi produttivi dell’economia, e insiste pertanto sull’autonomia dei diversi approcci puristici. Il grande successo che ha avuto il concetto di «autarchia linguistica» nella discussione neo-puristica dimostra tuttavia che il parallelismo istituito fra l’autosufficienza linguistica e quella economico-politica e l’inerente parallelismo fra le richieste avanzate nell’ambito dell’operato linguistico puristico e dell’operato linguistico nazionalistico erano estremamente popolari ed efficaci.

Details

Pages
253
Year
2015
ISBN (PDF)
9783653049213
ISBN (ePUB)
9783653976809
ISBN (MOBI)
9783653976793
ISBN (Softcover)
9783631656921
DOI
10.3726/978-3-653-04921-3
Language
Italian
Publication date
2015 (March)
Keywords
Nationalsprache Sprachnormierung Dialekte Sprachvielfalt
Published
Frankfurt am Main, Berlin, Bern, Bruxelles, New York, Oxford, Wien, 2014. 253 p., 3 tab., 10 graf.

Biographical notes

Elmar Schafroth (Volume editor) Maria Selig (Volume editor)

Elmar Schafroth è professore ordinario di linguistica francese e italiana presso l’università di Düsseldorf. Maria Selig è professoressa ordinaria di linguistica francese e italiana presso l’università di Regensburg. Elmar Schafroth ist Professor für französische und italienische Sprachwissenschaft an der Universität Düsseldorf. Maria Selig ist Professorin für französische und italienische Sprachwissenschaft an der Universität Regensburg.

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