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L’autore esposto

Scrittura e scritture in Karl Kraus

by Irene Fantappiè (Author)
©2016 Monographs 186 Pages

Summary

La scrittura di Karl Kraus è un caleidoscopio di scritture diverse e contraddittorie. Morale, giustizia, storia, traduzione, plagio non sono solo temi ricorrenti nei suoi testi, ma anche ‚modi‘ della sua scrittura. Esaminare tali ‚modi‘ nel contesto storico-letterario della Vienna d’inizio Novecento, alle soglie e dentro il primo conflitto mondiale, significa situarli nel dibattito su morale e diritto, su letteratura e giornalismo, sul teatro di Wedekind e sulla poesia di George; significa, inoltre, osservare come la scrittura di Kraus vada costruendo un autore ‚esposto‘, come lui stesso lo definisce. È un autore messo in mostra, anche nelle sue contraddizioni, e messo a rischio, sottoposto al giudizio altrui – aspetti, questi, che ampliano e rivedono il topos novecentesco del Kraus ‚grande accusatore‘.

Table Of Contents

  • Copertina
  • Titolo
  • Copyright
  • Sull’autore/sul curatore
  • Sul libro
  • Questa edizione in formato eBook può essere citata
  • Indice
  • Introduzione
  • Nota editoriale
  • Ringraziamenti
  • Prima parte. Leggere Kraus
  • 1. Spirito, sesso, morale
  • 1.1 La Frauenfrage nella Vienna d’inizio Novecento
  • 1.2 Morale e criminalità in Karl Kraus
  • 1.3 Giornalismo: la ‚doppia morale‘ della stampa
  • 1.4 Filosofia, teatro: concezioni della donna da Weininger a Wedekind
  • 1.5 Letteratura e morale: l’ornamento come crimine
  • 2. Letteratura e diritto, giustizia e lingua
  • 2.1 Diritto, giustizia e lingua in Karl Kraus
  • 2.2 Il diritto nella letteratura: la ‚scena-tribunale‘
  • 2.3 La letteratura nel diritto: pensieri shakespeariani come leggi dello stato
  • 3. Storia e teatro: realtà e finzione, documento e raffigurazione
  • 3.1 „Sich preisgeben“: un autore ‚esposto‘
  • 3.2 La Prima guerra mondiale e gli ultimi giorni di un conflitto senza ultimi giorni
  • 3.3 Die letzten Tage der Menschheit, un teatro instabile
  • 3.4 I „paradossi che il tempo conferma“: contrasti tra paradigmi immaginativi
  • 3.5 Rappresentabilità vs. irrappresentabilità; documento vs. raffigurazione; persona vs. personaggio
  • 4. Traduzione, tradizione
  • 4.1 Tradurre un classico nella Vienna fin de siècle: i sonetti di Shakespeare
  • 4.2 Autori agli antipodi: Karl Kraus e Stefan George
  • 4.3 „Üb’ ersetzen!“
  • 4.4 Il sonetto 76 nelle versioni di George e di Kraus
  • 4.5 Traduzioni „non traduzionali“; traduzione etnocentrica, ipertestuale e iconoclasta
  • 4.6 Conclusione
  • 5. Plagio
  • 5.1 „Einschöpfung“. Il plagio come processo creativo
  • 5.2 Plagio e citazione: difendere il plagio in quanto tale
  • 5.3 Plagio e letteratura: il giudizio di valore
  • 5.4 Plagi propri e plagi altrui. Kerr, Lichtenberg, Brecht
  • 5.5 Il plagio come arte del dire ‚di seconda mano‘
  • Seconda parte. Lettori di Kraus
  • 6. Kraus, modello di intellettuale per le riviste fiorentine d’inizio Novecento
  • 6.1 Il contesto fiorentino. Traduzione come riproduzione del gesto autoriale, scrittura come produzione del gesto autoriale
  • 6.2 Karl Kraus visto da Firenze
  • 6.3 Letteratura di lingua tedesca su L’ Anima e La Voce: Kraus e il futurismo, Weininger, Wedekind
  • 6.4 Letteratura di lingua tedesca a Lacerba: Weininger, le traduzioni di Kraus e gli scritti à la Kraus
  • 6.5 Conclusione
  • 7. Kraus à la Brecht. I tedeschi di Franco Fortini
  • 7.1 Fortini e la traduzione
  • 7.2 Sélection/selezione. Enzensberger, Nelly Sachs e gli altri testi di un’autoantologia dal titolo brechtiano
  • 7.3 Marquage/marcatura. Enzensberger, Kraus, Baudelaire e la metrica della „linea Brecht-Fortini“
  • 7.4 Il Kraus di Fortini
  • 7.5 Traduzione come oggettivazione, come verifica, come utopia
  • 7.6 Cinque tesi sulla traduzione in Fortini
  • Abstract auf Deutsch
  • Bibliografia
  • Indice dei nomi

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Introduzione

1. Ammirato o trattato con diffidenza, Kraus è una delle più celebri incarnazioni novecentesche dell’anti-intellettuale, o, per meglio dire, dell’intellettuale inteso come anti-intellettuale.1 Su quest’aura si basa, sia in positivo che in negativo, pressoché tutta la sua fortuna. Il ventesimo secolo ci ha lasciato in eredità un mito di Kraus polemista e autore iconoclasta: giornalista prima che scrittore, anti-letterato prima che letterato. I suoi scritti sono considerati un proteiforme corpus di spietati attacchi satirici contro politici, imprenditori, artisti, letterati, psicologi, giornalisti, professori universitari; la lingua che utilizza viene recepita da una parte in quanto sentenza che condanna, dall’altra come tentativo di conferire al linguaggio un valore etico.2 L’autore è diventato il prototipo del ← 9 | 10 → Neinsager, o comunque il profeta delle apocalissi di quel secolo che, quando inizia a scrivere, deve ancora aprirsi. Kraus fonda la Fackel nel 1899; oltre cent’anni dopo, nel 2013, uno dei più celebri romanzieri americani contemporanei, Jonathan Franzen, decide di vestire i suoi panni per mettere sotto accusa twitter.3 Kraus insomma – oggi come nel suo tempo, nella letteratura di lingua tedesca come altrove – è figura archetipica del ‚grande accusatore‘.

La sua opera, di conseguenza, è stata più citata che letta; più letta che studiata; più studiata in relazione a singole polemiche (come la critica ai mezzi di comunicazione) che in toto; più invocata in quanto profetica che rigorosamente storicizzata (e ancor meno storicizzate sono le sue trasformazioni: scarno è il panorama degli studi sulla ricezione, specialmente quella fuori dall’ambito germanofono);4 infine, non è stata quasi mai insegnata. Kraus è uno dei pochi grandi autori di lingua tedesca che gli studenti incontrano più facilmente in una libreria che in un’aula universitaria.

In Italia non esiste, né nella germanistica recente né in quella dei decenni scorsi, una monografia ‚quadro‘ sull’autore. È più confortante la situazione in Germania, ma sono poche, e per lo più ormai relativamente datate,5 le trattazioni che trascendono l’analisi di aspetti specifici e affrontano in toto l’opera e l’autore; per di più, alcuni dei più celebri profili generali su Kraus sono di natura non strettamente storico-letteraria (si pensi al celebre saggio di Walter Benjamin del ← 10 | 11 → 1931 o quelli di Elias Canetti degli anni Settanta, oltre che ai cammei krausiani presenti nel secondo tomo della sua autobiografia Die Fackel im Ohr, 1980). Nessuno ha davvero raccolto l’eredità di Timms, che a partire dal 1986 ha esplorato in modo esteso e interdisciplinare il contesto dell’attività letteraria dello scrittore viennese.6 Kraus, insomma, è un autore di cui è stato indagato più approfonditamente il contesto che il testo.

Le prime ragioni della mancanza di indagini ad ampio raggio sui testi di Kraus sono l’ingente mole e la disorganicità degli stessi, come ben sa chi si sia avventurato nel magma delle oltre ventimila pagine della Fackel. Questa è una delle ragioni del silenzio che è calato sull’autore dopo la sua morte; silenzio che, non a caso, si è interrotto con la pubblicazione a cura di Heinrich Fischer dell’edizione dei Werke in quattordici volumi (1952–1967).7 Tale edizione ha avuto il merito di rimettere in circolo l’opera krausiana favorendone la fruizione, poiché la restituisce in forma antologica (l’edizione riproduce opere o raccolte di scritti curate dallo stesso Kraus). Sono seguite altre imprese editoriali che al contrario miravano all’esaustività, come l’edizione completa della Fackel (1968–1973, di nuovo a cura di Heinrich Fischer), e gli Schriften in venti volumi (1986–1994, a cura di Christian Wagenknecht). Un vero punto di svolta è stata l’edizione online della Fackel che la Österreichische Akademie der Wissenschaften ha messo a disposizione a partire dal 2007. Inutile precisare che la conversione in testo ricercabile delle pagine della rivista – collage di citazioni e di autocitazioni che rimandano le une alle altre, mosaico di lemmi dell’idioletto krausiano giocato sull’alternanza di ripetizione e variatio – sta iniziando e continuerà a rivoluzionare il panorama della ricezione critica di Kraus.

La seconda e più importante ragione dell’assenza di analisi a tuttotondo sull’autore è però il carattere contraddittorio della sua opera, da cui deriva l’oggettiva difficoltà di offrire un’interpretazione complessiva di scritti così manifestamente eterogenei per contenuti e scelte formali. La fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta sono serviti per compiere le prime ricognizioni; il decennio successivo ha visto spesso una lettura dichiaratamente ideologica dell’autore,8 ma anche ← 11 | 12 → il progressivo fiorire – grazie, tra le altre cose, allo stimolo offerto dalle messe in scena dei Letzte Tage der Menschheit – di indagini che hanno gettato luce su una molteplicità di aspetti.9

In particolare Kraus è stato analizzato in relazione al genere della satira nel Novecento,10 a quello dell’aforisma,11 al giornalismo,12 al diritto,13 all’uso della citazione,14 oltre che al rapporto con altri autori.15 Nuovi materiali sono stati messi a disposizione nel 1999 in occasione della mostra del Deutsches Literaturarchiv ← 12 | 13 → di Marbach;16 negli ultimi cinque anni, altri studi hanno preso in esame ulteriori singoli temi o singole opere.17

Proprio in ragione di tale crescente vivacità della ricerca su Kraus spicca con maggior chiarezza la mancanza di monografie generali sull’autore. Lungi dal volere e potere colmare tale mancanza, il presente volume mira a offrire alcuni spunti in questa direzione. Ho cercato di proporre un’indagine su Kraus che seguisse uno spettro variegato di piste di ricerca. Ciascun capitolo è stato pensato come un experimentum crucis da cui provare a trarre riflessioni più generali che, pur risultando in parte contraddittorie, o forse proprio grazie al loro essere contraddittorie, possono risultare utili per orientarsi meglio in un sistema complesso qual è il corpus dei testi dell’autore. In altre parole, invece di risolvere a monte il problema della contraddittorietà interna all’opera krausiana concentrandomi solo su un determinato aspetto, ho tentato di prendere in esame la sua opera da molte prospettive al fine di far venire alla luce le sue contraddizioni e di riflettere su di esse.

La scrittura di Kraus, difatti, è un caleidoscopio di scritture diverse, contraddittorie. Morale, diritto, storia, traduzione, plagio – i cinque capitoli che formano la prima parte del libro – corrispondono, a mio avviso, non solo ad altrettanti temi affrontati dall’autore o ad altrettante fasi della sua attività, ma anche a cinque ‚modi‘ della sua scrittura, a cinque generali modalità del Kraus letterato.

Occupandosi di morale, sessualità e della cosiddetta Frauenfrage, Kraus dà alla letteratura la forma del gesto iconoclasta (cap. 1); riflettendo sul rapporto tra giustizia e lingua, o utilizzando il diritto come paradigma per la letteratura e la letteratura come fonte del diritto, la scrittura di Kraus si configura come pratica del giudicare (cap. 2). Nelle opere direttamente legate a eventi storici, come Die letzten Tage der Menschheit [Gli ultimi giorni dell’umanità], trova piena ← 13 | 14 → espressione un modus scribendi tendente alla coesistenza paradossale di realtà e finzione, di documento e raffigurazione (cap. 3). Inoltre, nelle sue traduzioni (anche quelle dal tedesco al tedesco: Kraus traduce Stefan George, o per meglio dire in opposizione a lui) si ritrova una scrittura intesa come ‚ri-scrittura‘ che trasformando ripete (cap. 4). Attraverso i suoi plagi di testi di altri autori, infine, e attraverso le sue riflessioni sui plagi propri e altrui (tra gli altri, quelli di Brecht) la scrittura di Kraus si fa ‚ri-scrittura‘ che ripetendo trasforma (cap. 5).

In secondo luogo ho voluto condurre uno studio di Kraus che non escludesse la prospettiva trans-nazionale. A tale scopo ho indagato due episodi importanti della sua fortuna in Italia: la precocissima traduzione dei suoi scritti compiuta nell’ambiente delle riviste fiorentine e in particolare da intellettuali filofuturisti intorno al 1913 (cap. 6), e il Kraus ‚brechtianizzato‘ di Franco Fortini (cap. 7); manca ancora invece (e sarebbe auspicabile nel prossimo futuro) un’indagine sul momento più krausiano della nostra letteratura recente, la rivista Diario di Alfonso Berardinelli e Piergiorgio Bellocchio.18 Oltre a prendere in esame una materia che non era stata indagata, i due saggi della seconda sezione partono dal presupposto che sapere da dove arriva il Kraus che leggiamo oggi sia precondizione indispensabile per capire Kraus tout court. Lo studio delle trasformazioni che hanno subìto i suoi testi serve per distinguere le caratteristiche assegnate loro a posteriori da quelle che risalgono al loro contesto storico. Sul piano ermeneutico, quindi, la seconda parte di questo volume è da considerarsi precedente alla prima.

L’intento generale è stato di interrogarsi sui modelli di pensiero che presiedono all’opera di Kraus. Se infatti le sue singole posizioni su questioni politiche, letterarie, culturali non sono, al contrario di quel che molti hanno sostenuto, ineffabili o impossibili da comprendere, va anche detto che esse non sono neppure davvero rilevanti, quantomeno non in loro stesse. In Kraus non conta il cosa bensì soprattutto il come; il detto va letto mettendolo in prospettiva col contraddetto, di cui è ‚figura‘.

Tutti e sette i saggi prendono le mosse da un’idea comune, di volta in volta messa in relazione a un diverso aspetto del contesto storico-letterario e indagata attraverso differenti strumenti teorici. Tale idea – che riassumo qui di seguito in modo necessariamente sommario, rimandando ai singoli capitoli per l’approfondimento sia teorico sia storico-letterario, oltre che per l’analisi dei testi e il raffronto con altri autori – è che i testi krausiani siano il frutto di un pensare per paradossi, e che similmente il gesto fondamentale del Kraus letterato consista ← 14 | 15 → nella seguente, cruciale aporia: Kraus non è soltanto il grande accusatore, bensì, al contempo, anche il grande accusato.

2. Le ricerche su Kraus hanno insistito soprattutto su come la sua satira metta in luce le ipocrisie di giornalisti, letterati, critici, intellettuali e più in generale di chiunque si arroghi la facoltà di consacrare, di delegittimare e di decidere cosa debba lasciare traccia nell’opinione pubblica e cosa invece debba essere passato sotto silenzio. Come scrive Pierre Bourdieu in un saggio emblematico della ricezione novecentesca di Kraus, i „detentori del monopolio della pubblica oggettivazione“ vengono „oggettivati“ da Karl Kraus.19 Lo scrittore viennese è un „rivelatore di regole“, quelle del milieu culturale da cui proviene e più in generale quelle della realtà sociale; ne è addirittura il „denunciatore“. Kraus guarda la vivace vita intellettuale della Vienna d’inizio Novecento ponendosene al di fuori, la mette sotto accusa e in tal modo rompe il legame di implicita complicità (e di possibile connivenza) con essa. Il risultato è che Kraus riesce a „mettere all’indice coloro che mettono all’indice“.20

A tali tesi non c’è niente da eccepire, se non il fatto che esse rendono giustizia a Kraus solo per metà. L’opera di Kraus è un paradosso a due facce: il gesto di mettere all’indice il mondo e il lettore convive, infatti, col gesto di lasciare che il mondo e il lettore mettano all’indice lui. Gli attacchi satirici di Kraus sono processi all’umanità ma sono anche i materiali che egli fornisce a quest’ultima affinché essa lo metta sotto processo. In una delle lettere all’amata Sidonie Nádherný von Borutin, giustamente considerate da Canetti il solo vero manuale d’istruzioni all’opera krausiana, leggiamo un’espressione chiave: „sich preisgeben“, ovvero ‚esporsi‘, ‚abbandonarsi‘, ‚darsi a qualcosa o qualcuno‘. Il suo utilizzo risale a un momento cruciale: siamo nel luglio 1915, la Prima Guerra mondiale sta cancellando il mondo per come lo si conosceva, Kraus si è chiuso da molti mesi in un mutismo ostinato e senza precedenti. Un attimo prima di rovesciare questo silenzio, ovverosia qualche giorno prima di stilare di getto il preludio dei Letzte Tage der Menschheit, Kraus scrive:

Kein Gedanke, gedacht, gesagt, geschrieen, wäre stark genug, kein Gebet inbrünstig genug, diese Materie zu durchbohren. Muß ich somit nicht, um solche Ohnmacht zu zeigen, darzuthun, was alles ich jetzt nicht kann – wenigstens etwas thun: mich preisgeben? Was bleibt übrig? ← 15 | 16 →

Details

Pages
186
Year
2016
ISBN (ePUB)
9783631692776
ISBN (PDF)
9783653070521
ISBN (MOBI)
9783631692783
ISBN (Hardcover)
9783631678701
DOI
10.3726/978-3-653-07052-1
Language
Italian
Publication date
2016 (August)
Published
Frankfurt am Main, Berlin, Bern, Bruxelles, New York, Oxford, Wien, 2016, 186 S.

Biographical notes

Irene Fantappiè (Author)

Irene Fantappiè è ricercatrice presso la Humboldt Universität di Berlino. Formatasi presso l’Università di Bologna, ha condotto le sue ricerche presso la Freie Universität, University College London e Columbia University. Si è occupata di letteratura tedesca del Novecento. È autrice di una monografia su Kraus e ha curato una raccolta di suoi saggi.

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