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Il movimento del dono nella poesia di Eugenio Montale

Rifiutare – ricevere – ricambiare

by Paulina Malicka (Author)
©2017 Monographs 310 Pages

Summary

Lo studio interpreta la poesia di Montale dalla prospettiva del dono come oggetto di interesse di discipline antropologiche e filosofiche. L’analisi inizia dalla concezione triadica del dare-ricevere-ricambiare di Mauss in contrapposizione alla teoria derridiana che nega la possibilità del dono. Si tratta di un ampio sguardo su tutta la produzione poetica dell’autore per ricostruirne la nascita e lo sviluppo, nonché per rendere la specificità del suo destino. Il lavoro strutturato sull’esempio del trittico maussiano ne capovolge i contenuti e propone il rifiuto quale elemento fondante dell’intera analisi del dono. In ultima istanza, il dono appare come una categoria interpretativa della poesia che offre un’inesauribilità semantica al di là di ogni economia e di ogni costrizione sociale.

Table Of Contents

  • Copertina
  • Titolo
  • Copyright
  • Sull’autore
  • Sul libro
  • Questa edizione in formato eBook pu🤳sere citata
  • Indice
  • Elenco delle abbreviazioni
  • Introduzione
  • I Capitolo: Tra poesia e filosofia
  • 1.1 Scrivere e filosofare. Tra ricchezza e povertà
  • 1.2 Dalla meraviglia al dono
  • 1.3 La poesia pensante
  • II Capitolo: Il tema del dono alla luce del pensiero antropologico e filosofico
  • 2.1 L’etimologia e l’ambiguità semantica del dono
  • 2.2 La figura del dono nel trittico maussiano: dare – ricevere – ricambiare
  • 2.3 Il dono arcaico: il kula
  • 2.4 Verso una fenomenologia del dono: Edmund Husserl
  • 2.5 La categoria es gibt e il concetto di alétheia in Martin Heidegger
  • 2.6 Jacques Derrida e l’impossibilità del dono
  • III Capitolo: Rifiutare
  • 3.1 Essere nel dono e il dono dell’Essere
  • 3.2 Essere nell’alétheia
  • 3.3 Il dono tra rifiuto ed accettazione
  • 3.4 Verso l’apertura all’Essere
  • IV Capitolo: Ricevere
  • 4.1 Le don(ne) di Eugenio Montale. L’apparizione femminile: Anna
  • 4.2 Il dono tra cose e oggetti
  • 4.2.1 La mano e la manipolabilità delle cose
  • 4.2.2 Funzionalità e utilità delle cose montaliane
  • V Capitolo: Ricambiare
  • 5.1 Il dono del nome
  • 5.2 Tra vita e scrittura
  • 5.3 La disseminazione del nome proprio
  • 5.4 Dare il nome. Il senhal cliziano
  • 5.5 Chiamare per nome. Nel nome di Clizia
  • 5.6 Il dono di sé all’altro
  • 5.7 Il dono all’altro da sé: il dono animale
  • VI Capitolo: È ancora possibile il dono? L’interrogativo finale
  • 6.1 Il dono dall’aldilà
  • 6.2 La traccia e l’animalità della scrittura poetica di Montale
  • 6.3 La gratuità della scrittura poetica di Montale e il suo movimento perpetuo
  • 6.4 La poesia del dono e il dono della poesia
  • Bibliografia
  • Opere di Eugenio Montale
  • Riferimenti bibliografici
  • Fonti Web
  • Volumi pubblicati nella collana

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Elenco delle abbreviazioni

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Introduzione

Sulle orme dell’invito caproniano, la presente ricerca si pone il compito di scoprire un Montale diverso, evidenziare «una maglia nella rete»1 che permetta di accedere a ciò che nei testi montaliani sembra essere criptato. Identificare quindi quegli elementi che sembrano voler riemergere alla superficie e darsi a vedere malgrado la loro cripticità. Trovare non solo una nuova chiave di lettura quanto un contributo critico all’interpretazione di una poesia così complessa quale è quella montaliana. Progetto certamente rischioso, se si considera la sterminata e crescente bibliografia critica sull’opera di Eugenio Montale, ma non temerario, nella misura in cui non pretende di ridefinire i canoni interpretativi già accettati. Non si cercherà quindi né di ribaltare la tradizionale ermeneutica dei versi montaliani, né di scoprire nuove Americhe interpretative nel tessuto della poetica in questione. Si tenterà piuttosto di intravedere nei motivi ormai ampiamente percorsi dalla critica una nuova prospettiva di lettura che si manifesta a partire dal tema del dono le cui diverse figure si lasciano ritrovare nell’intero corpus poetico montaliano.

Il punto di partenza dell’indagine è la pregnanza semantica della parola xenia che offre il titolo alle prime due sezioni della Satura di Eugenio Montale. Si tratta di brevi componimenti dedicati alla moglie scomparsa in cui convergono il latino xenium, ovvero un «dono, regalo» mandato a casa di un amico che è stato nostro «ospite», e il greco xénos che sta sia per «straniero» che per «ospite». Tale termine greco ha suscitato la nostra scelta del dono quale potenza esegetica capace di dare vita a un progetto di analisi che può estendersi a tutte le raccolte del Nobel. Il concetto espresso da questo vocabolo sovverte il tempo e lo spazio e nell’insieme rispecchia l’ambiguità del dono stesso: il suo essere ospitale e ostile2, la sua alterità e la sua gratuità. Vuole porsi come un silenzioso segno premonitore ← 13 | 14 → di un avvenire che accade senza essere atteso, come un dono che ci prende da sopra, che meravigliosamente ci sor-prende. Un concetto talmente potente che ha scatenato in chi scrive tutta una serie di riflessioni «riconducibili alla ferma convinzione di poter leggere l’opera montaliana e la maggior parte dei suoi leitmotiv attraverso l’immagine del dono»3.

L’obiettivo del presente lavoro consiste pertanto nel riscoprire nei versi montaliani la costante presenza del dono secondo la prospettiva che le è propria e che qui si è deciso di riassumere nella formula del circolo triadico: rifiutare-ricevere- ricambiare. Il dono è, infatti, in Montale un tema di grande densità e duplicità semantica che riflette perfettamente la condizione tormentata dell’individuo (poeta-soggetto e uomo-soggetto), determinando e condizionando i rapporti che egli intrattiene con gli individui, con le cose, con il mondo animale e vegetale nel quale è stato gettato. Oltre al confronto diretto con il tessuto poetico del ligure, sarà proprio l’attento studio e la riappropriazione degli accertamenti multidecennali svolti dai critici dell’opera montaliana, a costituire un punto di forza motrice di questo lavoro. Tenendo sempre conto della diversità di metodologie e della ricchezza di contributi provenienti dal dibattito critico, si dimostrerà in che modo tutto il percorso poetico del Nobel acquisti una nuova dimensione interpretativa – quella del dono e delle sue diverse figure. L’atto del dare ritornerà in diverse immagini come l’offerta di sé e della propria vita all’altro, la rinuncia, la grazia e il sacrificio per la sopravvivenza dell’altro, la speranza per la salvezza altrui, cose e talismani donati, ricevuti o scambiati, presenze femminili ed animali che vengono offerte o che si offrono, che salvano, che fanno ricordare e che non permettono di dimenticare. Si badi però che con questi temi che si avvicinano alla logica del dono, non si ha la pretesa di confutare la lettura tradizionale dell’opera montaliana. Lo scopo che ci siamo posti è piuttosto quello di offrire una nuova alternativa di lettura dell’opera di Eugenio Montale e di mostrare una nuova dimensione esegetica del suo corpus poetico. Un nuovo approccio quindi alla materia poetica del Nobel attraverso il dono, il cui moto si ramifica nelle più svariate direzioni in cui risuona l’eco delle più importanti teorie del dono, ma che infine ci apre un nuovo orizzonte interpretativo che si schiude nel circolo triadico del rifiutare, ricevere e ricambiare.

Le domande alle quali cercheremo di rispondere lungo il nostro percorso interpretativo punteranno soprattutto sul significato del dono in Montale, ← 14 | 15 → sull’ambivalenza dello stesso e sulle peculiarità che lo contraddistinguono. Si rifletterà su che cosa costituisce il dono in Montale, quali conseguenze provoca la logica do ut des (io dò affinché tu dia). Ci si chiederà com’è il dono in Montale? Perverso, nefasto o benefico? A che cosa è paragonabile? Al phàrmakon, al rimedio o al veleno? È riconducibile al calcolo e all’interesse o sfugge totalmente allo scambio economico e al contratto? È sempre fisico, concreto o impalpabile ed immateriale? Quale impegno esige: economico e morale o solo sacrificale e oblativo? Ci si interrogherà sulla provenienza del dono, sul movimento che esso segue e sulla direzione in cui opera, nonché sul motivo del luogo e del tempo in cui il suo evento accade. Si cercherà di stabilire chi è coinvolto nel rapporto donativo e in che modo questo viene instaurato. Ci si chiederà dunque chi dona nelle poesie montaliane, chi rifiuta, chi riceve e chi ricambia. Che figura del donatore traspare dalla lettura dei versi sottoposti all’analisi? Cosa apprendiamo su chi rifiuta per poi accettare e dimostrare la propria riconoscenza? Quale destino e quale sorte attende il dono di chi rientra a far parte della relazione triadica del rifiutare, ricevere e ricambiare? Rifletteremo sulla libertà del dono in Montale e sull’obbligo che esso implica, sulla capacità dello stesso di avviare relazioni e consolidare legami, sul motivo che spinge l’io poetico a consegnare un’offerta, ad elargire doni senza voler essere contraccambiato. Ci si chiederà come sia possibile fare un dono conservandone l’essenza e lo spirito, come si possa donare a mani vuote o a piene mani, a ricambiare senza essersi mai accorti di aver ricevuto qualcosa in dono, offrire una cosa e nello stesso tempo trattenerla. Da ultimo e in prospettiva futura, ci si domanderà se sia possibile leggere qualsiasi poesia nella prospettiva del dono, ovvero se e fino a che punto la categoria del dono abbia una validità universale quale strumento di analisi interpretativa dei testi poetici.

Nel fenomeno del dare o del donare4, si intrecciano molteplici possibilità interpretative. Così il misterioso circuito del dono abbraccia discipline quali filosofia, antropologia, etnologia, teologia, psicologia, politica ed economia, sebbene nessuna di queste sia in grado di descrivere in modo sintetico ed esaustivo qualsiasi atto del donare anche il più semplice. Non è possibile spiegare il dono ricorrendo ad una sola definizione, ad un solo linguaggio di una data disciplina, in quanto esso parla e tace in lingue diverse e diverse sono le sue modalità di interpretazione. Difatti, questo grande “successo” del dono, quale argomento fondamentale dell’odierna antropologia (e non solo), ci induce alla necessità di ricostruire le origini del dono arcaico, di rivalutare l’ambiguità della sua natura e riflettere su come esso si presenti nel contesto poetico montaliano. La rassegna delle più ← 15 | 16 → importanti tesi che nel corso degli ultimi decenni hanno arricchito il dibattito interdisciplinare sul fenomeno del dono, avrà come scopo non solo ritrovare e segnalare in modo assai sorprendente alcuni tratti pertinenti con l’opera di Eugenio Montale. Essa intenderà anche mostrare in che modo il dono rientri a far parte dell’atto stesso di scrittura e ci permetterà di confermare che la poesia e la letteratura costituiscono un terreno molto proficuo per la riflessione sul dare, ricevere e ricambiare.

Per addentrarsi nella problematica in esame si proporrà di ricorrere ad alcune concezioni di pensiero sorte nel secolo scorso e negli ultimi decenni nel campo della filosofia e dell’antropologia. Un terreno molto fertile per la presente ricerca sarà offerto dal pensiero fenomenologico di Edmund Husserl e Martin Heidegger. Si pensi all’imperativo husserliano di tornare alle cose stesse, di sospendere il giudizio (epoché) su di esse, sulla concezione che tutte le cose che si presentano nell’intuizione, vanno prese così come appaiono nella loro presenza, ma anche e sempre in quei limiti in cui appaiono. Tuttavia, l’indizio fondamentale suggerito alla presente ricerca dalla fenomenologia classica è la categorizzazione husserliana della locuzione es gibt. L’ambiguità semantica di questa espressione, come sostiene Heidegger, esige che si pensi «l’essere» soprattutto come «il dare», in quanto il termine tedesco es gibt significa in primo luogo ‘si dà’ (geben = ‘dare’/‘donare’) e in secondo luogo: ‘c’è’. Un dato di estrema importanza quest’ultimo, visto che il concetto dell’Essere (Sein) heideggeriano nel quale «l’esserci» (Dasein) viene gettato, corrisponde in un certo qual modo all’immersione dell’io poetico in un determinato contesto spazio-temporale impostogli a priori, senza che gli venga concessa una minima possibilità di poter decidere sull’accettazione o meno di ciò che gli viene offerto. In effetti, in Montale, ogni tentativo di un eventuale rifiuto della realtà circostante nei confronti della quale il poeta ha sempre provato un sentimento di «totale disarmonia»5 dovrà essere represso, soffocato e trasformato in forma di un’accettazione, voluta o meno, di ciò che viene offerto. Tale accettazione è seguita da un ricambio falso o sincero di quello che si è ricevuto.

A fare da filo d’Arianna nella ricerca del dono in Montale sarà inoltre la lettura di due pilastri dell’antropologia novecentesca. Da un lato, Bronisław Malinowski negli Argonauti del Pacifico Occidentale6 descrive un fenomeno socio-culturale chiamato kula consistente nello scambio simbolico di doni effettuato tra le ← 16 | 17 → popolazioni delle isole Trobriand dell’Oceano Pacifico. Dall’altro, il celebre Saggio sul dono7 di Marcel Mauss, senz’altro la fonte d’ispirazione per i moderni dibattiti sulla questione, ha dimostrato, in base all’osservazione antropologica delle società arcaiche, quanto le forme del dono in popolazioni del Pacifico e del Nord America fossero variabili. Lo studio antropologico di Malinowski e quello del sociologo Marcel Mauss offrono lo spunto per una riflessione poetologica. Le tesi formulate da Mauss, sebbene ribaltate8, contribuiranno a delineare nella poesia montaliana i contorni della relazione triadica basata sull’obbligo di rifiutare, ricevere e ricambiare, entro i cui limiti si intrecciano i più grandi motivi montaliani. Inoltre, tra le più originali proposte metodologiche che faranno da sfondo alla nostra ricerca del dono in Montale, spiccherà il dibattito filosofico tra i due antagonisti Jean-Luc Marion e Jacques Derrida con qualche fuggevole accenno al prezioso contributo dei grandi specialisti del tema quali: Jacques Godbout, Alain Caillé e Jean Starobinski. Tale apparato metodologico si dispiegherà nell’intera struttura del libro lasciando spazio ad alcune riflessioni di indole prettamente filosofica che ci aiuteranno nell’ulteriore svolgimento dell’analisi.

Lo studio si articola in cinque capitoli, due dei quali interamente dedicati all’analisi dei versi montaliani. Nel primo, si accennerà al problematico rapporto tra pensiero filosofico e poesia, sviluppando una riflessione sulla classica opposizione di Logos filosofico e parola poetica adottata nell’interpretazione dei versi montaliani. Ciò al fine di evidenziare l’ambivalenza del dono inteso come phàrmakon e dimostrare che la lettura dell’opera di Eugenio Montale richiede una comprensione del filosofare come orizzonte del poetare. Tale accostamento permetterà di rinvenire nei testi poetici del ligure una dimensione dello stupore dell’io scrivente nei confronti del mondo delle cose che però non pretende di esaurirne la comprensione o trovare risposte risolutive di fronte ad una vita senza illusioni.

Il secondo capitolo propone l’impostazione metodologica che parte dalla revisione delle principali teorie sul dono sorte nel Novecento nell’ambito dell’antropologia e della filosofia. La breve rassegna dei principali approcci filosofici ed antropologici al tema del dono dimostrerà in che modo viene rivendicata l’ambivalenza della sua natura: la sua possibilità o la sua impossibilità, il suo ← 17 | 18 → essere gratuito o intenzionale. A tale scopo, nei rispettivi sottocapitoli, verranno trattati i diversi approcci all’argomento proposti da grandi come Mauss, Malinowski, Husserl, Heidegger e Derrida.

Il nucleo interpretativo del lavoro è, invece, collocato nel terzo e quarto capitolo, che riproducono sostanzialmente i tre momenti della relazione triadica del rifiutare, ricevere e ricambiare. Il corpus dei testi poetici da noi scelti abbraccerà l’opera omnia di Montale, senza attenersi, tuttavia, alla compattezza cronologica della stessa. Tale procedimento è dettato dalla peculiarità motoria del dono che riappare in tutte le raccolte del poeta inserendosi come protagonista all’interno di diversi passaggi della triade. Sono otto le raccolte montaliane, all’interno delle quali applicheremo il metodo analitico sopra esposto: Ossi di seppia, Le occasioni, La bufera e altro, Satura, Diario del’71 e del’72, Quaderno di quattro anni, Altri versi, Poesie disperse, Diario postumo. Il rifiuto del dono coinciderà soprattutto con le prove poetiche degli Ossi di seppia per poi tramutarsi nella sua inevitabile accettazione presente sia nei testi del primo libro sia in quelli delle Occasioni fino agli scritti appartenenti alla seconda, alla terza e alla quarta stagione poetica del Senex, tra cui La bufera e altro, Satura, Diario del’71 e del ’72, Quaderno dei quattro anni. Lo stesso itinerario verrà percorso nel quarto capitolo della tesi, focalizzato sull’atto di ricambiare, con una speciale attenzione per quelle testimonianze liriche volutamente postume, secondo un progetto strutturato dal poeta e qui interpretato in base alla logica del dono come gesto estremamente gratuito.

L’impostazione complessiva del piano di lavoro segue l’esplicito pronunciamento del poeta a favore dell’unità di tutta la sua produzione poetica: «(…) ho scritto un solo libro, di cui prima ho dato il recto ora do il verso»9. Il dono in Montale quindi, va letto in riferimento all’intero bagaglio poetico dell’autore e non ad una sola parte di esso, come evidenziato dal titolo del presente studio. Il dono montaliano, infatti, si dilata, si sposta, si amplifica seguendo un determinato movimento tutto da scoprire passo dopo passo. L’impatto diretto con i testi poetici di Eugenio Montale e l’approfondimento della loro lettura nella prospettiva interpretativa del dono, ci porterà, infine, a ribaltare la celebre domanda che il poeta si poneva nel suo discorso per la consegna del premio Nobel. All’abissalità dell’interrogativo ‘È ancora possibile la poesia?’10 fa eco: ‘Il dono esiste (ancora)?’11.


1 Eugenio Montale, In limine, in Tutte le poesie, a cura di Giorgio Zampa, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1984, p. 7. Se non diversamente indicato, tutte le poesie facenti parte delle seguenti raccolte del poeta quali: Ossi di seppia, Le occasioni, La bufera e altro, Satura, Diario del ’71 e del ’72, Quaderno di quattro anni, Altri versi, Poesie disperse, sono tratte da: Eugenio Montale, Tutte le poesie, a cura di Giorgio Zampa, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1984. Mentre per le citazioni provenienti dal Diario Postumo si rimanda a Eugenio Montale, Diario Postumo, apparato critico di Rosanna Bettarini, a cura e con postfazione di Annalisa Cima, Mondadori, Milano 1991 e 1996 con prefazione di Angelo Marchese.

2 Si pensi all’accostamento derridiano dei due termini «ospitalità» e «ostilità».

3 Malicka, Paulina, Topi d’avorio, sciacalli al guinzaglio e bulldog di legno. Il dono nella poesia di Eugenio Montale, in Czasopismo on-line doktorantów Instytutu Filologii Romańskiej UAM, Romanica.doc Numer 2 (3)/2011. http://romdoc.amu.edu.pl/2_2011full.html

4 Nel presente lavoro non si terrà conto della differenza tra dare e donare.

5 Eugenio Montale, SMAMS, Mondadori, Milano 1996, p. 1592.

6 Bronisław Malinowski, An account of Native Enterprise and Adventure in the Archipelagoes of Melanesian New Guinea, London, G. Routledge & Sons; New York, E.P. Dutton & Co, 1922; trad.it. Argonauti del Pacifico occidentale, Riti magici e vita quotidiana nella società primitiva, Bollati Boringhieri, Torino 2004.

7 Marcel Mauss, Essai sur le don. Forme et raison de l’échange dans les sociétés archaïques, l’Année Sociologique, seconde série, Paris 1923–1924; trad.it. Saggio sul dono, in Teoria generale della magia, Einaudi, Torino 1965.

8 Ribaltate – in quanto per Mauss il dono è un fenomeno in cui, intorno all’apparente libertà racchiusa nell’atto del donare, vediamo all’opera un trittico di questi tre obblighi assoluti: quello di dare (e non come qui – rifiutare), quello di ricevere e quello di ricambiare.

9 Eugenio Montale, SP, Mondadori, Milano 1976, p. 593.

10 Eugenio Montale, È ancora possibile la poesia?, Casa Editrice Italica, Stockholm-Roma 1975, in Eugenio Montale, SP, op. cit., pp. 6–14.

11 Jacques T. Godbout, Lo spirito del dono, in collaborazione con Alain Caillé, Bollati Boringhieri, Torino 2007, p. 9.

Details

Pages
310
Year
2017
ISBN (ePUB)
9783631710289
ISBN (PDF)
9783653062632
ISBN (MOBI)
9783631710296
ISBN (Hardcover)
9783631710302
DOI
10.3726/978-3-653-06263-2
Language
Italian
Publication date
2018 (November)
Keywords
Letteratura italiana Il Novecento Ermetismo Filosofia Antropologia
Published
Frankfurt am Main, Bern, Bruxelles, New York, Oxford, Warszawa, Wien, 2017. 310 p.

Biographical notes

Paulina Malicka (Author)

Paulina Malicka ha conseguito il dottorato di ricerca in letteratura italiana presso l’Università Adam Mickiewicz di Poznań dove insegna. I suoi interessi di ricerca riguardano la poesia italiana del XX e del XXI secolo, la filosofia e l’antropologia. Si occupa anche della poesia siciliana e dialettale.

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