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Dante 2015

750 Jahre eines europäischen Dichters / 750 anni di un poeta europeo

von Paul Geyer (Band-Herausgeber:in) Marinella Vannini (Band-Herausgeber:in)
©2020 Sammelband 268 Seiten

Zusammenfassung

Il convegno di studi, che si è tenuto all’Università di Bonn e all’Istituto Italiano di Cultura di Colonia l’11 e il 12 dicembre 2015, per celebrare i 750 anni dalla nascita di Dante, ha tracciato, coralmente, il disegno dell’universo dantesco. Ogni intervento, quasi come la tessera di un mosaico, ha contribuito a definire i diversi aspetti dell’opera di Dante, soprattutto la Divina Commedia, e della sua ricezione nella musica e nell’arte. Così che la critica letteraria, la filosofia, la teologia, la musicologia e la storia dell’arte hanno, a vario titolo, contribuito a illustrarne la grande varietà.

Am 11. und 12. Dezember 2015 fand an der Rheinischen Friedrich-Wilhelms-Universität Bonn und im Italienischen Kulturinstitut Köln ein Kolloquium zur Feier von Dantes 750sten Geburtstag statt, bei dem das Bild des dantesken Universums auf neue Weise nachgezeichnet wurde. Die Vorträge haben aus der Sicht der Literaturwissenschaft, Philosophie, Theologie, Musikwissenschaft und Kunstgeschichte dazu beigetragen, die große Vielfalt von Dantes Werk, insbesondere der Divina Commedia, und die Rezeption Dantes in der Kunst und der Musik zu illustrieren.

Inhaltsverzeichnis

  • Copertina
  • Titolo
  • Copyright
  • Sull’autore
  • Sul libro
  • Questa edizione in formato eBook può essere citata
  • Inhalt – Indice
  • Prefazione
  • Vorwort
  • Introduzione: Sommario Marinella Vannini e Karin von Zglinitzki
  • Einleitung: Zusammenfassung Marinella Vannini und Karin von Zglinitzki
  • UN POEMA SENZA TITOLO? Il termine «Commedia» tra poema, epistola a Cangrande e Monarchia (Alberto Casadei (Pisa))
  • Tre condizioni del racconto dantesco nella Commedia (Riccardo Bruscagli (Firenze))
  • «Vivo son io, e caro esser ti pote». Sul significato autoritativo degli incontri ultraterreni di ‹Dante› nella Commedia (Michael Schwarze (Konstanz))
  • Il pellegrino consapevole e il viaggiatore ignaro. Una lettura cursoria di Inferno XXVI (Bernhard Huß (FU Berlin))
  • Der Wald. Über Bild und Sinn in der Divina Commedia (Winfried Wehle (Eichstätt/Bonn))
  • Dekonstruktion von Dantes Welt (Paul Geyer (Bonn))
  • Qualche riflessione sui più antichi manoscritti veneti della «Commedia» (e specialmente su Bud, Franc e Trev) (Paolo Trovato (Ferrara))
  • Bilderzählen mit Dante. Benozzo Gozzolis Danteporträt in der Chorkapelle von San Francesco in Montefalco (Hanna Christine Jacobs (Bonn))
  • Immagini e trasfigurazioni dantesche nell’arte dell’Ottocento (Carlo Sisi (Firenze))
  • „Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate“. Dante und die Instrumentalmusik (Wolfram Steinbeck (Köln))
  • Verzeichnis der AutorInnen Elenco degli autori
  • Volumi pubblicati nella collana

Prefazione

Il convegno di studi, che si è tenuto all’Università di Bonn e all’Istituto Italiano di Cultura di Colonia l’11 e il 12 dicembre 2015, per celebrare i 750 anni dalla nascita di Dante, ha tracciato, coralmente, il disegno dell’universo dantesco. Ogni intervento, quasi come la tessera di un mosaico, ha contribuito a definire i diversi aspetti dell’opera di Dante, soprattutto la Divina Commedia, e della sua ricezione nella musica e nell’arte. Così che la critica letteraria, la filosofia, la teologia, la musicologia e la storia dell’arte hanno, a vario titolo, contribuito a illustrarne la grande e magnifica varietà.

I curatori di questi Atti tengono a ringraziare l’allora Console Generale d’Italia Emilio Lolli e l’allora Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Colonia Lucio Izzo per l’ospitalità offerta nella prima giornata del Convegno. Si ringraziano anche tutti i relatori per aver partecipato al Convegno e aver fornito le versioni scritte dei propri interventi.

Ringraziamo inoltre le collaboratrici del Bonner Italien-Zentrum, Sophia Kaiser, Karolina Küsters e Alina Lohkemper, per l’organizzazione del Convegno.

Bonn, luglio 2019, Marinella Vannini e Paul Geyer

Vorwort

Am 11. und 12. Dezember 2015 fand an der Rheinischen Friedrich-Wilhelms-Universität Bonn und im Italienischen Kulturinstitut Köln ein Kolloquium zur Feier von Dantes 750sten Geburtstag statt, bei dem das Bild des dantesken Universums auf neue Weise nachgezeichnet wurde. Die Vorträge haben aus der Sicht der Literaturwissenschaft, Philosophie, Theologie, Musikwissenschaft und Kunstgeschichte dazu beigetragen, die große und prachtvolle Vielfalt von Dantes Werk, insbesondere der Divina Commedia, und die Rezeption Dantes in der Kunst und der Musik zu illustrieren.

Die Herausgeber danken dem damaligen Italienischen Generalkonsul Emilio Lolli und dem damaligen Direktor des Italienischen Kulturinstituts Köln Lucio Izzo für die gewährte Gastfreundschaft. Der Dank gilt auch allen Referenten für ihre Teilnahme an der Tagung und für die Ausarbeitung ihrer Beiträge.

Wir danken ferner den Mitarbeiterinnen des Bonner Italien-Zentrums, Sophia Kaiser, Karolina Küsters und Alina Lohkemper, für die Organisation der Tagung.

Bonn, im Juli 2019, Marinella Vannini und Paul Geyer

Introduzione: Sommario
Marinella Vannini e Karin von Zglinitzki

Un poema senza titolo? si interroga Alberto Casadei a proposito dell’opera di Dante. E, fra le ragioni che potrebbero aver determinato la scelta del titolo di Commedia o Comedìa, individua la scarsa diffusione iniziale del Paradiso nonché due punti della prima cantica. Ma sottolinea come, in quei passi, Comedìa volesse indicare piuttosto il genere-stile dell’opera, aggiungendo inoltre che, in ogni caso, non sarebbe stata quella la sede adatta per conferire un titolo. Anche l’Epistola a Cangrande e un passo della Monarchia avvalorerebbero il titolo di Commedia, ma, sottolinea Casadei, si discute molto sulla loro autenticità. Di conseguenza, anche questi ultimi sostegni autoriali al titolo verrebbero a cadere, trasformando di fatto in affermazione la domanda in apertura del suo intervento.

Riccardo Bruscagli, navigando nell’oceano della bibliografia dantesca, riflette su alcune «condizioni» di fondo delle tre cantiche e individua, per l’Inferno, le categorie fondanti dell’orrore e della pietà, riconoscendo ad entrambe, e in egual misura, una funzione strutturale e non accessoria. Dissentendo, in tal senso, con chi considera la pietà, che Dante prova nei confronti dei dannati, un errore da correggere. Al Purgatorio riconosce, con Le Goff, la dimensione di luogo intermedio, non neutro ma orientato, dell’aldilà. E ne riconosce, con Brown, l’atmosfera psicologica e narrativa di affetto, amicizia disinteressata, stima e confidenza. Del Paradiso evidenzia la dimensione di ineffabilità, dove il non poter dire diventa condizione costitutiva. E nello spazio bianco dopo l’ultimo verso individua il vero finale e il vero Paradiso: «in quella pagina che nessuna fantasia può immaginare, nessuna memoria raggiungere, e che nessuna penna umana può scrivere».

Michael Schwarze definisce la Commedia «libro degli incontri», che, nelle prime due Cantiche, assumono l’aspetto di trattative do ut des, condotte dalle anime e da un autore, il poeta-giudice Dante, in cerca di notorietà. Questo modello dialogico del negoziato spirituale, che è inequivocabilmente la cifra degli incontri nelle prime due Cantiche, ha nel Paradiso un ruolo ridotto. Tuttavia, nel trentatreesimo e ultimo canto Dante inscena un do ut des anche con la divinità, al fine di riuscire a trasmettere ai posteri, con i suoi versi, almeno una scintilla della gloria divina. Ma, conclude Schwarze, questo scambio fra il poeta e il suo Creatore viene annunciato unilateralmente e rimane ovviamente aperto, poiché la «somma luce» non risponde.

Bernhard Huß affronta il fondamentale problema del giudizio etico sul viaggio atlantico di Ulisse e nota come, dal racconto autodiegetico dell’ultima azione ←11 | 12→della sua vita, emerga l’immagine di un Ulisse viaggiatore inconsapevole: un uomo temerario di epoca precristiana, a cui manca necessariamente qualsiasi tipo di ancoraggio teologico e di fede nella salvezza ultraterrena. Sulla base della situazione comunicativa instauratasi nel canto XXVI, che esclude il consapevole pellegrino Dante dal colloquio tra il poeta epico pagano e gli eroi epici dell’antichità precristiana, Huß mette in evidenza come il canto in questione intenda fornire l’esplicita rappresentazione di un dislivello informativo escatologicamente determinato (ed escatologicamente determinante). Soltanto all’orizzonte conoscitivo cristiano si dischiude la consapevolezza che il pagano Ulisse, scaltrito ingannatore, si converte con la sua traversata marittima in un uomo ingannato e fuorviato, al quale la cognizione del vero valore del proprio agire rimane costantemente inattingibile persino nell’Inferno. [Tratto dall’Abstract dell’autore stesso].

Nella lettura che Winfried Wehle fa della Divina Commedia, la foresta e gli alberi ricoprono un ruolo speciale nel processo educativo dell’anima. Il viaggio di Dante verso il Paradiso ha inizio nella «selva oscura». Il pellegrino, condotto dall’anima vegetativa sul sentiero del vizio e dall’anima intellettiva sul sentiero ripido della virtù, dopo aver attraversato lo shock della «selva oscura» e dell’Inferno, raggiunge purificato la «divina foresta», il Paradiso terrestre; attraverso un muro di fuoco, entra finalmente nell’hortus deliciarum dove non c’è peccato. La conoscenza di sé e del mondo supera, a questo punto, i poteri terrestri dell’intuizione e l’albero della conoscenza ne è un’immagine. Il diagramma dell’albero del Paradiso, nell’audace inversione della sua forma, riprende la Y del percorso umano della conoscenza, tra sensualità e ragione, e punta verso l’alto. Nell’ultimo e più difficile percorso, il pellegrino viene accolto dalla vegetazione dell’Eden, per poter risorgere nella pietà della natura. Infine, nel Paradiso, natura, foresta e vegetazione arretrano e lasciano spazio alle varie sfere e centri celesti.

Paul Geyer sottolinea la discrepanza tra il mondo di Dante e l’ego di Dante. Dante vede nell’equilibrio tra il potere dell’imperatore romano e del papa romano l’ideale socio-politico. Tuttavia, da un lato, il Sacrum Imperium Romanum dopo Carlo Magno è diventato un’utopia e dall’altro, la Chiesa è trasformata, secondo la Divina Commedia, nella meretrice di Babilonia e il Papa in carica viene quasi deposto. La costellazione ideale di Dante, pertanto, non sembra essere più realizzabile. Dante si lamenta, inoltre, della decadenza del presente, simboleggiata dal «maledetto fiore», la valuta più importante per il commercio internazionale del tempo. Il «maledetto fiore», tuttavia, consente ai singoli di aprirsi al mondo, e alla società di assurgere a nuove forme di coscienza, creando così le condizioni per liberare e valorizzare gli individui. È questo il percorso che compie anche Dante. La disintegrazione del cosmo dei valori cristiani conduce alla disgregazione della comunità umana e del singolo, nel senso di un eccessivo apprezzamento della ←12 | 13→unicità soggettiva, che, nel caso di Dante, conduce a una considerazione quasi esagerata di sé come poeta, ad un’inedita auto-esaltazione e alla pretesa di essere un genio. È così che il mondo di Dante e il suo ego non coincidono più.

Nel suo intervento Paolo Trovato nota che, mentre un paio di decenni dopo la morte di Dante ci si trova di fronte a una tradizione emiliano-romagnola della Commedia, non paragonabile, però, alla fluviale produzione in serie fiorentina databile tra il 1330 ca e il 1350 ca, ma comunque copiosa, le tracce di una tradizione veneta primo o medio trecentesca sono, a dir poco, evanescenti. Nei casi presi in esame i testimoni veneti sembrano riconducibili alla tradizione emiliano-romagnola, contaminata a volte con filoni particolarmente fortunati della produzione in serie fiorentina (la tradizione α di Petrocchi) o addirittura interamente attribuibili ad α o a una sua preformazione. Per concludere, Trovato afferma che, quale che sia la stratificazione linguistica dei manoscritti «veneti», nessuno di quelli studiati finora sembra essere indipendente dalle famiglie emiliano-romagnole o toscofiorentine fino ad ora individuate. [Tratto dal riepilogo dell’autore stesso].

Hanna Christine Jacobs evidenzia il ruolo di Dante e della sua Divina Commedia quale parte dei ricchi affreschi del 1452 di Benozzo Gozzoli nella chiesa francescana di Montefalco in Umbria. Lo spettatore è coinvolto negli eventi, attraverso una presentazione mirata, in modo da poterli quasi sperimentare. Così nel ciclo francescano, in cui lo spettatore rivive la crescente purificazione dell’anima di Francesco. La direzione ascendente dello sguardo del visitatore serve da metafora dell’illuminazione spirituale di Francesco. E Dante, come figura centrale con la Divina Commedia aperta in mano, media fra Petrarca e Giotto. Pertanto, riguardo alla trasmissione dei significati, l’immagine risulta allo stesso livello del testo, e la Divina Commedia è la chiave fornita allo spettatore per «leggere» le immagini, in modo da arrivare al cospetto di Dio.

Carlo Sisi focalizza la sua attenzione alla produzione artistica figurativa, collegata alla vita e all’opera di Dante, dagli inizi del XIX secolo fino ai primissimi anni del XX. Gli episodi della Divina Commedia, e la biografia del suo autore, hanno alimentato, nel corso dell’Ottocento, l’immaginazione e la produzione degli artisti, consegnando il mito dantesco a ulteriori interpretazioni ed approfondimenti critici. Nel XIX secolo, l’esaltazione del primitivo, del barbarico, dei sentimenti non mediati, posero Dante al centro degli interessi europei, e il suo poema, letto come epopea del medioevo cristiano, venne a rappresentare l’espressione di un’età storica, contrapposta alle leggende della mitologia classica. Negli anni della nascente coscienza nazionale, in cui si favoriva una ‹pittura civile›, capace cioè di illustrare fatti e protagonisti della storia in funzione eminentemente sociale, Dante fu visto come un «precursore della unità e libertà ←13 | 14→d’Italia» e come tale fu rappresentato nei monumenti ufficiali che cominciavano a popolare le piazze italiane.

Wolfram Steinbeck ricorda come per lungo tempo nessun compositore abbia voluto dare una rappresentazione musicale della Divina Commedia epica, opulenta e religiosamente istruttiva. Solo a partire dalla fine del XVI secolo apparvero le prime messe in musica della Commedia. All’inizio del XIX secolo furono composte più di 10 opere, che, tuttavia, selezionavano solo singoli episodi dell’opera dantesca, in particolare la tragedia d’amore di Francesca del quinto canto dell’Inferno. E mentre le opere vocali si sono rivelate inappropriate per rappresentare la Divina Commedia nel suo complesso, solo Franz Liszt ha assunto questo compito lavorando a livello strumentale. Così è nata la Dante Sonate e più tardi la Dante Symphonie. Con l’intera gamma dei mezzi compositivi, Liszt introduce l’ascoltatore, attraverso Inferno e Purgatorio, fino all’Elysium, diventando il primo compositore a mostrare come la Divina Commedia sia musicalmente comprensibile nel suo insieme.

Einleitung: Zusammenfassung Marinella Vannini und Karin von Zglinitzki

Ein Gedicht ohne Titel? Das fragt sich Alberto Casadei in Bezug auf das Werk Dantes. Unter den Gründen, die die Wahl des Titels „Commedia oder Comedìa“ bestimmt haben könnten, nennt er die geringe Verbreitung des Paradiso zu Beginn der Rezeption sowie zwei Passagen des Inferno. Aber er unterstreicht, dass in diesen Passagen der Begriff Comedìa vielmehr auf Gattung und Stil des Werkes hinweisen will, und fügt ferner hinzu, dass in jedem Falle dort nicht die geeignete Stelle gewesen wäre, um den Titel fest zu legen. Auch die Epistola a Cangrande und eine Stelle aus der Monarchia könnten für den Titel Commedìa sprechen, aber, unterstreicht Casadei, es wird viel über ihre Authentizität diskutiert. Folglich könnten auch diese letzten Autorbelege bezüglich des Titels fallen, und Casadeis Titelfrage würde sich tatsächlich mit einem Ja beantworten lassen.

Details

Seiten
268
Jahr
2020
ISBN (PDF)
9783631817520
ISBN (ePUB)
9783631817537
ISBN (MOBI)
9783631817544
ISBN (Hardcover)
9783631816974
DOI
10.3726/b16773
Sprache
Deutsch
Erscheinungsdatum
2020 (April)
Schlagworte
Dante Alighieri Letteratura Critica letteraria Filosofia Arte Europa Literatur Literaturwissenschaft Philosophie Kunstgeschichte
Erschienen
Berlin, Bern, Bruxelles, New York, Oxford, Warszawa, Wien, 2020. 268 S., 24 s/w Abb., 1 Tab.

Biographische Angaben

Paul Geyer (Band-Herausgeber:in) Marinella Vannini (Band-Herausgeber:in)

Paul Geyer ist Professor für Romanistik an der Universität Bonn Marinella Vannini ist Doktorandin am Institut für Romanistik der Universität Bonn.

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