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Růžena Zátková

Un’artista dimenticata

by Marina Giorgini (Author)
©2019 Monographs 294 Pages

Summary

La figura di Růžena Zátková (České Budějovice 1885 – Leysin 1923), artista boema generalmente associata al futurismo italiano ma per alcuni versi più vicina all’avanguardia russa, risulta tanto affascinante quanto ancora semisconosciuta al grande pubblico e non solo. Affascinante perché la sua vita, e tutta la sua straordinaria storia, costituiscono di per sé la trama esemplare di un romanzo avventuroso e tragico al contempo. Figlia di una prestigiosa famiglia dell’aristocrazia boema, si legò in un matrimonio infelice a Vasilij Khvoschinskij, coltissimo diplomatico dell’Ambasciata Russa a Roma, dove entrò immediatamente negli ambienti più rinomati e prestigiosi. Musa e amante platonica dello scultore croato Ivan Meštrović, del pittore messicano Roberto Montenegro e del compositore russo Igor’ Stravinskij, cara amica del maestro futurista Giacomo Balla, gravitò inoltre nell’orbita dei Balletti Russi di Djagilev, legandosi in una profonda e sincera amicizia a Larionov e alla Gončarova. Protagonista di una serie di sedute spiritiche tenutesi alla presenza delle personalità più eminenti e stravaganti della capitale italiana, scoprendo grazie allo spiritismo "la legittima realtà dell’astrazione", si ammalò gravemente di tubercolosi e venne ricoverata in un isolato sanatorio svizzero per ben tre anni. Sposò in seconde nozze Arturo Cappa, membro eminente del Partito Comunista italiano vicino ad Antonio Gramsci e futuro cognato di Filippo Tommaso Marinetti. Fu infine amica sincera e confidente di Benedetta Cappa Marinetti e dell’archeologo e umanista Umberto Zanotti-Bianco. Morì a soli 38 anni per l’aggravarsi della tisi proprio mentre la sua carriera stava decollando.

Table Of Contents

  • Copertina
  • Titolo
  • Copyright
  • Sull’autore
  • Sul libro
  • Questa edizione in formato eBook può essere citata
  • Indice
  • Introduzione
  • 1885-1910. Le prime esperienze
  • Praga: Antonín Slavíček, pittore boemo
  • Monaco: Karl Von Loesch, barone prussiano
  • 1910-1912. Roma: Casa Khvoschinskij
  • Ivan Meštrović, scultore croato
  • 1913. Da Occidente a Oriente
  • Mallorca: Roberto Montenegro, pittore messicano
  • Mosca: Natal’ja Gončarova, artista orientale
  • 1915. Tra russi e italiani
  • Via Margutta, Djagilev e Stravinskij
  • Roma: Giacomo Balla, maestro futurista
  • Milano: i russi a Casa Marinetti
  • Capri: isola “russa”
  • Losanna: Gončarova, Larionov, Stravinskij e l’arte russa
  • 1916. Nuovi orizzonti
  • Roma: le sedute spiritiche
  • Studi psichici o Disegni coloriti delle varie correnti psichiche
  • Macchina piantapalafitte: plastico polimaterico
  • San Sebastian
  • 1916-1919. Leysin: la malattia
  • Riflessioni teologiche
  • La vita del Re David secondo le leggende bibliche (1917/1918)
  • Astrazione e realismo
  • Uomini
  • 1919. Macugnaga: «un piccolo paradiso sotto neve e valanghe»
  • Arturo Cappa, avvocato comunista
  • Umberto Zanotti-Bianco, filantropo piemontese
  • Parabole del Vangelo (1919/1920)
  • Quadri-sensazioni (1919/1921)
  • Futurista? Filippo Tommaso Marinetti e Benedetta Cappa
  • 1920-1922. Futurista: il fervore creativo
  • Roma: la prima mostra personale (1921)
  • Pegli: il tempo dei grandi quadri e delle mostre
  • 1923. Leysin: l’ultimo viaggio
  • Questioni irrisolte
  • Conclusioni
  • Biografia sintetica
  • Indice dei nomi e dei luoghi
  • Bibliografia

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Introduzione

La pittrice e scultrice ceko-slovacca Rugena Zatkova – è una delle ultime pioniere della nuova arte futurista. Rugena Zatkova, con le sue innumerevoli opere, vi piloterà attraverso gl’imponderabili misteri della psicologia umana, vi rivelerà dei nuovi aspetti plastico-pittorici dell’inesauribile mondo sensibile1.

Così scriveva Enrico Prampolini nel 1922.

Questo libro quindi racconta la storia di un’artista; che poi sia futurista o meno è tutto da stabilire.

La prima volta che mi sono imbattuta nel nome di Růžena Zátková, anzi di Rougena Zatkova, mi stavo occupando di un’altra artista, quella volta tanto futurista da sposare il fondatore dell’avanguardia italiana, Benedetta Cappa Marinetti. In particolare stavo analizzando il suo romanzo del 1924 Le forze umane, corredato dalle cosiddette sintesi grafiche, disegni astratti a china su carta. Nell’ultimo capitolo del libro, intitolato L’essenza e la sua attuazione immediata: l’arte, la pittrice e scrittrice scriveva:

Manifestano questo sforzo di creazione immediata le sintesi-grafiche di questo volume. Sono l’espressione diretta delle forze dell’universo senza nessuna preoccupazione plastica. []. Tentativi simili furono chiamati precipitati lirici da Giuseppe Steiner, o stati d’animo o pitture medianiche dai paroliberi come Buzzi, Rognoni, Soggetti; o dai pittori come Rougena Zatkova, e sono state considerate come sviluppi del paroliberismo e straripamenti della pittura. Non furono considerati nettamente nella loro formidabile portata di creazione immediata2. ← 11 | 12 →

Ebbi poi la possibilità, grazie alla disponibilità degli eredi, di studiare da vicino le opere di Benedetta conservate tra Roma e Milano nelle stesse collezioni in cui, mi resi conto solo dopo, figuravano, sempre gelosamente custoditi dall’artista italiana tra le sue cose più care, diversi lavori e documenti riguardanti la Zátková. Tra le due donne sembrava esserci stato un legame di profondo affetto e di sincera amicizia. Consultando poi le carte futuriste conservate a Yale in America, iniziarono a comparire diverse lettere che testimoniavano un rapporto diretto della Zátková anche con il leader del Futurismo, Filippo Tommaso Marinetti. La prima idea che mi feci fu quindi quella di avere a che fare con un’artista futurista in contatto con i vertici del movimento e particolarmente interessata alla pittura degli “stati d’animo” e alle tematiche occultiste. Ma, più andavo avanti con le ricerche, più i miei pensieri si confondevano e i dubbi aumentavano. La sensazione era che su di lei gravasse una spessa coltre di oblio. A volte, dopo aver consultato l’ennesimo documento in cui ero sicura di trovare delle notizie che la riguardavano senza invece ottenere nessun riscontro, mi chiedevo se fosse esistita veramente. In alcuni casi sembrava costituire il fulcro dell’élite culturale riunita a Roma nel secondo decennio del Novecento, in altri pareva invece una figura leggendaria. Non solo non riuscivo a compormi un’immagine generale e ben definita di questa misteriosa artista slava, quasi sicuramente ceca ma talvolta indicata come russa, ma non ero nemmeno in grado di inquadrarla sotto nessun movimento artistico. Osservando le sue poche opere note non capivo se mi trovavo davanti ad un’originale innovatrice dell’arte moderna, esponente dell’avanguardia o se invece si trattava di un’artista mediocre, attardata su stilemi tradizionali e poco pronta a cogliere le grandiose novità che fremevano in quei primi due decenni del Novecento. Alcuni lavori di chiara derivazione futurista si sommavano ad altri talmente diversi per stile e concezione da far pensare appartenessero a una mano diversa. Quest’artista infatti, parafrasando Prampolini, conduce in mondi misteriosi. Attraverso lei, partendo da Benedetta, incappai in un’altra donna, ben più nota delle due colleghe. Durante un viaggio rocambolesco sulle tracce di alcune opere della Zátková disperse da decenni, incontrai un’ennesima donna che generosamente mi aprì le porte, letteralmente, di una nuova scoperta. Incredula ed emozionata mi trovai davanti non solo i lavori che stavo cercando ma ben due opere di Natal’ja Gončarova, paladina dell’avanguardia russa. Ma cosa ci facevano lì? E perché si trovavano insieme a quelle della Zátková? Queste domande hanno trovato risposta anche grazie al lavoro scrupoloso della ← 12 | 13 → Dott.ssa Alena Pomajzlovà, massima studiosa della Zátková e la prima ad analizzare in modo sistematico e scientifico il carteggio con Larionov e la Gončarova3.

Fin qui dunque una storia tutta al femminile. In realtà si vedrà, ma si nota già dall’indice del libro, come la biografia di Růžena Zátková sia costellata di presenze maschili illustri, tra le più significative della sua epoca. Ciò che più sorprende è la quantità e la qualità dei rapporti che intrecciò durante il corso della sua vita e la sua estrema mobilità, di corpo e d’anima come avrebbe detto lei stessa. Allieva a Praga del pittore Antonín Slavíček, arriva nella Monaco cosmopolita di Vasilij Kandinskij, Franz Marc e degli altri protagonisti del Blaue Reiter. Giunta a Roma al seguito del marito diplomatico russo, conosce ed inizia a frequentare lo scultore croato Ivan Meštrović e i futuristi, su tutti Giacomo Balla. Diversi viaggi la portano nella Mallorca della Scuola pollençina animata dal pittore messicano Roberto Montenegro, nella Milano capitale del Futurismo, nella Capri degli esuli russi e nella Svizzera colonizzata dai Balletti di Djagilev con i cui membri, in particolare con Larionov e con la Gončarova, stringerà un legame profondo. Protagonista di una serie di sedute spiritiche insieme alle personalità più eminenti e stravaganti di Roma, è costretta ad abbandonare la capitale da una brutta malattia che la obbligherà ad un esilio forzato sulle montagne svizzere dove diventa confidente e “dipendente” dell’intellettuale Umberto Zanotti-Bianco. Tornata in Italia si lega per il resto della sua breve vita ad Arturo Cappa, esponente comunista fratello di Benedetta la quale appunto, insieme al futuro marito Marinetti, diventerà sua cara amica e complice. Růžena è una delle pochissime donne operanti in ambito futurista a partecipare in quegli anni alle esposizioni dell’avanguardia e l’unica a cui il fondatore del movimento concederà l’onore di dedicare due esposizioni personali nella capitale italiana. Passa gli ultimi anni di vita lavorando sodo in un casale di campagna in Liguria insieme al nuovo marito prima di morire di tubercolosi nel sanatorio di Leysin.

Il volume è strutturato quindi come una biografia ordinata per date e luoghi attraverso cui ho tentato di evidenziare quanto gli incontri fatti dalla Zátková durante la sua vita la condussero a riflessioni di carattere personale ed artistico che le permisero di formarsi una personalità originale e assolutamente affascinante. Mi sono concentrata in particolare sugli ← 13 | 14 → anni successivi all’arrivo in Italia, trattando il periodo della giovinezza e della primaria formazione in Boemia in modo più sommario. Ho scelto un’impostazione cronologica e globale, preferendo non affrontare tematiche o periodi specifici, per ricostruire prima di tutto un’immagine complessiva di un’artista di cui si sa ancora troppo poco per essere indagata nei dettagli. Per rendere giustizia a questa pittrice dimenticata, ho pensato che fosse necessario far parlare il più possibile lei stessa, attraverso citazioni di lettere o altri documenti che, pur presenti in buona quantità, non sono inspiegabilmente mai stati studiati e utilizzati sistematicamente, se si eccettua il bel lavoro di Alena Pomajzlová, già citata, da cui questo libro non può prescindere4. Si sa come sia praticamente impossibile ricostruire una cronologia della vita e delle opere di un artista senza la consultazione delle fonti primarie, in particolare nel caso di una figura pressoché sconosciuta al grande pubblico e non solo. Carteggi, cataloghi d’epoca, recensioni a mostre e articoli di e sull’opera della Zátková sono risultati indispensabili per ridare luce a una figura tanto intrigante quanto trascurata. Districarsi in una boscaglia di informazioni, distinguendo il vero dal falso, non è stato affatto semplice anche considerando la complessità di recupero del materiale. Molte opere della Zátková sono disperse chissà dove; alcuni dei lavori superstiti sono in un precario stato di conservazione; le fonti archivistiche ed altri documenti d’epoca sono frammentari e disseminati per il mondo, dall’Europa alla Russia all’America. Alle complessità del reperimento del materiale si sommava inoltre la difficoltà linguistica: la Zátková e i suoi amici poliglotti scrivevano e si scambiavano lettere in ceco, russo, italiano, francese e inglese e, soprattutto in ambito italiano, era davvero arduo capire anche solo quando si stesse parlando di lei. Il suo nome da ragazza, ma soprattutto quello da sposata, viene infatti scritto o traslitterato dal cirillico nei modi più vari (Rougena o Rugena Zatkova, Rongesca Zotkova, Rougesca Zotkova, Signora Latkova, Signora Khwoshinsky, Cvoshinsky etc.). Per non parlare delle informazioni che si ricavano dalle fonti bibliografiche, spesso imprecise e infondate, quando non addirittura sbagliate. In Italia, dove la Zátková si era scoperta artista decidendo di compiere la sua carriera, ad eccezione dei precoci e forse per questo poco dettagliati saggi di Calvesi (1967) e di Crispolti (1969), la sua figura era stata sommariamente analizzata nell’ambito degli studi di genere rivolti alla produzione artistica femminile, sviluppatisi dall’inizio degli anni ← 14 | 15 → Ottanta (Vergine 1980, Iamurri e Spinazzè 2001, Corgnati 2004 et al.). Ma anche le poche notizie contenute in questi scritti sono spesso inesatte e imprecise o quantomeno non trovano riscontri scientifici nelle fonti. E ciò che più ha complicato il tentativo di fare chiarezza nelle intricate vicende biografiche dell’artista e nella datazione dei suoi lavori, spesso fantasiosa, è il fatto che questi travisamenti si siano tramandati di testo in testo, continuando a circolare e finendo poi col diventare certezze ormai assodate.

Scopo di questo volume è quello di mettere un po’ di ordine nei fatti e colmare alcune lacune, pur ben sapendo di non essere esaustivo. Rimangono infatti ancora molti quesiti aperti e insoluti, qui affrontati in parte nel capitolo Questioni irrisolte, a cui si auspica qualcuno, forse più capace o fortunato di me, riesca a trovare risposta. ← 15 | 16 →


1 E. Prampolini, Rugena Zatkova, in 90° esposizione: mostra personale di Rugena Zatkovà. Sono contemporaneamente esposte le mostre individuali dei pittori inglesi Cedric Morris, Lett Haines, n. monografico di Bollettino quindicinale della Casa d’Arte Bragaglia, a. III, n. 73, 1 novembre 1922, Casa d’arte Bragaglia, Roma 1922.

2 Benedetta, Le forze umane. Romanzo astratto con sintesi grafiche, Franco Campitelli, Foligno 1924. Tutte le citazioni sono tratte dall’ edizione Benedetta, Le forze umane, Viaggio di Gararà, Astra e il sottomarinoI tre romanzi, (a cura di) Simona Cigliana, Edizioni dell’Altana, Roma 1998.

3 Le lettere della Zátková a Larionov e alla Gončarova, scritte in russo, sono conservate nel fondo della coppia di artisti presso l’Archivio della Galleria Tret’jakov di Mosca.

4 Cfr. A. Pomajzlová, Růžena – Story of the painter Růžena Zátková, Catalogo della mostra, Praga, Castello, Scuderie Imperiali, 7 aprile – 31 luglio 2011, Arbor vitae societas and Porte, Prague 2011.

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1885-1910. Le prime esperienze

Růžena Zátková nasce il 2 marzo 1885 in una ricca e prestigiosa famiglia di Březí, cittadina della Boemia meridionale vicino a České Budějovice meglio conosciuta con il nome tedesco di Budweis. Zona industriale fin dalla metà dell’Ottocento, la città crea un’isola germanica in territorio ceco e mantiene un sindaco di lingua tedesca fino al 1918, anno della dissoluzione dell’Impero Austro-Ungarico.

Il padre di Růžena, Vlastimil Zátka, è il discendente di un’importante famiglia di imprenditori del luogo; la madre Karolina invece, ottima pianista e amante delle arti, appartiene ad una famiglia di intellettuali radicali, slavi insofferenti al dominio austro-ungarico. È la nipote di Karel Havlíček Borovský, fondatore del giornalismo ceco, poeta satirico antiasburgico e anticlericale, critico letterario e uno dei personaggi illustri grazie ai quali nell’Ottocento comincia a formarsi e ad affermarsi la lingua ceca moderna nella scienza e nella letteratura.

Details

Pages
294
Year
2019
ISBN (PDF)
9782807611856
ISBN (ePUB)
9782807611863
ISBN (MOBI)
9782807611870
ISBN (Softcover)
9782807611849
DOI
10.3726/b15755
Language
Italian
Publication date
2019 (July)
Published
Bruxelles, Bern, Berlin, New York, Oxford, Wien, 2019. 298 p. 31 b/w ill., 45 couloured ill.

Biographical notes

Marina Giorgini (Author)

Marina Giorgini, PhD in Storia dell’Arte, ha concentrato la sua ricerca sul Futurismo italiano in rapporto ad altre correnti coeve. Si è inoltre specializzata nell’insegnamento di arte, lingua e cultura italiana a studenti stranieri tenendo, su tali temi, seminari in tutta Europa.

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