L’Architecture gothique, entre invention et réception (XIIe-XXe siècle)

Préface

Dany SANDRON

Le terme « gothique » a été employé par les humanistes à la fin du xve siècle pour désigner l’art depuis la fin de l’Antiquité jusqu’à ce qu’ils baptisèrent et que par commodité on continue d’appeler la « Renaissance ». Il couvrait à l’origine les mille ans d’histoire de l’art du Moyen Âge, autre expression péjorative forgée dans les mêmes milieux. Cette longue période était alors considérée globalement comme barbare. À cet adjectif, on substitua un synonyme qui parlait davantage aux lettrés italiens qui gardaient en mémoire la dramatique prise de Rome par les Goths, en 410.

Il revient à la recherche en histoire de l’art constituée en véritable discipline depuis le xixe siècle d’avoir nuancé ce tableau en réduisant le spectre chronologique du gothique aux quatre derniers siècles du Moyen Âge, non sans souligner les différentes phases qu’a pu connaître ce mouvement au cours de cette période.

L’ouvrage dirigé par Camilla Ceccotti et Emanuele Gallotta offre de nouvelles perspectives d’approche de l’architecture gothique, défendues par une nouvelle génération de chercheurs originaires de différents pays d’une Europe qui est le meilleur cadre pour apprécier la vigueur d’un art aussi puissamment original. Il fait suite à une journée d’études organisée à Paris au Centre André Chastel en mars 2018 où une dizaine de doctorants et de jeunes docteurs avaient pris la parole.

Ce fut l’occasion de revenir sur la place des cathédrales dans le développement de l’architecture gothique, non pour les confiner dans un splendide isolement, mais pour les mettre en relation avec la création artistique régionale où le cadre du diocèse est particulièrement efficient, que ce soit à Sens ou dans l’ancienne province ecclésiastique d’Embrun, dans les Alpes méridionales. Avec cette esquisse d’une nouvelle géographie artistique qui met en parallèle cadres institutionnels et grandes lignes de la création apparaissent de nouvelles modalités d’expansion du gothique.

Une autre ouverture tient à la place donnée à l’Italie dans l’histoire d’une architecture dont elle a été, contre toute évidence, longtemps écartée à tort. Le foisonnement de l’activité édilitaire en Italie centrale au xiiie siècle, inconcevable sans la réflexion menée par les générations précédentes, fournit autant de preuves, ici illustrées, du dynamisme de la Péninsule qui participe elle aussi à la définition d’une architecture médiévale européenne. La riche documentation écrite sur les chantiers ←9 | 10→italiens nous offre une vision nuancée des chantiers, pragmatiques, prompts à être modifiés, à mille lieues de la création contemporaine.

Avant-propos

Carlo BIANCHINI^*

Non sono parole di circostanza quando dico che la possibilità di presentare il volume che raccoglie i contributi proposti nel corso della giornata di studi « L’Architecture gothique. Entre réception et invention. Impact, continuité et réinterprétation (xiie-xxe siècle) », svoltasi il 10 Marzo 2018 a Parigi presso il Centre André Chastel, rappresenta per me un’occasione particolarmente piacevole.

Da studioso appassionato del Medioevo, specialmente per ciò che attiene alla straordinaria ricchezza e complessità di contenuti che ne caratterizzano l’architettura non posso che sottolineare il valore dell’iniziativa di cui qui si raccolgono gli esiti, rilevando altresì come essa si inserisca in un consolidato contesto scientifico in cui momenti di scambio tra studiosi, ormai ciclici sia al di qua che al di là delle Alpi, rappresentano la regola e non più una fortunata eccezione.

Tralascio volontariamente la descrizione dei contenuti del volume, tutti di alto livello lasciando ad altri il compito di presentarli nelle pagine seguenti certamente in maniera più sistematica di quanto potrei fare io in questo ristretto spazio. Vorrei invece concentrarmi più sul carattere dell’iniziativa: innanzitutto è opportuno sottolinearne la natura realmente bottom-up, ovvero di un progetto concretizzatosi a partire da un’idea di Camilla Ceccotti ed Emanuele Gallotta, entrambi Dottori di Ricerca dopo un dottorato svolto in cotutela tra Sorbonne Université, École doctorale 124, « Histoire de l’art et archéologie », e il Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell’Architettura di Sapienza Università di Roma, che hanno immaginato il tema della giornata e progettato il suo svolgimento come momento di scambio e confronto tra giovani studiosi.

Questa scelta, ampiamente condivisa e sostenuta da tutti i colleghi coinvolti, è da considerare ex post con estrema attenzione: da un lato, infatti, essa ha consentito a diversi giovani ricercatori di incontrarsi, condividere esperienze e, forse, individuare nuovi interessanti spunti di ricerca; dall’altro li ha in qualche modo costretti a misurarsi ed essere misurati tra pari in un contesto che, da questo punto di vista, rappresenta ←11 | 12→una concreta e tangibile manifestazione della ormai onnipresente peer review.

In maniera sapiente e misurata, inoltre, l’organizzazione della giornata ha lavorato non solo sui dati per così dire “anagrafici”, ma anche su quelli “geografici”: la scelta di riunire studiosi provenienti da diverse scuole, sedi ed esperienze si è infatti non solo rivelata azzeccata sul piano scientifico ma anche su quello per così dire relazionale, poiché ha concorso a consolidare preesistenti legami (anche personali) quando non addirittura a crearne di nuovi. In altre parole, una ortodossa espressione di quel carattere dell’Università molte volte rimarcato da Umberto Eco¹ che ne fa, nel nostro momento storico, uno dei pochi luoghi rimasti al mondo in cui le persone si incontrano ancora fisicamente per discutere idee e scambiarsi opinioni.

Costituisce in qualche modo un corollario di tutte le considerazioni fin qui svolte, la vocazione multidisciplinare dell’evento, che ha visto alternarsi non solo studiosi provenienti da diversi settori scientifici ma soprattutto ricerche che, nutrendosi di competenze pluridisciplinari, sono state in grado di presentare risultati altamente coerenti e consistenti.

Come il lettore potrà facilmente osservare, si è trattato di un’iniziativa davvero di successo sotto molti punti di vista che sia il Centre André Chastel e il LabEx EHNE che il Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell’Architettura hanno sostenuto con convinzione fin dal suo avvio. In conclusione, una buon pratica della relazione tra giovani studiosi, ricercatori consolidati e istituzioni di ricerca.

Introduction

Camilla CECCOTTI, Emanuele GALLOTTA