Il Genovese Poetico attraverso i Secoli
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Table Of Contents
- Copertina
- Titolo
- Copyright
- Sobre el autor
- Sobre el autor
- Esta edición en formato eBook puede ser citada
- Indice
- 1. Introduzione
- 2. Metodologia
- 2.1 Status quo e originalità del presente lavoro
- 2.2 Metodo di analisi
- 2.3 Alcuni cenni sulla storia del genovese
- 2.4 Alcuni cenni sulla fonologia del genovese odierno in rapporto alla grafia
- 2.4.1 Consonanti e grafemi consonantici
- 2.4.2 Vocali e grafemi vocalici
- 2.4.3 Grafia
- 3. Caratteristiche principali del genovese in poesia
- 3.1 La caduta di [l]; e [ɹ] nel genovese poetico
- 3.1.1 La caduta di [l]; e [ɹ] in posizione intervocalica
- 3.1.1.1 Analisi dei fenomeni presi in considerazione
- 3.1.1.1.1 Riassunto
- 3.1.2 La caduta di [l]; e [ɹ] negli articoli determinativi, nei pronomi personali e nelle preposizioni articolate
- 3.1.2.1 Analisi dei fenomeni presi in considerazione
- 3.1.2.1.1 Riassunto
- 3.1.3 La caduta di [l]; e [ɹ] in sillaba finale
- 3.1.3.1 Analisi dei fenomeni presi in considerazione
- 3.1.3.1.1 Riassunto
- 3.2 Palatalizzazione dei nessi [bl], [fl] e [pl]
- 3.2.1 Sviluppo del nesso [fl] in genovese
- 3.2.1.1 Analisi dei fenomeni presi in considerazione
- 3.2.2 Lo sviluppo del nesso [bl] in genovese
- 3.2.2.1 Analisi dei fenomeni presi in considerazione
- 3.2.3 Lo sviluppo del nesso [pl] in genovese
- 3.2.3.1 Analisi dei fenomeni presi in considerazione
- 3.3 /z/ derivante da [ge], [gi], [dj] e /j/ latini
- 3.3.1 Analisi dei fenomeni presi in considerazione
- 3.3.1.1 Analisi riassuntiva dei singoli fenomeni per secoli
- 3.3.2 Risultati
- 4. Esempio di analisi sincronica
- 4.1 L’ätra Zena di Alessandro Guasoni
- 4.1.1 Riassumendo
- 5. Il ruolo del genovese oggi
- 6. Conclusioni
- 7. Antologia
- 7.1 Tredicesimo secolo
- 7.1.1 Anonimo Genovese
- 7.1.1.1 Raccolta di Rime Genovesi
- 7.1.1.1.1 CXXXVIII De Condicione Civitate Janue, Loquendo con Quedam Dominio de Brixa
- 7.1.1.1.2 CXXXIX De Quodam Provinciali Traslato in “Lingua Nostra”
- 7.2 Quattordicesimo secolo
- 7.2.1 Autore ligure anonimo del XIV secolo
- 7.2.1.1 Questioim de Boecio
- 7.3 Quindicesimo secolo
- 7.3.1 Andrea De Franchi Bulgaro
- 7.3.1.1 Rime Volgari
- 7.4 Sedicesimo secolo
- 7.4.1 Barnaba Cigala Casero
- 7.4.1.1 Elogio per il Doge Antonio Cebà
- 7.4.1.2 Rime che includono la descrizione della natura
- 7.4.2 Paolo Foglietta
- 7.4.2.1 L’Antiga Zena
- 7.4.2.2 Zena
- 7.4.3 Cristoforo Zabata
- 7.4.3.1 All’HONORATO SIGNOR Gio. Pietro Crollalanza
- 7.4.4 Bernardo Castelletto
- 7.4.4.1 A ro Segnò Poro Foggietta
- 7.4.5 Benedetto Schenone
- 7.4.5.1 Rime Amorose
- 7.4.6 Lorenzo Questa
- 7.4.6.1 Rime à Christoffa Zabata
- 7.4.7 Vincenzo Dartona
- 7.4.7.1 Traduzione dell’Orlando Furioso in genovese
- 7.5 Diciassettesimo secolo
- 7.5.1 Gian Giacomo Cavalli
- 7.5.1.1 Lingua Genovese
- 7.5.2 Giuliano Rossi
- 7.5.2.1 Invention Dra Peste
- 7.5.3 Anton Giulio Brignole Sale
- 7.5.3.1 Ra Dònna Interesà
- 7.5.4 Pier Giuseppe Giustiniani
- 7.5.4.1 Rime a Cavalli
- 7.6 Diciottesimo secolo
- 7.6.1 Stefano De Franchi
- 7.6.1.1 Coroña Sacra
- 7.6.1.1.1 Sonetto I
- 7.6.1.1.2 Sonetto X
- 7.6.2 Francesco de Ferrari
- 7.6.2.1 Sonetto
- 7.6.3 Martin Piaggio
- 7.6.3.1 L’Erboo d’Amandoa e l’Erboo de Figo
- 7.6.3.2 E Due Porte e o Vento
- 7.6.4 Antonio Pescetto
- 7.6.4.1 Sonetto X
- 7.6.4.2 A Memoia da Faesta Patriotica (14 luglio 1797)
- 7.7 Diciannovesimo secolo
- 7.7.1 Giuseppe Peregallo
- 7.7.1.1 Un Generale e Unn’Aquila
- 7.7.2 Giovanni Casaccia
- 7.7.2.1 A unn-a Spozà
- 7.7.3 Luigi Michele Pedevilla
- 7.7.3.1 A Colombiade
- 7.7.4 Carlo Malinverni
- 7.7.4.1 Zena Vegia
- 7.7.5 Nicolò Bacigalupo
- 7.7.5.1 Poemetto Romantico
- 7.7.5.2 Traduzione dell’Eneide
- 7.7.5.3 San Fruttuoso
- 7.7.6 Nicolò Faziola
- 7.7.6.1 Discorso Morale Sopra çerti Ladri Moderni
- 7.7.7 Giovanni Battista Vigo
- 7.7.7.1 O Tramonto do Sò a Zena
- 7.8 Ventesimo secolo
- 7.8.1 Edoardo Firpo
- 7.8.1.1 Zena de Nêutte da-i Monti
- 7.8.2 Ada Gattorno Celle
- 7.8.2.1 Zena Antiga
- 7.8.3 Luigi Cornetto
- 7.8.3.1 A mæ Çittæ
- 7.8.4 Costanzo Carbone
- 7.8.4.1 Barche a Sosto
- 7.8.5 Plinio Guidoni
- 7.8.5.1 Saggi sulla Poesia Genovese
- 7.8.6 Silvio Opisso
- 7.8.6.1 Vëgia Zena
- 7.8.7 Alfredo Gismondi
- 7.8.7.1 A-a mæ Zena Lontann-a!
- 7.8.7.2 Davanti a-o nostro Mâ
- 7.8.8 Aldo Acquarone
- 7.8.8.1 Crêuze de Zëna
- 7.8.8.2 Parlâ Zeneise
- 7.8.9 Vito Elio Petrucci
- 7.8.9.1 Vëgia Zena
- 7.8.10 Guido Nilsen
- 7.8.10.1 Zena
- 7.8.11 Giuseppe Emilio Pedemonte
- 7.8.11.1 Mazzo
- 7.8.12 Eugenio Bosi
- 7.8.12.1 Parla ’n’ Erbo
- 7.8.13 Roberto Giannoni
- 7.8.13.1 Ûn Èrboo
- 7.8.14 Luigi Poggi
- 7.8.14.1 Da l’Alba a-o Tramonto
- 7.8.15 Sandro Patrone
- 7.8.15.1 L’Azalëa
- 7.8.16 Gigi Boero
- 7.8.16.1 Reuze
- 7.8.17 Pietro Lombardo
- 7.8.17.1 Galleria Mazzini
- 7.8.18 Mario Lertora
- 7.8.18.1 Vegia Stradda De Zena
- 7.8.19 Raffelin Gandolfo
- 7.8.19.1 A 30 all’Ōmbra
- 7.8.20 Aldo Martinelli
- 7.8.20.1 O Doçe Climma
- 7.8.21 Renato Niccoli
- 7.8.21.1 1938 Cumme Tei Bella Zena 1988
- 7.8.22 Emma Midolo
- 7.8.22.1 Rondaninn-e
- 7.8.23 Rita Cuneo Narizzano Murialdi
- 7.8.23.1 À ün Erboo, davanti a Casa mæ
- 7.8.24 Bruno Micossi
- 7.8.24.1 Duî Vasi in sce ’n Barcon
- 7.8.25 Rinaldo Avegno
- 7.8.25.1 Canson de Pré
- 7.8.26 Angelo De Ferrari
- 7.8.26.1 Luxi e Ombre
- 7.8.27 Sergio Sileri
- 7.8.27.1 Da-o Barcon do Scagno
- 7.8.28 Pietro Maccagnolo
- 7.8.28.1 Zena in Gianco e Neigro
- 7.8.29 Fabrizio De André
- 7.8.29.1 Creuza de Mä
- 7.9 Ventunesimo secolo
- 7.9.1 Elsa Pastorino Alloisio
- 7.9.1.1 O Caroggio Drïto
- 7.9.2 Alberto Pasolini
- 7.9.2.1 ’Na Prïa de Priaruggia
- 7.9.3 Felice Franchello
- 7.9.3.1 Tramonto a Boccadäse
- 7.9.4 Franco de Barbieri
- 7.9.4.1 In Ciassa de Ferrari
- 7.9.5 Enrica Arvigo
- 7.9.5.1 Zena a-a Mattin
- 7.9.6 Alessandro Guasoni
- 7.9.6.1 L’ätra Zena
- 8. Biblio- e sitografia
- Obras publicadas en la colección
1. Introduzione
La poesia [in genovese] è diversa; è più consona all’indole del popolo genovese; è più intima, famigliare, generalmente moralissima, bonaria; ma è sempre poesia che merita l’attenzione e lo studio degli italiani. (Donaver 1910, LXXXIX)
Le poesie medievali rappresentano alcuni degli scritti più antichi genovesi; in particolare, nel presente lavoro la poesia in genovese è stata scelta come oggetto di studio perché sono stati reperiti testi (di autori genovesi) senza interruzioni a partire dal XIII secolo sino ai giorni nostri. Si precisa che gli scritti di Raimbaldo di Vaqueiras, poeta provenzale del XII secolo, vissuto per un lungo periodo in Italia e per un periodo più breve anche a Genova, non vengono analizzati perché non si tratta di un autore genovese.
La selezione e in parte la reperibilità dei testi poetici non è stata facile. Innanzitutto, mentre al giorno d’oggi la produzione poetica in genovese è piuttosto abbondante, è stato difficile reperire alcuni testi poetici, in particolare del XV secolo, essendo che si scriveva più in prosa che in poesia. Inoltre, si è dovuto delimitare il campo delle poesie da analizzare dal punto di vista diatopico e si sono dovuti scegliere dei temi in modo da permettere un confronto tra le diverse poesie.
Con genovese si intendono spesso le varietà liguri in generale (cfr. Toso 2002b, 199), altri invece usano questo termine per riferirsi a “un insieme di caratteristiche comuni al dialetto di Genova e ad un’area ben definita che comprende la città e si estende intorno ad essa” (Petracco Sicardi 1974a, 144–145), includendo le zone comprese tra Bergeggi e Moneglia, per arrivare nell’entroterra sino a Val di Vara, in aggiunta alla Valle Scrivia e all’alta Val Trebbia e a Montebruno (cfr. Toso 2002a, 199). Con il termine in questo lavoro si fa riferimento alla “varietà diatopica” di Genova centro, che condivide molti tratti nella zona compresa tra Noli e Moneglia (cfr. Toso 1998b, 24). Prima di tutto, si è cercato di scegliere i testi basandosi su criteri geografici, ossia incentrando il lavoro sulla varietà di Genova centro (piuttosto che sulle altre varietà liguri), tuttavia, qualora non fosse stato possibile rintracciare autori dell’area urbana, per certi periodi sono stati inclusi nell’antologia anche altri autori di aree adiacenti. Si è inoltre cercato di selezionare poesie incentrate su Genova, ma anche sulla descrizione di ambienti e della natura.
←17 | 18→Il presente lavoro sarà suddiviso in una parte teorica e una empirica, quest’ultima seguita dalle poesie scelte in genovese tradotte in italiano. Le poesie prese in analisi partono dal XIII secolo e arrivano sino agli inizi del XXI secolo. Questa parte è stata creata con lo scopo di fornire una sorta di antologia linguistica del genovese, con informazioni sugli autori e con testi in genovese con le traduzioni a fianco. Si noterà che, mentre nei primi secoli di poesia sono rintracciabili solo pochi autori, nei secoli più recenti il numero dei poeti e delle poesie aumenta, per cui l’analisi svolta è di tipo qualitativo e non quantitativo.
Nella parte teorica viene descritta nel dettaglio la metodologia del lavoro, viene poi data una panoramica della storia e delle caratteristiche principali della grafia e della fonetica del genovese, per poi passare all’analisi empirica dello sviluppo delle caratteristiche principali del genovese in poesia, che rappresenta anche la parte principale del suddetto lavoro. Successivamente viene dato un esempio di analisi sincronica e aggiunto un capitolo sul ruolo socio-linguistico del genovese. Infine vengono forniti i testi scelti con le relative traduzioni in italiano preceduti da informazioni bibliografiche sugli autori, con l’intento di fornire al lettore una ricca, sebben rappresentativa, antologia poetica genovese.
2. Metodologia
2.1 Status quo e originalità del presente lavoro
Una delle opere più utili per il presente lavoro è senz’altro la Bibliografia Dialettale Ligure (BDL) (1980) di Lorenzo Còveri, Giulia Petracco Sicardi e William Piastra, aggiornata nel 1994 da Fiorenzo Toso e William Piastra. In tale rassegna vengono elencati gli scritti in genovese esistenti con la loro collocazione a catalogo. Si tratta di una documentazione molto utile per gli studiosi del genovese. Tuttavia, alcune opere sono andate perdute; per ovvi motivi alcune opere inedite non sono presenti nell’elenco e gli scritti o le pubblicazioni più recenti non sono ancora stati integrati.
L’antologia di Donaver (1910) è una delle più complete raccolte di poesie in genovese, con una parte introduttiva sulla poesia dialettale e con molti spezzoni di rime riportati già a partire dall’Anonimo Genovese; tuttavia, non vi sono sempre le traduzioni dei testi in italiano (cfr. ad esempio Boselli 1974, che presenta molti testi in genovese ma senza traduzioni) o analisi approfondite di tipo linguistico, a parte un glossario a fine libro e qualche commento occasionale. Inoltre mancano le opere più recenti in quanto si tratta di un’opera pubblicata il secolo scorso.
Verdino (1986) riporta esclusivamente poesie del Novecento; Guasoni (2019) documenta poesie del Novecento fino al XXI secolo, nell’antologia di Boselli (1984) Poesia Dialettale Genovese dal Secolo XVI ad Oggi mancano numerosi brani poetici, specialmente quelli dei primi secoli presi in analisi e i più recenti. Inoltre, manca anche un’analisi linguistica dettagliata delle poesie attraverso i secoli dal Duecento fino ai giorni nostri.
In assoluto, per ciò che riguarda il contesto storico, i testi reperibili e i commenti linguistici, i lavori di Fiorenzo Toso non hanno rivali; la sua opera del 2009: La Letteratura in Genovese e nei Dialetti Locali. Profilo Storico e Antologia è la più significativa. Il genovese rappresenta il tema centrale delle sue ricerche, ha anche scritto numerose opere sulla sua storia e le sue origini, come la Storia Linguistica della Liguria (1995). Tuttavia, manca ancora una raccolta di poesie in genovese composta da poesie di soli autori genovesi, nella grafia originale e seguita da un’analisi empirica di tipo puramente linguistico attraverso i secoli per tracciarne il loro sviluppo fino ai giorni nostri. Si tratta di una vera lacuna nella bibliografia della poesia in genovese che si cerca di colmare con questo lavoro. In parte, si avvicinano a questo intento dal punto di vista linguistico ←19 | 20→Giovanni Flechia (1882–1885) e (1883–1885) e il lavoro dilettantesco di Carlo Randaccio con la sua opera del 1894, Dell’Idioma e della Letteratura Genovese. Uno studio linguistico approfondito del genovese è stato effettuato anche in altre pubblicazioni, come in quelle di Jean Nicolas che analizza le rime dell’Anonimo Genovese, e in quella di Andreas Michel (1997) con l’analisi di una singola poesia dell’Anonimo Genovese. Ernesto Giacomo Parodi riassume le caratteristiche dei primi testi in genovese, descrivendo anche la fonologia delle vocali e delle consonanti (cfr. Parodi 1902–1904–1905, 107–162, 333–365). Tuttavia, in generale non tutti gli scrittori hanno sempre interpretato nel modo giusto i fenomeni storici e linguistici.
A partire dalla fine del Settecento vengono pubblicati sia dizionari1 sia grammatiche dialettali, tuttavia non sempre molto dettagliati, ma piuttosto mirati ←20 | 21→all’apprendimento, e solo più avanti, con il passare degli anni, viene dato più rilievo al lessico e alla fonetica che alla sintassi o morfosintassi (cfr. Metzeltin 1989, 53). Forner (1975) documenta che all’epoca non vi era ancora una vera e propria grammatica del genovese, ma solo una piccola grammatica scolastica del Casaccia (della seconda metà del XIX secolo) che era conservata in un archivio in Spagna (cfr. Forner 1975, 22) e si può ritrovare oggi anche a Bochum (cfr. Scholze 2020).
Vi sono inoltre degli atlanti linguistici, tra cui lo Sprach- und Sachatlas Italiens und der Südschweiz (AIS) (con versione online, Tisato 2009: “NavigAIS”), l’Atlante Linguistico Italiano (ALI) di Bartoli e Pellis (1992, in continuazione) e l’Atlas Linguarum Europae (ALE), che aiutano a classificare il genovese.
Sia nella Carta Dialettologica Italiana (Holtus 1989) sia nella Carta dei Dialetti d’Italia (CDI) (Pellegrini 1977), il cosiddetto “ligure” viene segnato come una varietà gallo-italica. Secondo la CDI, esso include il ligure occidentale, centrale, orientale e oltregiogo ma anche il savonese e il genovese (cfr. Holtus, Metzeltin e Pfister 1989, XIX).
←21 | 22→ ←22 | 23→ ←23 | 24→Per l’analisi linguistica delle poesie ci si è in parte ispirati al modello adottato da Andreas Michel (1997), che non solo fa uso di un utile sistema di analisi, ma dà anche una breve panoramica sulla storia di Genova e sottolinea alcune importanti caratteristiche del genovese antico. Tra le varie informazioni che fornisce, spiega anche che Genova fu occupata dai Romani (la romanizzazione inizia dal II secolo a.C.), in seguito dai Bizantini, poi dai Longobardi e dopo dai Franchi (cfr. Toso 2005b, 20). Dopo essersi liberata, verso il X secolo, è rifiorita una grande attività commerciale che ha trovato il suo momento più alto durante l’epoca delle Repubbliche marinare grazie alla sua posizione sul mare. Queste premesse implicano che il genovese è stato a contatto con molte altre lingue, da cui ha adottato numerosi prestiti.
2.2 Metodo di analisi
Prendendo spunto da Andreas Michel (1997), si è deciso di collocare le opere in un contesto storico, ma anche di analizzare le loro principali caratteristiche grafiche e fonetiche. Innanzitutto, in questo lavoro si cercherà di individuare lo sviluppo del genovese poetico a partire dal suo legame con il latino. Per questo motivo, come ha fatto Michel (1997), verranno riportate alcune parole latine che rispecchiano l’etimologia del lemma preso in analisi e il loro equivalente in italiano. Michel mette a disposizione un buon modello per effettuare ←24 | 25→l’analisi puramente linguistica a tre livelli: grafemi e fonemi, morfosintassi e lessico. In questo lavoro, al contrario di Michel, che analizza tutti gli aspetti sopra elencati, verrà dato risalto alle caratteristiche salienti del genovese che lo contraddistinguono dalle altre lingue e dialetti, in particolare a livello grafico e fonetico, cercando di mostrare, evidenziandoli, alcuni dei suoi sviluppi principali durante i secoli.
Per ciò che concerne la trascrizione di grafemi e fonemi, si è deciso di modificare il modello proposto da Dardano (2005, 30), aggiungendo alcuni simboli tratti dall’IPA che saranno utili per l’analisi:
←25 | 26→ ←26 | 27→Per ciò che riguarda la formattazione per designare i singoli fenomeni, sono stati adottati i seguenti segni:
1) < > = singoli grafemi;
2) < > + < > = rese grafiche di certi nessi; se già combinati i nessi vengono invece indicati in corsivo;
3) // = singoli fonemi;
4) [] per singoli foni e per la trascrizione fonetica di nessi e/o parole intere;
5) il corsivo per gli esempi in genovese o altre lingue che non siano l’italiano;
6) ‘ ’ = traduzioni in italiano;
7) in maiuscoletto = l’etimologia.
Per ciò che concerne la grafia del genovese, in questo lavoro è stata adottata di volta in volta la grafia delle fonti citate. Per ciò che riguarda invece la traduzione delle poesie, si è deciso di prendere in considerazione una “traduzione di servizio” che servisse a illustrare meglio il significato dei singoli componenti. Risulta arduo tradurre alcune parole dialettali, anche perché spesso sono ambigue o polisemiche, appartengono a realtà diverse e non hanno equivalenti esatti in italiano (cfr. Tropea 1989, 345). Le parole vengono a volte interpretate in modo sbagliato nei testi non originali, spesso sulla base della presunta affinità con il latino (cfr. Michel 1997, 230). Verrà dunque data una traduzione a calco delle poesie per mostrare il significato letterale di ogni singola parola.
Nell’analisi delle poesie le parole genovesi inerenti l’uso (o la caduta) di <r> o <l> vengono sottolineate, quelle che riguardano possibili fenomeni di palatalizzazione (viene verificato se determinati nessi derivano da [bl], [pl] o [fl]) vengono marcate in grassetto e quelle che mantengono o cambiano timbro in /dz/, /z/, [ge], [gi], [dʒe], [dʒi], [dj] e /j/ vengono indicate in corsivo.
2.3 Alcuni cenni sulla storia del genovese
Come si è evoluto il genovese dal latino? In Devoto e Giacomelli (32002), lo schema del vocalismo panromanzo (che corrisponde anche a quello dal latino volgare all’italiano riportato in Dardano 2005, 213), include i dialetti settentrionali: il genovese, come gli altri dialetti liguri ma anche i dialetti piemontesi, lombardi, romagnoli ed emiliani (cfr. Marcato 2002, 183), è stato classificato da molti tra i dialetti gallo-italici pur mostrando anche tratti differenti, come menzionato anche da Ascoli, che risulta essere il primo studioso a occuparsi della classificazione del genovese (cfr. per es. Forner 1975, 17). Rispetto ai dialetti gallo-italici, le varietà liguri si distinguono solitamente per la meno frequente metafonesi e fenomeni di mantenimento delle vocali finali e atone e per i fenomeni di palatizzazione spinta di [pl], [bl] e [fl] (cfr. Toso 2004b, 1; Toso 2010). Altri tratti sono invece comuni al cosiddetto galloitalico, ossia la presenza di /ø/, l’evoluzione di /uː/ (<ū>) in /y/, la palatalizzazione di [kl], [gl], la lenizione e l’eventuale caduta dei suoni consonantici sordi intervocalici, l’evoluzione di [kt] in [jt] come in factu > [ˈfajtu] (cfr. Toso 2010. Treccani). Va segnalato però che la varietà genovese è la sola a mostrare due tratti in ulteriore connessione con l’area gallo-italica (/eː/ e /ŋ/), mentre i tratti liguri non gallo-italici sono diffusi su tutto il territorio regionale (cfr. Toso 1995).
←28 | 29→2.4 Alcuni cenni sulla fonologia del genovese odierno in rapporto alla grafia
Nei capitoli seguenti si cerca di offrire una breve panoramica delle consonanti e delle vocali genovesi per illustrare le caratteristiche principali del genovese a livello grafico e fonetico.
2.4.1 Consonanti e grafemi consonantici
Il genovese rappresenta diverse particolarità sia a livello consonantico sia vocalico. Prima di tutto, va evidenziato che i vari fonemi vengono resi in genovese da almeno 23 grafemi, avendo rispetto all’alfabeto italiano anche <x> (pronunciata /ʒ/) e <j> (spesso tra due vocali, pronunciata come /j/). Inoltre si aggiungono anche <ç> ed eventualmente <ñ> (a seconda della grafia, come quella proposta da Acquarone 2015d): quest’ultima soluzione era già stata adottata ad esempio anche da Pedevilla (1870), nel P.F.B. (1873) e da Gazzo (1909), oltre che nella letteratura sette- e ottocentesca.
Un’altra particolarità consonantica evidente del genovese è quella che, al contrario degli altri dialetti settentrionali, le vocali situate a fine parola non cadono quasi mai eccetto dopo <n>, <l> e <r>. Si cerca di seguito di riportare alcune altre particolarità del genovese:
– il nesso [bl] diventa /dʒ/, come in gianco [ˈdʒaŋku] (‘bianco’);
– i nessi /g/ + /i/ o /j/ o /e/, [dj] e /j/ hanno esito in /z/ (cfr. Gambetta 2009, 32). Per maggiori informazioni si veda il capitolo 3.3;
– il genovese presenta anche il fonema /ŋ/ (indicato ad esempio da nn- o <ñ>),
– si ha la tendenza all’eliminazione delle dentali /d/, /t/, il che è anche una conseguenza della lenizione /t/ > /d/ > 0;
– [kl] in corpo di parola diventa /dʒ/, come nelle parole êuggio (‘occhio’) (Parker 1854, 324);
– a partire dal latino, vocale + [kt] passa a vocale + /j/;
– [l] in posizione intervocalica è influenzata anche dal palato (cfr. Toso 1997a, 24). [l] può (passare a [ɹ], per maggiori informazioni si veda il capitolo 3.1, e) cadere come in a (‘la’) o a passare ad altri suonicome in come VELA > veia, pronunciata [ˈveja]. Vi sono però casi in cui [l] non cade, specialmente se a ←29 | 30→inizio di parola (si tratta di un fenomeno molto frequente), come in LUCE > luxe. In altri casi vi sono invece frequenti metatesi di [r] come in FELOREM > freve (cfr. Damonte Medini 1967, 42–48).
– [lj] > /dʒ/, come in FILIUM > figio [ˈfidʒu] (cfr. Damonte Medini 1967, 59);
– [pl] in posizione iniziale, e non in posizione intermedia e intervocalica, si trasforma in /tʃ/, come in cianze (‘piangere’) e ciannûa (‘pianura’). [pl] si trasforma in /tʃ/ come in PLUS > ciù [tʃy]
– /p/ tende a cambiare in /v/ in posizione intervocalica (cfr. Damonte Medini 1967, 48);
– <r> e in particolare in qualità di /ɹ/ al posto di /l/ (quando veniva ancora utilizzata a Genova) era più frontale che nell’italiano standard e tendeva a vibrare meno (cfr. Toso 1997a, 24). <r> non era già più visibile in parole come in preghëa (‘preghiera’), spesso quando in origine era posizionata tra vocali (già dal XVI secolo) (cfr. Rossi 1934, 135). I verbi all’infinito in genovese tendono ad avere l’apocope dell’ultima sillaba atona, escludendo così di regola /ɹ/ (invece ancora presente nell’Anonimo Genovese). Per maggiori dettagli sull’uso e la caduta di /ɹ/ si veda il capitolo 3.1.
A quanto detto si aggiunge che vi è anche spesso uno scempiamento della erre geminata in <r> tra due vocali come in tæra [ˈtæra] < TERRA (cfr. Flechia 1886–1888, 153). Fino a una certa epoca le doppie non venivano segnate; spesso vengono scempiate se non in rima (cfr. Mannucci 1904, 232) o hanno valore fonetico (es. -ss- per sorda, -nn- per nasale velare + dentale). Quando cominciano a essere usate graficamente sistematicamente, le doppie indicano la brevità della vocale precedente (es. ramma ‘ramo’, dove <m> + <m> non è intenso come in italiano) (cfr. Flechia 1886–1888, 153);
– /s/ e /z/ tendono spesso a essere utilizzate davanti a consonanti sorde, mentre diventano consonanti palatali se si vuole dare enfasi (cfr. Toso 1997a, 24). Esiste in genovese anche la sequenza scc [ʃtʃ]. <z> che rende /z/ si usa al posto di <s> a inizio di parola, dopo consonante e per etimologia corrispondendo spesso in italiano a <g> o <z> (cfr. Acquarone e Lusito 2015, 94);
– <s> in posizione intervocalica rappresenta /z/, ad esempio in ROSAM > rosa (cfr. Damonte Medini 1967, 61), come in italiano;
– oggi <ç> viene pronunciato /s/ mentre nel Medioevo aveva probabilmente spesso valore di /dz/ o in casi rari anche di /tʃ/ (cfr. ad es. Michel 1997, 226). <ç> mostra a volte le varianti in <z> e <c> come in CERNERE > zerne/cerne (cfr. Damonte Medini 1967, 55);
←30 | 31→– graficamente, <x> (come già menzionato precedentemente) corrisponde tradizionalmente a /ʒ/ in genovese, che però nei testi medievali poteva forse anche avere il valore di /s/ o /z/ (cfr. Flechia 1886–1888, 144; Michel 1997, 225); secondo Parodi (1896–1898), equivaleva a “ʒ, ʃ […] o semplice s”. <c> intervocalica diventa <x> (/ʒ/) come in amixi (‘amici’) (cfr. Damonte Medini 1967, 56). Si ha <x> anche in posizione intervocalica come in quæxi (‘quasi’). Inoltre si ha <x> anche da [sj] come in OCCASIONE > occaxon;
– risulta oggi in /z/ il grafema <z> (cfr. Michel 1997, 227) che deriva da ge o gi latini come da GENGIVA > genov. zenzia (fanno eccezione poche parole tipo ‘zanzara’ [siŋˈsaː] pronunciata in /s/). Si ha /z/ anche dalla semivocale /j/ come in JAM > [ˈza], quando <s> è in posizione intervocalica come in NASUS > [ˈnaːzu], dallo sviluppo [ns] > [jz] come in ESPENSA > [ˈspejza] o da -DIUS/DIUM come in MEDIUS > [ˈmeːzu] (cfr. Ageno 1957, 130–131).
2.4.2 Vocali e grafemi vocalici
Per ciò che concerne l’articolazione delle vocali, in genovese se ne trovano di quattro tipi: quelle cosiddette “basse” come /a/, quelle “mediobasse” come /ε/ e /ɔ/, quelle “medioalte” come /e/ e /ø/, e quelle “alte” come /i/, /u/, /y/. Anche graficamente vi sono più grafemi vocali in genovese che in italiano, ad esempio a causa di /y/ indicata a volte da alcuni (come Costa 1993) in <û> (cfr. Toso 2002b, 26), molto frequente in genovese e corrispondente alla cosiddetta “u lombarda o francese” (Gismondi 1974, 13), usata anche appunto nel lombardo, nel piemontese e nell’emiliano-romagnolo (cfr. Ageno 1957, 11). Nella variante urbana genovese manca invece “la o stretta toscana” (Ageno 1957, 11).
Si passa di seguito a un esempio di vocale genovese, che è /a/, e che può essere breve come in vaggo [ˈvagu] (‘vado’) o lunga come in lago [ˈlaːgu] (‘lago’). Spesso le vocali pronunciate allungate presentano nella grafia due puntini che indicano vocale lunga come in äze (= ‘asino’). Secondo Gismondi (1974, 14) fa eccezione <ö> solo in poche parole per distinguerle da altre che sono molto simili come sciö [ˈʃu] (= ‘signore’ vs. scio [ˈʃuː] = ‘fiore’) e in sciö (= ‘sul’ vs. in scio = ‘in fiore’). Costa (1993, 95) definisce, secondo la scrittura del genovese da lui proposta, <â>, <ê>, <î>, <ô> “allungate”, tuttavia va evidenziato che si tratta anche di vocali accentate spesso a fine parola quando vi è troncamento, come in finî [fiˈniː], amê [aˈmeː], amâ [aˈmaː], amô [aˈmuː].
←31 | 32→2.4.3 Grafia
La grafia genovese si è sviluppata attraverso i secoli, passando tra l’altro attraverso la riforma di Paolo Foglietta, alla proposta di De Franchi2 nel Settecento e ←32 | 33→alle innovazioni di Martin Piaggio. Nell’Ottocento il genovese scritto era in gran parte uniforme ma non vi era una grafia ufficiale (cfr. Acquarone 2015d, 88). Uno dei sistemi grafici più autorevoli è quello usato da Giovanni Casaccia, che si rifà in gran parte a Martin Piaggio. Per ciò che concerne il sistema ortografico del genovese dell’Ottocento, esso si rifà principalmente a quello del secolo precedente, e mostra la caduta di [ɹ] (<r>) nell’uso scritto, incluse le contrazioni che ne conseguono. Non mancano comunque autori che anche nell’Ottocento adottarono altre scelte personali (cfr. Toso 1990, 71).
La grafia del Novecento si rifà in gran parte al secolo precedente, prendendo come modello Casaccia, eliminando l’accento circonflesso sulla “u francese”. Vi furono altri tentativi che ebbero meno successo, come quello di Firpo che con <ò> + <o> voleva rendere [ɔw], o Gismondi che metteva il trattino sulla <o> quando corrispondeva a /u/, o Gazzo (1909) che usava i grafemi <w> e <y> per rendere /w/ e /j/ (cfr. Toso 1991a, 77) o Costa (cfr. 1993, 97–99) che usa accenti speciali.
Tra le proposte di grafie più recenti e diffuse al giorno d’oggi, oltre a quella dell’Académia Ligùstica do Brénno, si ricorda quella “storica” pubblicata da Acquarone (2015d). Si darà di seguito una breve panoramica di alcune regole di base del genovese collegate a questa grafia, che si rifà sia all’etimologia sia alla fonologia, cercando di rendere la grafia il meno complicata possibile (cfr. ivi, 89):
– Come menzionato in precedenza, in genovese esistono dei fonemi che non vengono adoperati in italiano. Questi sono per esempio /y/ e /ø/, che vengono resi rispettivamente in genovese con i grafemi <u> (fanno eccezione parole come mû, cû, lasciù e zoentù) e oe; /ŋ/ viene spesso reso con <ñ>, che però si usa solo in posizione interna e mai doppia e può essere usata in [ŋn], di solito in posizione intervocalica. Vi è inoltre /ʒ/, che corrisponde al grafema francese <j> presente per esempio in bonjour, e che viene resa con <x> in genovese. Inoltre in genovese si ha la combinazione [ʃtʃ] resa da scc. In genovese viene usato anche il trattino per le preposizioni articolate, ma non più per l’articolo indeterminativo.
– I fonemi dell’italiano che invece non esistono oggi nella variante urbana genovese (almeno che non ci siano dei prestiti) sono /dz/ e /ʎ/, quindi non ne va discussa la grafia.
– <u> solitamente corrisponde a /y/ ma in alcuni nessi, se precede vocale, corrisponde a /u/. Fa eccezione <u> nell’articolo indeterminativo della variante di Genova centro (un / unna), che corrisponde a /i/.
– <ò> corrisponde a /o/, mentre <o> / <ô> corrisponde a /u/. <o> viene usato nella maggior parte dei casi.
←33 | 34→– <ö> corrisponde a /ɔ:/.
Details
- Pages
- 292
- Publication Year
- 2021
- ISBN (PDF)
- 9783631837948
- ISBN (ePUB)
- 9783631837955
- ISBN (MOBI)
- 9783631837962
- ISBN (Hardcover)
- 9783631790359
- DOI
- 10.3726/b17703
- Language
- Italian
- Publication date
- 2021 (January)
- Published
- Berlin, Bern, Bruxelles, New York, Oxford, Warszawa, Wien, 2021. 292 p., 1 ill. a colori, 49 ill. b/n, 11 tab.
- Product Safety
- Peter Lang Group AG