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Scrittura letteraria e stampa di regime nella rivista bilingue italo-spagnola Legioni e Falangi/Legiones y Falanges (1940-1943)

by Ambra Pinello (Author)
©2020 Thesis 314 Pages

Summary

Il lavoro d’analisi condotto sulla rivista italo-spagnola Legioni e Falangi.Rivista d’Italia e di Spagna/Legiones y Falanges. Revista mensual de Italia y de España offre la possibilità di rileggere la scrittura letteraria spagnola su stampa dei primi anni Quaranta mediante una chiave interpretative che affonda le radici nel concetto williamsiano di cultura intesa come processo dinamico che pone costantemente in relazione il sistema dominante con le pratiche e i valori che si trovano al di fuori o ai margini dei termini tracciati dall’egemonia e che si rivelano capaci di metterne in discussione le fondamenta. Lo studio proposto consente di recuperare unafondamentale produzione critica e letteraria, nella quale – ancor più che in quella dichiaratamente antifranchista – è insita una ricerca della forma che, elevandosi a contenuto, sperimenta inediti meccanismi e dispositive narrativi capaci di valicare i limiti imposti dal potere e di insinuare, negli interstizi della scrittura letteraria, note di impronunciabile dissenso. Adottando un approccio metodologico olistico in grado di coniugare parametric teorici provenienti dalla narratologia, dai Media Studies e dai Cultural Studies, si portano alla luce alcune possibili fratture interne e rivelazioni recondite di testi firmati da figure di spicco del panorama letterario spagnolo come Azorín, Manuel Machado, Gerardo Diego, Samuel Ros,Tomás Borrás e José María Sánchez-Silva. Si dimostra, così, l’esigenza di svincolarsi da approcci critici dogmatici tesi a ridurre la portata dei prodotti letterari d’epoca franchista, per restituire loro una nuova vita, intrisa di interrogativi, priva di un’univoca chiave risolutiva, ma aperta ad un ventaglio infinito di strade percorribili.

Table Of Contents

  • Copertina
  • Titolo
  • Copyright
  • Sull’autore
  • Sul libro
  • Questa edizione in formato eBook può essere citata
  • Ringraziamenti
  • INDICE
  • Introduzione
  • Capitolo I: Cultura e potere
  • I.1. Processi culturali e potere
  • I.2. Stampa e potere
  • I.2.1. Propaganda e controllo sociale
  • I.2.2. Censura e politica letteraria
  • Capitolo II: Giornalismo e letteratura
  • II.1. Storia di un binomio felice: alcune premesse
  • II.2. L’opera letteraria: definizioni e teorie
  • II.3. Scrittura giornalistica e scrittura letteraria: convergenze, divergenze e contaminazioni
  • Capitolo III: Panorama delle riviste durante il primo Franchismo
  • III.1. Le riviste più rappresentative
  • III.1.1. Escorial
  • III.1.2. El Español
  • III.1.3. Juventud
  • III.1.4. Y
  • III.1.5. Ínsula
  • III.1.6. Triunfo
  • III.2. Le riviste plurilingui di regime
  • III.2.1. Signal
  • III.2.2. Tempo
  • Capitolo IV: Il racconto spagnolo nelle riviste degli anni Quaranta
  • IV.1. Evoluzione della narrativa breve nella stampa spagnola dai primi del Novecento all’immediato dopoguerra
  • IV.2. Il volto cangiante del racconto su stampa nel primo Franchismo
  • Capitolo V: Legioni e Falangi/Legiones y Falanges
  • V.1. Il progetto editoriale italo-spagnolo
  • V.2. Contributi culturali all’interno della rivista
  • V.2.1. Cinema e teatro
  • V.2.2. Letteratura
  • Capitolo VI: La scrittura letteraria in Legiones y Falanges
  • VI.1. I contributi paradigmatici
  • VI.1.1. JOSÉ MARTÍNEZ RUIZ, AZORÍN
  • VI.1.1.1. “El viaje de Italia”
  • VI.1.1.2. “Las nubes”
  • VI.1.1.3. “Serenidad en Bolonia”
  • VI.1.1.4. “Tragedias españolas”
  • VI.1.1.5. “Aventura en Tarragona”
  • VI.1.1.6. “Mar de Levante. Sus pescadores”
  • VI.1.2. MANUEL MACHADO
  • VI.1.2.1. “Luces de antaño”
  • VI.1.3. GERARDO DIEGO
  • VI.1.3.1. “Proceso de una imagen”
  • V.1.4. SAMUEL ROS
  • VI.1.4.1. “La extraña limosna”
  • VI.1.5. TOMÁS BORRÁS
  • VI.1.5.1. “La mancha en la pintura”
  • VI.1.6. JOSÉ MARÍA SÁNCHEZ-SILVA
  • VI.1.6.1. “La chica del impermeable”
  • Conclusioni
  • Riferimenti bibliografici e sitografici
  • Volumi pubblicati nella collana

Introduzione

Il presente studio prende le mosse dalla considerazione preliminare secondo la quale mediante l’analisi dei modelli culturali ideologicamente orientati di una determinata epoca è possibile promuovere un processo di autocritica e, conseguentemente, di riappropriazione e ricodifica di un patrimonio collettivo in grado di favorire una più consapevole produzione e una più partecipativa ricezione dei discorsi fondamentali nell’era della cosiddetta post-truth.

Fonte d’ispirazione, in tal senso, è stato il pensiero espresso dall’intellettuale spagnolo antifranchista Miguel Salabert (1988: 14), il quale, nelle pagine introduttive del romanzo autobiografico El exilio interior,2 scrive:

Lo que importa de verdad es que la libertad arraigue de una vez y para siempre por estos pagos, y que podamos deportar definitivamente al pasado todos los exilios, interiores y exteriores. Pero eso no se logrará recluyendo a la historia en el desván del olvido, o asimilando la amnistía a la amnesia o la prescripción a la proscripción, sino, muy al contrario, conociendo el pasado en el que se ha forjado el presente y asumiéndolo como una lección inolvidable y preventiva.3

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Un simile inno contro l’oblio risulta applicabile tanto al contesto della seconda metà del XX secolo – quando è stato concepito –, quanto a quello odierno, dominato dall’omologazione di massa e da un’amnesia dilagante. Il contesto attuale, infatti, rende sempre più urgente la riflessione sul recupero di una coscienza identitaria inclusiva che non rinneghi il passato, ma che, al contrario, lo assuma costantemente come monito per il presente, opponendosi al ciclico ritorno degli eventi traumatici che hanno segnato indelebilmente la storia dell’umanità.

Non è casuale, dunque, se recentemente la costruzione di spazi culturali ideologicamente orientati e, in generale, le relazioni che intercorrono tra il potere e la produzione artistico-letteraria siano divenuti, in diversi ambiti, oggetto di un rinnovato e spiccato interesse. Il presente lavoro, pertanto, si inserisce all’interno del panorama di studi volto a recuperare un patrimonio letterario che, per ragioni principalmente di carattere storico-culturale, è stato lungamente marginalizzato.

Oggetto della ricerca è la scrittura letteraria nella rivista bilingue Legioni e Falangi. Rivista d’Italia e di Spagna/Legiones y Falanges. Revista mensual de Italia y de España, che si pubblica parallelamente, in Italia e in Spagna, tra il 1940 e il 1943 e, oltre a rappresentare «un extraordinario caso de colaboración fascista italo-española»4 (Rodríguez Puértolas, 1986: 369), è espressione paradigmatica del ruolo svolto dalla stampa come arma di lotta a servizio della manipolazione ideologica.

Infatti, con l’esplicito intento di divulgare e sostenere la «doctrina política común […] de ambos países»5 (Peña, 2010: 122), plasmandone i paradigmi culturali, la rivista ingloba, al suo interno, un gran numero di articoli che si discostano dai contenuti politici e cronachistici, focalizzandosi su teatro, cinema, arte e, soprattutto, letteratura. L’ampia sezione letteraria è affidata ad «algunos de los escritores más importantes ←12 | 13→de la época» (Llorens García, 1994: 93) e, nonostante sia concepita, in primo luogo, come veicolo propagandistico e di diffusione dei profondi vincoli culturali tra Italia e Spagna, si arricchisce di contributi creativi che, in una costante ibridazione di generi e tendenze, si fanno espressione latente di possibili spazi di dissidente conflittualità.

Va premesso che, sulla base dell’indispensabile dominio di entrambe le aree linguistico-culturali, la rivista sarà trattata come un unicum nel suo bilinguismo, tenendo conto, quindi, dell’intrinseca «amistad hispano-italiana»6 (Mainer, 1971: 46) che lega i due Paesi protagonisti. Tuttavia, dal punto di vista analitico-testuale, ci si concentrerà specificatamente sugli autori spagnoli, nel pieno rispetto dell’ambito disciplinare in cui si iscrive il presente lavoro di ricerca.

Inoltre, risulta doveroso precisare che, al fine di snellire la lettura dei riferimenti bibliografici relativi al corpus, si è scelto di applicare un criterio univoco secondo il quale figureranno, nel seguente ordine: il nome abbreviato della rivista – L/F per l’edizione italiana, mentre Ls/Fs per quella spagnola, l’anno editoriale espresso con il sistema di numerazione romano, il numero della rivista in cifre arabe, l’anno di pubblicazione e, infine, le pagine. Tale sistema, tuttavia, sarà valido esclusivamente per i titoli dei contributi o delle rubriche, mentre le citazioni interne agli articoli saranno trattate seguendo lo stile citazionale dell’intero lavoro, ovvero indicando – tra parentesi e nel corpo del testo – il nome dell’autore, seguito dall’anno e dal numero di pagina.

Un altro dato da tenere presente è che, sebbene le due edizioni siano essenzialmente speculari, la numerazione di Legioni e Falangi riparte annualmente dal numero uno, diversamente da quella spagnola che, nei tre anni di edizione, va dal numero uno al numero trentunesimo. Vi sono, poi, delle discrepanze nelle date, giacché il primo anno dell’edizione italiana termina nell’ottobre del 1941 e dura 12 mesi esatti, mentre quello di Legiones y Falanges si protrae per 14 mesi – due dei quali accorpati nel numero 8–9 di giugno-luglio del 1941 – e il secondo anno si compone di soli 9 mesi, dato che tra maggio e giugno 1942 vede la luce un numero unico. La vicenda editoriale, comunque, sarà scandagliata nell’arco del ←13 | 14→quinto capitolo, approfondendo le varie fasi del progetto editoriale italo-spagnolo e presentando la rivista nel suo complesso.

Tuttavia, prima di addentrarsi nell’analisi del corpus, il primo capitolo sarà destinato a esaminare il rapporto osmotico tra cultura e potere, affrontando alcune fondamentali questioni di carattere teorico e delineando l’approccio metodologico impiegato per indagare le dinamiche che intercorrono tra sistemi culturali e sistemi egemonici. Il secondo paragrafo, poi, si focalizzerà sul rapporto tra stampa e potere, con una particolare attenzione rivolta alla propaganda e alla censura come strumenti di controllo sociale.

Per comprendere a pieno la natura della scrittura letteraria della rivista, il secondo capitolo metterà a fuoco il fruttuoso e ancestrale dialogo tra giornalismo e letteratura, definendone rapidamente l’evoluzione diacronica per offrire definizioni e teorie relative all’opera letteraria.

Il panorama delle più emblematiche riviste spagnole dei primi anni Quaranta prenderà forma nelle pagine del paragrafo introduttivo del terzo capitolo, per lasciare spazio, subito dopo, all’analisi di alcuni interessanti casi di pubblicazioni plurilingui di impianto propagandistico, tenendo conto del processo traduttivo e del suo vincolo con l’ideologia di regime.

Prima di esaminare nel dettaglio sui testi letterari di Legiones y Falanges, il quarto capitolo traccerà un rapido excursus del racconto su stampa nella prima metà del XX secolo, focalizzandosi, in seconda battuta, su quello degli anni Quaranta e sulla funzione della stampa come suo principale canale editoriale.

Infine, dopo aver presentato Legioni e Falangi/Legiones y Falanges, descrivendo l’ampio ventaglio di contributi culturali presenti al suo interno, nel sesto ed ultimo capitolo si sosterrà l’analisi degli articoli letterari7 firmati da Azorín, Manuel Machado, Gerardo Diego, Samuel Ros, Tomás Borras e Sánchez-Silva, proponendo, tramite un approccio ←14 | 15→derivato dagli Studi Culturali, una chiave di lettura antitetica rispetto a quella lungamente imposta dalla critica.

Lo studio della scrittura letteraria interna ad una pubblicazione dichiaratamente di regime, infatti, mira, anzitutto, a riscattare la memoria degli intellettuali che, come scrive Andrés Trapiello (1984: s.p.): «ganaron la guerra, pero perdieron las páginas de los manuales de la literatura»,8 essendo destinati, a causa dell’orientamento politico dichiarato, ad approcci critici ambigui e fuorvianti, che, in certi casi, ne hanno determinato l’estromissione definitiva dal canone.

Lungi da attenersi a semplicistiche riduzioni in termini, si ritiene che tali autori vadano recuperati, contestualizzati e analizzati rifuggendo da categorizzazioni aprioristiche. Come ricorda Riquer Permanyer (2010: 297–298), infatti, in una Spagna post-bellica, martoriata e disorientata, fu chi rimase che, in modi non sempre facilmente decifrabili, riuscì a far germogliare una nuova letteratura:

La guerra supuso la fragmentación y la dispersión de una buena parte de la intelectualidad. Los más conocidos escritores, artistas y profesores universitarios se habían exiliado, muchos de ellos para no regresar jamás o hacerlo muchos años después. Los otros, los que se quedaron, estuvieron condenados durante mucho tiempo al silencio oficial, aunque algunos participaron en actividades de una cierta resistencia cultural. Hubo conversiones más o menos sorprendentes e incongruentes, colaboracionismos críticos, disidencias relativamente toleradas y también valientes muestras de coherencia ideológica y de “exilio interior”. Estas circunstancias hicieron de la inmediata posguerra una etapa de desorientación y estancamiento cultural, en […] [un] ambiente de intransigencia dominante […]. También hubo un sector de intelectuales que dio su apoyo entusiasta a la nueva situación política o que se adaptó a ella sin excesivas preocupaciones. Estos reducidos núcleos que se beneficiaban del control político de las publicaciones y monopolizaban, de facto, la vida cultural oficial, fueron los únicos que pudieron experimentar innovaciones estilísticas.9

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Tra le fila degli intellettuali che cercarono, in modi e tempi diversi, di adattarsi al nuovo contesto socio-politico e culturale, però, è plausibile ritenere che non vi fossero esclusivamente i sostenitori entusiasti scevri da dubbi e da preoccupazioni, ma che – come il presente lavoro intende dimostrare – ve ne furono altri a cui spettò il compito di industriarsi, sperimentando non solo profonde innovazioni stilistiche, ma anche dispositivi ed espedienti narrativi volti a valicare la censura per insinuare, tra le maglie della scrittura, interstizi di stridente e tormentata dissidenza, sfruttando, per farlo, l’unico canale in grado di renderlo possibile, quello letterario.

Per comprendere a pieno tali dinamiche – come si spiegherà più approfonditamente nel corso del primo capitolo – risulta imprescindibile il riferimento al concetto gramsciano di «intellettuale organico» e «intellettuale tradizionale» (Gramsci, 1975: 477–478). Le firme che intervengono in Legiones y Falanges appartengono al secondo genere di intellettuale, la cui collaborazione è prioritaria per il potere egemonico. Si tratta, infatti, di scrittori che vivono in modo indipendente ed elitario la propria condizione e che vengono strategicamente inglobati dagli autoritarismi come strumenti di costruzione del consenso all’interno dell’imponente apparato propagandistico.

Focalizzandosi sui contributi letterari di un macrotesto giornalistico ideologicamente orientato, dunque, si mette pienamente a fuoco il processo di assimilazione che il sistema egemonico tenta costantemente di realizzare per aggiudicarsi, tramite l’adesione – reale o apparente, cosciente o incosciente – degli intellettuali tradizionalmente non omologati ad alcuna una lettura politica, il consenso del pubblico di lettori e della massa nel suo complesso.

Secondo la prospettiva d’analisi proposta prima da Gramsci e poi rielaborata dai Cultural Studies, infatti, «uno degli aspetti distintivi […] ←16 | 17→di qualunque ordine sociale dominante è la sua capacità di penetrazione nell’intera gamma di pratiche ed esperienze, nel tentativo di assimilarle» (Williams, 1979: 166). Il potere, dunque, rispondendo alla propensione endogena ad integrare ogni elemento culturale, preme per assicurarsi il sostegno delle figure più influenti dell’epoca, le quali – nei casi presi in esame – acconsentono collaborando con una pubblicazione di chiaro stampo propagandistico. È ipotizzabile, tuttavia, che tali autori, consapevoli di essere entrati a far parte del sistema ufficiale e di essere, conseguentemente, meno sottoposti al vaglio della censura, pur dando mostra di aderire in toto all’ideologia dominante, approfittino della parziale libertà guadagnata per introdurre, velatamente, nuovi paradigmi culturali da opporre a quelli egemonici.

Per sostenere tale ipotesi e interpretare la realtà poliedrica della scrittura letteraria all’interno del macrotesto giornalistico, si è scelto di adottare un approccio metodologico olistico e trasversale, in grado di coniugare parametri teorici provenienti dalla narratologia, dai Media Studies e dagli Studi Culturali.

Infatti, l’analisi dei testi si svolgerà applicando il concetto di triade culturale ideato dal padre dei Cultural Studies britannici Raymond Williams (1961; 1977). Il modello elaborato dallo studioso culturalista suggerisce l’esistenza di un rapporto dinamico all’interno dell’assetto culturale, intendendo l’egemonia come un processo non fossilizzato, ma dinamico e inclusivo, che, per perdurare nel tempo, deve necessariamente espandersi inglobando pratiche e valori inizialmente collocabili al di fuori di essa.

Qualunque sistema egemonico, dunque, non è costituito unicamente dall’aggregazione di tratti dominanti, ma consiste, piuttosto, in un’interrelazione attiva di valori e pratiche eterogenee (Williams, 1977: 108–112), che si rivela di fondamentale supporto al fine di interpretare i contributi presenti all’interno di Legiones y Falanges.

Il processo culturale è colto come un sistema cronologicamente mobile, che stabilisce connessioni tra il passato, il presente e il futuro mediante tre elementi storicamente variabili e interconnessi: il residuale, il dominante e l’emergente. Quest’ultimo rappresenta, in nuce, il precursore del futuro, giacché possiede una straordinaria carica latente che solo l’elemento residuale – connesso al passato, ma attivo nel ←17 | 18→presente – è in grado di attivare, così da rendere possibile la destituzione dell’elemento dominante del presente.

Quando gli intellettuali spagnoli formatisi in seno alle Avanguardie a cavallo tra XIX e XX secolo e costretti a fronteggiare «unos años profundamente marcados por […] una ruptura total con todo lo anterior»10 (Riquer Permanyer, 2010: XV), accettano di pubblicare in una rivista propagandistica, lo fanno non in quanto ossequenti al regime, ma – volendosi rifare alla terminologia di Williams – per recuperare, all’interno delle loro narrazioni, gli elementi residuali della tradizione e riattivarli nel presente, in modo da innescare sottilissimi meccanismi di contestazione – o per lo meno di messa in discussione – del sistema dominante, capaci di insinuare il dubbio, prospettando letture altre e favorendo un processo di emersione tenacemente proiettato al futuro.

In definitiva, prendendo le distanze dalle letture critiche tradizionali, il presente lavoro si prefigge di offrire un’interpretazione alternativa della produzione letteraria spagnola presente sulla stampa di regime degli anni Quaranta, svelandone i dissidi irrisolti non solo sul piano individuale, bensì in relazione al meccanismo pervasivo di controllo della cultura svolto dal sistema dominante.

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2 Il romanzo mette a fuoco i traumi di un’intera generazione, i cui eventi tragici sono narrati con estrema crudezza grazie alla prospettiva psicologica impiegata, ovvero quella dell’autore da bambino. Scritta durante l’esilio parigino e pubblicata, nei primi anni Sessanta (1961), in francese e in inglese, l’opera inizia a circolare clandestinamente anche in Spagna, dove vede la luce, in lingua spagnola, soltanto nel 1988, quando Salabert fa ritorno in patria.

3 Trad.: «Ciò che è davvero importante è che la libertà metta radici una volta per tutte in queste terre e che possiamo deportare definitivamente al passato tutti gli esili, interiori ed esteriori. Ma non otterremo ciò recludendo la storia nella soffitta dell’oblio, o riconducendo l’amnistia all’amnesia o la prescrizione alla proscrizione, bensì, al contrario, conoscendo il passato in cui si è forgiato il presente e assumendolo come una lezione indimenticabile e preventiva». Nelle note del presente lavoro, anche nei casi in cui esistano traduzioni già pubblicate dei testi citati, si è scelto di affrontare personalmente l’esercizio traduttivo.

4 Trad.: «straordinario caso di collaborazione fascista italo-spagnola».

Details

Pages
314
Year
2020
ISBN (PDF)
9782807616424
ISBN (ePUB)
9782807616431
ISBN (MOBI)
9782807616448
ISBN (Softcover)
9782807616417
DOI
10.3726/b17532
Language
Italian
Publication date
2020 (September)
Published
Bruxelles, Berlin, Bern, New York, Oxford, Warszawa, Wien, 2020. 314 p.

Biographical notes

Ambra Pinello (Author)

Ambra Pinello è dottoressa di ricerca e docente a contratto presso l'Università degli Studi di Palermo. I suoi interessi di ricerca vertono sulla letteratura spagnola moderna e contemporanea, in particolare sulla poesia e il romanzo del XX secolo, sulla traduzione letteraria e sul rapporto tra cultura, stampa e potere.

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