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Table Of Contents
- Copertina
- Titolo
- Copyright
- Questa edizione in formato eBook può essere citata
- Indice
- Introduzione (Claudio Bacciagaluppi, Marilena Laterza)
- Programma del Convegno internazionale di studi La didattica musicale a Napoli nel Settecento: la teoria, le fonti, la ricezione (Milano-Berna, 25-27 gennaio 2017)
- La ‘cadenza Stabat’: viaggio di uno stilema settecentesco (Giorgio Sanguinetti)
- Is There an Implicit Formenlehre in Fedele Fenaroli’s Solfeggi? Punctuation Schemes, Formal Functions, and Voice-Leading Schemata (Markus Neuwirth)
- Solfeggio e aria nella prima metà del Settecento: note su aspetti di natura formale e stilistica (Roberto Scoccimarro)
- Porpora’s Page, Traits of Vocalization, and the Art of Improvised Melody (Nicholas Baragwanath)
- Muscogiuri! Chi era costui? Apprendistato «secondo la scuola vera di Durante» (febbraio 1781 - novembre 1782) (Rosa Cafiero)
- Some Reflections about “il metodo di Cotumacci” (Peter van Tour)
- ‘Terminazione’ versus ‘uscita di tono’ (Paolo Sullo)
- German Partimento Reception and Generalbass Conceptions in the Nineteenth Century, Illustrated by the Example of Siegfried Dehn and Richard Wagner (Johannes Menke)
- Traces of Integrative Methods of Aural Skill Training in the Teachings of Niccolò Zingarelli (Claire Roberts)
- The canone armonico and Fifty Ways of Harmonizing a Scale in Gaspare Selvaggi’s Trattato di armonia (1823) (Lydia Carlisi)
- Luigi Cherubini and the Partimento Tradition of the Paris Conservatoire (Sean Curtice)
- La biblioteca del Conservatoire di Parigi e le fonti napoletane (Giulia Giovani)
- Eine frühe französische Abschrift von Nicola Salas Regole del contrappunto pratico (Martin Skamletz)
- Alexandre-Étienne Choron’s Adaption of Nicola Sala’s Regole del contrappunto pratico as a Contribution to the Cultural Transfer between Naples and Paris (Nathalie Meidhof)
- Indice dei nomi
Claudio Bacciagaluppi, Marilena Laterza
Tra i fenomeni più rilevanti e innovativi che hanno interessato gli studi recenti sulla musica del Settecento figura, senza dubbio, la ‘partimento renaissance’ inaugurata fin nei primi anni Novanta da ricerche pionieristiche e tenuta a battesimo internazionale nel 2007, anno simbolico per una concomitanza di eventi, tra i quali meritano di essere menzionati la pubblicazione di Music in the Galant Style di Robert Gjerdingen, la comparsa di un numero monografico del «Journal of Music Theory» intitolato Partimenti e la presentazione di un’intera sessione omonima alla 6th European Music Analysis Conference, che vide coinvolto, oltre allo stesso Gjerdingen, anche Giorgio Sanguinetti, all’epoca già al lavoro su quella che sarebbe poi diventata la prima e tuttora unica monografia di riferimento sull’argomento.
Inevitabilmente, l’attenzione crescente rivolta, nel decennio successivo, agli strumenti e ai metodi di insegnamento peculiari di quell’inedita fucina che furono i conservatori napoletani del Settecento si è andata concentrando principalmente su ricerche finalizzate a un recupero applicato di queste pratiche didattiche, con l’intento di riabilitare i partimenti come strumento pedagogico e performativo nei nostri conservatori e nelle nostre università di inizio millennio. Il fascino e la novità di questa prospettiva (non immune da ostacoli tecnici ed ermeneutici dovuti tanto alla penuria di conoscenze sulle modalità di realizzazione di tali pratiche, che erano eminentemente orali, quanto alla contaminazione che il nostro status di esseri storici comporta nell’approccio alle fonti) hanno finito col sopravanzare altri punti di vista metodologici potenzialmente non meno stimolanti e fecondi, lasciando molte questioni aperte su più fronti: su quello teorico-analitico, innanzitutto, perché la didattica napoletana, pur in assenza di saggi e trattati concettualizzanti, nasconde evidentemente un pensiero musicale immanente che merita di essere dissotterrato; su quello critico-testuale, giacché qualsiasi discorso scientificamente attendibile sul partimento non ←vii | viii→può prescindere da un approccio critico ai testi, nonostante e, anzi, a maggior ragione per via della varietà, della disseminazione, dell’ibridazione e dell’incertezza autoriale che caratterizzano le fonti superstiti; sul fronte della ricezione, infine, dal momento che solo una conoscenza approfondita della trasmissione europea delle fonti e dell’istituzionalizzazione della didattica musicale dopo la scomparsa degli antichi conservatori possono permetterci di ricostruire e riconsiderare fondatamente, sul piano storiografico, fenomeni come la creazione di un canone pedagogico e la conseguente costituzione del mito della ‘scuola’ napoletana.
È con l’intento di valorizzare e mettere in dialogo queste ulteriori prospettive di indagine che ha preso forma il convegno bipartito La didattica musicale a Napoli nel Settecento: la teoria, le fonti, la ricezione, tenutosi nel gennaio 2017 tra Milano e Berna, ed espressione delle rispettive attività dei due enti promotori: da un lato, del Centro Studi Pergolesi, che dal 2008, in seno all’Università degli Studi di Milano, cura e promuove studi e pubblicazioni di taglio filologico, storiografico e analitico sulla musica italiana del Settecento, oltre a supportare scientificamente l’Edizione nazionale delle opere di Giovanni Battista Pergolesi; dall’altro, della Hochschule der Künste Bern, impegnata tra il 2015 e il 2018 nel progetto di ricerca Creating the Neapolitan Canon. Music and Music Theory between Paris and Naples in the Early Nineteenth Century, finanziato dal Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica. Di quelle giornate questo volume raccoglie gli atti, che nella prima parte si indirizzano quindi a questioni analitiche, testuali e metodologiche, e nella seconda affrontano in chiave poliedrica il fenomeno della ricezione, con un accento particolare sulle sue diramazioni francesi.
I saggi in apertura offrono due compiute incarnazioni di quell’integrazione tra strumenti teorici e analitici differenti che William Caplin ha recentemente indicato a ragione come una delle prospettive più feconde per gli studi correnti sulla musica del Settecento. Da un lato, quindi, Giorgio Sanguinetti identifica e sistematizza, nel solco della schema theory, uno stilema cadenzale particolarmente diffuso negli autori napoletani di inizio secolo, per poi ricostruirne, nell’ottica dei topic studies, l’elevazione a topos che dallo Stabat mater di Pergolesi trasmigra, secolarizzandosi, fin nel Don Giovanni mozartiano. Dall’altro, Markus Neuwirth incrocia la teoria degli schemi con quella capliniana delle funzioni formali, e utilizzando come grimaldello analitico il Fonte – inteso nella ←viii | ix→duplice veste di voice-leading pattern e di agente formale – dimostra come i solfeggi di Fenaroli fossero mirati all’interiorizzazione di schemi non solo melodico-contrappuntistici locali ma anche più ampiamente strutturali, consentendo agli studenti napoletani di acquisire una solida coscienza formale ‘sul campo’.
A conclusioni analoghe giunge Roberto Scoccimarro, che presenta i risultati di un’analisi formale sistematica di un vasto corpus di solfeggi di Scarlatti, Durante, Leo, Hasse, Porpora e Broschi, condotta – per quelli in stile ‘moderno’ – mutuando le categorie analitiche e la forma mentis della Sonata Theory di Hepokoski-Darcy. Ciò che emerge, in particolare in Leo, è l’esplorazione consapevole di una molteplicità di soluzioni formali, a riprova del ruolo di palestra compositiva che i solfeggi rivestirono nei conservatori napoletani, e dell’implicita rilevanza del laboratorio sonatistico partenopeo nel panorama europeo.
Di solfeggi si occupa, ancora, Nicholas Baragwanath, che illustra con dovizia di dettagli la pratica di solmisazione delle singole sillabe secondo quella che ribattezza la ‘regola dell’Amen’. E se dunque l’arte del solfeggio consisteva nel riconoscere lo schema di solmisazione sottostante a vocalizzi via via più complessi, questo ulteriore tassello sull’apprendistato musicale nella tradizione italiana e più specificamente napoletana spiega come la frequentazione quotidiana dei solfeggi conducesse l’allievo a padroneggiare la pratica dell’improvvisazione.
Rosa Cafiero ci accompagna poi nel vivo della quotidianità della didattica napoletana di tardo Settecento, e lo fa mettendosi sulle tracce di Biagio Muscogiuri, compilatore di due manoscritti complementari, di cui uno inedito, redatti «sotto Finaroli» all’inizio degli anni Ottanta. La ricostruzione dell’apprendistato del non più acerbo e non già maturo cappellano pugliese offre altresì il destro per far luce – attraverso documenti ulteriori – su altri e più noti allievi del maestro napoletano nonché sulla rete, le pratiche e gli interessi dei collezionisti ottocenteschi coinvolti.
Da manoscritti inediti prende le mosse anche Peter van Tour, che grazie al suo noto database UUSolf intercetta una rosa di quaderni di contrappunto redatti sotto la guida di Carlo Cotumacci, soffermandosi in particolare su un significativo estratto di appunti di cui fornisce la trascrizione integrale. Il vaglio dei materiali in questione lo induce a identificare nel ‘metodo di Cotumacci’ peculiarità tali da confermarne quella dignità di ←ix | x→scuola autonoma, rispetto a Leo e Durante, che già Rosa Cafiero aveva delineato nei primi anni Novanta per altra via.
Focalizzato sullo studio di fonti secondarie specifiche è l’intervento di Paolo Sullo, che mette a confronto tre trattati di matrice napoletana per quel che concerne il concetto di modulazione. Al di là di contenuti sostanzialmente affini, questa lettura comparata mostra le due strade che si aprirono agli eredi della tradizione napoletana: contaminare tale tradizione e tradirla, anche, ma tenerla viva nel rinnovamento, oppure rimestarla e cristallizzarla, finendo persino col travisarla, nel volerle essere anacronisticamente fedeli.
La seconda parte del volume si apre con il contributo di Johannes Menke, che offre inattesi casi di ricezione della tradizione del partimento nella Germania protestante. Siegfried Dehn, attivo a Berlino, pubblicò nel 1840 un trattato di armonia corredato di esempi di basso continuo interpretabili come partimenti, che per la terminologia e la didattica conservatrici attirò le critiche di un dilettante progressista e altamente influente come Adolph Bernhard Marx. Altrettanto singolare è la persistenza di un pensiero legato al basso cifrato in Richard Wagner; tale modus componendi fu probabilmente acquisito durante l’apprendistato a Lipsia presso Theodor Weinlig, che Wagner ricordò sempre con gratitudine.
Di Niccolò Zingarelli, dal 1813 direttore del Real Collegio di musica napoletano, restano innumerevoli solfeggi e partimenti, in buona parte autografi, testimonianza della longevità delle impostazioni didattiche tradizionali. Claire Roberts descrive le fonti dei solfeggi e ne esamina le caratteristiche principali, mettendo in luce come le annotazioni e le correzioni sugli autografi suggeriscano alcuni dei loro modi di applicazione nella pratica dell’insegnamento.
Gli autori e le autrici dei contributi successivi considerano vari aspetti del transfer culturale verificatosi tra Napoli e Parigi all’epoca della Rivoluzione napoletana del 1799, e nella capitale partenopea durante il decennio napoleonico. Lydia Carlisi si serve di strumenti teorico-analitici per esaminare una pubblicazione dell’esule napoletano Gaspare Selvaggi contenente cinquanta armonizzazioni della scala, virtuosistica variazione di uno dei fondamenti dell’istruzione nella realizzazione del basso d’accompagnamento, la ‘regola dell’ottava’. Nella pubblicazione di Selvaggi, del resto, si può leggere l’intenzione di elevare la tradizione didattica napoletana ←x | xi→a sistema e fissarla per iscritto, sotto l’influenza delle aspirazioni alla scientificità della teoria musicale francese.
Pur non essendosi formato a Napoli, erede della tradizione legata al solfeggio e al partimento è anche Luigi Cherubini, che ne dà prova negli esercizi e nelle prove d’esame scritte durante la sua attività presso il Conservatorio di Parigi. Sean Curtice analizza quindi le varie tipologie di tali esercizi, contestualizzandole nel curriculum degli studenti parigini e paragonandole con i corrispondenti modelli italiani.
Giulia Giovani, per parte sua, ricostruisce un corpus di partiture copiate nella biblioteca del Real Conservatorio della Pietà de’ Turchini nel 1801 e destinate alla erigenda biblioteca del Conservatoire. Per farlo, si avvale della testimonianza dell’‘archivario’ Giuseppe Sigismondo e della corrispondenza relativa alle missioni napoletane di Rodolphe Kreutzer e Nicolò Isouard, incaricati dal governo napoleonico di appropriarsi dei capolavori musicali italiani con un’operazione parallela a quella notoriamente avvenuta in ambito artistico.
Martin Skamletz si sofferma invece su una singola fonte manoscritta: una copia delle Regole del contrappunto pratico di Nicola Sala, realizzata in Francia da Jean Baptiste Mathieu nel 1804, che precede dunque l’adattamento francese pubblicato di lì a poco da Choron e documenta l’interesse per la teoria napoletana maturato nei circoli legati al Conservatoire.
Interesse che, nel caso di Choron, supera di molto quello ammesso ufficialmente dai suoi concorrenti parigini. È quanto emerge infine dal lavoro di Nathalie Meidhof, che descrive in dettaglio le implicazioni degli adattamenti di fonti teoriche italiane compiuti da Choron per la realizzazione dei suoi Principes de composition des écoles d’Italie, contributo significativo alla diffusione europea delle tradizioni didattiche e compositive italiane, come suggerito finanche dalla lista dei sottoscrittori.
Convegno internazionale di studi
La didattica musicale a Napoli nel Settecento: la teoria, le fonti, la ricezione Neapolitanische Musikpädagogik im 18. Jahrhundert: Theorie, Quellen und Rezeption Music Pedagogy in Eighteenth-Century Naples: Theory, Sources and Reception
Milano-Berna, 25-27 gennaio 2017
Mercoledì 25 gennaio
Milano, Università degli Studi
Sala Napoleonica di Palazzo Greppi (via S. Antonio, 12)
ore 9.30
Indirizzi di saluto
Daniela Candia, prorettore dell’Università degli Studi di Milano
Raffaele De Berti, vicedirettore del Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali
Martin Skamletz, Hochschule der Künste Bern
Agostino Ziino, presidente dell’Istituto Italiano per la Storia della Musica
ore 9.45
Presiede Claudio Toscani (Università degli Studi di Milano)
Giorgio Sanguinetti (Università di Roma Tor Vergata)
Appunti per una teoria degli esemplari: la ‘cadenza Stabat’
Rosa Cafiero (Università Cattolica del Sacro Cuore)
«Muscogiuri… chi era costui?». Apprendistato «secondo la scuola vera di Durante» (febbraio 1781 - settembre 1782)
←xii | xiii→Ludwig Holtmeier (Hochschule für Musik Freiburg)
Italian Vienna: Emanuel Aloys Förster and the Austrian Partimento-Tradition
Marco Mangani (Università degli Studi di Ferrara)
Sopravvivenze ottocentesche: gli studi «sopra alcuni partimenti di Fenaroli» di Luigi Picchianti (Firenze, 1852)
Marilena Laterza (Università degli Studi di Milano)
I partimenti diminuiti di Francesco Durante: esercizi propedeutici per un’edizione critica
ore 14.30
Presiede Marco Mangani (Università degli Studi di Ferrara)
Nicholas Baragwanath (University of Nottingham)
“Le note sono sei”: Singing the Rudiments in Naples
Roberto Scoccimarro (Hochschule für Musik und Tanz Köln)
Solfeggio e aria nel Settecento ‘napoletano’: un rapporto di sola continuità?
Markus Neuwirth (Technische Universität Dresden)
Is There an Implicit Formenlehre in Fedele Fenaroli’s Solfeggi? On the Relationship Between Formal Functions, Interpunction Models, and Voice-Leading Schemata
Paolo Sullo (Università di Roma Tor Vergata)
La modulazione nei solfeggi napoletani del Settecento
Peter van Tour (University of Leuven)
Carlo Cotumacci’s Counterpoint Treatise: Ideas about its Partial Reconstruction
Milano, Conservatorio di Musica “Giuseppe Verdi”
(via Conservatorio, 12)
ore 18.00
Inaugurazione della mostra Itinerari del ‘partimento’ tra Napoli e Milano
a cura di Licia Sirch (con la collaborazione di Marta Cattoglio e Melania Di Santo)
←xiii | xiv→
Giovedì 26 gennaio
Berna, Hochschule der Künste
Sala 212 (Fellerstrasse 11)
ore 13.30
Presiede Claudio Bacciagaluppi (Hochschule der Künste Bern)
Johannes Menke (Schola Cantorum Basiliensis, Basilea)
Zwei Beispiele deutscher Partimento-Rezeption im 19. Jahrhundert: Siegfried Dehn und Richard Wagner
Claire Roberts (Hochschule der Künste Bern)
Aural Skills Acquisition Based on Niccolò Zingarelli’s Legacy of Teaching Materials
Lydia Carlisi (Hochschule der Künste Bern)
One Canone armonico and Fifty Other Ways of Harmonizing a Scale in Gaspare Selvaggi’s Trattato di armonia (1823)
Sean A. Curtice (Northwestern University, Evanston)
Luigi Cherubini and the French Partimento Tradition
Venerdì 27 gennaio
Berna, Hochschule der Künste
Sala 111 (Fellerstrasse 11)
ore 9.00
Presiede Johannes Menke (Schola Cantorum Basiliensis, Basilea)
Claudio Toscani (Università degli Studi di Milano)
Presentazione del volume Giuseppe Sigismondo: Apoteosi della musica nel Regno di Napoli = Apotheosis of Music in the Kingdom of Naples (Roma: SEdM, 2016)
Giulia Giovani (Hochschule der Künste Bern)
How to Build a Music Library Collection: The French Diplomatic Mission in Naples in 1800
Rosa Cafiero (Università Cattolica del Sacro Cuore)
Details
- Pages
- XVI, 370
- Publication Year
- 2021
- ISBN (PDF)
- 9783034330787
- ISBN (ePUB)
- 9783034330794
- ISBN (MOBI)
- 9783034330800
- ISBN (Softcover)
- 9783034330770
- DOI
- 10.3726/b18803
- Language
- Italian
- Publication date
- 2021 (July)
- Published
- Bern, Berlin, Bruxelles, New York, Oxford, Warszawa, Wien, 2021. XVI, 370 p., 47 ill. a colori, 101 ill. b/n, 17 tabs.