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I periodici settecenteschi come luogo di comunicazione dei saperi. Prospettive storiche, letterarie e linguistiche

by Fabio Forner (Volume editor) Franz Meier (Volume editor) Sabine Schwarze (Volume editor)
©2022 Edited Collection 598 Pages
Series: Europa periodica, Volume 1

Summary

Il presente volume raccoglie ventiquattro saggi, frutto di studi svolti principalmente sui periodici francesi, italiani e tedeschi del XVIII secolo. I contributi si occupano, con taglio di volta in volta storico, letterario e linguistico, di alcuni fra i più rilevanti prodotti del giornalismo settecentesco: i periodici eruditi, le riviste scientifiche, il giornalismo spettatoriale, quello enciclopedico e quello politico.
Dai saggi raggruppati in questo volume esce un’immagine senza dubbio rinnovata, per complessità e ricchezza di particolari, dei periodici pubblicati nel XVIII secolo. Pur nella loro eterogeneità, essi sono diventati l’architrave del dialogo culturale europeo anche perché non si sono rivolti solo a un selezionato pubblico di dotti, ma, in alcuni casi, ai lettori semplicemente alfabetizzati.

Table Of Contents

  • Cover
  • Titel
  • Copyright
  • Autorenangaben
  • Über das Buch
  • Zitierfähigkeit des eBooks
  • Indice
  • Introduzione (Corrado Viola)
  • Prefazione dei curatori (Fabio Forner, Franz Meier, Sabine Schwarze)
  • I. Sezione storica
  • Periodici, libri e traduzioni nell’Italia del Settecento. Le Efemeridi letterarie di Roma (Patrizia Delpiano)
  • Prime indagini sugli estratti da periodici eruditi e scientifici italiani: dalle origini agli episodi di codificazione bibliografica del primo Ottocento (Rudj Gorian)
  • Die Geburt der wissenschaftlichen Fachzeitschrift aus dem Geist der Übersetzung: Die Observations sur la physique, sur l’histoire naturelle et sur les arts (Andreas Gipper)
  • Le riflessioni sull’utilità delle traduzioni nelle riviste mediche italiane del secondo Settecento (Alessia Castagnino)
  • Modelli comunicativi e uso di false notizie tra i patrioti italiani: il caso dei giornali di Brescia (1797–1799) (Carlo Bazzani)
  • Zwischen Europäisierung und Nationalisierung – Zeitschriften, nation-building und Übersetzungspolitik im frühen Risorgimento (Robert Lukenda)
  • II. Sezione letteraria
  • Die Querelle d’Homère in der deutschsprachigen Presse. Leipziger Zeitschriften und Kulturtransfer im frühen 18. Jahrhundert (David D. Reitsam)
  • Angelo Calogerà e il progetto di “compendiare i giornali oltramontani più rinomati” (1725–1727) (Enrico Zucchi)
  • Dal Journal des Savans d’Italie alla Antologia romana: Carteggi e manifesti editoriali (Giulia Cantarutti)
  • Traduzioni e giornali stranieri nel carteggio Lami-Calogerà (Fabio Forner)
  • Presenze letterarie italiane nel Journal étranger (Flavia Palma)
  • Estratto della letteratura europea (1758–1769), Gazzetta letteraria (1772–1776), Journal littéraire dédié au Roi (1772–1776): istituzionalizzazione della cultura scientifica nelle riviste letterarie (Paolo Bartesaghi)
  • Les sciences dans la Gazette littéraire de l’Europe d’Arnaud et Suard (1764–1766) (Eric Francalanza)
  • Tra scienza e letteratura. I “Briefe aus England” di G. C. Lichtenberg nel Deutsches Museum (Chiara Conterno)
  • Studi naturalistici (antropologia, etnologia e geografia) nel Nuovo Giornale Enciclopedico: il ruolo di Alberto Fortis (Rotraud von Kulessa)
  • Tradurre in rivista: il Göttinger Musenalmanach, August Wilhelm Schlegel e Petrarca (Gabriella Catalano)
  • Giovanni Antonio Ranza e L’Amico del popolo (1797–1798) (Michele Marchesi)
  • III. Sezione linguistica
  • Translations from English in the Journal des sçavans under the editorship of l’Abbé Gallois, 1666–1674 (David Banks)
  • Il contributo delle riviste scientifiche francesi della fine del Seicento alla costruzione delle reti terminologiche delle discipline scientifiche (Claudio Grimaldi)
  • L’astronomia nel primo Settecento tra carteggi e riviste: albori dell’articolo scientifico (Michele Ortore)
  • Forme di rappresentazione narrativa e concettuale nella trattazione di argomenti metalinguistici nel giornalismo spettatoriale del Settecento (Gerda Haßler)
  • Scrivere di lingua, letteratura e filosofia con la frusta: emergenza e continuazione di una tradizione discorsiva nel giornalismo italiano (Sabine Schwarze)
  • Costruzioni locative e aggiustamenti strutturali nelle traduzioni franco-italiane sulle riviste scientifiche tardo-settecentesche (Franz Meier)
  • Politica linguistica e azione educatrice nella stampa periodica del Triennio repubblicano (1796–1799) (Raphael Merida)
  • Epilogo
  • L’attualità degli studi sui periodici del XVIII secolo: l’opinione di un ‘addetto ai lavori’ (William Beccaro)
  • Gli autori del volume
  • Indice dei nomi
  • Indice dei periodici
  • Reihenübersicht

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Corrado Viola
(Università degli Studi di Verona)

Introduzione

La gran parte dei contributi che compongono questo volume è stata presentata durante il convegno internazionale dal titolo Le riviste erudite come luogo di comunicazione dei saperi: un modello per il dialogo interculturale? Prospettive storiche, letterarie e linguistiche. Il simposio, tenutosi presso l’Università degli studi di Verona l’8 e il 9 ottobre 2020, ha segnato un momento importante nell’ambito della ormai più che decennale collaborazione fra docenti e ricercatori delle Università di Augsburg e Verona ed è stato reso possibile da un finanziamento del DAAD nell’ambito del programma Hochschuldialog mit Südeuropa 2020 (Dialogo accademico con il Sud-Europa). Con gli stessi fondi è stata finanziata anche la stampa del presente volume. L’iniziativa del convegno ha subito trovato accoglienza da parte del Centro di Ricerca sugli Epistolari del Settecento (C.R.E.S.), che l’ha voluta sostenere come suo terzo convegno internazionale. Ciò è significativo perché è testimonianza dell’ampliamento degli interessi del C.R.E.S. agli studi sui periodici: i convegni precedenti sviluppavano, invece, temi direttamente collegati all’epistolografia. La serie iniziò, infatti, dodici anni fa, nel dicembre 2008, con le Carte vive, concentrando l’attenzione sull’epistolografia ‘privata’ del Settecento, e proseguì poi nel febbraio 2015 con le Carte false, studiando l’epistolografia fittizia o letteratura epistolare. Gli atti dei primi due congressi sono usciti a stampa nella collana della Società italiana di studi sul secolo diciottesimo (SISSD), la quale non ha voluto farci mancare nemmeno questa volta il suo autorevole patrocinio (si tratta rispettivamente di Viola, 2011a e Forner/Gallo/Schwarze/Viola, 2017).

Innanzitutto va ricordato che il convegno svoltosi all’Università di Verona ai primi di ottobre del 2020 era in realtà programmato per la prima metà di marzo, ma la pandemia ne ha impedito la realizzazione. Grazie alla collaborazione di tutti, partecipanti, organizzatori e finanziatori, è stato possibile riprogrammare l’evento in modalità mista: ciò ha consentito di salvare la possibilità dell’incontro effettivo a Verona, permettendo però la partecipazione anche a distanza, nel rispetto delle norme vigenti e con piena soddisfazione, è parso di capire, dei partecipanti. In tutte le fasi di questo non semplice allestimento è stato indispensabile il concorso dei colleghi dell’Università di Augsburg, con i quali intratteniamo da tempo, come ricordato, fruttuosi rapporti di partnership ←9 | 10→nel campo della ricerca. La collaborazione tra Verona e Augsburg ha avuto, del resto, ricadute anche nel campo della didattica, come attesta la laurea bilaterale, attiva sin dal 2015, che permette di ottenere il doppio titolo in “Tradizione e interpretazione dei testi letterari/Europäische Kommunikationskulturen Italienisch”.

E vengo al tema del volume, il giornalismo erudito di antico regime. Dico subito che, proponendo agli studiosi questo tema, il C.R.E.S. certo non deroga al suo compito statutario di studio degli epistolari del Settecento. Al contrario, si tratta di un argomento al quale il nostro Centro veronese rivolge da tempo le sue attenzioni. Nel 2010 partecipammo in prima linea alle celebrazioni per il terzo centenario della fondazione del Giornale de’ letterati d’Italia, quello veneziano di Apostolo e Pier Caterino Zeno, procurando l’edizione integrale del Diario zeniano di Marco Forcellini (2012), un volume di Indici dell’importante periodico erudito e la riproduzione completa di tutte le sue annate su supporto digitale (Fantato, 2012)1. Quattro anni dopo ha visto la luce in una delle collane C.R.E.S. una monografia di Paolo Ulvioni (2014) sulle Osservazioni letterarie di Scipione Maffei, uno dei più singolari periodici di tutto il nostro Settecento. Nel 2019, in maggio e in ottobre, organizzammo due giornate qui a Verona dedicate al tema dei giornali settecenteschi2.

Del resto, è evidente che tra periodici ed epistolari esiste un nesso profondo, per dir così genetico, nell’ambito di quella che siamo soliti chiamare la Repubblica delle lettere. I periodici eruditi, in pochi anni e già entro la fine del Seicento, sostituiscono i carteggi come mezzo di aggiornamento bibliografico: basti vedere la corrispondenza di Magliabechi (Viola, 2011b); già Capucci (1983: 174), del resto, aveva definito i giornali nel loro insieme come “un gigantesco carteggio pubblico europeo”. Accanto ad accademie, università, biblioteche, itinera erudita, i giornali e i carteggi costituiscono i luoghi istituzionali della Repubblica delle lettere, gli spazi deputati allo scambio socializzato delle conoscenze; tanto che le intersezioni tra questi due canali comunicativi interni ad ←10 | 11→essa sono molte e organiche. Penso ai giornali eruditi che fin dal loro archetipo, il parigino Journal des sçavans (1665–1792) di Denis de Sallo, ospitano lettere spedite al direttore da corrispondenti-osservatori ubicati in varie città, anche estere, che ragguagliano sulle novità librarie locali, uscite o à paraître. Ma la rete epistolare è anche il medium imprescindibile al compilatore-direttore per l’allestimento del giornale: rapporti con gli autori e gli editori, acquisizioni di informazioni, diffusione del giornale tra gli abbonati, rapporti con la censura e via dicendo; questioni già ben illustrate da Generali (1984) e Generali (2012).

Non è compito di questa premessa andare oltre nella ricostruzione degli stretti legami tra carteggi e periodici. Richiamo invece, in sintesi, per punti, quattro aspetti che hanno caratterizzato il lavoro degli autori dei saggi, a partire dal momento di confronto del convegno veronese.

Primo: il focus è sulle riviste erudite, cioè sul tipo, tutto sommato abbastanza circoscrivibile e definito, di giornalismo intellettuale che Jean Sgard, nel suo fondamentale Dictionnaire des journaux (uno strumento, questo, di cui l’Italia non ha ancora un omologo), chiama delle “Bibliothèques savantes”; ma alcuni contributi toccano anche altre forme di quella galassia che è la letteratura periodica, dal giornalismo erudito a quello spettatoriale, da quello scientifico in senso stretto fino a quello politico3. Ciò per ovvie esigenze di caratterizzazione comparativa del fenomeno che sono state considerate più specificamente, oltre che per una visione più panoramica dei processi della mediazione interculturale attraverso la stampa periodica. Per gli stessi motivi alcuni contributi si occupano anche di periodici pubblicati nei secoli successivi al XVIII.

Secondo: la prospettiva attualizzante. Fin dal titolo ci domandiamo se le riviste erudite, questo importante luogo di comunicazione dei saperi caratteristico ←11 | 12→della Repubblica letteraria, siano e possano essere non solo studiate, ma fruite e proposte tuttora come “un modello per il dialogo interculturale”. Non è il solito ammicco all’odierno che cerca malinconicamente di verniciare di nuovo e rendere così più allettante un tema storico-culturale che i più percepiscono come polveroso, archeologico, inerte. Al contrario, si tratta precisamente della nostra, o di una delle nostre, ipotesi di lavoro, che abbiamo proposto ai relatori di verificare (beninteso, con gli strumenti di studiosi che sono loro propri), aprendo il workshop anche a chi oggi fa il giornalista.

Terzo: la mediazione, appunto, il dialogo o transfert interculturale4. Questa mediazione è studiata nelle sue due dimensioni principali: culturale e linguistica. Sulla prima si concentrano i primi due nuclei del volume, sulla seconda l’ultimo gruppo di saggi.

Quarto e ultimo: il taglio operativo, fattivo, progettuale, persino ‘performativo’, se si vuole, che ha avuto in primis il convegno. La prima giornata si era conclusa con un workshop sulle prospettive di ricerca che ha tentato uno status quaestionis, un bilancio di ciò che finora è stato fatto e soprattutto di quanto resta da fare: a fini progettualmente operativi, appunto. La seconda giornata, e dunque l’intero convegno, si era chiuso con la costituzione di un gruppo di lavoro che già ora si è strutturato in forma stabile con un proprio sito internet e che ha dato vita a una nuova collana dal titolo Europa periodica. Studies on Periodicals and Newspapers, che si apre con questo volume.

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Fabio Forner
(Università degli Studi di Verona)

Franz Meier
(Universität Augsburg)

Sabine Schwarze
(Universität Augsburg)

Prefazione dei curatori

Il presente volume raccoglie ventiquattro saggi, frutto di studi svolti principalmente sui periodici francesi, italiani e tedeschi del XVIII secolo. I contributi si occupano, con taglio di volta in volta storico, letterario e linguistico, di alcuni fra i più rilevanti prodotti del giornalismo settecentesco: i periodici eruditi, le riviste scientifiche, il giornalismo spettatoriale, quello enciclopedico e quello politico. Se i curatori del volume hanno optato per un raggruppamento degli articoli secondo i settori disciplinari ai quali appartengono i loro autori e, all’interno di ogni singolo gruppo, per un ordinamento di carattere cronologico, la sintesi che si è voluta offrire in questa Prefazione segue, invece, il filo degli argomenti chiave dei singoli saggi.

Il tema della traduzione unisce molti contributi. I periodici del XVII e del XVIII secolo si configurano come giganteschi contenitori di versioni. Il cuore di questa macchina traduttiva è certo rappresentato dalla lingua francese: l’idioma della République des lettres garantisce visibilità e comprensione universale alle opere; non tutte sono scritte in francese, ma quasi tutto è tradotto o almeno riassunto nella lingua di Voltaire. Così avviene anche nel caso di alcuni articoli apparsi nei periodici più antichi: David Banks ha appuntato la sua attenzione sul Journal des sçavans e sulle traduzioni in francese di articoli apparsi in precedenza in inglese sulle Philosophical Transactions. L’autore in studi pregressi ha definito con il termine di “selective translation” le modalità di traduzione usate sotto la direzione di de la Roque. Pensando di riscontrare lo stesso fenomeno nelle versioni stampate dal predecessore Gallois, ha invece ottenuto un risultato che ha smentito le aspettative: le traduzioni dei primi anni, relativamente al gruppo di articoli scelti dall’autore, non sono selettive; i testi sono trasportati interamente in francese, ma sono resi più semplici per il ←15 | 16→lettore del Journal des sçavans, conformemente ai fini meno specialistici della pubblicazione.

Come ricorda Claudio Grimaldi, fra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, periodici come il Journal des sçavans e le Histoire et Mémoires de l’Académie royale des sciences giocano un ruolo fondamentale anche in campo prettamente linguistico, in relazione alla standardizzazione e alla diffusione nella lingua francese delle nascenti terminologie di alcune discipline scientifiche, in particolare della chimica, della botanica e dell’astronomia. Il nuovo metodo sperimentale richiede infatti, in quel frangente storico, l’uso di una nuova terminologia che, modellata sul latino e sul greco, si diffonde velocemente nella lingua francese: le prime attestazioni si trovano proprio nel Journal des sçavans e nelle Histoire et Mémoires de l’Académie royale des sciences.

Non per tutte le discipline scientifiche, in realtà, le cose sono andate allo stesso modo e con la stessa velocità. Come ricorda Michele Ortore, un caso particolare rappresenta, infatti, l’astronomia che, nei primi anni del Settecento, è fra le scienze più conservative, insieme alle altre cosiddette “scienze pure”, perché continua a esprimersi principalmente in latino, sia nel caso delle pubblicazioni in volume destinate a una circolazione europea, sia negli articoli pubblicati sui periodici a vocazione internazionale, ovvero gli Acta Eruditorum e le Philosophical Transactions. Tali articoli nascono sovente come corrispondenza privata fra dotti, nella quale sono contenute osservazioni astronomiche che, solo in seguito, sono riversate, per esempio, nelle pagine delle Philosophical Transactions in forma di lettera o come estratto da una corrispondenza. Tuttavia, ricorda Ortore, l’uso del latino ha fornito nelle epistole private l’infrastruttura linguistica adatta a creare un graduale spazio per le lingue nazionali anche a livello lessicale. Nel contributo qui pubblicato, attenzione particolare è posta ai carteggi di Francesco Bianchini (1662–1729) ed Eustachio Manfredi (1674–1739).

Comunque, alla metà del XVIII secolo, fra le lingue nazionali, quella francese ha già guadagnato una precisa terminologia scientifica che si è affermata anche grazie ai nuovi periodici eruditi. Il contributo di Andreas Gipper si occupa proprio delle traduzioni in francese apparse nella stampa periodica e in particolare nelle Observations sur l’histoire naturelle, la physique et la peinture, fra le prime riviste europee di scienze naturali. Il contributo di Gipper è rilevante proprio perché colma una mancanza di studi nel campo delle tecniche traduttive dei testi scientifici; lo studioso si occupa in particolare degli anni Settanta del Settecento, quando, sotto la direzione del botanico e agronomo François Rozier, le Observations divengono un vero e proprio giornale scientifico, nel ←16 | 17→senso attuale del termine. Scopo della pubblicazione periodica è di tradurre in francese articoli di carattere tecnico che sono stati presentati presso le grandi accademie europee nelle rispettive lingue volgari o in latino. L’adeguatezza delle traduzioni e la precisione terminologica sono oggetto di discussione negli stessi articoli della rivista proprio per la loro rilevanza in ambito scientifico: la congruità della versione in francese è talvolta provata dalla ripetizione dell’esperimento effettuata dallo stesso traduttore.

Le particolari attenzioni poste alla precisione delle versioni dal francese dei testi scientifici giustificano e anzi richiedono uno studio più approfondito sulle tecniche adottate. Di questo si occupa Franz Meier che prende come oggetto della propria indagine le costruzioni locative tematiche e gli aggiustamenti strutturali nelle traduzioni franco-italiane che compaiono su due riviste scientifiche tardo-settecentesche: i milanesi Opuscoli scelti, la più importante rivista scientifica italiana dell’ultimo quarto del Settecento, pubblicata da Carlo Amoretti e Francesco Soave dal 1775 al 1804 e le Osservazioni spettanti alla fisica, alla storia naturale ed alle arti pubblicate da Gasparo Storti a Venezia dal 1776 al 1780. Dallo studio dei casi evidenziati emerge che i traduttori tendono a esplicitare le relazioni spaziali sia tramite la creazione di nuovi costrutti locativi tematici, sia tramite l’accrescimento di rinvii anaforici allo sfondo, sia, infine, tramite l’impiego di verbi sintagmatici che permettono una descrizione più dettagliata del percorso.

Non sono ovviamente solo gli articoli di argomento scientifico a essere tradotti; nella prima metà del Settecento nascono periodici in lingua italiana che contengono solo traduzioni di articoli di ogni argomento. Enrico Zucchi sottolinea la grande attenzione che Angelo Calogerà ha dato alle letterature straniere e in particolare a quella francese, applicandosi non solo alla versione in italiano di opere letterarie, ma anche a quella di articoli tratti dai più importanti periodici eruditi transalpini. Secondo Zucchi, in questa prima fase della sua carriera, in Calogerà si può notare una posizione di apertura alle novità letterarie non italiane, un atteggiamento, dunque, diverso rispetto a quello più critico e restrittivo che si evidenzia con la fondazione della Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici. In realtà, già in questo periodo Calogerà mette in guardia il lettore italiano dalla parzialità di alcune recensioni francesi. In particolare, esaminando i primi numeri del Gran giornale d’Europa, Zucchi sottolinea l’innovativo contributo di Calogerà nella sua capacità di sintesi: “Alla verbosità dei giornalisti transalpini fa da contraltare l’asciuttezza della scrittura di Calogerà, che si limita a segnalare soltanto i dati più importanti riguardanti il contenuto dell’opera esaminata, e sopprime ogni elemento superfluo che compariva nell’originale”.

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L’atteggiamento di Calogerà si chiarisce anche facendo ricorso all’esame della sua corrispondenza, ancora in gran parte inedita, cui è dedicato il contributo di Fabio Forner. I carteggi fra i giornalisti del XVIII secolo possono aprire nuove prospettive nello studio delle pubblicazioni periodiche, come mostra lo scambio epistolare fra Calogerà e Lami. Esso evidenzia il persistere di una costante attenzione, non solo in Giovanni Lami ma anche in Calogerà, per le pubblicazioni transalpine. Lo scambio culturale con i dotti stranieri è giudicato essenziale dai due giornalisti. Semmai le critiche ai letterati europei, soprattutto da parte di Calogerà, sono incentrate sul modo col quale essi valutano e presentano le opere italiane nei loro giornali. Questo è un elemento di continuità con la prima parte della carriera giornalistica, studiata da Enrico Zucchi. La calogeriana Raccolta d’opuscoli, programmaticamente concede la parola solo agli autori italiani, ma nella prassi il confronto con le opere dei dotti europei è sempre centrale. Pur mirando in primo luogo alla valorizzazione degli studi dei letterati italiani, anche la Raccolta d’opuscoli si rivela non solo come uno dei mezzi di maggior successo per la comunicazione del sapere scientifico e umanistico nella repubblica delle lettere, ma anche come un modello per il dialogo interculturale.

Molti fra i contributi qui raccolti mettono in luce il ruolo dei periodici del XVIII secolo nella corretta diffusione dei saperi a gruppi sempre più ampi di lettori. L’importanza della letteratura periodica è riconosciuta dai più noti intellettuali della seconda metà del Settecento, come mostra l’esperienza de Il Caffè, in particolare con gli articoli lì pubblicati da Cesare Beccaria e dai fratelli Verri e richiamati da Paolo Bartesaghi nel suo intervento: i giornali sono il mezzo con il quale portare nuove conoscenze a lettori che altrimenti, per problemi economici, ne rimarrebbero all’oscuro. L’esperienza di Fortunato Bartolomeo De Felice è in questo senso esemplare: il periodico l’Estratto ospita interventi di grande rilievo; fra questi, alcuni sono sicuramente da attribuire ai più noti intellettuali del nostro illuminismo come Pietro Verri e Giuseppe Parini, che si sono impegnati in questo modo a diffondere il sapere attraverso i giornali. A Berlino De Felice dà vita anche al Journal littéraire dédié au Roi che ha contribuito a far conoscere la letteratura italiana in Europa. Fra le pubblicazioni periodiche animate da De Felice, non si può non ricordare anche la monumentale Encyclopédie d’Yverdon: anche se non catalogabile come giornale, è pubblicata con regolarità in 58 volumi fra il 1770 e il 1780. Giornali ed enciclopedie sono considerati nel XVIII secolo mezzi ideali per la diffusone del sapere: in questo contesto, De Felice è stato un grande traduttore e un mediatore culturale.

Anche alcuni giornali in lingua italiana dedicati alle scienze mediche si mettono in luce come luogo di incontro critico con le novità scientifiche provenienti ←18 | 19→dai paesi transalpini, come mostra il contributo di Alessia Castagnino, attento in particolare all’attività giornalistica di due medici-traduttori. Si tratta qui, in primo luogo, di Giovanni Luigi Targioni, attivo nel Gran Ducato di Toscana, ma con importanti conoscenze in tutta Europa. Il medico è stato, in particolare, un mediatore culturale fra le diverse tradizioni europee, e ciò in un contesto molto dinamico nel campo dell’editoria periodica come quello toscano, attraverso la pubblicazione, fra l’altro, della Raccolta di opuscoli fisico-medici. Targioni mira a favorire la formazione di un medico colto, che abbia solide conoscenze anatomico-fisiologiche e sia attento alle novità delle altre scienze, ma anche sensibile ai bisogni della società. Particolare è la sua insistenza sulla correttezza delle traduzioni alle quali ha dedicato riflessioni e cure precise nelle sue riviste. Targioni non si limita solo a fornire una affidabile traduzione italiana, ma arricchisce il testo di note linguistiche e soprattutto di commenti nei quali sono descritti studi che si riferiscono all’argomento trattato nel testo. Sulla stessa linea si pone l’esperienza veneziana del medico Francesco Aglietti che ha avuto un ruolo importante nella redazione del Giornale di Medicina, fonte particolarmente preziosa anche per i giudizi riportati sulla qualità delle traduzioni dei testi medici recensiti o semplicemente citati.

Certamente dietro la diffusione dei periodici non c’è solo l’interesse spassionato degli eruditi alla diffusione del sapere, ma anche quello, ben più concreto, di chi li stampa: i giornali, eruditi o spettatoriali, sono connessi, fin dalla loro origine, con il mondo dei libri e dell’editoria. Il legame si manifesta attraverso le sezioni interne dedicate a informazioni bibliografiche presenti in molti giornali settecenteschi. Tali contributi possono prendere la forma di riassunti, estratti oppure recensioni. Gli estratti di libri non tradotti in italiano si candidano anche a sostituire nell’esperienza di molti la lettura dell’originale francese. Patrizia Delpiano illustra con grande puntualità il caso delle Efemeridi letterarie di Roma, animate dal medico bolognese e potente ministro sassone Giovanni Lodovico Bianconi (1717–1781). Di questo periodico si mette in evidenza la posizione contraria agli illuministi francesi: nel suo contributo Delpiano riprende e illustra le numerose segnalazioni della produzione editoriale francese collocabili nella linea dell’antiphilosophie, pronta a criticare le opere dei grandi illuministi transalpini.

La figura di Bianconi è anche l’oggetto dello studio di Giulia Cantarutti. Diventato dal gennaio 1772 il finanziatore delle Efemeridi letterarie di Roma, dal luglio 1774 della Antologia romana, Bianconi ricopre un ruolo centrale anche nella breve vita del Journal des Savans d’Italie (1748–1749) che si dà il compito di annunciare alla République des lettres le novità letterarie italiane. Lo studio qui presentato getta nuova luce sulla rete epistolare di Bianconi, attraverso la ←19 | 20→quale il ministro ha sorretto il lancio e la diffusione del giornale erudito presso il vasto pubblico transalpino. Non casuale è la scelta di utilizzare per gli articoli la lingua francese, al fine di assecondare le richieste dei lettori non italofoni. Tale politica linguistica pare in un certo senso denunciare l’insuccesso di chi ha optato per l’idioma nazionale, contando sulla capacità dei dotti transalpini di comprendere comunque il significato degli articoli: basti citare le Novelle letterarie di Giovanni Lami. Giustamente, infine, Cantarutti sottolinea l’importanza dei manifesti tramite i quali venivano pubblicizzati i periodici, offrendo l’edizione di due testi.

Verso la fine del secolo, anche il panorama giornalistico italiano si arricchisce di voci nuove, alcune dedite alla presentazione delle opere transalpine sul mercato italiano. Una di queste è certamente l’Europa letteraria di Domenico Caminer. Tuttavia, come sottolineato da Rotraud von Kulessa, questo periodico, passando sotto la responsabilità della figlia Elisabetta Caminer Turra, non solo muta il nome – prima in Giornale enciclopedico, poi in Nuovo giornale enciclopedico – ma diviene uno spazio aperto al dibattito scientifico e culturale. Per questo motivo il Nuovo Giornale Enciclopedico raramente pubblica riassunti di libri senza commenti del redattore. Fra i giornalisti della rivista, spicca il ruolo del naturalista Alberto Fortis che utilizza le pagine del periodico anche per promuovere le proprie opere o per elogiare quelle di altri più vicine al suo modo di sentire.

Ma se molti, come si è visto, sono i periodici in lingua italiana che portano al pubblico italofono le novità transalpine, anche all’estero fiorivano iniziative per portare ai lettori transalpini le novità editoriali italiane. Il progetto del Journal étranger (1754–1762) è accolto con grande calore anche a sud delle Alpi. Il nuovo giornale ha lo scopo di proporre al pubblico francofono le opere più importanti pubblicate dagli editori in lingue diverse da quella di Voltaire. La rivista è concepita da francesi per un pubblico francofono e quindi, come osserva Flavia Palma nel suo contributo, riflette ovviamente le idee, o i pregiudizi, del pubblico per il quale è pensata. Da qui derivano alcuni caratteri dell’interesse mostrato per la poesia italiana e per il teatro, a discapito delle opere in prosa, raramente presentate nel Journal étranger; alla prosa è riservata la divulgazione del sapere tecnico-erudito e storico-critico, come mostrano gli estratti della Ragion poetica di Gravina e dell’Istoria della volgar poesia di Crescimbeni.

Ma il Journal étranger non è l’unica iniziativa europea che si propone di dare spazio alle traduzioni di testi di varie letterature. Un altro esempio francese è rappresentato dalla Gazette littéraire de l’Europe di Arnaud e Suard (1764–1766) che è al centro dell’attenzione del contributo di Eric Francalanza. Questi si ←20 | 21→sofferma sulla natura della rivista, che unisce articoli di argomento scientifico, ad altri di carattere umanistico, e vuole illustrare con articoli scritti in francese le novità editoriali apparse in diverse lingue e in tutta l’Europa. Eric Francalanza, dopo aver chiarito il significato di scientifico, tratta di quegli articoli che possono essere definiti tali: la Gazette littéraire de l’Europe emerge proprio come un importante contenitore di interventi di carattere scientifico. L’autorevolezza del giornale è garantita dal prestigio dei suoi corrispondenti, la cui identità è puntigliosamente ricostruita nel contributo. Parimenti sono elencate le tipologie degli articoli, con le diverse modalità di valutazione delle pubblicazioni presentate. Un caso particolare è la polemica sull’utilità dell’inoculazione del vaiolo che viene attentamente seguita sulle pagine della Gazette littéraire de l’Europe. Gli articoli scientifici presentati nel giornale sono molto vari, ma c’è un limite che il giornale non vuole superare, quello della leggibilità, che deve esser garantita anche per il lettore non specialista: scopo del giornale è infatti quello di diffondere le nuove conoscenze presso un pubblico ampio. Le lettere abbondano nella Gazette, perché rappresentano un mezzo ideale per prendere le distanze dalle opinioni pubblicate, ma ricondotte alla responsabilità di altri, e al contempo per semplificare argomenti complessi.

Casi molto interessanti di periodici letterari si trovano anche in Germania. Chiara Conterno sottolinea l’importanza del Deutsches Museum (1776–1788), periodico edito da Heinrich Christian Boie, in un primo tempo con Christian Wilhelm von Dohn. Qualche anno dopo il solo Boie prosegue l’attività giornalistica con il Neues Deutsches Museum (1789–1791). Il giornale letterario, che ospita articoli su tematiche umanistiche e scientifiche, ha un ruolo centrale nel transfer culturale tra Germania e Regno Unito, come si può desumere dalle tre “Lettere dall’Inghilterra”, i tre “Briefe aus England” indirizzati a Heinrich Christian Boie e pubblicati, con le date fittizie di ottobre e novembre 1775, nel Deutsches Museum. I testi epistolari, scritti da uno scienziato, hanno presentato al mondo germanofono, con una precisa e attenta descrizione della prassi teatrale, la situazione e i protagonisti del teatro inglese, mettendolo direttamente a confronto con quello tedesco. In tal modo, sottolinea l’autrice, viene incentivata la conoscenza di diverse tradizioni culturali e garantita la reciprocità del processo.

Sull’importante ruolo delle riviste come luogo nel quale sperimentare traduzioni di testi poetici si è soffermata Gabriella Catalano. Il contributo prende in esame il Göttinger Musenalmanach (1770–1807), che nasce sul modello del francese Almanach des Muses. Il giornale tedesco, legato alla vivace attività accademica di Gottinga, ha saputo raccogliere energie innovative e divenire un punto d’incontro tra la poesia e lo studio erudito dell’antichità. Simbolo ←21 | 22→di quest’unione è la figura di August Wilhelm Schlegel, collaboratore anche della contemporanea Göttingische Gelehrte Anzeige. La pratica di tradurre i testi senza indicarne l’autore dà maggior libertà ai versori. Di tale libertà fruisce anche August Wilhelm Schlegel nella sua traduzione del Petrarca volgare: il confronto con le versioni petrarchesche successive, più vicine invece alla lettera del testo, conferma il ruolo del Göttinger Musenalmanach come spazio per sperimentare più liberamente nuove strade, favorendo l’integrazione nella cultura tedesca dei testi poetici stranieri. La rivista divenne così promotrice per sua natura di un contesto di accoglienza, e svolse il compito di mediare e promuovere nuovi testi nella lingua nazionale: composizioni originali o traduzioni che ammettono o prevedono il contributo individuale del loro autore.

Anche per il mondo tedesco, dunque, la letteratura periodica durante il XVIII secolo ha rappresentato un ponte verso l’Europa, dal quale sono giunti stimoli di primaria importanza. David Reitsam ricostruisce in particolare il caso della ricezione della Querelle des Anciens et des Modernes nell’area germanofona, attraverso l’analisi degli interventi pubblicati nelle Neuen Zeitungen von gelehrten Sachen e nei Deutschen Acta Eruditorum. Con l’asimmetrico differenziarsi delle loro posizioni rispetto a quanto pubblicato sul Journal des sҫavans, sul Nouveau Mercure galant oppure sulle Nouvelles Littéraires, i due periodici tedeschi hanno dato un forte contributo alla creazione di uno spazio di discussione su tematiche letterarie, uno spazio aperto agli stimoli che provenivano da altre aree della République des lettres. I periodici in lingua tedesca hanno favorito, in modi diversi, lo sviluppo del dialogo interculturale, semplicemente traducendo articoli usciti altrove, oppure prendendo posizioni autonome. Aperta resta comunque, sottolinea lo studioso, la domanda sul reale interessamento dei lettori tedeschi alla Querelle.

Se molti contributi in questo volume sono dedicati ai giornali eruditi, spazio è stato lasciato anche a quelli cosiddetti spettatoriali. Gerda Haßler si occupa infatti di illustrare la presenza di tematiche metalinguistiche in alcuni periodici diretti a un vasto pubblico. Il contributo offre come oggetti di studio cinque pubblicazioni rappresentanti alcune fra le principali lingue europee. Gli esempi sono tratti dal settimanale tedesco Die Vernünfftigen Tadlerinnen, dall’italiano Il Caffè, dallo spagnolo El Pensador, dagli inglesi Tatler e The Spectator. Haßler mostra come sia possibile individuare, su scala europea, una precisa interazione tra la riflessione che ha per oggetto il linguaggio e le lingue, e che si trova nelle opere di carattere teorico più impegnate di alcuni importanti intellettuali, e le rappresentazioni narrative di quei concetti, riscontrabili nella produzione giornalistica attribuibile a quegli stessi autori.

Details

Pages
598
Publication Year
2022
ISBN (PDF)
9783631859421
ISBN (ePUB)
9783631865149
ISBN (Hardcover)
9783631840283
DOI
10.3726/b18907
Language
Italian
Publication date
2022 (February)
Keywords
Illuminismo Riviste erudite Giornalismo spettatoriale Riviste scientifiche Rivoluzione francese Generi giornalistici Analisi linguistica Analisi storica Analisi letteraria Traduzione
Published
Berlin, Bern, Bruxelles, New York, Oxford, Warszawa, Wien, 2022. 598 p., 5 ill. b/n, 19 tab.

Biographical notes

Fabio Forner (Volume editor) Franz Meier (Volume editor) Sabine Schwarze (Volume editor)

Fabio Forner è docente di Letteratura italiana e segretario del Centro di Ricerca sugli Epistolari del Settecento (C.R.E.S.) presso l’Università di Verona. Si è occupato in particolare di autori dell’Umanesimo, da Petrarca a Erasmo da Rotterdam, e di epistolografia settecentesca. Franz Meier insegna Linguistica francese e italiana presso l’Università di Augsburg. I suoi studi riguardano attualmente la questione della lingua nell’area francofona e il ruolo della traduzione come varietà di contatto nella storia del francese e dell’italiano. Sabine Schwarze è ordinaria di Linguistica delle lingue romanze presso l’Università di Augsburg. I suoi principali interessi di ricerca riguardano attualmente la mediazione delle ideologie linguistiche e le tradizioni discorsive della comunicazione scientifica a partire dal XVIII secolo.

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Title: I periodici settecenteschi come luogo di comunicazione dei saperi. Prospettive storiche, letterarie e linguistiche