Il filellenismo nella cultura italiana dell'Ottocento
Summary
letteraria ottocentesca di argomento filellenico, stabilendo un confronto
con autori la cui opera non è stata ancora sufficientemente studiata
da tale prospettiva. Partendo da una necessaria contestualizzazione
storico-culturale, i saggi raccolti sottopongono ad esame segmenti
specifici dell’attività letteraria di Vincenzo Monti, Andrea Mustoxidi,
Ugo Foscolo, Cristina di Belgiojoso, Giuseppe Pecchio e Vito Domenico
Palumbo, letterati ottocenteschi che s’ispirano in modi differenti agli
avvenimenti della rivoluzione greca del 1821. Lo scopo generale è di
approfondire la conoscenza di una stagione particolarmente prolifica
della storia letteraria italiana, fornendo una nuova chiave di lettura del
denso clima d’interscambio venutosi a creare tra Italia e Grecia nel
corso del XIX secolo.
Nove sono i contributi che compongono il libro. L’intreccio coerente
che ne risulta di ragguagli storici, prospettive d’insieme e affondi
particolareggiati sui principali alfieri del filellenismo italiano conferisce
a questa silloge una compattezza tale da distinguerla da altre più
eterogenee proposte sul medesimo argomento.
Excerpt
Table Of Contents
- Copertina
- Titolo
- Copyright
- Sull’autore/Sul curatore
- Sul libro
- Questa edizione in formato eBook può essere citata
- Indice
- Nota del curatore
- Introduzione
- I. Prospettive preliminari
- La diversità del filellenismo italiano nel quadro europeo
- I Greci delle Isole Ionie e il filellenismo. La Repubblica Settinsulare (1800–1807)
- II. Idealità filelleniche
- Atene, «scuola d’ogni valor». Conferme e acquisizioni per il filellenismo di Vincenzo Monti
- «Fra i classici non pedanti ed i romantici non pazzi». La parabola filellenica di Andrea Mustoxidi
- Foscolo filelleno? Di nuovo sulla questione di Parga
- Patriai tèmpore iniquo: Ugo Foscolo e la questione di Parga
- Giuseppe Pecchio e l’odeporica filellenica ottocentesca
- Cristina di Belgiojoso e la Grecia
- Il filellenismo dei Greci di Puglia nell’ultimo quarto del XIX secolo: Vito Domenico Palumbo e la traduzione dei Canti Rodii
- Quadro degli eventi storici
- Indice dei nomi
Nota del curatore
Nelle giornate del 27 e del 28 ottobre 2021, in pieno clima celebrativo del secondo centenario della rivoluzione greca (1821), si svolse presso l’Università del Salento di Lecce il convegno internazionale Il Filellenismo nella cultura italiana dell’800, di cui questo volume presenta il grosso delle relazioni. Studiosi provenienti da università italiane, greche e francesi si assunsero il compito di fare luce sull’attività di alcuni letterati non ancora esaminati dalla prospettiva del contributo offerto alla produzione di argomento filellenico del XIX secolo. Lo fecero intervenendo su segmenti specifici della produzione di autori quali Vincenzo Monti, Ugo Foscolo, Andrea Mustoxidi, Cristina di Belgiojoso, Giuseppe Pecchio, Vito Domenico Palumbo, allo scopo di dimostrare che la sensibilità sub speciae litteraria manifestata all’indirizzo del popolo greco e della sua lotta per la libertà non era semplicemente ascrivibile all’ammirazione per l’antichità classica o all’adesione alla moda romantica coeva, oppure ancora alla devozione verso la madrepatria come nel caso degli italo-greci Foscolo e Mustoxidi. L’analisi, quindi, di esperienze meno note di condivisione dell’afflato filellenico che proruppe in Europa a inizio secolo fino a propagarsi per tutto l’Ottocento servì a esaminare ancor più in profondità i caratteri del filellenismo italiano, anche in raffronto alla più ampia risonanza europea che scandì le tappe della riscossa greca contro la tirannia ottomana: lungo e sofferto processo storico-politico che poté contare sull’efficace opera di mediazione transfrontaliera messa in atto da un gruppo tenace di esuli delle Isole Ionie giunto in Italia nel periodo napoleonico.
Nelle vicende e nelle testimonianze documentate ora in queste pagine, dunque, contrassegnate unanimemente da un sincero, partecipe, commosso tributo intellettuale alla causa libertaria greca nel fondale dei turbolenti rivolgimenti politici che ne determinarono gli altalenanti esiti, mi pare di poter dire che trovi inveramento l’obiettivo di fondo che il convegno leccese si era prefissato: quello cioè di scrivere una nuova pagina ˗ senza ovviamente alcuna pretesa di esaustività ˗ dell’avvincente capitolo di storia letteraria ottocentesca che corrisponde alla stagione del filellenismo italiano. Stagione che anziché ridursi a una «passione del tempo romantico» (D’Annunzio) rappresentò invece l’occasione per rinsaldare un legame storico mai reciso, per riattivare insomma un dialogo culturale mai sopito tra Italia e Grecia, sodali nella buona e nella cattiva sorte per quello status di “nazioni sorelle” che le tenne unite nel tempo indissolubilmente.
Un ringraziamento sentito va a coloro che hanno reso possibile la realizzazione del convegno prima e della stampa di questo volume ora, con la partecipazione, il patrocinio o il supporto finanziario: dagli illustri colleghi intervenuti al Gruppo RRR dell’ADI; dall’Istituto Veneto di Studi bizantini e post-bizantini di Venezia al Comitato greco delle celebrazioni dei duecento anni dalla rivoluzione ellenica; dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Salento alla Banca Popolare Pugliese. Devo alla generosa disponibilità di Claudio Gigante e Dirk Vanden Berghe la collocazione del libro nell’accreditata collana che lo ospita; alla casa editrice Peter Lang, invece, segnatamente alla pregevole consulenza di Ilaria De Seta, il merito di aver creduto e scommesso su questa nuova iniziativa editoriale.
Introduzione
Franco D’Intino
Università La Sapienza (Roma)
Dal 1770, anno della ribellione ai turchi ottomani nel corso della guerra russo-turca, alla conclusione della Guerra d’indipendenza greca, e poi giù, sino all’ultimo quarto del XIX secolo, le alterne vicende dell’Ellade non smisero mai di suscitare il più vivo e partecipato interesse dell’opinione pubblica per le sorti della Grecia. Il filellenismo che ne scaturì, non importa se di matrice classica o romantica, fu un fenomeno talmente cruciale, e di così vasta portata, che pervase e influenzò gli scenari e l’immaginario politico, i programmi letterari, la produzione artistica e, più in generale, la cultura dell’Europa moderna tra Sette e Ottocento.
Il titolo del volume è una dichiarazione inequivocabile di intenti: Il Filellenismo nella cultura italiana dell’800 non pretende affatto di abbracciare con un colpo d’occhio l’intero scenario europeo – anche se, si capisce, a esso si fa continuo riferimento, a volte per contestualizzare gli eventi storici evocati sulla scena, altre per inquadrare i programmi letterari italiani nel più ampio contesto delle strategie politiche e culturali promosse in Europa. Piuttosto, il volume si confronta da vicino con le declinazioni e gli addentellati propriamente italiani di quell’ampio fenomeno, puntando tanto a gettare una nuova luce sulla grande vitalità e sulla capillare diffusione del filellenismo nella penisola, quanto a fornire al lettore le chiavi di una esaustiva e meglio articolata conoscenza dell’intero Ottocento italiano.
Al raggiungimento di questo obiettivo cospira innanzitutto l’articolazione interna del volume in due distinte macro-sezioni, la prima delle quali inquadra il movimento filellenico in una prospettiva letteraria e storica a campo largo.
Ioannis Tsolkas inaugura la propria inchiesta dispiegando il ventaglio delle peculiarità del filellenismo italiano ottocentesco alla luce del reciproco e continuo contatto tra Italia e Grecia, le «nazioni sorelle» animate dalla «gloria dell’incivilimento» nella lotta contro l’occupazione straniera. Una volta chiarito il supporto dato da riviste come l’«Antologia» e il «Conciliatore» alla causa del movimento, lo studioso ne individua il baricentro nel marcato rilievo accordato agli eventi storici (in particolare, la cessione di Parga all’impero ottomano, 1819; l’assedio di Missolungi, 1825; e la battaglia navale di Navarino, 1827) nelle produzioni artistiche e nelle riflessioni giornalistiche dell’Ottocento, lungo un arco cronologico che muove da Ugo Foscolo e giunge sino a Le confessioni di un italiano (1867) di Ippolito Nievo.
Più circoscritto, invece, è l’arco preso a riferimento da Gerassimos Pagratis per la sua indagine sulla Repubblica Settinsulare delle isole ionie, istituita dalle potenze russa e turca nel 1800 come deterrente alla diffusione delle idee rivoluzionarie portate dalle armate napoleoniche, e infine sciolta e ceduta nel 1807 allo stesso Napoleone, con il trattato di Tilsit. Quale fu per il movimento filellenico primottocentesco il reale significato della Repubblica, sempre assente nelle varie ricostruzioni elaborate a posteriori (quella di Ioannis Filimonas, ad esempio, o l’altra di Vassilis Panagiotopoulos) delle vicende che portarono all’emancipazione politica dei greci? E cosa significò per le stesse Isole Ionie, per l’opinione pubblica internazionale, o ancora per le due potenze che a Costantinopoli, nel 1800, avevano contributo alla sua creazione? Sono queste le principali domande cui lo studioso intende rispondere nel suo contributo.
La seconda macro-sezione presenta invece una nutrita serie di primi piani su alcuni alfieri del filellenismo italiano, con esiti di grandissimo interesse e di ben marcata innovatività. A cominciare dal contributo di Angelo Colombo, che trascrive e studia con finezza la redazione originaria del sonetto Ben vieta alle mie ciglia empio dolore di Vincenzo Monti, tradita da un testimone manoscritto sinora sconosciuto; per passare poi alle ricerche di Andrea Scardicchio, focalizzate su due lettere inviate da Andrea Mustoxidi a Claude Fauriel, da lui recentemente scoperte nella Biblioteca Apostolica Vaticana; e giungere infine al vaglio della reale portata del filellenismo foscoliano che Christian Del Vento prima, e Francesca Sensini poi, effettuano in due distinte ricostruzioni genetiche della riflessione foscoliana sul diritto internazionale. Nuovi materiali affiorano dalle accurate indagini che Silvia Tatti e Vincenzo Bianco dedicano alle scritture odeporiche di Cristina di Belgiojoso e di Giuseppe Pecchio, autori generalmente considerati ‘minori’ nel panorama letterario italiano, ma che, come mostrano i due esegeti, rivestirono un ruolo di primo piano a livello diplomatico e culturale. Lo studio di Francesco Giannachi, che suggella il volume, si segnala invece per le preziose osservazioni su una figura assai poco conosciuta nell’ambito degli studi filellenici: quella di Vito Domenico Palumbo, poeta e traduttore, simbolo della minoranza ellenofona salentina del terzo quarto dell’Ottocento.
Particolarmente proficua è inoltre la decisione di ordinare i materiali della seconda macro-sezione assecondando l’ordine cronologico degli scritti via via richiamati sotto la lente di ingrandimento. L’alba degli eventi del Filellenismo nella cultura italiana dell’800 è fissata al 1822: è l’anno in cui Monti stese i celebri tre sonetti filellenici che poi Carducci, nelle Poesie liriche di Vincenzo Monti a sua cura (1862), riunirà sotto la rubrica Su la rigenerazione della Grecia. Ma è anche l’anno in cui lo stesso poeta romagnolo diede alle stampe gli otto sonetti inclusi nella raccolta Un sollievo nella malinconia, uscita prima in opuscolo, poi su rivista. In questi due microcanzonieri in forma di corona poetica cala lo scandaglio Colombo, ricostruendo e ampliando con perizia la sbriciolata compagine testuale degli scritti filellenici montiani.
All’estate del 1824 risalgono invece le due lettere che Andrea Mustoxidi, discepolo di Monti a Pavia, inviò all’amico Claude Fauriel in viaggio tra Venezia e Trieste presso le comunità greche locali, alla ricerca di ulteriori materiali per il secondo volume della sua celebre raccolta di Chants populaires de la Grèce moderne (1824–1825). Se ne avvale Scardicchio per studiare la produzione filellenica di Mustoxidi (che va dagli scritti di storia patria del 1804 all’articolo Alcune considerazioni sulla presente lingua de’ Greci, apparso sull’«Antologia» nel 1825) e per illustrare la posizione che quest’ultimo assunse all’interno della polemica classico-romantica, «fra i classici non pedanti e i romantici non pazzi» (lettera a Felice Bellotti, 18 luglio 1836).
Gli scavi di Bianco e di Tatti spostano decisamente il focus sull’esperienza reale del Paese greco maturata da due esuli italiani, entrambi autori di disincantate scritture odeporiche. Il primo in ordine di tempo è il romantico milanese Giuseppe Pecchio, il quale, giunto in Grecia nella primavera del 1825 come diplomatico in missione per conto del London Greek Committee (il Comitato filellenico londinese), fu testimone oculare dei tragici eventi rivoluzionari culminati con l’assedio di Navarino e la presa dell’isola di Sfactèria. Al cuore della ricerca impostata da Bianco vi è l’analisi della poetica odeporica cristallizzatasi in A picture of Greece in 1825 (ed. italiana Lugano 1826), il resoconto che il sedicente Proteo delle pagine azzurre del «Conciliatore» affida al «New Monthly Magazine», una volta ritornato a Londra.
Nei Souvenirs dans l’exil, la raccolta di lettere inviate fittiziamente all’amica Caroline Joubert e pubblicate nel 1850, Cristina di Belgiojoso si confronta invece con la Grecia reale uscita dalla guerra d’indipendenza, e con tutti i suoi limiti: il degrado, la corruzione, l’ignoranza del diritto e di ogni buona educazione da parte del popolo, e infine il mancato rispetto per la donna. Come dimostra Silvia Tatti, l’esilio greco-turco (1849–1853) costituisce un punto di svolta biografica e letteraria nella vita della principessa, che per la prima volta nella sua carriera di intellettuale militante decise di affidare alla narrativa odeporica il compito di rilanciare l’idea e il credo del progresso oltre le fragili soluzioni politiche e sociali imposte alla Grecia dalle potenze europee.
A mo’ di cerniera tra i contributi su Monti e Mustoxidi da una parte (1822–1825), e sugli esuli narratori dall’altra (1825–1850), sono collocate le ricerche di Del Vento e Sensini sugli interventi foscoliani relativi alle vicende della piccola Repubblica di Parga. Si tratta di tre scritti che coprono l’arco cronologico degli eventi compresi tra l’istituzione del protettorato inglese sull’isola (1815) e la cessione della Repubblica all’impero ottomano (1819): lo Stato politico delle Isole Ionie (1817), l’articolo On Parga (1819) e l’incompleta Narrative of Events illustrating the Fortune and Cession of Parga (1819–1820).
I due studiosi riflettono sugli stessi testi lavorando in polifonia, senza sovrapporsi. Secondo la tesi di Del Vento, le istanze filelleniche e orientaliste che emergono prepotentemente dall’articolo On Parga si attenuano vistosamente nella Narrative; l’etichetta che Foscolo le attribuisce nella Lettera apologetica, chiamandola «il volumetto intorno al nuovo diritto delle genti», suggerisce che l’opera andrebbe piuttosto collocata nell’alveo delle riflessioni sul diritto positivo inaugurate con l’orazione pavese Sull’origine e i limiti della giustizia (1809), e poi proseguite nei quattro Discorsi «Della servitù dell’Italia» (1815–1816). Dal canto suo, Francesca Sensini mette a fuoco i medesimi scritti foscoliani – stavolta, però, con particolare attenzione all’articolo On Parga – per rintracciarvi i riflessi del pensiero politico ormai maturo di Foscolo (posto esplicitamente sotto l’egida del realismo di Machiavelli) e i vari tasselli dell’immagine della Grecia ritratta dall’autore; per il poeta di Zante, infatti, la patria greca non fu solo un «modello storico e culturale» da studiare, ma anche un «abito etico», uno stile di vita profondamente interiorizzato.
È anche per questo motivo che, nella lettera spedita al diplomatico prussiano Jacob Salomon Bartholdy il 29 settembre 1808, l’immagine della Grecia ideale si incarna in quella della Grecia storica e moderna:
Details
- Pages
- 216
- Publication Year
- 2023
- ISBN (PDF)
- 9782875746306
- ISBN (ePUB)
- 9782875746313
- ISBN (Softcover)
- 9782875746290
- DOI
- 10.3726/b21066
- Language
- Italian
- Publication date
- 2023 (November)
- Keywords
- Il filellenismo nella letteratura italiana del XIX secolo Rapporti tra Italia e Grecia nell’Ottocento La rivoluzione greca del 1821 e il Risorgimento italiano
- Published
- Bruxelles, Berlin, Bern, New York, Oxford, Warszawa, Wien, 2023. 216 p.