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La memoria, la storia e la Forma. Percorsi autobiografici di Roberto Calasso autore-editore

by Marco De Cristofaro (Author)
©2023 Monographs 300 Pages

Summary

La ricezione della storia di Adelphi ha risentito a lungo dell’influenza di una delle sue figure più autorevoli: Roberto Calasso. Quest’ultimo ha dedicato una parte della sua produzione a un discorso sulla figura dell’editore a cui si intrecciano percorsi autobiografici riguardanti la sua attività nella casa editrice milanese. Attraverso il filtro delle sue memorie editoriali si è venuto formando così un preciso immaginario adelphiano. Il saggio indaga le opere di Calasso che rientrano in questo filone memorialistico. Partendo da un’indagine sulle tecniche narrative utilizzate, la ricerca arriva a delineare il rapporto tra la storia di Adelphi e la sua resa creativa all’interno del racconto dell’editore. Grazie a una prospettiva interdisciplinare che considera la critica letteraria relativa alla scrittura del sé, la sociologia della letteratura e le ricerche in campo editoriale, il lavoro vuole proporre un approccio nuovo alla storia culturale in cui lo studio della memoria intellettuale arricchisce e amplia l’indagine storica.

Table Of Contents

  • Copertina
  • Titolo
  • Copyright
  • Sull’autore/Sul curatore
  • Sul libro
  • Questa edizione in formato eBook può essere citata
  • Contents
  • Introduzione
  • 1. Tra i banchi di un ignoto scriba: Calasso autobiografo
  • I. Un sé narrativo-letterario
  • II. La scrittura nell’archivio della memoria
  • III. Un progetto polifasico e proteiforme
  • IV. Genealogie legittimanti
  • L’editoria assoluta
  • V. Frammenti
  • Una realtà rivendicata
  • VI. Prospettive formali
  • VII. Le armi della memoria
  • VIII. Commistioni di genere nel racconto dell’autore-editore
  • «Una forma sclerotizzata»
  • «Non c’è nulla che non possa far parte del romanzo»
  • Inganni biografici
  • Libertà espressiva e libertà di pensiero
  • 2. Resistere all’oblio: soglie storiche adelphiane
  • I. Dissidenti ed eretici
  • «Ti assicuro che salta fuori una cosa decente»
  • Tra demoni illuministi e pulsioni irrazionali
  • II. Distanze identitarie tra Einaudi e Adelphi
  • Tra letteratura, impegno e mercato
  • Tra Leistung e Substanz
  • Da Repubblica a oligarchia editoriale
  • L’affermazione di un “Saggio sacro”
  • Una posizione di pubblico dominio
  • III. Lettori affini: la ricezione di casa Adelphi
  • Un nuovo corso
  • Revival bazleniano
  • Best-seller consacranti
  • Un campione di incassi
  • Le soglie del presente
  • 3. Memoria e mito di una Forma editoriale
  • I. Ritorno alle origini
  • II. Narrazione di un binomio
  • III. La necessità di “pubblicare” Bazlen
  • «A rigore, poteva trattarsi di qualsiasi cosa»
  • Il “suono giusto” di Christopher Burney
  • L’epoca dell’ibridazione universale
  • L’altra parte di Alfred Kubin
  • IV. Per una Nuova enciclopedia
  • V. Ricordi adamantini
  • VI. «Pubblichiamo solo “buoni libri”»
  • VII. Al di là del bene e del male
  • Conclusioni. Un profilo di ciò che l’editoria potrebbe essere
  • Indice dei nomi

Introduzione

In una lettera del 29 gennaio 1965, Luciano Foà confessa a Roberto Bazlen che, nell’ambito della narrativa italiana, vorrebbe pubblicare solo opere autobiografiche, rammaricandosi però con l’amico del fatto che gli italiani «praticamente non ne scrivono»1. Il panorama appare oggi molto cambiato rispetto ad allora e il merito è in parte attribuibile proprio a casa Adelphi. Dalle delicate prospettive autobiografiche di Elena Croce, alla monumentale Autobiografia di Thomas Bernhard, passando per la solitudine introspettiva di Christopher Burney e per i ricordi della giovinezza di Edmund Gosse ed Elias Canetti, fino a quel caleidoscopico paesaggio popolato di viaggi reali o immaginari, esperienze picaresche, autoanalisi psicologiche, percorsi visionari e incontri inaspettati, il catalogo adelphiano si sarebbe in parte caratterizzato per l’attenzione rivolta alla scrittura del sé. A sua volta influenzato da quel filone, anche uno dei principali spiriti affini della casa di via San Giovanni sul muro molto presto avrebbe allargato ulteriormente lo spettro delle possibilità memorialistiche attraverso opere capaci di coniugare storia editoriale, vissuto personale e scelte autoriali. A partire dal 2003, quando raccoglie cento dei risvolti scritti per i libri Adelphi2, infatti, Roberto Calasso dedica quattro titoli, L’impronta dell’editore (2013), Come ordinare una biblioteca (2020), Bobi (2021), Memè Scianca (2021) a un discorso sulla figura e sulla funzione dell’editore. Nei volumi, oggetto della nostra analisi, si intrecciano percorsi autobiografici e l’esigenza di chiarire, attraverso una prospettiva interna, che cos’è e qual è il ruolo di questo peculiare mediatore culturale. Certo è che la “memorialistica editoriale” gode in Italia di una lunga tradizione risalente alla nascita dell’editoria moderna3 e può trovare un suo archetipo fondativo nelle memorie di Gaspèro Barbera4. Ma Calasso rappresenta un caso al contempo emblematico ed eccezionale.

Emblematico perché racchiude in sé un autore e un editore che hanno raggiunto un pari grado di consacrazione. Con la sua prolifica attività di scrittore, ha ottenuto un riconoscimento nazionale e internazionale testimoniato dalla partecipazione a premi letterari, dalle traduzioni dei suoi libri, dal successo di vendite e dalla risposta della critica. Allo stesso modo, già a partire dal 1971 ha acquisito una posizione di grande rilievo presso Adelphi, consolidata negli ultimi due decenni del Novecento e istituzionalizzata prima con la nomina a presidente e poi con l’acquisto della maggioranza delle azioni della casa editrice nel 2015. Si può dire che in Calasso si realizza una perfetta sovrapposizione tra la funzione d’autore e quella d’editore.

Ma l’intellettuale fiorentino è anche un caso eccezionale perché nelle sue memorie editoriali emergono con forza i tratti di una postura letteraria: più che una ricostruzione storico-documentaria degli eventi della casa editrice sembra perseguire, infatti, un progetto autoriale, basato su principi tematici e stilistici maturati nel corso della sua pregressa esperienza di critico e scrittore.

La scelta di Calasso di scrivere di sé e del suo essere editore ci trasporta, dunque, in un paradosso profondo se confrontato con lo stato attuale del mercato librario. I meccanismi e la storia dell’editoria sono, infatti, orizzonti ben noti a un pubblico sempre più vasto: conoscere come funziona il mondo del libro non è più appannaggio dei soli addetti ai lavori, dagli autori, ai redattori, ai grafici, agli editori, passando per gli editor, per i responsabili commerciali e per gli agenti letterari, ma è diventata una prerogativa dei lettori stessi, che orbitino o meno intorno all’universo editoriale5. Alla grande mole di dati quantificabili, sezionabili e disponibili si oppone una sorta di riflusso intimistico di ben più difficile classificazione portato avanti dagli editori stessi che al percorso delle informazioni e delle statistiche affiancano la scelta di scrivere di sé e, così facendo, di scrivere della loro professione. Lo scarto tra una conoscenza diffusa dei meccanismi editoriali e la necessità percepita di narrarli e spiegarli ci ha portato a chiederci perché ci sono editori che scrivono di sé, del loro passato e della loro casa editrice. A una simile domanda se ne collega inevitabilmente una seconda: che cosa scrivono gli editori quando scrivono di sé? Per rispondere abbiamo individuato nella peculiarità della figura calassiana il punto di partenza della nostra analisi.

Gli studi recenti su Calasso e Adelphi6, infatti, hanno evidenziato aspetti fondamentali di un progetto autoriale e di un’esperienza editoriale capaci di segnare profondamente la storia culturale italiana degli ultimi decenni. Queste ricerche, tuttavia, seguono percorsi paralleli: uno, ben analizzato da Elena Sbrojavacca, porta ad approfondire la complessità di Calasso-autore, ovvero quell’insieme di forme e temi che compongono il suo pensiero; l’altro, minuziosamente indagato da Anna Ferrando, ci offre prospettive storiche in grado di mettere in luce aspetti poco noti della traiettoria di Adelphi. Abbiamo tentato, dunque, di instaurare un dialogo tra i due orizzonti, ponendoci al crocevia tra la verificabilità degli eventi del passato e la capacità creativa della memoria di un autore-editore. Il fine ultimo è di individuare un terreno di studio nuovo rispetto al pur vasto, ricco e vivo panorama di ricerche scientifiche sulla storia e sul mercato del libro, mettendo al centro dell’analisi un aspetto solo in parte indagato7 e non in modo sistematico e complessivo: le scritture autobiografiche degli editori.

La sovrapposizione tra i connotati caratterizzanti il pensiero calassiano e le sue prese di posizione ci induce nel cap. 1 a definire quali siano i percorsi attraverso cui il progetto critico-autoriale, portato avanti per più di sessant’anni, subentra nelle memorie dell’autore-editore. Le scelte formali denunciano le finalità comunicative dell’intellettuale fiorentino che più si allontana dalla resa storico-documentaria degli eventi più dichiara l’intento specifico del suo racconto dell’Adelphi passata.

Definita la struttura, gli elementi formali e tematici delle memorie editoriali, sarà necessario individuare quali momenti della storia resistono alla pressione del tempo: nel cap. 2, ci concentreremo, dunque, non sul percorso della casa milanese nel suo complesso, ma sui passaggi della traiettoria adelphiana che affiorano sulla superficie del racconto di Calasso. Per completare il nostro scavo nella coscienza autorial-editoriale di quest’ultimo, affronteremo, nel cap. 3, le modalità attraverso cui gli eventi editoriali sopravvissuti al passare del tempo si tramutano in dispositivi narrativi assoggettati a un unico progetto espressivo.

L’indagine delle memorie editoriali dell’autore-editore di Adelphi potrebbe aprire nuovi orizzonti sulle scritture del sé, sulla storia del pensiero, sulla storia dell’editoria e degli intellettuali, nonché sul modo in cui un individuo decide di rappresentare la collettività di cui è parte, legando, nell’auto-rappresentazione narrativa di sé, pubblico e privato.


1 Lettera di Luciano Foà a Roberto Bazlen, 29 gennaio 1965, citata da A. Ferrando, Adelphi. Le origini di una casa editrice (1938–1994), Carocci, Roma, 2023.

2 R. Calasso, Cento lettere a uno sconosciuto, Adelphi, Milano, 2003.

3 La periodizzazione che colloca la nascita dell’editoria moderna nella seconda metà dell’Ottocento è condivisa da molte indagini fondamentali del settore che saranno di costante riferimento nel corso del nostro studio: Cfr. A. Cadioli – G. Vigini, Storia dell’editoria italiana dall’Unità a oggi. Un profilo introduttivo, Editrice Bibliografica, Milano, 2012; A. Cadioli, Le diverse pagine. Il testo letterario tra scrittore, editore e lettore, Il Saggiatore, Milano, 2012; G. Turi (a cura di), Storia dell’editoria nell’Italia contemporanea, Giunti, Firenze, 1998; N. Tranfaglia – A. Vittoria, Storia degli editori italiani. Dall’Unità alla fine degli anni Sessanta, Laterza, Roma-Bari, 2000; G. Ragone, Un secolo di libri. Storia dell’editoria dall’Unità al post-moderno, Einaudi, Torino, 1999; R. Chartier – H.-J. Martin (ed.), Histoire de l’édition française, voll. 4, Fayard/Cercle de la Librairie, Paris, 1991.

4 G. Barbera, Memorie di un editore, Trabant, Brindisi, 2013.

5 In Italia ad oggi esistono almeno sette master universitari dedicati all’editoria: Master in Professione editoria cartacea e digitale e master Booktelling, comunicare e vendere contenuti editoriali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; il Master in Editoria dell’Università statale di Milano in collaborazione con la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori; il Master in Editoria dell’Università di Verona; il master Professioni e Prodotti dell’Editoria dell’Università di Pavia; Masterbook dell’Università IULM di Milano; il master in Editoria cartacea e digitale dell’Università di Bologna. Esistono, inoltre, numerose scuole di scrittura che offrono master e corsi inerenti, a vario titolo e in varie forme, ai mestieri del libro: il master “Il lavoro editoriale” della Scuola del libro di Roma; il master “I mestieri del libro” della scuola milanese Belleville; alcuni corsi della scuola Holden di Torino; i vari corsi della Scuola di editoria di Firenze. Esistono, poi, corsi di storia dell’editoria e laboratori editoriali in molte classi di laurea afferenti alle facoltà umanistiche di diverse università italiane. Ci sono case editrici specializzate sul mondo editoriale e bibliografico che pubblicano con costanza lavori di approfondimento, studi, indagini e informazioni sul mondo del libro: la più rappresentativa, per quanto non l’unica, in questo senso è senz’altro Editrice Bibliografica. La stessa vocazione si può trovare all’interno di riviste, accademiche o divulgative, specializzate sull’attività editoriale: tra le altre si possono citare «Giornale della libreria» e «PreText. Libri & periodici, del loro passato del loro futuro». L’Associazione Italiana Editori, infine, non manca di aggiornare continuamente le statistiche, di diffonderle in modo capillare e di offrire un supporto informativo costante. Una situazione simile si può ritrovare in Francia. Qui prolificano i corsi di laurea dedicati ai métiers du livre, sia in license sia nei master, ormai presenti in quasi tutte le università francesi: è sufficiente cercare su internet “métiers du livre à l’université” per rendersi conto di quanti siano i corsi universitari dedicati all’editoria in Francia. E anche in questo caso l’offerta non si limita al mondo universitario: «Lire Magazine littéraire» organizza periodicamente seminari e workshop che offrono panoramiche o analisi approfondite del sistema editoriale e del suo funzionamento; la BnF, allo stesso modo, realizza incontri aperti a tutti i tipi di pubblico con aggiornamenti sulla filiera libraria; ritroviamo anche in Francia associazioni pubbliche o private nonché case editrici che forniscono costantemente indagini, statistiche e studi sullo stato dell’editoria, sul suo sviluppo e sulle sue tendenze. Cfr. “Ateliers” offerto da «Lire magazine littéraire», https://www.lire.fr/coll​ecti​ons/ateli​ers-ecritu​res (dernier accès 14/12/2022); il “portail des métiers du livre” della BnF: https://bnf.libgui​des.com/met​iers​duli​vre (dernier accès 14/12/2022); il sito della SNE, Syndacat national de l’édition, l’equivalente della Associazione italiana editori, che pubblica sempre aggiornamenti sul mondo del libro, https://www.sne.fr (dernier accès 14/12/2022).

6 Si fa qui riferimento a E. Sbrojavacca, Letteratura assoluta. Le opere e il pensiero di Roberto Calasso, Feltrinelli, Milano, 2021; e A. Ferrando, Adelphi. Le origini di una casa editrice (1938–1994), Carocci, Roma, 2023.

7 Cfr. l’articolo di Lodovica Braida dedicato a Bompiani: L. Braida, L’autore, l’editore e il lettore nelle memorie di Valentino Bompiani, in I. Piazzoni (a cura di), Valentino Bompiani. Un editore italiano tra fascismo e dopoguerra, LED Edizioni Universitarie, Milano, 2007; l’articolo di Massimo Gatta, cfr. M. Gatta, La scrittura einaudiana e la memoria editoriale. A venti anni dalla morte di Giulio Einaudi, in «la Biblioteca di Via Senato», n. 9, settembre 2019; l’analisi della memoria inedita di Roberto Bonchio da parte di Stefano Guerriero, cfr. S. Guerriero, Roberto Bonchio. L’editore e il partito, in G.C. Ferretti (a cura di), Protagonisti nell’ombra. Bonchio Brega Ferrata Gallo Garboli Ginzburg Mauri Pocar Porzio, Unicopli, Milano, 2012; infine, R. Cesana, La memoria del lavoro editoriale, in Id., Sui cataloghi editoriali e altri saggi, Biblohaus, Macerata, 2015.

1. Tra i banchi di un ignoto scriba: Calasso autobiografo

Il percorso letterario di Calasso si presenta ampio e variegato senza perdere però un senso di profonda unità, suggerito in più occasioni da una struttura complessiva e ricca di riferimenti da un libro all’altro che l’autore dà alla sua produzione scritta. Ci proponiamo, qui, non di analizzare nel dettaglio le opere e il pensiero di Calasso ma di delineare la traiettoria dell’autore al fine di rendere conto di quegli aspetti che partecipano significativamente alle sue memorie editoriali.

La provenienza da un ambiente dove editoria e università sono in stretta sinergia, quello a cui appartenevano il nonno Ernesto Codignola e il padre, è un primo fondamentale dato per osservare lo sviluppo di un modo di pensare e di una poetica espressiva nell’editore-autore fiorentino. Il suo percorso appare fin da subito segnato da una prospettiva elitaria come testimonia la formazione del giovane Calasso. In un periodo in cui, in Italia, l’accesso alle università è ancora una prerogativa delle classi più agiate e non è permesso ai diplomati degli istituti tecnici ma solo a quelli liceali8, il futuro presidente di Adelphi frequenta il liceo classico per iscriversi poi all’università a Roma. Appartiene quindi a un ambiente che sembra indirizzarlo materialmente verso un ruolo centrale nel campo intellettuale. Tuttavia, rispetto all’impostazione allora prevalente nello spazio culturale italiano di un incontro tra i due mondi, università ed editoria9, preferisce dedicarsi esclusivamente alla seconda. Una decisione in controtendenza dovuta molto probabilmente all’incontro con Roberto Bazlen. Quest’ultimo è un intellettuale sui generis: oltre a non essere certo un accademico, si è dedicato varie volte a lavori saltuari; non si è mai legato a una scuola di pensiero e ha evitato in più occasioni collaborazioni programmatiche10; infine, i suoi progetti editoriali sono stati quasi sempre frammentari, di breve durata e molto spesso non hanno neanche visto la luce11.

Se si confronta la visione e la posizione di Bazlen con quella di Ernesto Codignola, si può facilmente riconoscere come l’incontro con l’intellettuale triestino abbia rappresentato una svolta non soltanto nella carriera scelta da Calasso, ma anche per lo sviluppo dei suoi interessi letterari e delle sue future strategie di scrittura in qualità di critico e di autore. Agli orizzonti filosofici della casa editrice del nonno si sostituiscono presto, sotto l’influenza bazleniana, le suggestioni orientali delle ricerche di Elémire Zolla, quelle estetiche degli studi di Mario Praz e l’interesse per Thomas Browne. La vicinanza di Bazlen, Zolla e Praz porta Calasso ad affidare un primato assoluto allo stile e al linguaggio, in un momento in cui la critica letteraria conferisce ancora un ruolo di primo piano al concetto di “impegno”12. A quest’ultimo il futuro direttore editoriale di Adelphi preferisce l’idea di “assolutezza” della letteratura, depurando la scrittura da implicazioni estranee al suo spazio di azione. Quella calassiana, però, è una visione marginale rispetto al panorama di allora: se, dunque, parte da una posizione destinata a essere dominante, come indica la nascita in un contesto intellettuale-accademico e la formazione di alto livello in un periodo in cui quest’ultima non è garantita alla maggior parte della popolazione, le sue scelte estetiche e culturali nonché il legame con un outsider come Bazlen lo portano ad assumere una postura in qualche modo “avanguardistica”, se con questo termine intendiamo un punto di vista di netta opposizione alle idee più affermate. Atteggiamento che si esplicita nella predilezione per gli autori del modernismo austriaco di inizio Novecento, nella rivendicazione di un’indipendenza dell’arte, nella riscoperta di una letteratura religiosa, non solo occidentale ma anche orientale, ancora troppo lontana dall’essere indagata in modo esteso in Italia. Sono tutti aspetti che si ritrovano ben presto esplicitati nel primo libro curato dal giovane consulente adelphiano nel 1966: Il racconto del Pellegrino di Sant’Ignazio di Loyola. La scelta del volume è dovuta al fatto che esso rappresenta «non solamente [un] documento storico e devozionale, ma [anche un] capolavoro della letteratura autobiografica»13. Il valore documentario è esaltato dalla qualità estetica e formale: è la capacità evocativa e simbolica del racconto a renderlo un importante documento storico e non viceversa.

Gli elementi che si delineano nell’occasionalità dei risvolti, scritti nei suoi primi anni adelphiani, trovano un ampio e organico sviluppo nei saggi che Calasso inserisce negli apparati paratestuali dei volumi pubblicati da Adelphi: emblematici in questo senso Monologo fatale, il lungo saggio inserito a postfazione dell’Ecce homo di Nietzsche uscito nella “Biblioteca Adelphi” nel 1969, tradotto dallo stesso Calasso, e Una muraglia cinese che accompagna il volume Detti e contraddetti di Karl Kraus pubblicato dalla casa milanese nel 1972. In entrambi i casi, si avverte l’esigenza di allontanamento da uno studio complessivo e lineare che si traduce in una sovrapposizione quasi perfetta tra le opere dei due autori e l’analisi critica del loro editore: se nei libri del filosofo tedesco e dello scrittore austriaco è negato il commento ravvicinato e completo del reale, in favore di un pensiero frammentario, digressivo e aforistico anche l’analisi di quel pensiero non può che essere frammentata e sussultoria. La stessa tendenza alla divagazione si ritroverà nel primo libro dell’intellettuale fiorentino che si presenta significativamente sotto forma di romanzo: L’impuro folle. La digressione dialoga con un universo romanzesco che ha le sue fondamenta in una figura e in un libro reali: Memorie di un malato di nervi di Daniel Paul Schreber, a sua volta pubblicato da Adelphi. La trasfigurazione della realtà in letteratura per il viatico di personalità storiche sarà un tratto ricorrente della successiva scrittura dell’autore-editore. Certo è che, nello stesso periodo in cui dà avvio alla sua produzione letteraria, diventa sempre più influente anche il suo ruolo in Adelphi: in un primo momento deputato esclusivamente alla scrittura dei risvolti, la sua partecipazione alle attività della casa si fa più intensa a partire dai primi anni ’70.

Proprio in virtù del ruolo di primo piano ormai assunto, si intensificano negli ultimi decenni del secolo gli scontri dell’editore fiorentino con altri intellettuali.

Details

Pages
300
Year
2023
ISBN (PDF)
9782875749390
ISBN (ePUB)
9782875749406
ISBN (Softcover)
9782875749383
DOI
10.3726/b21163
Language
Italian
Publication date
2023 (November)
Published
Bruxelles, Berlin, Bern, New York, Oxford, Warszawa, Wien, 2023. 300 p.

Biographical notes

Marco De Cristofaro (Author)

Marco De Cristofaro ha conseguito il dottorato in Italianistica presso l’Università per Stranieri di Siena e in Normandie Humanités presso l’Université de Caen Normandie secondo un accordo di cotutela internazionale. La sua tesi indaga gli scritti autobiografici di editori italiani e francesi dalla seconda metà dell'Ottocento ad oggi. Ha pubblicato articoli su riviste scientifiche e ha partecipato a convegni nazionali e internazionali con lavori dedicati a case editrici ed editori italiani e francesi.

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