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«Viver libera o morire»

Storie e rappresentazioni letterarie dell’emancipazione femminile

by Francesco Saverio Minervini (Author)
©2025 Monographs 248 Pages
Series: Raccordi, Volume 7

Summary

Considerato il secolo delle donne, il Settecento cela contraddizioni e ambiguità, limitando gli spazi per la partecipazione femminile anche a causa di una sommersa misoginia.
Questo volume indaga l’aporia tra gli ideali propugnati e la realtà storica e sociale, riportando alla luce i casi di donne che hanno sfidato le convenzioni sociali e letterarie tra XVIII e XX secolo (Olympe de Gouges, Anna Vadori, Fortunata Fantastici Sulgher e Clarice Tartùfari): impegnate a ridefinire il concetto di uguaglianza di genere, le loro idee e le loro opere (dalla poesia all’oratoria alla drammaturgia) riflettono l’intensità della lotta per l’autodeterminazione, per la giustizia sociale e per l’accesso alla formazione culturale, considerata la più alta forma di libertà e di garanzia per l’emancipazione femminile.
Attraverso un’accurata selezione di documenti storici e testi letterari, il volume ripercorre alcune tappe fondamentali della causa delle donne, offrendo un’analisi critica delle dinamiche culturali che hanno influenzato la condizione della donna. Un’opera significativa per comprendere la storia dell’emancipazione femminile, della lotta per i diritti delle donne e le implicazioni nel mondo contemporaneo.

Table Of Contents

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  • Indice
  • Introduzione
  • L’aporia rivoluzionaria. La storia al femminile di Olympe de Gouges e Anna Vadori
  • L’educazione nel Settecento: La politica per le dame
  • «Lo specchio della storia». Fortunata Fantastici Sulgher e La morte di Abele
  • «Lo specchio della vita». La commedia Le ultime lettere di Jacopo Ortis di Clarice Tartùfari
  • Appendice di testi
  • Anna Vadori, La causa delle donne (1797)
  • Fortunata Sulgher, La morte di Abele (1804)
  • Clarice Tartùfari, Le ultime lettere di Jacopo Ortis. Commedia in tre atti (1924)
  • Indice dei nomi

Francesco Saverio Minervini

«Viver libera o morire»

Storie e rappresentazioni letterarie
dell’emancipazione femminile

Bruxelles · Berlin · Chennai · Lausanne · New York · Oxford

«Die Deutsche Bibliothek» répertorie cette publication dans la «Deutsche National-bibliografie» ; les données bibliographiques détaillées sont disponibles sur le site <http://dnb.ddb.de>.

Credit: Private Collection Stefano Bianchetti/Bridgeman Images.

ISBN 978-3-0343-5184-3 (Print)

ISBN 978-3-0343-5185-0 (E-PDF)

ISBN 978-3-0343-5186-7 (E-PUB)

DOI 10.3726/b229033

D/2025/5678/22

publié par P.I.E. PETER LANG s.a., Bruxelles (Belgique)

Toute représentation ou reproduction intégrale ou partielle faite par quelque procédé que ce soit, sans le consentement de l’éditeur ou de ses ayants droit, est illicite.

Indice

Introduzione

L’aporia rivoluzionaria. La storia al femminile di Olympe de Gouges e Anna Vadori

L’educazione nel Settecento: La politica per le dame

«Lo specchio della storia». Fortunata Fantastici Sulgher e La morte di Abele

«Lo specchio della vita». La commedia Le ultime lettere di Jacopo Ortis di Clarice Tartùfari

Appendice di testi

Anna Vadori, La causa delle donne (1797)

Fortunata Sulgher, La morte di Abele (1804)

Clarice Tartùfari, Le ultime lettere di Jacopo Ortis. Commedia in tre atti (1924)

Indice dei nomi

Introduzione

Il Settecento è considerato il secolo delle donne1; eppure, indagando nelle pieghe di questo proteiforme periodo storico e letterario, ci si dovrebbe interrogare sulla effettiva portata di tale affermazione, spinti a rivedere persino la nettezza delle più note acquisizioni in tema di diritti e di uguaglianza di genere. Se è innegabile che, nel generale contesto delle rivoluzioni politiche e sociali, i movimenti di riforma dei costumi e di revisione della condizione femminile abbiano dischiuso alle donne nuovi spazi e offerto loro significative opportunità di partecipazione alla vita pubblica, è altresì vero che tale cambiamento si innesta, scontrandosi, con una disposizione maschile e latamente misogina che tentenna tra l’ancoramento ai ‘privilegi’ di Ancien Régime e le tentazioni della modernità riformata.

Alla trattazione e all’approfondimento di profili di autrici, poetesse, drammaturghe e prosatrici, sconosciute o neglette ai più, è opportuno tuttavia anteporre una notazione sul concetto di donna che permeava i meandri (spesso contorti) del pensiero settecentesco, dominato dalla prepotenza del pensiero illuministico ma non sempre perfettamente aderente alle definizioni dei valori condivisi di recente acquisizione.

Se applicassimo ucronicamente le categorie della critica d’arte e della filosofia della trasformazione elaborate da Carla Lonzi per il contesto socio-politico italiano del femminismo degli anni Settanta, potremmo senz’altro affermare, con le sue parole, che le donne intervengono come un soggetto imprevisto2 nella sintassi della storia settecentesca; rifiutando qualsiasi ruolo sociale precostituito o attribuito sulla base della tradizione, esse divengono attive fautrici della formazione di una nuova autocoscienza femminile, offrendosi come soggetti attivi nella applicazione quotidiana dei processi fondamentali della vita democratica, intesa quale attività partecipata fondata sulla dialettica. Esse, cioè, mostravano concretamente la via per una rinnovata visione egualitaria che si traduceva nella necessitante peculiarità di ogni società organizzata, ovvero nell’esercizio del diritto di parola e nella libertà di espressione e di partecipazione alla vita della collettività: «vivere attivamente in democrazia significa partecipare ad assemblee, prendervi la parola, far valere con efficace discorso la propria opinione frammezzo alle altre opinioni; e perciò saper pesare la varie accezioni e sfumature dei vocaboli, avere nell’orecchio le più felici espressioni dei poeti, riuscire a disporre i periodi in un ordine che incateni l’attenzione, accenda le fantasie e susciti i consensi: significa insomma possedere quel complesso di cognizioni grammaticali, lessicali, sintattiche, stilistiche, letterarie che costituisce l’arte dell’eloquenza»3.

* * *

La filosofia giuridica dell’Illuminismo rappresenta la principale eredità affidata alle generazioni future, viva e operante persino nella nostra modernità frastornata tra l’adesione alla regola civile e un modello oltranzistico superomistico. Non a caso il libro più rappresentativo di tutta l’epoca settecentesca è stato riconosciuto nel trattato Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria che contribuisce al generale progresso europeo, favorendo una rinnovata centralità dell’Italia nel contesto illuministico4. Tra le espressioni più moderne del complesso intellettuale del secolo delle rivoluzioni5, i principi e le teorie della filosofia giuridico-legislativa rappresentano l’acme di un percorso che si dipana lungo molti secoli. In tal senso, alla base dell’assolutismo illuminato (lo Stato assoluto che rimane soggetto al principio superiore della ragione) proclamato da Voltaire e Diderot nelle voci politiche dell’Encyclopédie, si può recuperare una eco ideologica di Jean Bodin (1530-1596) che, nella Francia del Cinquecento, proponeva nei suoi Sei libri della Repubblica6 (1576) concetti di sovranità e di Stato alternativi sia all’utopismo di Tommaso Moro, sia al disincantato realismo di Niccolò Machiavelli. È di tutta evidenza il legame che unisce il modello giuridico-istituzionale di Bodin alla riflessione illuministica sull’idea stessa di legge, un cardine della filosofia settecentesca, nel cui alveo nascono le teorie di Montesquieu sullo spirito delle leggi, la filosofia del contratto sociale di Rousseau (in particolare nel legame col diritto naturale) e la riflessione di Antonio Genovesi, con le peculiarità delle municipalità giacobine che, alla fine del secolo, videro l’ascesa e la caduta degli entusiasmi della Rivoluzione «che doveva formare la felicità di una nazione, e che intanto ha prodotta la sua ruina»7. Così, tra gli «esempi di virtù» protagonisti della Repubblica Napoletana, Vincenzo Cuoco tramandava la memoria dell’eroina repubblicana Eleonora Fonseca Pimentel, incarcerata nell’ottobre 1798 in seguito a una perquisizione nella sua casa e trovata in possesso, non a caso, di alcuni volumi dell’Encyclopédie8, attestando il valore di utilità storica dell’impresa editoriale francese della metà del secolo.

Il senso di un libro sulla emancipazione femminile si recupera, pertanto, nella generosità dello sforzo delle donne di raggiungere un ideale e di perseguirlo oltre ogni ostacolo, sicure della forza della ragione e consapevoli (come riferiva Vincenzo Cuoco nel succitato ricordo di Eleonora Fonseca Pimentel) che «la memoria di coloro che abbiamo perduti è l’unico bene che ci resta, è l’unico bene che possiamo trasmettere alla posterità»9. La lotta per l’emancipazione femminile e l’alto valore paradigmatico delle azioni delle donne nella storia doveva passare attraverso la formazione e la conoscenza quali irrinunciabili strumenti per liberare dalla schiavitù tutto il popolo, non solo le donne:

«Audet viris concurrere virgo. Ma essa si spinse nella rivoluzione, come Camilla nella guerra, per solo amor della patria. Giovinetta ancora, questa donna avea meritata l’approvazione di Metastasio per i suoi versi. Ma la poesia formava una piccola parte delle tante cognizioni che l’adornavano. Nell’epoca della repubblica scrisse il Monitore Napolitano, da cui spira il più puro ed il più ardente amor di patria. Questo foglio le costò la vita, ed essa affrontò la morte con un’indifferenza eguale al suo coraggio. Prima di avviarsi al patibolo, volle bevere il caffè, e le sue parole furono: Forsan haec olim meminisse iuvabit» (Aen. I, 493 e 203)10.

Details

Pages
248
Publication Year
2025
ISBN (PDF)
9783034351850
ISBN (ePUB)
9783034351867
ISBN (Softcover)
9783034351843
DOI
10.3726/b22903
Language
Italian
Publication date
2025 (November)
Keywords
Donne Rivoluzione Ortis Arcadia Sulgher Abele Settecento Tartùfari
Published
Bruxelles, Berlin, Chennai, Lausanne, New York, Oxford, 2025. 248 p.
Product Safety
Peter Lang Group AG

Biographical notes

Francesco Saverio Minervini (Author)

Francesco Saverio Minervini è professore di Letteratura italiana presso l’Università di Foggia. Studioso della cultura del Settecento, ha pubblicato saggi e monografie sulla drammaturgia tra XVII e XVIII secolo (La bottega del falsario. Menzogna, simulazione e follia nel Seicento, 2021; Le nozze d’Antilesina, 2015; Ontologia dell’eroe tragico, 2010; Tiranni a teatro, 2002).

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