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La geografia del racconto

Sguardi interdisciplinari sul paesaggio urbano nella narrativa italiana contemporanea

by Davide Papotti (Volume editor) Franco Tomasi (Volume editor)
©2014 Edited Collection 146 Pages

Summary

Lo rappresentazione dello spazio urbano – nella sua complessa e multiforme variabilità – occupa un ruolo sempre più rilevante nella narrativa italiana dell’ultimo decennio, tanto da apparire spesso quale vero protagonista delle storie narrate. In questo libro si presentano alcuni studi di taglio interdisciplinare mirati a sondare, attraverso letture che incrociano i metodi della geografia umanistica e della critica letteraria, come la dimensione urbana venga prendendo forma in alcune esperienze letterarie; ad analisi di carattere comparato che abbracciano più autori e più aree geografiche si affiancano nel volume letture concentrate su singoli autori e singole aree geografiche, tutte però convergenti nell’intento di cogliere i rapporti complessi e rifratti tra territorio urbano e forme del suo racconto.

Table Of Contents

  • Copertina
  • Titolo
  • Copyright
  • Sul curatore
  • Sul libro
  • Questa edizione in formato eBook può essere citata
  • Indice
  • Premessa (Davide Papotti e Franco Tomasi)
  • Introduzione
  • Spazio (urbano) e narrativa: qualche considerazione (Franco Tomasi)
  • Abbondanza di spazi e carenza di luoghi: riflessioni introduttive sul rapporto fra narrativa e identità territoriale (Davide Papotti)
  • Saggi
  • Racconti di città: strategie di interpretazione urbana nella collana «Contromano» (Davide Papotti)
  • Una «Venezia raccontabilissima»: allargamenti dell’orizzonte letterario lagunare (Tania Rossetto)
  • Le città invivibili. Visioni di zone industriali (Gioia Valdemarca)
  • Immagini della megalopoli padana ne L’ubicazione del bene di Giorgio Falco (Franco Tomasi)
  • Geografie dell’abbandono nella periferia diffusa: I quindicimila passi di Vitaliano Trevisan (Mauro Varotto)
  • Cartografie indicibili e visibili macellerie: Cosa cambia di Roberto Ferrucci (Emanuele Zinato)
  • Notizie biografiche
  • Volumi pubblicati nella collana

← 8 | 9 → Premessa

Davide PAPOTTI e Franco TOMASI

La presente collezione di saggi trova la sua genesi in una proficua collaborazione, sia in sede di ricerca sia in sede di didattica, fra geografi e studiosi di storia della letteratura. L’incrocio disciplinare, come accade sempre, non si nutre solo di intersezioni epistemologiche (dei periodici e proficui intrecci fra le due discipline, letteratura e geografia, si parla in diversi dei saggi qui raccolti), ma anche di incontri fatti di persone, di dialoghi, di segnalazioni bibliografiche reciprocamente scambiate, di scoperte di affinità di interessi e di “sconfinamenti di campo” nei percorsi intellettuali di ricerca.

La micro-comunità di letterati e geografi composta dagli autori di questo volume, che ha trovato il suo baricentro territoriale nelle aule e negli studi dell’Università di Padova, ha cominciato dunque nel 2010 un percorso irregolarmente scandito di convegni, conferenze, incontri, seminari, cercando di costruire un itinerario condiviso di incontro interdisciplinare. Una significativa tappa di questo viaggio si è svolta nel giugno del 2011 a Venezia, in occasione del convegno annuale della Canadian Society for Italian Studies (CSIS), durante la quale vennero organizzate due sessioni dedicate al tema “Letteratura e geografia: incontri interdisciplinari e casi di studio nella narrativa italiana contemporanea”. All’interno di queste sessioni, arricchite dalla discussione fra relatori e con il pubblico, hanno avuto la genesi diversi dei saggi qui proposti.

L’ordine con cui essi vengono presentati in questo volume asseconda una logica di progressiva concentrazione, seguendo insieme due punti di vista, quello autoriale e quello geografico, che si fanno di nuovo specchio dell’incontro interdisciplinare. Si parte infatti da un’ottica comparativa che abbraccia più autori e più aree geografiche (Racconti di città: strategie di interpretazione urbana nella collana “Contromano” di Laterza), per spostarsi su un’ottica comparativa dal punto di vista autoriale ma monografica da un punto di vista geografico (Una “Venezia raccontabilissima”: allargamenti dell’orizzonte letterario lagunare e Le città invivibili. Visioni di zone industriali), per giungere infine ad un fuoco di attenzione concentrato su un singolo autore e su una singola opera. Tale ottica monografica riguarda in due casi ← 9 | 10 → (Immagini della megalopoli padana ne L’ubicazione del bene di Giorgio Falco e Geografie dell’abbandono nella periferia diffusa: I quindicimila passi di Vitaliano Trevisan) la medesima area del Nordest (entità geografico-culturale dai confini dinamici ma focalizzata intorno alla regione veneta) trattata nei due saggi precedenti, configurando dunque un “cuore geografico” di attenzione primaria. Nell’ultimo caso, quello del saggio, conclusivo, l’ambientazione riguarda – in un curioso cortocircuito fra città di mare, e fra antiche repubbliche marinare – la città di Genova.

Aprono invece il volume due “testi a fronte” dei curatori, che vorrebbero proporsi come tessere di un unico testo introduttivo. Il primo maggiormente orientato alle proiezioni epistemologiche della letteratura verso la geografia; il secondo, più breve, rivolto verso le valenze conoscitive che il testo letterario può assumere per lo sguardo geografico.

Il percorso qui tracciato non ha certo l’ambizione di presentarsi come esaustivo né completo e conchiuso. Piuttosto, porta con sé l’augurio di poter essere la prima tappa di un percorso non solo condiviso, ma anche capace di espandersi, estendendo le proprie curiosità così come i ranghi dei contributori.

← 10 | 11 → INTRODUZIONE← 11 | 12 →

← 12 | 13 → Spazio (urbano) e narrativa: qualche considerazione

Franco TOMASI

Università di Padova

Lo spazio è un dubbio: devo continuamente individuarlo, designarlo.
Non è mai mio, mai mi viene dato, devo conquistarlo.
(G. Perec, Specie di spazi)

Negli ultimi decenni si è registrata una situazione «contraddittoria e quasi paradossale», per usare le parole di Remo Ceserani, per cui alla perdita di prestigio della letteratura è corrisposto un fitto lavorio di recupero e riutilizzo dei suoi strumenti in numerosi altri domini del sapere (Ceserani 2010: 1-21). Medicina, antropologia, ma anche matematica, biologia e numerose altre discipline hanno infatti guardato con crescente interesse agli studi letterari o alla letteratura stessa, proprio nel momento in cui da parte della critica si veniva denunciando una situazione di crisi e di stallo. A ciò si aggiunga che in tempi recenti si osserva un crescente e pervasivo desiderio di narratività, tanto forte che ormai sembra dominare tutte le forme del discorso. Si tratta di una sorta di spinta verso un fictum che sappia ancora in qualche modo stringere delle relazioni e parentele – con scopi e funzioni diverse – con il factum: dal marketing alla divulgazione scientifica, dalla storia alla più banale rappresentazione televisiva infatti la narratività sembra essere sempre più spesso la forma di organizzazione privilegiata del discorso, tanto che, non a torto, si è parlato di un vero e proprio narrative turn, avviato almeno a partire dagli anni Novanta del Novecento (Kreiswirth 2005; Calabrese 2010: 1-5). Questo forte ritorno della narrazione come forma di esperienza cognitiva, del resto, è ben ravvisabile anche nei recenti sviluppi della narratologia, una disciplina che dopo i fasti dello strutturalismo sembrava sul punto di essere tumulata con la fine di quell’esperienza, e che invece ha continuato, dapprima con timidezza, poi con maggior vigore, a manifestare segni di evidente vitalità, magari cercando un sostegno negli studi delle scienze cognitive e poi allargando ← 13 | 14 → il proprio campo di indagine alle forme della narrazione intese in un senso ampio, con l’effetto di marginalizzare, o almeno porre in posizione gerarchicamente secondaria, l’espressione letteraria (Encyclopedia 2005; Calabrese 2010; Living Handbook; Bernini-Caracciolo 2013).

Si potrà aggiungere, piuttosto, come ha osservato Filippo La Porta, in un volume intitolato significativamente Meno letteratura, per favore, che questa «rivincita» della narrativa, e con essa della letteratura, sia spesso «ottenuta al prezzo di uno svuotamento del proprio incandescente nucleo critico-utopico, della propria immensa capacità conoscitiva» (La Porta 2010b: 9), quasi che il prezzo da pagare per mettere a reagire la letteratura – e in particolare la narrativa contemporanea – con altri campi del sapere sia il sostanziale svilimento della sua plurivoca complessità.

Quanto si è andati sia pure cursoriamente descrivendo, cioè da un lato la forte propensione a integrare la letteratura come voce rilevante nelle forme di indagine nelle diverse aree del sapere, e, dall’altro, la tendenza a dare forma narrativa alle esperienze di ricerca, si può facilmente verificare quando si guardi alle discipline che tradizionalmente si sono incaricate di leggere e interpretare i fenomeni urbani, dalla sociologia alla geografia umana, dall’urbanistica all’antropologia. Tutto ciò sembra nascere, in prima istanza, dal fatto che l’informe fenomeno che per comodità potremmo definire lo spazio urbano sfugga sempre più alle analisi e agli strumenti delle singole discipline, quasi che lessico e armamentario per descrivere ed interpretare i fenomeni risultassero evidentemente deludenti rispetto a ciò che si ha modo, anche in via empirica, di osservare. Non a caso Stefano Boeri ha recentemente parlato di una condizione di afasia che paralizza gli urbanisti o gli architetti, dato che essi appaiono sempre più incapaci di trovare «le parole per dire», i «vocaboli sufficienti per afferrare il senso delle cose che pure vediamo» (Boeri 2011: 30-31). Persino tutto il repertorio lessicale – città, periferia, urbano, ecc. – appare inadatto, tanto che i termini tradizionali sono aggrediti da prefissi, suffissi, aggettivazioni, combinazioni svariate per tentare di rianimarli e ricostituire così il flusso vitale con ciò che li connette a un fenomeno vivo e in lento, ma costante, movimento. Il racconto, la descrizione di tratti soggettivi e particolari, incaricati di scardinare e violare la discrezionalità ormai inutile dei concetti, divengono quindi il modo di ricercare una diversa relazione con lo spazio, con la visione e con gli effetti che essa produce, in nome di una rinuncia alle forme di “distanziamento”, anzi, quanto piuttosto alla ricerca di un coinvolgimento di carattere empatico per generare una «scrittura terrestre» capace di condurre a un «ritrovamento di un senso» (Perec ← 14 | 15 → 1989: 93). Non a caso nel mondo degli studi urbanistici, specie di fronte al fenomeno della polverizzazione degli spazi abitati, della dispersione, gli studiosi, con forme e strategie diverse, quasi sempre incentrate sul discorso narrativo a forte caratura ecfrastica, hanno avviato un «ritorno all’esperienza come fonte primaria della conoscenza» (Secchi 2005: 25), affidando spesso alla descrizione di singoli frammenti e di singoli squarci il compito di rappresentare e “leggere” i fenomeni, magari in nome di un’analisi definita everyday urbanism, un percorso di indagine fondato

Details

Pages
146
Publication Year
2014
ISBN (PDF)
9783035263992
ISBN (MOBI)
9783035296280
ISBN (ePUB)
9783035296297
ISBN (Softcover)
9782875741455
DOI
10.3726/978-3-0352-6399-2
Language
Italian
Publication date
2014 (March)
Keywords
Spazio urbano Geografia umanistica Critica letteraria Identità territoriale
Published
Bruxelles, Bern, Berlin, Frankfurt am Main, New York, Oxford, Wien, 2014. 146 p.

Biographical notes

Davide Papotti (Volume editor) Franco Tomasi (Volume editor)

Davide Papotti è professore associato di geografia presso il Dipartimento di Antichistica, Lingue, Educazione, Filosofia dell’Università di Parma, dove insegna Geografia culturale. Si occupa di rapporti fra geografia e le arti, di immigrazione e multicultura in Italia, delle rappresentazioni paesaggistiche nell’immaginario turistico. È autore del volume Geografie della scrittura-Paesaggi letterari del Medio Po (1996), (con M. Aime) L’altro e l’altrove. Antropologia, geografia e turismo (2012). Franco Tomasi è Ricercatore presso il Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari dell’Università degli Studi di Padova dove insegna Letteratura italiana. Si è occupato di epica e lirica rinascimentale italiana, con particolare attenzione alle forme dell’esegesi. Ha inoltre interessi per la narrativa italiana contemporanea e del primo Novecento. Tra i suoi lavori più recenti il volume Studi sulla lirica rinascimentale (1540-1570) (2012) e il commento alla Gerusalemme liberata (2009).

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