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Parole a confronto

Lessicografia, traduzione e didattica tra italiano e spagnolo

by Carmen González Royo (Volume editor) Paolino Nappi (Volume editor)
©2022 Edited Collection 542 Pages

Summary

Questo volume raccoglie trentadue contributi articolati intorno ai tre assi principali segnalati nel sottotitolo: lessicografia, traduzione e didattica. Ad accomunare queste proposte di ricerca, pur nell’eterogeneità delle discipline, degli approcci e delle metodologie, è l’interesse per lo studio della parola e delle parole in contesti e ambiti diversi, con un’attenzione speciale verso il confronto, a più dimensioni, tra lingue e pratiche linguistiche, in particolare tra italiano e spagnolo. Il panorama offerto è vasto e articolato, sia per le prospettive adottate e i campi di studio in gioco, sia per gli spazi, i tempi, i testi attraversati dagli autori.

Table Of Contents

  • Copertina
  • Titolo
  • Copyright
  • Sul curatore
  • Sul libro
  • Questa edizione in formato eBook può essere citata
  • INDICE
  • INTRODUZIONE (Carmen González Royo e Paolino Nappi)
  • LESSICO, LESSICOGRAFIA, METALESSICOGRAFIA: BILANCI, RIFLESSIONI E SPUNTI
  • I dizionari bilingui italiano-spagnolo: presente e futuro (Maria Vittoria Calvi, Rossend Arqués Corominas, M.ª Teresa Sanmarco Bande e Manuel Carrera Díaz)
  • Aspetti e problemi del lessico italiano nel Servizio di Consulenza linguistica dell’Accademia della Crusca (Paolo D’Achille)
  • Dizionari monolingui italiani in rete e studenti di italiano LS: esperimenti tra verifica e incentivazione (Carla Marello, Marina Marchisio e Marta Pulvirenti)
  • LESSICOGRAFIA E LINGUISTICA CONTRASTIVA ITALIANO-SPAGNOLO
  • Lo que es: un (im?)prescindibile pleonasmo spagnolo (in?)traducibile in italiano (Maria Vittoria Ambrosini)
  • Analisi metalessicografica nella combinazione italiano-francese: il caso dei verbi sintagmatici (Andrea Artusi)
  • Los adverbios en -mente en la lexicografía bilingüe italiano-español (Cesáreo Calvo Rigual)
  • I verbi difettivi e il loro uso tra regolarità e irregolarità: proposta di classificazione in un’ottica contrastiva italiano/spagnolo (Giovanni Caprara)
  • Lessicografia bilingue e particelle discorsive: una proposta di schede didattiche spagnolo-italiano (Giorgia Esposito)
  • Combinazioni lessicali fisse in italiano e spagnolo: dettagli determinanti (Simone Greco)
  • El usuario en la lexicografía fraseológica bilingüe (María J. Valero Gisbert)
  • TRADUZIONE: TESTI, AUTORI/AUTRICI, PRATICHE
  • Culturemi e “habla de Sevilla”: proposta di traduzione italiana della trilogia El Asesino de la regañá di Julio Muñoz Gijón (Riccardo Accardi)
  • La traducción de Juan Díaz de Cárdenas de La verdadera quietud y tranquilidad del alma (1568), de Isabella Sforza: a propósito de un pasaje del cap. iii (Helena Aguilà Ruzola)
  • La parola «commisurata, breve e forte»: sulla traduzione spagnola di Se questo è un uomo (Andrea Bombi)
  • Najat El Hachmi: una escritora traicionada en Italia (Maria Carreras i Goicoechea)
  • Traduzione e interpretazione in guerra: indagini concentrazionarie in Primo Levi (Juan Carlos de Miguel y Canuto)
  • El proyecto Litias y la traducción de obras italianas no literarias en Hispanoamérica: algunas hipótesis de estudio (Florencia Ferrante)
  • Entramado de ciencia y poesía: análisis traductológico y comparativo de Le Chant du Styrène de Raymond Queneau y La canzone del polistirene, versión al italiano de Italo Calvino (Esther Gracia Palomo)
  • La traduzione filologica: riflessioni ed esperienze nella combinazione linguistica italiano-spagnolo-francese (Giorgia Marangon)
  • La traducción como trampolín cultural feminista: Sibilla Aleramo y Annie Vivanti (Melina Márquez)
  • La traducción de la descortesía institucional: Tu sei il male, de Roberto Costantini (Esther Morillas)
  • Análisis y traslación de la variación lingüística en Celia, lo que dice de Elena Fortún, en la combinación lingüística español-italiano (Rosa María Ortega Maestre e Esther Gracia Palomo)
  • La recepción de Luigi Pirandello en España: una propuesta de catálogo (Federica Ottaviano)
  • Apuntes sobre narrativa gráfica y traducción (Rosa María Rodríguez Abella)
  • Apuntes acerca del uso y de la finalidad de las notas al texto en las traducciones ibéricas del Cancionero de Petrarca desde finales del siglo XX (Francisco José Rodríguez Mesa)
  • Vincenzo Consolo, testigo de su tiempo: encuentros y visiones de su labor periodística (1957–2011) (Irene Romera Pintor)
  • Espíritus demoníacos, pájaros fabulosos, papemores y silfos en las Prosas profanas de Rubén Darío con propuesta de traducción al italiano (Monica Savoca)
  • La traducción al español peninsular de locuciones y construcciones con el verbo italiano (ri)prendere (Giuseppe Trovato)
  • La mujer en el teatro de Diego Fabbri y su representación en español (Rocío Vigara Álvarez de Perea)
  • Proposte per una traduzione in spagnolo del teatro di Franca Valeri (Leonardo Vilei)
  • DIDATTICA: CULTURA, PRAGMATICA, INTERAZIONE
  • Una proposta didattica per sviluppare attività di espressione orale partendo da materiali audiovisivi (Alice Fatone)
  • Strategie didattiche per potenziare l’appropriazione del lessico fra apprendenti di lingue affini (Roberta Ferroni e Marilisa Birello)
  • La pragmática como factor esencial en ELE: estudio de caso en Estados Unidos e Italia (Elena Luque Cañete)
  • Volumi pubblicati nella collana

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Carmen González Royo

Universitat d’Alacant

Paolino Nappi

Universitat de València

INTRODUZIONE

Questo volume raccoglie trentadue contributi articolati intorno ai tre assi principali segnalati nel sottotitolo: lessicografia, traduzione e didattica. Ad accomunare queste proposte di ricerca, pur nell’eterogeneità delle discipline, degli approcci e delle metodologie, è l’interesse per lo studio della parola e delle parole in contesti e ambiti diversi, con un’attenzione speciale verso il confronto, a più dimensioni, tra lingue e pratiche linguistiche, in particolare tra italiano e spagnolo. Il panorama offerto è vasto e multiforme, sia per le prospettive adottate e i campi di studio in gioco, sia per gli spazi, i tempi, i testi attraversati dagli autori. Quanto a questi ultimi, accanto a studiosi di riconosciuto prestigio internazionale, vi è anche un nutrito gruppo di giovani ricercatori, anch’essi operanti soprattutto, ma non solo, tra Italia e Spagna.

Abbiamo raggruppato i capitoli che compongono questo libro in quattro parti. Nella prima, intitolata Lessico, lessicografia, metalessicografia: bilanci, riflessioni e spunti, si propongono tre importanti contributi sul lessico e sulla ricerca lessicografica tra passato, presente e futuro. Emergono alcuni dati di fatto: l’utilità di stilare bilanci, certamente positivi, sul lungo lavoro già fatto; la constatazione, mossa anche “dal basso”, cioè dal punto di vista dei parlanti e degli scriventi, che il lessico è un settore in continuo mutamento e movimento; la necessità di ripensare e al tempo stesso rilanciare l’uso dei dizionari digitali, anche in contesti didattici. La parte del volume dedicata a Lessicografia e linguistica contrastiva raccoglie sette studi su alcuni segmenti di grande interesse del lessico dell’italiano e dello spagnolo (combinazioni lessicali, unità fraseologiche, formule pleonastiche, particelle discorsive, avverbi in -mente ecc.) e su opere lessicografiche attuali sia monolingui sia bilingui (italiano-spagnolo, ma anche italiano-francese). In questa sezione gli accertamenti e le analisi si accompagnano a proposte concrete di miglioramento, secondo una buona pratica metalessicografica. E anche qui non manca uno sguardo attento alla didattica. La sezione Traduzione: testi, autori/autrici, pratiche è la più ricca di contributi, ben diciannove: diversi e variegati sono gli oggetti di studio e gli ←9 | 10→approcci traduttologici proposti, e necessariamente più ampio è l’arco cronologico dei testi e degli autori analizzati, che spaziano da Petrarca a Rubén Darío, da Isabella Sforza a Najat El Hachmi, passando per Primo Levi e Italo Calvino, per fare solo alcuni esempi. Ugualmente eterogenea è la scelta di generi, tipologie e forme testuali: dalla poesia al fumetto, dal teatro alla narrativa per l’infanzia. Particolarmente feconda, in questa parte, è la prospettiva di gender, variamente intesa, che accomuna alcuni dei contributi presentati. L’interesse per opere di autorialità femminile viene posto in rilievo dalle traduzioni pubblicate, sia a distanza di tempo sia in contemporanea, in lingue e culture diverse. Queste donne esprimono uno sguardo personale e, a loro volta, sono diventate oggetto di analisi stimolanti. Infine, i tre capitoli che costituiscono la quarta sezione, dedicata alla Didattica: cultura, pragmatica, interazione, riescono ad abbracciare tre ambiti diversi ma complementari (italiano L2, ELE e la didattica di lingue affini, in questo caso italiano e portoghese), in consonanza con l’impostazione generale del nostro volume, in cui peraltro – lo si è già accennato – non mancano altri contributi che, a partire da una prospettiva contrastiva, toccano questioni legate all’insegnamento/apprendimento linguistico o alla didattica della traduzione.

Nelle pagine che seguono presentiamo in dettaglio i singoli contributi che costituiscono ciascuna delle quattro parti in cui si articola il volume.

1.Lessico, lessicografia, metalessicografia: bilanci, riflessioni e spunti.

In apertura abbiamo voluto inserire una interessante Tavola rotonda tenutasi in occasione del III Convegno Internazionale (Valencia, 3–5 marzo 2021) dell’ASELIT (Asociación Española de Lengua Italiana y Traducción). Vi hanno preso parte, moderati da Manuel Carrera Díaz (Universidad de Sevilla), tre tra i maggiori lessicografi e metalessicografi dell’ambito italiano-spagnolo: Maria Vittoria Calvi (Università degli Studi di Milano), Rossend Arqués Corominas (Universitat Autònoma de Barcelona) e M.ª Teresa Sanmarco Bande (Universidade de Santiago de Compostela). I partecipanti alla Tavola rotonda, partendo dalla loro lunga e prestigiosa esperienza personale di studio e di elaborazione di opere lessicografiche, hanno discusso intorno al tema I dizionari bilingui italiano-spagnolo: presente e futuro, con un occhio di riguardo all’uso effettivo e alle possibili applicazioni dei dizionari di diverso formato e supporto nella didattica (indicativi, in questo senso, i dati raccolti da Maria Vittoria Calvi presso gli studenti dell’ateneo milanese). Siamo convinti che, per la qualità e la ricchezza delle informazioni presentate e degli stimoli destati dal dibattito, questo contributo a più mani sia destinato a rimanere un riferimento prezioso sia per chi voglia farsi un’idea generale, di “prima mano”, del panorama lessicografico italiano-spagnolo (nonché catalano e ←10 | 11→galego) di ieri e di oggi, sia per chi voglia rilanciare nel prossimo futuro la sfida di una lessicografia bilingue italiano-spagnolo che deve necessariamente rinnovarsi in un contesto difficile, dominato dalla sovrabbondanza di informazioni e dai totem della velocità e della (apparente) gratuità. Come ricordato da Sanmarco Bande, «anche se il suo profilo comincia a diventare vago, la voce dizionario rimane ancora un termine di riferimento prestigioso e indispensabile». Agli specialisti – ci ricorda Arqués – resta un compito fondamentale, quello «di rendere più chiara ed evidente la differenza tra un dizionario controllato e uno selvaggio». Partire dunque dagli ottimi risultati già consolidati negli ultimi decenni per proporre agli utenti di domani strumenti nuovi e soprattutto affidabili.

Paolo D’Achille (Università degli Studi Roma Tre) propone uno sguardo sul lessico italiano da un punto d’osservazione peculiare, quello del Servizio di Consulenza linguistica dell’Accademia della Crusca, di cui è responsabile dal 2015. Attivato da Giovanni Nencioni nel 1990 nella rivista La Crusca per voi e poi, a partire dal 2002, passato prevalentemente sul sito dell’Accademia, questo servizio, molto apprezzato da utenti diversi per età ed estrazione sociale, fornisce «elementi utili per una riflessione sulla norma attuale e sullo stesso senso di norma per il parlante comune». Soffermandosi sui fenomeni lessicali, D’Achille presenta e commenta alcune domande, e le rispettive risposte – affidate a linguisti di vaglia ma anche a giovani e altrettanto scrupolosi stagisti –, particolarmente indicative sia di tendenze e tensioni di lunga durata del sistema linguistico italiano (norma e uso, ricchezza della polimorfia), sia di novità emerse negli ultimi decenni (il contatto con le lingue straniere, un nuovo rapporto tra toscano e varietà locali). Si passa dalla sezione “Parole nuove” dedicata ai neologismi, con inevitabili critiche e polemiche su una presunta invasione degli anglismi (alle parole straniere è dedicato uno specifico paragrafo), ai dubbi sulle parole funzionali (come la scelta tra i pronomi gli e li, o tra le preposizioni di e da o in e a), alle più rare domande onomasiologiche (ad esempio, su un possibile corrispettivo italiano dell’inglese sibling o sulla mancata distinzione tra “nipote di nonni” e “nipote di zii”). Si accenna poi ai problemi posti dalle forme allotropiche, dal suppletivismo e dalla geosinonimia caratteristici dell’italiano (cancrena o gangrena? Stalkare, stalkerizzare o stalkerare? Cozza o peocio?), agli etnici, ai nomi di mestiere e alla questione del femminile. Non manca qualche esempio concreto di frizione tra norma lessicografica e uso (il caso di controlleria di un annuncio ferroviario) e qualche riferimento alla fraseologia, da quella tradizionale, talvolta opaca per alcuni parlanti, a quella più recente, con espressioni effimere e altre di relativo successo (stare sul pezzo).

Carla Marello, Marina Marchisio, Marta Pulvirenti (Università di Torino) si occupano dell’uso dei dizionari monolingui italiani, in particolare di quelli ←11 | 12→disponibili gratuitamente in rete, nella classe di italiano LS. Com’è noto, gli apprendenti non dispongono di uno strumento lessicografico specifico, come accade invece per chi studia altre lingue europee quali lo spagnolo, l’inglese, il francese o il tedesco. Va detto inoltre che non sempre l’uso dei dizionari, tanto bilingui quanto monolingui, viene incentivato in questi contesti didattici, e in ogni caso si fa ancora poco per insegnare a utilizzarli nella maniera più proficua. Tra le ragioni della necessità dell’insegnamento all’uso dei dizionari digitali, le autrici ne segnalano almeno tre: a) meglio servirsi direttamente di una fonte lessicografica piuttosto che di un motore di ricerca che spesso attinge, sfrondandole, a queste stesse fonti; b) l’allenamento all’uso di un dizionario in una lingua serve ad allenarsi anche alla consultazione dei dizionari di altre lingue; c) imparare a fare ricerche diversificate su dati linguistici può essere propedeutico all’utilizzo di basi di dati meno trasparenti. Grazie alla piattaforma “Esplorare (con) i Dizionari Digitali” dell’Università di Torino, attiva dal 2019, è stato possibile sondare la capacità di uso di queste risorse online da parte di apprendenti sia nativi sia di italiano LS, attraverso esercizi e test disegnati ad hoc, di cui qui vengono presentati e commentati diversi esempi, distinti per livello di competenza (principianti e intermedi-avanzati) e tipologia: esercizi sulla morfologia, sugli iperonimi e in generale sui rapporti tra parole, sulle competenze lessicali dell’apprendente, sulla stratificazione del lessico italiano, sui testi letterari ecc. I risultati di questa ricerca ancora in fieri, riguardanti anche il trasferimento di competenze e il peso della vicinanza/distanza tipologica delle lingue dei discenti, confermano l’importanza dell’uso di queste risorse digitali nell’insegnamento dell’italiano LS e si rivelano già preziosissimi per poter mettere a punto una specifica «didattica del dizionario».

2.Lessicografia e linguistica contrastiva.

Maria Vittoria Ambrosini (Universitat Autònoma de Barcelona) apre questa sezione con uno studio su una formula pleonastica sempre più diffusa, in maniera trasversale, nello spagnolo contemporaneo: lo que es. Dopo averne presentato brevemente la casistica, l’autrice propone un’analisi contrastiva con l’italiano sulla base dei risultati di un test somministrato a 38 apprendenti ispanofoni di italiano con livelli diversi di competenza. L’obiettivo della ricerca è duplice: sondare la percezione dei parlanti nativi sulla necessità o meno della formula lo que es in cinque frasi costruite ad hoc; interrogare questi stessi studenti su una possibile resa in italiano delle frasi. Emerge che l’uso pleonastico di lo que es non è sempre avvertito dai madrelingua, mentre le proposte di traduzione mettono in evidenza una significativa presenza di fenomeni di transfer ←12 | 13→dallo spagnolo. Si tratta di risultati da verificare con un’indagine a più ampio raggio, come indicato dalla stessa studiosa.

Andrea Artusi (Universitat de València) conduce un’analisi su due fonti lessicografiche della combinazione italiano-francese – il Boch e il Nuovo Sansoni – con l’obiettivo di determinare come vengano trattati i verbi sintagmatici, ovvero quei costrutti formati da una base verbale, tipicamente un verbo di movimento, e da una particella avverbiale, in genere locativa (del tipo mettere sotto, fare fuori, dare addosso ecc.). Premesso che questi tipi verbali, assimilabili ai phrasal verbs inglesi, sono un fenomeno linguistico particolarmente caratterizzante l’italiano tra le lingue romanze e che invece analoghe strutture in francese, pur presenti, sono scarsamente attestate, nei dizionari analizzati si riscontrano criteri disomogenei e incoerenti che ostacolano la ricerca di questa specifica categoria verbale da parte dell’utente. Allo stesso tempo, l’analisi dei traducenti conferma le divergenze sostanziali tra le due lingue rispetto al fenomeno in esame, attestando la produttività assai limitata dei verbi sintagmatici francesi.

Il saggio di Cesáreo Calvo Rigual (Universitat de València) colma un’evidente lacuna negli studi metalessicografici contrastivi italiano-spagnolo. Si propone infatti di esaminare, per la prima volta, come un gruppo di parole, quello costituito dagli avverbi in -mente, venga trattato in tre grandi dizionari bilingui tra i più diffusi oggi sul mercato: il Grande dizionario spagnolo Garzanti, il Dizionario spagnolo-italiano Hoepli e Il Grande dizionario di spagnolo Zanichelli. Si tratta di un insieme di parole assai numeroso in entrambe le lingue, omogeneo dal punto di vista morfologico, ma non certo sul piano semantico e soprattutto su quello pragmatico, dove si riscontra una eterogeneità di cui un buon dizionario bilingue dovrebbe rendere conto in maniera puntuale. L’analisi, sia quantitativa sia qualitativa, evidenzia una sensibile disparità tra i tre repertori presi in esame; soltanto Il Grande dizionario Zanichelli sembra avvicinarsi a un trattamento adeguato, se non esaustivo, degli avverbi in -mente.

Una categoria morfo-lessicale forse non sufficientemente studiata, specie in ottica contrastiva, è anche quella dei verbi difettivi. Essi presentano un’ampia fenomenologia, essendone peraltro limitato l’uso nella lingua contemporanea, perlopiù circoscritto agli ambiti burocratico e giuridico. Giovanni Caprara (Universidad de Málaga) presenta un’ampia ricognizione dei verbi difettivi dell’italiano, proponendone in primo luogo una possibile – benché non sempre agevole, sottolinea l’autore – classificazione in base al livello di difettività (bassa, mediobassa, media, alta), con numerosi esempi tratti da testi scritti, in maggior parte tratti dalla rete. La seconda parte del contributo è dedicata a un ←13 | 14→confronto, ancora sulla base della classificazione proposta, tra alcuni di questi verbi, il cui uso è riferibile all’ambito giuridico-amministrativo, e i corrispondenti verbi spagnoli, alla ricerca di analogie e corrispondenze, ma anche di inevitabili e interessanti differenze. Ne emerge un quadro complesso, certamente degno di ulteriori approfondimenti.

Dalla prospettiva della lessicografia applicata all’insegnamento delle lingue, Giorgia Esposito (Università di Genova), muovendo dagli studi – tra didattica dello spagnolo LS, lessicografia e approccio contrastivo – e dagli ormai ricchi strumenti lessicografici in lingua spagnola, e sulla base di un corpus parallelo costituito da quattro testi spagnoli e dalle rispettive traduzioni in italiano, propone un modello di schede lessicografiche bilingui consultabili online, in una prima fase monodirezionali (spagnolo-italiano), di alcune particelle discorsive dello spagnolo (qui si presenta e commenta la scheda dedicata alla particella también). I destinatari ideali di queste schede, che prevedono l’uso di un lessico non specialistico e un’impostazione prevalentemente induttiva – forte di una nutrita sezione di esempi in contesti d’uso sufficientemente autonomi, sia delle particelle sia dei loro traducenti –, sono gli studenti universitari di lingua e traduzione spagnola con un livello di competenza intermedio-avanzato (almeno un B2), sebbene si tratti di risorse orientate anche a traduttori professionisti.

Ancora in ottica contrastiva e con uno sguardo, in sede di conclusioni, anche sulla didattica di lingue affini, Simone Greco (Università di Bari) indaga le proprietà delle locuzioni verbali, ovvero delle combinazioni lessicali dotate di maggiore fissità formulare, in italiano e in spagnolo, intorno a due aspetti considerati decisivi e così descritti dall’autore: 1) la corrispondenza interlinguistica dei verbi dardare e hacerfare, anche nella loro veste di verbi supporto; 2) la presenza di determinante e, nello specifico, di articolo determinativo o di articolo indeterminativo nell’unità sintagmatica. L’analisi quali-quantitativa di 132 locuzioni (33 per ogni lingua, con rispettive possibili equivalenze) mostra la non coincidenza della tendenza composizionale delle due lingue rispetto ai binomi darhacer / darefare: la diversa selezione del costituente verbale ovvero del verbo supporto è un’ulteriore conferma del fatto che «le affinità tra le due lingue possono risultare del tutto controproducenti», un dato corroborato anche dall’analisi della presenza di determinante nelle stesse combinazioni.

La presenza della fraseologia nei dizionari bilingui italiano-spagnolo è sensibilmente aumentata nel tempo. Oggi disponiamo di repertori che, per questo specifico ambito, di là dalla non pacifica delimitazione dello stesso, forniscono agli utenti informazioni di tipo diverso in funzione delle loro necessità. Più in particolare, da qualche anno sono disponibili sul mercato due opere ←14 | 15→lessicografiche nate nell’ambito dell’ispanismo italiano: lo Spagnolo idiomatico di Sañé e Schepisi (2013) e il più recente Diccit. Diccionario combinatorio español-italiano AK di Simone Greco (2019). Si tratta di dizionari che si presentano come strumenti utili sia per chi studia sia per chi lavora con le due lingue affini: è evidente, infatti, che la capacità di saper riconoscere e soprattutto di produrre combinazioni di parole è tanto fondamentale quanto faticosa da conseguire. L’accurata analisi metalessicografica proposta da María J. Valero Gisbert (Università di Parma) si concentra sul Diccit mettendo puntualmente in evidenza i pregi e allo stesso tempo le potenzialità di un’opera importante ma ancora suscettibile di ulteriori sviluppi che rendano la consultazione più proficua per gli utenti a cui essa intende rivolgersi, soprattutto quando si tratta di fornire indicazioni sul contesto e sul livello linguistico, imprescindibili per un uso “corretto” di ciascuna combinazione.

3.Traduzione: testi, autori/autrici, pratiche.

Molteplici sono gli esempi di approccio traduttologico di cui si dà mostra in questa raccolta: dalla filologia ai riferimenti culturali, dagli aspetti sociolinguistici o pragmatici ai parametri imposti dal genere in cui si inserisce un testo, per arrivare agli aspetti contrastivi di ogni sorta. Questa sezione del volume, la più corposa, è inaugurata dallo studio di Riccardo Accardi (Universidad de Sevilla). L’autore mette in rilievo il peso degli aspetti culturali nel processo traduttivo, un campo di studio sempre più battuto di recente sebbene certamente ancora foriero di ulteriori sviluppi, che trova nei contributi ormai classici di Eugene Nida le proprie basi fondative. In particolare, qui si riprendono due concetti chiave quali quelli di realia e soprattutto di culturema applicandoli a un caso concreto di grande interesse, quello della traduzione in italiano di tre opere – di fatto una trilogia noir di ambientazione sivigliana – del romanziere Julio Muñoz Gijón, testi nei quali l’ancoraggio agli elementi della cultura locale è assai forte.

Helena Aguilà Ruzola (Universitat Autònoma de Barcelona) inaugura la serie di contributi incentrati su figure femminili focalizzando il proprio studio su un argomento legato tradizionalmente alla donna qual è il desiderio di maternità e le conseguenti ripercussioni in un contesto storico e religioso specifico. Attraverso una selezione di brani dell’opera di Isabella Sforza (1544) e la relativa traduzione di Juan Díaz de Cárdenas che, con il titolo La verdadera quietud y tranquilidad del alma, fu stampata a Valencia nel 1568, l’autrice si concentra in particolare sul lessico e sulle strategie di traduzione individuate di volta in volta. Ne emerge la centralità del ruolo del traduttore nella trasmissione dell’ideologia della Sforza, dal testo originale al testo meta.

←15 | 16→Esiste un sostanziale accordo della critica nel riconoscere alla lingua di Primo Levi, fin dalle primissime prove, il suo essere «precisa, chiara e distinta, trasparente verso il senso e la comunicazione», sotto il segno di una brevitas che risulta da «una scelta e dosaggio accurati degli elementi del discorso» (Mengaldo). Da questo punto di vista, secondo Andrea Bombi (Universitat de València), la traduzione spagnola di Se questo è un uomo – pubblicata per la prima volta nel 1987 e da allora riproposta con minime correzioni – risulta problematica. Nel suo studio, basato sull’analisi puntuale della resa di un capitolo del capolavoro leviano, l’autore riscontra numerosi errori e omissioni: se da una parte non è possibile ravvisare un impegno teso a rendere le qualità della lingua dell’originale, dall’altra le osservazioni potranno essere utili per una revisione in profondità della traduzione.

Maria Carreras i Goicoechea (Università di Catania) ci presenta l’opera della scrittrice Najat El Hachmi, autrice di romanzi, saggista e attiva in diversi media. Di origini marocchine ma cresciuta in Catalogna, El Hachmi ha deciso di scrivere in catalano. Lo studio si concentra sul peritesto editoriale dei volumi apparsi in Italia, e in particolare su titoli e copertine, con un interessante confronto con altre versioni internazionali. Si tratta infatti del primo approccio di un lettore meta alle opere di un’autrice che dichiara apertamente il suo femminismo fin dalla prima opera pubblicata. Un lavoro originale e documentato che mostra come il “tradimento” di un’autrice, della sua ideologia, possa consumarsi prima ancora che lo stesso lettore apra il libro che ha tra le mani.

Juan Carlos de Miguel y Canuto (Universitat de València) torna sull’opera di Primo Levi prendendo in esame i tre testi dedicati all’esperienza della deportazione (Se questo è un uomo, La tregua, I sommersi e i salvati) nei luoghi in cui l’autore rievoca episodi specifici e riflette intorno all’ingrato, arduo, rischioso lavoro di traduzione e interpretazione nel contesto del campo di sterminio di Auschwitz. Lo studio aggiunge un tassello alla già ricca bibliografia prodotta in un ambito particolarmente interessante dei translation studies – si vedano in particolare i contributi di Małgorzata Tryuk – e ha tra i suoi meriti maggiori quello di verificare una peculiare etica della traduzione in una dimensione pragmatica invero d’eccezione: chi è obbligato o decide di sobbarcarsi il lavoro di interpretazione nel Lager è quantomai consapevole delle ripercussioni del proprio agire.

Tra i contributi di questo volume miscellaneo emerge l’interesse per la ricezione di opere italiane nei territori ispanofoni. A tal proposito, l’importante progetto Litias, presentato nelle sue linee guida e ipotesi di ricerca da Florencia Ferrante (Università di Genova), che vengono illustrate con diversi esempi di casi concreti, si prefigge un obiettivo importante: la catalogazione di opere ←16 | 17→italiane non letterarie in America Latina. Oltre che la ricerca e l’inventariato di un gran numero di testi, il progetto si propone anche l’analisi di materiali per l’insegnamento-apprendimento della lingua italiana in Spagna e Sudamerica. Il catalogo comprenderà le opere tradotte all’incirca fino agli anni Ottanta del secolo scorso.

Esther Gracia Palomo (Universidad de Córdoba) documenta e analizza l’opera poetica Le Chant du Styrène che Raymond Queneau compose negli anni Cinquanta del secolo scorso per un cortometraggio “industriale” di Alain Resnais. In particolare, lo studio mette a confronto il testo originale in francese con la traduzione proposta alla Montedison nel 1985 da Italo Calvino, che, com’è noto, ha molti punti in comune con Queneau: dall’amore per la trasversalità tra letteratura e scienza alle sfide letterarie poste dall’Oulipo, a cui entrambi appartengono e di cui Calvino ha contribuito a fondare la versione italiana (Oplepo: Opificio di letteratura potenziale).

Giorgia Marangon (Universidad de Córdoba) teorizza e verifica sul campo l’utilità di una auspicabile alleanza – un «binomio inscindibile», secondo la studiosa – tra traduttore e filologo. La filologia, in quanto disciplina dell’interpretazione e della ricostruzione testuale, è in grado di fornire infatti un solido modello epistemologico su cui innestare la riflessione e la pratica traduttiva. Due ambiti e due metodi apparentemente lontani, in realtà complementari e reciprocamente potenzianti. Ne è una prova l’analisi – e qui passiamo allo specifico dello studio – della traduzione (in spagnolo e in francese) di un termine polisemico e appunto filologicamente complesso qual è roba, in alcune novelle e nel Mastro-don Gesualdo di Giovanni Verga. I risultati confermano che uno studio autenticamente filologico dei testi dello scrittore catanese, nonché delle traduzioni precedenti, avrebbe giovato non poco al lavoro traduttivo.

Melina Márquez (Universidad Autónoma de Madrid / ACE Traductores) riflette invece sull’emergere del femminismo nei primi anni del Novecento, prendendo in considerazione due opere di due importanti autrici vissute nella prima metà del secolo scorso: Sibilla Aleramo e Annie Vivanti. Temi come la maternità, la soggettività femminile, la vita attraverso diverse generazioni di donne sono alla base delle opere esaminate in questo contributo. La diffusione delle idee e delle rivendicazioni femministe si realizza anche tramite la traduzione di opere create in altre lingue ed altre culture. Márquez propone un percorso attraverso le varie versioni in spagnolo di due opere “femministe” per illustrare la loro ricezione in Spagna e i relativi processi di trasformazione ideologica.

Spostandoci dal gender al genre, Esther Morillas (Universidad de Málaga) presenta un bel lavoro in cui la impoliteness diventa il centro attorno al quale ruotano ←17 | 18→i tratti caratteriali e gli atteggiamenti spontanei di personaggi tipo nel romanzo poliziesco, genere a cui appartiene il romanzo Tu sei il male di Roberto Costantini (2011). L’autrice analizza la scortesia istituzionale, segnata dalla relazione di potere che intercorre tra i diversi personaggi sociolinguisticamente marcati. Il registro, consono alla situazione, nonché il lessico che li caratterizza, costituiscono il fulcro di quest’analisi traduttologica compiuta con rigore e con chiarezza.

La sfida di portare a termine un primo approccio all’opera di Elena Fortún Celia, lo que dice è al centro dell’intervento di Rosa María Ortega Maestre e Esther Gracia Palomo (Universidad de Córdoba). Oggetto di studio interessante, e ancora di più perché esso è legato a un lavoro di traduzione concreto: la versione in italiano di questo romanzo rivolto ad un pubblico infantile, in una realtà culturalmente e socialmente molto diversa da quella d’origine. Le autrici sono consapevoli di tutti gli scogli linguistico-testuali e soprattutto culturali che comporta un’impresa traduttiva di questo tipo e ne danno contezza nel loro contributo.

Alla ricezione in Spagna dell’opera di un grande autore come Luigi Pirandello è dedicato lo studio di Federica Ottaviano (Università di Catania), che cataloga e commenta le diverse traduzioni pubblicate nel territorio spagnolo nel corso dei decenni. La studiosa non si limita a individuare le versioni esistenti, ma fornisce anche informazioni relative alle edizioni, ai traduttori (spesso rimasti in ombra), alle case editrici, nonché alle messe in scena delle opere teatrali. Questo contributo propone dunque un aggiornamento del catalogo pirandelliano in spagnolo, catalano e galego, un innegabile punto di partenza per ulteriori indagini.

Rosa María Rodríguez Abella (Università di Verona) ci propone un interessante lavoro che verte su un esempio di traduzione dai caratteri peculiari, dettati dalla specificità del medium: la narrativa grafica, infatti, deve essere curata non solo nel testo ma anche nei riferimenti culturali presenti nelle immagini. Analizzando alcuni passaggi del fortunato El invierno del dibujante di Paco Roca e della sua versione italiana, l’autrice mette in rilievo le tante specificità che caratterizzano una forma espressiva in cui testo ed immagine sono saldamente uniti nella trasmissione del senso. Far prevalere l’uno sull’altro avrebbe come conseguenza quella di non far arrivare al pubblico meta quanto invece è trasmesso al lettore del testo originale.

In un ambito letterario molto diverso, Francisco José Rodríguez Mesa (Universidad de Córdoba) conduce una ricerca sulle traduzioni del Canzoniere di Petrarca. Lo fa da un’ottica incentrata sul paratesto, più specificamente sulle note e sui commenti di cinque versioni dell’opera in spagnolo, portoghese, galego e catalano, pubblicate tra il 1983 e il 2016. L’obiettivo centrale è rivolto allo studio di come i lettori siano introdotti a un’opera non più contemporanea, ←18 | 19→per la quale appare fondamentale la guida del commentatore/traduttore. Questi può di fatto servirsi del paratesto per ridurre la distanza tra lettore contemporaneo e testo rendendone più agevole la fruizione.

Irene Romera Pintor (Universitat de València) interviene sui testi giornalistici prodotti dallo scrittore Vincenzo Consolo, sulla cui opera l’autrice ha lavorato intensamente, anche in veste di traduttrice. A prescindere dalla vicinanza personale espressa nella parte introduttiva, la studiosa presenta la struttura della futura pubblicazione in spagnolo dell’antologia La mia isola è Las Vegas, con dovizia di particolari sulla fase di preparazione, per poi passare a commentare due esempi tratti da altrettanti blocchi tematici della raccolta: ricordi e mafia. Argomenti certamente legati agli interessi dell’autore, al suo retroterra biografico e culturale che, peraltro, sarà necessario chiosare se proposti a un lettore meta spagnolo.

Con un più che suggestivo titolo, anche Savoca (Università di Bari) ci presenta, ragionandone, un lavoro di traduzione in fieri, stavolta dallo spagnolo di Rubén Darío all’italiano. Oltre che sulle considerazioni strutturali e metriche della poesia di Prosas profanas y otros poemas, Savoca si sofferma sulla prolifica ricchezza lessicale esibita dal poeta e quindi sull’esuberante simbologia che, a sua volta, dà origine a innumerevoli metafore d’autore. Uccelli, insetti ed animali fantastici danno forma all’immagine del volo e in questo saggio la riflessione, tra teoria e tecnica poetica, funge da indispensabile base per un ambizioso progetto di traduzione.

La proposta di Trovato (Università Ca’ Foscari Venezia) offre un’analisi contrastiva tra Il Visconte dimezzato di Calvino e la versione in spagnolo di Esther Benítez. Dopo aver stilato un nutrito elenco di unità fraseologiche contenenti il verbo (ri)prendere, alla base di numerosissime strutture fisse di diverse categorie, l’autore procede alla verifica delle corrispondenze stabilite nella traduzione spagnola e a partire da questi dati costruisce un ricco quadro delle molteplici corrispondenze bilingui.

In un contributo che arricchisce ulteriormente le riflessioni su traduzione e condizione femminile presenti nel volume, Vigara (Universidad de Málaga / Università di Bologna) fornisce dapprima una sintesi dei caratteri propri, di natura sociale, economica e culturale, della società spagnola e italiana della metà del secolo scorso, per poi mettere fruttuosamente a dialogo questi dati con quelli che emergono dall’analisi delle traduzioni spagnole delle opere teatrali di un drammaturgo come Diego Fabbri, particolarmente attento alla presenza e al ruolo assunto dai personaggi femminili.

Uno dei territori più impervi per un traduttore è senza dubbio quello dell’umorismo, i cui meccanismi sono spesso strettamente legati al contesto culturale ←19 | 20→del testo di origine. Partendo dalla solida impalcatura teorica fornita da alcuni contributi provenienti dagli humour translation studies, fioriti soprattutto in ambito anglosassone, Leonardo Vilei (Universidad Complutense de Madrid) si cimenta con una delle autrici-attrici comiche più notevoli della seconda metà del Novecento italiano, la compianta Franca Valeri (1920–2020). Si tratta di una comicità molto interessante dal punto di vista linguistico, diremmo anzi sociolinguistico, dato il rilievo che assumono, in funzione imitativo-caricaturale, aspetti lessicali, come pure sintattici e morfologici, finalizzati alla caratterizzazione diatopica e diastratica dei personaggi. Non è certamente facile traslare tutto ciò in un contesto vicino/lontano, anche in fatto di sense of humour, come quello spagnolo, ma la proposta di traduzione qui presentata con qualche sapido esempio – il testo di partenza è la commedia Tosca e le altre due, del 1986 – convince anche per l’analisi previa e i presupposti teorici su cui si puntella.

4.Didattica: cultura, pragmatica, interazione.

Details

Pages
542
Year
2022
ISBN (PDF)
9783631888353
ISBN (ePUB)
9783631888360
ISBN (Hardcover)
9783631888346
DOI
10.3726/b20123
Language
Italian
Publication date
2022 (November)
Published
Berlin, Bern, Bruxelles, New York, Oxford, Warszawa, Wien, 2022. 542 p., 36 ill. b/n, 15 tab.

Biographical notes

Carmen González Royo (Volume editor) Paolino Nappi (Volume editor)

Carmen González Royo è docente dell’area di Traduzione e Interpretazione dell’Università di Alicante (Spagna) Paolino Nappi è docente dell’area di Filologia Italiana dell’Università di Valencia (Spagna).

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Title: Parole a confronto