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La linguistica contrastiva al servizio della traduzione

Ricerca e didattica nel rapporto tra francese, tedesco e italiano

by Alberto Bramati (Volume editor) Manuela Caterina Moroni (Volume editor) Elmar Schafroth (Revision)
©2023 Edited Collection 216 Pages

Summary

Il volume esplora il ruolo della linguistica contrastiva nel lavoro del traduttore, concentrandosi sui problemi posti da alcuni "punti di conflitto" che caratterizzano la traduzione dal tedesco all’italiano e dal francese all’italiano. In particolare, un primo gruppo di contributi parte da una forma semantico-sintattica del francese o del tedesco per indagarne attraverso fonti grammaticali, teoriche e/o di corpora, gli equivalenti funzionali in italiano. A questo gruppo appartengono uno studio sui determinanti del nome in francese e italiano, un’analisi del vocabolo francese même e delle sue traduzioni in italiano e due studi su mezzi di espressione della modalità in tedesco e italiano. Un secondo gruppo di contributi affronta questioni lessicali nella traduzione dal tedesco in italiano di fenomeni di variazione in testi letterari, la resa in italiano dei neologismi presenti in due romanzi francesi e questioni di traduzione dall’italiano al tedesco in prospettiva diacronica.

Table Of Contents

  • Copertina
  • Titolo
  • Copyright
  • Sull’autore/Sul curatore
  • Sul libro
  • Questa edizione in formato eBook può essere citata
  • Indice
  • Introduzione
  • La détermination, point de conflit entre deux langues proches, l’italien et le français. Comment l’analyse linguistique peut-elle veniren aide aux étudiants en traduction
  • Les emplois de même en français contemporain : analyse sémantico-syntaxique et traduction en italien
  • Il verbo tedesco sollen e i suoi equivalenti funzionali in italiano. Analisi corpus-based per la traduzione
  • Il ruolo di tempo, aspettualità e modalità negli equivalenti funzionali italiani del tedesco schon
  • Réflexion sur la traduction en italien de la négation sans ne, comme marqueur discursif, dans Dreyfus…de J.-C. Grumberg
  • La variazione linguistica nel testo letterario – una sfida per la traduzione
  • La traduzione italiano-tedesco in prospettiva diacronica: problemi sintattici e semantici
  • Pianocktail et panduri, uglabi et Emangloni. Traductions italiennes des néologismes d’Henri Michaux et de Boris Vian
  • Gli autori

Introduzione

Questo volume raccoglie gli interventi dei partecipanti alla giornata di studi La linguistica contrastiva al servizio della traduzione: ricerca e didattica nel rapporto tra francese, tedesco e italiano, tenutasi il 10 settembre 2021 presso il Polo di Mediazione Linguistica e Culturale dell’Università degli Studi di Milano. Partendo dall’ipotesi che la professione di traduttore presuppone una conoscenza approfondita sia della dimensione lessico-grammaticale della lingua di partenza sia di quella della lingua d’arrivo, gli interventi hanno esplorato da diversi punti di vista il ruolo della linguistica contrastiva nel lavoro del traduttore, concentrandosi sui problemi posti dal contatto di tre lingue europee (francese, tedesco e italiano) e, più in particolare, su alcuni “punti di conflitto” che caratterizzano la traduzione dal tedesco all’italiano e dal francese all’italiano.

In campo traduttologico, lo studio dei “punti di conflitto” ha un duplice scopo: fornire ai traduttori le conoscenze indispensabili per produrre testi che abbiano lo stesso significato del testo di partenza (senza un’analisi grammaticale corretta è impossibile produrre una traduzione corretta) e, più in generale, far capire a tutti i traduttori (a cominciare dagli studenti dei corsi di traduzione) che una riflessione critica a livello linguistico è una condizione necessaria per poter interpretare correttamente un testo: una traduzione meccanica, basata sul semplice “istinto linguistico”, porta inevitabilmente a commettere errori.

In linea di principio, il tema del rapporto tra linguistica contrastiva e traduzione può essere affrontato da due diverse prospettive: dal punto di vista della ricerca, cioè della definizione delle regole che un traduttore deve applicare per tradurre in modo corretto un “punto di conflitto” grammaticale e/o lessicale della lingua di partenza nella lingua d’arrivo; dal punto di vista della didattica, cioè della definizione della metodologia che un docente deve applicare per insegnare agli studenti dei corsi di traduzione come riconoscere, analizzare e tradurre i “punti di conflitto” che caratterizzano le lingue in gioco. Come mostrano gli studi raccolti in questo volume, opera di linguisti con una lunga esperienza nella ricerca teorica, nella didattica e, in alcuni casi, anche nella traduzione, queste due diverse prospettive si sono spesso intrecciate, in modo più o meno esplicito.

Il libro è diviso in due parti formate da quattro contributi ciascuna. I contributi della prima parte si concentrano su punti di conflitto grammaticali tra francese o tedesco, da una parte, e italiano, dall’altra. Essi adottano un approccio comune: partono da una forma semantico- sintattica del francese o del tedesco per indagarne attraverso fonti grammaticali, teoriche e/o di corpora gli equivalenti funzionali in italiano. Ai determinanti del nome, e più in particolare all’uso in francese e in italiano degli articoli definiti, indefiniti e partitivi, è dedicato il contributo di Sonia Gerolimich (Università degli Studi di Udine) dal titolo «La détermination, point de conflit entre deux langues proches, l’italien et le français ». Questa categoria morfosintattica, apparentemente elementare e priva di problemi, costituisce in realtà un vero “punto di conflitto” per gli studenti italofoni impegnati nell’apprendimento della lingua francese. Dopo una presentazione generale dei determinanti del nome in francese e in italiano, Gerolimich descrive, nella prima parte del suo studio, le proprietà degli articoli definiti e indefiniti nelle due lingue, soffermandosi in particolare sull’uso, tipico dell’italiano, dell’articolo definito in un contesto non definito. Nella seconda parte, dopo aver presentato le diverse definizioni che le grammatiche francesi e italiane danno degli articoli indefiniti e partitivi, segno dell’effettiva complessità di questi elementi grammaticali, Gerolimich si sofferma in particolare sulla variante francese de e sulla Règle de cacophonie proposta nel 1967 da Maurice Gross. Rispondendo alla domanda «Comment l’analyse linguistique peut-elle venir en aide aux étudiants en traduction?», Gerolimich conclude, infatti, affermando che solo l’osservazione dei fenomeni, accompagnata da uno studio linguistico approfondito, può permettere agli studenti di comprendere le specificità di ogni lingua e di individuare le traduzioni corrette anche nei casi più complessi.

Come Gerolimich, anche Alberto Bramati (Università degli Studi di Milano) nel contributo intitolato «Les emplois de même en français contemporain : analyse sémantico-syntaxique et traduction en italien» affronta un punto di conflitto tra francese e italiano partendo dalle fonti grammaticali. Egli constata che, da un lato, le grammatiche della lingua francese descrivono in modo frammentato e incompleto le proprietà sintattico-semantiche del vocabolo même, e che, dall’altro, gli studi linguistici sistematici sono molto rari. Per questo, Bramati propone uno studio contrastivo dettagliato di même che in francese può essere un aggettivo, un pronome, un connettivo argomentativo (tradizionalmente presentato come un avverbio) o un elemento costitutivo di diverse locuzioni. Poiché a ogni tipo di même corrispondono più emplois (même aggettivo, per esempio, cambia significato a seconda che sia anteposto o posposto al nome), il traduttore deve saper distinguere le semplici varianti di una stessa costruzione (même aggettivo anteposto al nome e même pronome possono essere seguiti da una struttura correlativa introdotta da que che non ne cambia il significato) dagli emplois in cui même assume un significato particolare. Basandosi su un ampio corpus parallelo bilingue di testi francesi contemporanei in prosa (romanzi, racconti, pièces teatrali, ma anche saggi appartenenti alle scienze umane), accompagnati dalle rispettive traduzioni in italiano, Bramati propone quindi un’analisi sintattico- semantica dei principali emplois di même in francese presentando, per ogni costruzione, le soluzioni più frequenti adottate dai traduttori professionisti per tradurre il vocabolo in italiano.

Come nello studio di Bramati, anche i due contributi di questa prima sezione dedicati alla coppia tedesco-italiano coniugano le fonti grammaticali con un’analisi di dati di corpora. In particolare, i punti di conflitto grammaticali al centro dei contributi di Carolina Flinz (Università degli Studi di Milano) e Manuela Caterina Moroni (Università degli Studi di Bergamo) « Il verbo tedesco sollen e i suoi equivalenti funzionali in italiano. Analisi corpus-based per la traduzione », e di Vahram Atayan (Ruprecht-Karls-Universität Heidelberg) e Manuela Caterina Moroni « Il ruolo di tempo, aspettualità e modalità negli equivalenti funzionali italiani del tedesco schon », riguardano i mezzi di espressione della categoria semantica della modalità, intesa come espressione del punto di vista di chi parla riguardo all’enunciato. Lo studio della modalità per la coppia tedesco-italiano è rilevante perché il tedesco dispone di uno spettro di espressioni grammaticali di tipo modale (in particolare di verbi e particelle) molto più ampio rispetto all’italiano. È quindi un compito centrale della ricerca linguistica indagare come la modalità venga espressa nelle due lingue. Il contributo di Flinz e Moroni è dedicato al verbo modale sollen, che, insieme a müssen, è indicato nelle fonti lessicografiche e grammaticali come corrispondente all’italiano dovere. Tuttavia, già dalle descrizioni in letteratura emerge che sollen (i) presenta delle caratteristiche semantico-pragmatiche estremamente complesse da un punto di vista romanzo e (ii) che in numerosi casi non può corrispondere a dovere. Combinando un approccio quantitativo e uno qualitativo, Flinz e Moroni indagano in corpora comparabili monolingui della stampa quali forme grammaticali di sollen e dovere compaiono con maggior frequenza e in un secondo momento analizzano poi in corpora paralleli, sempre tratti dalla stampa, per le direzioni di traduzione tedesco-italiano e italiano-tedesco, quali forme dell’italiano possano corrispondere a sollen. Dai dati emerge che solo un’analisi contestuale permette di individuare, a seconda dei casi, la traduzione migliore per sollen. In particolare, le strategie traduttive dipendono dalla presenza o meno nell’enunciato o nel contesto di tre informazioni: la fonte di un obbligo, il riferimento al futuro e alla fonte dell’informazione. Solo quando la fonte dell’obbligo è espressa o inferibile dal contesto (e quindi quando sollen ha una lettura non epistemico- evidenziale) vale la corrispondenza 1-1 tra sollen e dovere. Diversamente, chi traduce deve ricorrere a soluzioni che implicano il cambio di tempo (dal presente indicativo in tedesco al futuro in italiano) e di modo (dal presente indicativo in tedesco al condizionale in italiano). Questi risultati permettono di formulare delle regole di massima per chi traduce e mostrano come i mezzi di espressione della modalità siano legati a doppio filo alle categorie verbali del tempo e del modo.

Lo stretto legame tra modalità e le categorie verbali, e più in generale con temporalità e aspettualità, emerge anche nel contributo di Atayan e Moroni sulla particella del tedesco schon. Anche qui gli autori conducono uno studio su corpora paralleli, in questo caso di testi letterari, sempre per entrambe le direzioni tedesco-italiano e italiano-tedesco. La ricerca è di tipo qualitativo e ha l’obiettivo di individuare lo spettro degli equivalenti funzionali di schon con lettura modale in frasi dichiarative. È in questo tipo di frasi, infatti, che la particella modale schon presenta la massima variazione di equivalenti funzionali in italiano e costituisce quindi una sfida per chi traduce. Dall’analisi dei dati emerge che l’italiano può rendere lo schon modale non solo ricorrendo a elementi paragonabili sia sul piano formale che semantico-pragmatico alle particelle modali del tedesco ma veicolando gli effetti pragmatici dello schon modale attraverso mezzi espressivi non modali in senso stretto ma affini alla modalità.

La seconda parte del volume è dedicata alla variazione linguistica e al lessico in chiave traduttiva. In particolare, i contributi di Françoise Favart (Università degli Studi di Trieste) sul francese e di Dorothee Heller (Università degli Studi di Bergamo) e Tiziana Roncoroni (Università degli Studi di Bergamo) sul tedesco si concentrano sulla variazione linguistica e i problemi che questa pone per la traduzione in italiano. Partendo dalla constatazione che la variazione linguistica ha oggi caratteristiche diverse in francese e in italiano – mentre in italiano si manifesta soprattutto sul piano diatopico, in francese prevale invece il piano diafasico, legato alle caratteristiche lessico-sintattiche dell’orale spontaneo –, Françoise Favart si interroga sul significato della soppressione della particella negativa ne nel francese orale spontaneo e sulle sue possibili traduzioni in italiano. Nel contributo intitolato «Réflexion sur la traduction en italien de la négation sans ne, comme marqueur discursif, dans Dreyfus…de J.-C. Grumberg», Favart studia la riproduzione del francese orale nella pièce Dreyfus… di Grumberg (1974) per definire le diverse funzioni che assume la soppressione della particella negativa ne nei dialoghi tra i personaggi. Ne individua tre: 1) una funzione enunciativa, legata alla costruzione dell’éthos del locutore; 2) una funzione intersoggettiva, legata alla costruzione di relazioni orizzontali o verticali tra i personaggi; 3) una funzione diegetica, legata alla costruzione dell’atmosfera scenica. Nella seconda parte del suo contributo, Favart analizza invece le strategie adottate nell’unica traduzione italiana esistente della pièce di Grumberg, realizzata da Liana C. Ferri nel 1975. Se si esclude la traduzione della costruzione negativa francese con una negazione standard in italiano, due sono le soluzioni presenti nella traduzione di Ferri: il ricorso alla particella avverbiale negativa mica e, in un numero ridotto di casi, la traduzione della frase negativa francese con una frase affermativa italiana. Emerge così in modo chiaro tutta la difficoltà di esprimere in italiano le varie funzioni che, a livello discorsivo, può assumere la negazione senza ne tipica dell’orale colloquiale in francese.

Il contributo di Dorothee Heller e Tiziana Roncoroni « La variazione linguistica nel testo letterario – una sfida per la traduzione » verte sulle sfide che deve affrontare chi traduce fenomeni di variazione linguistica di tipo diatopico, diafasico e diamesico, dimensioni che spesso cooccorrono in una stessa struttura. Sulla base di vari estratti del romanzo di Thomas Mann Buddenbrooks: Verfall einer Familie e delle sue quattro traduzioni italiane, Heller e Roncoroni illustrano diverse strategie di resa della variazione diatopica interlinguistica (passaggi in francese) e intralinguistica di tipo sia dialettale (dal Plattdeutsch e dal bavarese) che standard (espressioni della varietà nazionale dell’Austria). I passaggi analizzati dalle autrici mettono in luce come spesso una traduzione efficace sia frutto della combinazione di strategie diverse che coinvolgono non solo aspetti lessicali utili a rendere una singola espressione dialettale, ma anche aspetti sintattici (come l’uso di strutture marcate) che contribuiscono a caratterizzare la sequenza sul piano diamesico e diafasico. Dall’analisi emerge che i passaggi caratterizzati da variazione vengono tradotti ricorrendo, a seconda del contesto, a strategie ricorrenti, che quindi possono essere oggetto della didattica della traduzione e devono far parte della cassetta degli attrezzi di chi traduce. Tuttavia, Heller e Roncoroni mostrano chiaramente come nella traduzione della variazione aiuti spesso anche la creatività intesa in senso lato, un aspetto non sistematizzabile in regole e quindi difficile da insegnare nei corsi di traduzione.

Infine, il volume si chiude con due contributi che si concentrano sul lessico e la traduzione. Nel contributo « La traduzione italiano-tedesco in prospettiva diacronica: problemi sintattici e semantici » Valerio Furneri (Università degli Studi di Ferrara) analizza alcuni estratti del Dialogo sopra i due sistemi del mondo di Galileo Galilei del 1632 e della sua traduzione in tedesco redatta da Emil Strauß a distanza di più di due secoli, nel 1891. I punti di conflitto grammaticali al centro di questo studio – questa volta per la direzione italiano-tedesco – sono il gerundio e lo stile nominale, che caratterizzano la prosa scientifica galileiana. Inoltre, Furneri affronta anche aspetti lessicali, in particolare la traduzione del lessico appartenente alla sfera dell’intelletto. In entrambi i casi, Strauß ricorre a strategie traduttive più esplicite. Questo ha due principali motivi. Da una parte, l’esplicitezza della traduzione rispetto all’originale aiuta il lettore a comprendere meglio un testo complesso non solo per il tema trattato ma anche per la distanza temporale tra l’originale e la traduzione. Dall’altra, il traduttore deve in molti casi esplicitare aspetti impliciti nell’originale a causa di differenze strutturali tra le due lingue. Le strategie traduttive individuate da Furneri, in particolare quelle usate da Strauß per il gerundio e le nominalizzazioni, possono in gran parte valere anche per la traduzione di testi contemporanei. Al contempo, mettendo in luce come certe scelte traduttive siano giustificate dalla necessità di rendere più comprensibile al lettore di fine 800 il sapere scientifico costruito nel testo di Galileo in un’epoca ormai lontana per il lettore tedesco, il contributo di Furneri offre interessanti spunti di ricerca sul ruolo della traduzione in prospettiva diacronica.

Al problema della traduzione dei neologismi è invece dedicato il contributo di Fabio Regattin (Università degli Studi di Udine) «Pianocktail et panduri, uglabi et Emangloni. Traductions italiennes des néologismes d’Henri Michaux et de Boris Vian». Voyage en Grande Garabagne (1936) di Henri Michaux e L’Écume des jours (1947) di Boris Vian si caratterizzano infatti per la presenza di un grande numero di neologismi, in entrambi i casi funzionali alla creazione di mondi altri rispetto a quello in cui vive il lettore. L’uso dei neologismi è tuttavia diverso nelle due opere: mentre nel testo di Michaux, la maggior parte dei neologismi sono nomi propri di luoghi o di popoli, presentati come prestiti dalla lingua del paese immaginario in cui si svolge il viaggio, nel romanzo di Vian la maggior parte dei neologismi sono nomi comuni, costruiti su una base morfosemantica preesistente, che designano gli oggetti immaginari di un mondo solo in apparenza uguale al nostro. Queste differenze hanno riscontro nelle diverse strategie adottate dai traduttori italiani delle due opere: mentre le due traduzioni italiane di Voyage en Grande Garabagne (Magrini e Vasio, 1966; Talon Sampieri e Celati, 2010) sono entrambe caratterizzate dalla riproduzione della quasi totalità dei neologismi, le due traduzioni dell’Écume des jours (Donaudy, 1965; Turchetta, 1992) ne riproducono soltanto poco più della metà (il tasso di perdita ammonta infatti a più di un terzo). Il tasso di “traducibilità” dei neologismi sembra quindi legato alla forma delle parole: mentre i neologismi di Michaux, presentati come prestiti, sono facilmente riconoscibili e quindi riproducibili, i neologismi di Vian, costruiti su basi morfosemantiche, si mimetizzano o addirittura si nascondono nelle pieghe del testo, risultando invisibili o comunque irriproducibili.

Details

Pages
216
Year
2023
ISBN (PDF)
9783631886649
ISBN (ePUB)
9783631886656
ISBN (Hardcover)
9783631886632
DOI
10.3726/b21350
Language
Italian
Publication date
2024 (January)
Keywords
Articoli definiti Articoli indefiniti Articoli partitivi Particelle modali Verbi modali Il vocabolo même Variazione linguistica Diatopia Diamesia Neologismi Galileo Galilei
Published
Berlin, Bern, Bruxelles, New York, Oxford, Warszawa, Wien, 2023. 216 p., 21 tab.

Biographical notes

Alberto Bramati (Volume editor) Manuela Caterina Moroni (Volume editor) Elmar Schafroth (Revision)

Alberto Bramati è professore associato di Lingua e traduzione francese presso l’Università degli Studi di Milano. Traduttore di romanzi e saggi, da molti anni studia i problemi linguistici legati alla traduzione dal francese all’italiano, e in particolare i problemi di grammatica contrastiva. Manuela Caterina Moroni è professoressa associata di Lingua e traduzione tedesca all’Università di Bergamo. I suoi principali ambiti di specializzazione sono i mezzi di espressione della modalità e la funzione dell’intonazione nell’interazione parlata in italiano e in tedesco.

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